Il Tempo (A.Austini) – Uno dopo l’altro, prima Salah al Liverpool, poi Paredes che va allo Zenit, inizialmente ceduto insieme a Manolas. Ma il rifiuto del greco ha poi costretto la Roma ad accettare la proposta del Chelsea per Rudiger. Nel frattempo Monchi ha comprato Moreno, Karsdorp e Gonalons, riportato Pellegrini a Trigoria, ma a sentire l’umore del tifo giallorosso è come se finora avesse soltanto venduto. Due titolari in meno come Rudiger e Salah, a cui va aggiunto Szczesny più la riserva di lusso Paredes, fanno temere un ridimensionamento,proprio adesso che la distanza dalla Juve sembrerebbe essersi assottigliata. Non sono questi, però, i programmi della Roma. Anzi. E dall’altra parte dell’Oceano Pallotta si sorprende di tanto scetticismo. Gli scriviamo, raccontando di quanto si dica nella Capitale a proposito delle prime mosse di mercato del club. Lui risponde basito: «Ma davvero – ci scrive il presidente – stanno dicendo che ci siamo indeboliti? Basterebbe ad esempio guardare i giocatori che abbiamo comprato fino ad oggi». Poi aggiunge convinto: «Non capisco perché i tifosi siano così sfiduciati, noi siamo sicuri di costruire una Roma più forte». Potrebbero sembrare parole di un alieno, ma le stesse cose le pensa chi lavora quotidianamente a Trigoria. E ovviamente conosce anche gli obiettivi di mercato ancora da scoprire. Certo, Monchi è stato costretto a smentire se stesso dopo aver detto in sala stampa che «non ci sono possibilità di una cessione di Rudiger». Oltre a: «Non siamo un supermercato, davanti Trigoria non c’è il cartello “si vende”, semmai “si vince”». Parole che ora i romanisti gli rinfacciano.
Ma quel giorno di inizio giugno Monchi non poteva sapere che Manolas, poi ceduto a 37 milioni più 3 di bonus garantiti allo Zenit, non si sarebbe presentato per le visite mediche organizzate a Villa Stuart dallo Zenit. Paredes, invece, non c’ha ripensato e ieri è diventato ufficialmente un giocatore del club russo, pagato 23 milioni più 4 di bonus. I soldi persi per la cessione di Manolas la Roma li ha subito trovati: Rudiger è pronto a trasferirsi al Chelsea per 35 milioni più 4 di bonus, con visite mediche programmate a Londra a inizio settimana. Sommando a queste cifre i 50 milioni (premi inclusi) di Salah e i 10 milioni e mezzo ottenuti dal Sassuolo per Ricci (3 milioni), Marchizza (2.5 più percentuale sulla rivendita) e Frattesi (5 e diritto di riacquisto fissato a 10-15 milioni) ecco che Monchi ha messo insieme in un mese 126.5 milioni di euro di incassi. Perché tutta questa fretta? La risposta è semplice: problemi di bilancio. L’esercizio chiuso al 30 giugno, senza introiti Champions, aveva bisogno di essere rimpolpato dalle plusvalenze e in tutto ne sono state realizzate per 84.7 milioni, anche se ora va capito quanti di questi soldi verranno contabilizzati nel bilancio appena terminato e quanti in quello aperto ieri.
Il paradosso di vendere tre pezzi pregiati dopo aver conquistato la Champions, contro il solo Pjanic un’estate fa, quando era stato fallito l’accesso alla competizione più ricca, è dovuto sempre ai conti: l’anno scorso si poteva contare sulla cessione del gennaio 2016 di Gervinho, ad esempio. E sui soldi della Champions. Adesso si riparte più o meno da zero, con la Uefa a monitorare ancora la Roma fino a giugno 2018, ma i margini di manovra sono più ampi. Oggi sbarca Gonalons che domani fa le visite, Monchi è già concentrato sui prossimi acquisti: in difesa il giovane Foyth e un terzino sinistro per sostituire il promesso sposo del Napoli Mario Rui, due-tre innesti in attacco e un portiere da acquistare qualora, com’è probabile, partirà Skorupski. Tornasse indietro ridirebbe le stesse cose davanti ai microfoni, perché in quel momento serviva usare certe parole, visto che Rudiger era tentato dall’Inter e la Roma non aveva alcuna intenzione di venderlo, potendo contare allora sulla partenza di Manolas poi saltata per un imprevisto incalcolabile. Ora col greco va trattato il rinnovo, ma l’intenzione di cederlo è quantomeno rinviata all’anno prossimo. Ci sarà spazio anche per l’umorale greco nella Roma «più forte» che Pallotta è convinto di costruire.