Il Messaggero (S. Carina) – Ci fosse stato ancora Garcia, avrebbe certamente riadattato il fortunato proverbio francese “La chiesa al centro del villaggio” anche per Paredes. Perché De Rossi sarà pure nato a Ostia ma ha fatto proprio questo, rimettere Leandro al centro della Roma. 

Tutto ormai passa per Paredes – e non più nei piedi del doppio regista, compito che divideva con Cristante – fondamentale quando la squadra si difende ma indispensabile quando serve far ripartire l’azione, abbassandosi tra i due centrali difensivi. Il calciatore monoritmo, apatico e lento della prima parte di stagione (ad eccezione dell’ottima prova di Cagliari) ha lasciato spazio ad un regista moderno, che sa quando giocare ad un tocco o salire palla al piede, smistare il gioco e dettare il ritmo.

A Rotterdam, l’altra sera, per un paio di scivolate al limite dell’area, ha ricordato addirittura Daniele che però aveva altre caratteristiche. Leandro fa finalmente correre il pallone e questo è dovuto al fatto che adesso non ha più calciatori fermi davanti a lui ma in continuo movimento. Non è per forza una critica all’idea di gioco che c’era prima che si fondava su altri principi ma una semplice constatazione.

Il voler infatti “riempire con più calciatori possibile l’area” fa si che l’argentino abbia adesso più linee di passaggio. È così la qualità che possiede, viene esaltata. Contro il Feyenoord ha per la prima volta occupato una posizione non proprio centrale, ma più spostato sul centro-sinistra: “Al di la della posizione, è importante che cis sia un uomo che sappia impostare. La differenza la fa il momento in cui Leandro fa il passaggio – ha spiegato De Rossi riguardando l’azione del pareggio di Lukaku in tv: “Perché se avesse perso la palla e l’avesse data subito avrebbe permesso al Feyenoord di scivolare e non avremmo trovato poi il varco”.