Ai tempi di Viola e Gianni Agnelli era il vero derby d’Italia, con Sensi rappresentava la sfida tra il potere forte di Moggi e la voglia di rivalsa della capitale. Duelli da 80 mila spettatori che hanno visto fronteggiarsi Falcao e Platini, Giannini e Baggio, Totti e Del Piero. Poi, col passare degli anni, Roma-Juventus è diventata più soft. Basta polemiche sul gol di Turone, dimentichiamo le querelle con Zeman sul doping o le accuse di Totti sull’arbitraggio di Rocchi in quello che è stato l’ultimo scontro scudetto prima del famoso gap mai colmato dai giallorossi. Le due società, storicamente “nemiche”, sono diventate alleate su diversi fronti: dai diritti tv alle scelte riguardanti il presidente di Lega. Agnelli e Pallotta si sono scambiati complimenti per le vittorie di Champions, la Juve di Conte nel 2013 fu addirittura ospitata a Trigoria per allenarsi e pure sul mercato i cambi maglia sono stati tanti compreso l’ultimo scambio tra Spinazzola e Luca Pellegrini. Ma anche nei tanto “odiati” anni ’80 c’è stato un doppio ex diviso tra Juve e Roma. Si tratta di Zbigniew Boniek, uno dei giocatori più talentuosi della storia del nostro calcio che oggi è il presidente della Federcalcio polacca. “In quegli anni si parlava solo di Roma-Juve. Era la sfida totale e l’ho capito soprattutto nella capitale. Ora magari si sente meno ma non dite che è una partita come le altre”. Con la Juve ha giocato 133 partite, con la Roma 92. Ma la considerazione nelle due città è diversa: “Io sinceramente sono rimasto più affezionato a Roma e oggi tifo per i giallorossi e per questo mi danno dell’anti-juventino ma vi invito a trovare una mia parola fuori posto sulla Juve”. E Roma-Juve di oggi? “Chiaramente la squadra di Sarri è più forte, ma quella di Fonseca può darle fastidio e rallentarla. Con la prospettiva di un nuovo presidente (Friedkin, ndr) magari si può tornare a parlare di scudetto anche se trovo poco chiaro ancora il perché di questo investimento”. Lo riporta Leggo.