Lo stadio dell’ As Roma? Si potrebbe realizzare a Tor Vergata. Sì, avete letto bene: Tor Vergata, alla periferia est della Capitale. Non a Tor di Valle, dove recita il progetto attuale e la manifestazione d’interesse approvata dall’Assemblea Capitolina e fortemente voluta dal Campidoglio. Già perché, secondo notizie certe e documentate giunte al Nuovo Corriere Laziale, gli stessi americani proprietari della società giallorossa inizierebbero a nutrire qualche dubbio sulla reale fattibilità del progetto dell’area sudovest, legata ai terreni del costruttore Parnasi: la vicinanza del depuratore, i limiti ambientali, gli interessi, i vincoli, le cessioni. E tutto questo mentre incombe una conferenza dei servizi tutta da discutersi, con il parere della Regione Lazio che non è stato ancora effettuato. E allora? Allora la notizia è questa: l’entourage di James Pallotta nelle scorse settimane ha contattato il rettore dell’Università di Tor Vergata, Giuseppe Novelli, e i suoi collaboratori per chiedere notizie sulla fattibilità di un “piano B”, una valida alternativa a Tor di Valle sui terreni appartenenti proprio all’Ateneo, dove ad oggi sorge, in mezzo a una distesa di verde e terreni incolti, soltanto l’incompiuto PalaNuoto progettato da Santiago Calatrava. L’area di proprietà dell’Università misura in totale 150 ettari. A questi vanno aggiunti circa 200 ettari derivanti dalla “centralità Romanina” prevista del Piano regolatore, quindi terreni del Comune di Roma più altri 50 ettari di proprietà del Comune di Frascati. Per intenderci, parliamo della zona dove si tenne la Giornata Mondiale della Gioventù del 2000, con ben 2 milioni di persone che invasero Tor Vergata per assistere all’evento più impor – tante del papato di Giovanni Paolo II.
IL CARTEGGIO La pazza idea è nata quando qualcuno ha informato la società giallorossa della possibilità di sfruttare gli ampi spazi presenti alle spalle della seconda università capitolina “Ma perché non avete partecipato al bando per la manifestazione d’interesse avviata dall’amministrazione comunale?“, avrebbero chiesto i collaboratori di Pallotta al “Magnifico”. “Perché siamo un ente pubblico– avrebbe risposto Novelli – e in quanto tale, per legge , non possiamo partecipare a questo tipo di gare“. Al contrario di quanto accade negli Stati Uniti, dove le università sono private. Ne è nato dunque un interessamento reale. A farsi tramite fra Tor Vergata e il gruppo di Boston è stato l’ex presidente dell’attuale Municipio VI, l’Udc Francesco Smedile, esperto di urbanistica, che ha risposto per conto dell’università a 8 domande tecniche inviate per sondare il terreno e capir e la fattibilità del “Piano B”.
LE CONDIZIONI DEGLI AMERICANI Gli americani hanno dunque posto queste condizioni. “L’impronta dello stadio dovrebbe essere indicativamente pari a circa 250m x 285m” hanno scritto, per poi ribadire: “Della necessità di avere uno spazio, simile a Trigoria per la prima squadra, di 4.000 mq + 5 campi regolari”. Al gruppo Pallotta servono anche terreni ulteriori: “Necessitiamo di una Sul (superficie lorda, ndr) per le due zone commerciali: 15.000 mq (Roma Village) + 18.000 mq (Convivium), con almeno un albergo in questa zona”. E siccome Pallotta e soci non vogliono rischiare un’altra Tor di Valle, si chiede anche “se ci sono dei vincoli sulla proprietà dell’area e quindi sulla diretta disponibilità del progetto” e “l’indicazione sull’impatto della presenza dello stadio in termini di traffico veicolare e pubblico, tenendo conto che almeno il 50% della mobilità dovrebbe essere garantita attraverso il trasporto pubblico”. Non è tutto: si chiede se ci sono collegamenti universitari fra “Boston e Tor Vergata” e se “si conferma di non aver alcun vincolo con i soggetti concessori per la realizzazione del campus Universitario”.
GEMELLAGGIO BOSTON TOR VERGATA Ovviamente, Smedile e lo staff dell’Università hanno risposto. E sono venute fuori informazioni molto interessanti. Tra queste, un gemellaggio esistente fra Roma Due e la celebre Harvard University di Boston. Ma non è tutto. Nella replica si legge: “Non esiste alcun problema rispetto alle dimensioni dell’impronta poiché il fondiario libero dalle previsioni è molto esteso, ed ha una destinazione di Prg vigente già conforme all’intervento. Sia sul fondiario dell’università di Tor Vergata che su quello contermine del privato, sarebbe davvero semplicissimo realizzare tali spazi. Anche in questo caso in conformità di Prg. Tali destinazioni e/o funzioni urbanistiche sono decisamente sovrabbondanti rispetto alle esigenze rappresentate delle aree adiacenti a quella dello stadio, in conformità al Prg. Inoltre sono già pianificate anche nel Piano Attuativo di Gestione (Pag) ossia nel Piano Particolareggiato dell’università tali destinazioni urbanistiche e non ancora realizzate. Un soggetto istituzionale pubblico in Italia può rispondere ad un’istanza di un privato, ma non intraprendere di sua iniziativa un rapporto con un privato. Il completamento in versione ridotta della Vela di Calatrava è già nei programmi di Tor Vergata attraverso risorse derivanti da investimenti pubblici e da programmi urbanistici in corso”. Infine, “non vi sono vincoli tali da impedire la realizzazione del programma. I vincoli dell’università con il suo concessionario sussistono esclusivamente per la realizzazione per le strutture universitarie. Tant’è che l’esecuzione della Vela di Calatrava finanziata con fondi comunali è stata assegnata con gara pubblica”.
PROGETTO MOBILITA’ Dall’Università poi ricordano: “Insistono su questo territorio interventi pubblici già realizzati o in via di completamento molto potenti, unici nella città di Roma – si legge – Due linee di metropolitana, la A già esistente e la C (una delle grandi opere attualmente in corso in Italia) che sono collegate tra le stazioni di Anagnina e Torre Angela passando per una centralità di Romanina e l’università di Tor Vergata interamente attraverso risorse a carico di interventi in corso. Tre sono le uscite del Gra utilizzabili, ed in tale tratto esistono già parte delle complanari e sono iniziati i lavori per il loro completamento. Le aree sono servite dall’unica penetrazione autostradale della Roma-Napoli che collega direttamente l’area alla bretella della A1. Tale penetrazione è già dotata di complanari con svincoli diretti già realizzati più uno in fase di realizzazione. La viabilità universitaria ha già una notevolissima capacità di tenuta. Estremamente vicino l’aereoporto di Ciampino. Le aree inoltre sono già servite dalla linea ferroviaria Roma-Cassino-Napoli attraverso la stazione Fs Tor Vergata. Non esiste a Roma una area meglio servita dal ferro e con una tale accessibilità al trasporto privato”.
CITTADELLA DELLO SPORT Gli ampi spazi potrebbero permettere la realizzazione non solo di uno stadio, ma di una vera cittadella dello sport. “Abbiamo creato un gruppo di lavoro – rivela Smedile – e contattato anche il pr sidente della Lazio, Claudio Lotito, che però insiste con quell’area della via Tiberina, che tra l’altro presenta gli stessi rischi geologici di Tor di Valle. In 150 ettari si potrebbero realizzare due stadi, sul modello di Liverpool, oppure altri campi dedicati agli allenamenti e alle altre attività sportive. E in più mettere a sistema il PalaNuoto di Calatrava, che anche se dovesse essere completato oggi resterebbe una sorta di cattedrale nel deserto. Tutto, con la cessione a 0 euro da parte dell’Università Tor Vergata, che avrebbe solo da guadagnare da un simile indotto”.
POSSIBILI SPECULAZIONI EDILIZIE? Quando si parla di urbanistica, e di progetti così ampi, c’è sempre l’ombra delle speculazioni dei grandi costruttori e palazzinari romani. Abbiamo visto, dai nostri precedenti servizi, come il progetto di Tor di Valle vada a tutto vantaggio del “rosso” Parnasi. Da sempre, invece, Roma Est è la terra di Caltagirone. Anche se i terreni sono tutti pubblici, di proprietà dell’Università Tor Vergata, la tesi, è che il proprietario del gruppo Caltanet (Il Messaggero, Il Mattino, Leggo) potrebbe ottenere una rivalutazione dei suoi possedimenti limitrofi o, nel caso, riuscire a strappare attraverso la sua Vianini Lavori l’appalto per la prosecuzione della Metro A o addirittura per la realizzazione dello stadio . “Questo progetto non favorisce nessuno – assicura Francesco Smedile – perché tutto andrebbe a bando. E Caltagirone non credo abbia bisogno di questi piccoli favori: come noto, attualmente i suoi interessi sono ben altri”.
Nuovo Corriere Laziale – G. Migliore