Il nuovo stadio a Tor di Valle gli assomiglierà, ma non sarà mai come l’originale. James Pallotta non si accontenta e vuole far giocare la Roma al Colosseo. Quello vero. Lo dice da mesi il presidente, parlando con i suoi collaboratori, lo ha ripetuto ieri alla Cnn da Monaco. E non scherza: vedere i giocatori al posto dei gladiatori è un’idea che lo fomenta. «Ho un grande obiettivo – spiega Pallotta – organizzare una partita al Colosseo contro una squadra come il Barcellona o il Bayern Monaco. Imposteremo una “pay per view” televisiva a 25 dollari in tutto il mondo. Avremo così 300 milioni di spettatori e con quello che si guadagna, che potrebbe ammontare a miliardi di dollari, si può creare una fondazione per restaurare i monumenti in maniera più rapida. E il resto potrebbe essere stanziato a favore delle aree urbane più degradate della città».
Il sogno americano, però, si scontra subito con la burocrazia italiana. «Se il presidente della Roma vuole contribuire ad una raccolta di fondi per restaurare i monumenti – lo ammonisce Dario Franceschini, ministro dei Beni Culturali – ci sono tanti luoghi e possibilità per farlo. Ma al Colosseo no, non scherziamo». Immancabile, poi, l’intervento di Lotito che dopo aver sollevato i suoi dubbi per l’impianto progettato a Tor di Valle dice a Pallotta: «Prima bisogna capire se il monumento è compatibile per ospitare un evento calcistico. Il Colosseo è un’opera ad alto rischio e l’impiego difforme da quello normale potrebbe creare nocumento in termini di sicurezza». Quanto alla possibilità di far giocare la Lazio all’Anfiteatro Flavio, Lotito specifica che «trarre ricavi attraverso eventi effettuati in strutture di interesse pubblico mi creerebbe dei punti interrogativi».
Sabato Pallotta avrà modo di parlarne direttamente con Marino. E ha già in mente una proposta alternativa: il Circo Massimo, dove c’è spazio sufficiente per allestire un campo di calcio regolamentare. Intanto stamattina dovrà spiegare all’Uefa come intende sistemare il bilancio della Roma per farlo rientrare nei parametri del fair play. Prima il dovere, poi i gladiatori.
Il Tempo – A.Austini