Pallotta: «Io parlo solo con Francesco. La lite con Spalletti? Situazioni normali»

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Il Corriere dello Sport (R.Maida) – Ha ragione Sabatini: non basta un gol a modificare le indicazioni di un presidente, che è orientato a non rinnovare il contratto a Totti. Ma forse uno spiraglio nascosto da qualche parte, nella ricerca di un accordo indolore, rimane. E James Pallotta, dall’altra parte del mondo, non lo chiude. Preferisce rimandare la questione fino alla stretta finale, che è attesa nelle prossime settimane. «Non sto parlando a nessuno di ciò che dico a Francesco, tranne che a Francesco» ci ha raccontato, appellandosi alla riservatezza che sin dai primi incontri ha preteso. Che la partita non sia del tutto conclusa però lo hanno lasciato intendere sia Spalletti sia Totti, nel giorno della distensione.

Il RAPPORTO – Totti aveva chiesto «correttezza» alla società. E Pallotta sta cercando di accontentarlo, non pubblicizzando i contenuti di colloqui molto delicati che evidentemente non sono finiti. Solo quando sarà evidente che un punto di intesa è impossibile, il presidente gli comunicherà la decisione definitiva. A lui e basta. Totti replicherà a modo suo, rilanciando. Se Pallotta non cambia idea (dai, smetti), in nome di una precisa scelta aziendale, difficilmente lo farà Totti (voglio giocare), in nome di un orgoglio difficile da placare. Sono due posizioni opposte che si basano su due convinzioni diverse. Pallotta, ispirato dal commiato che gli è passato sotto gli occhi di Kobe Bryant, ritiene che a quarant’anni Totti possa essere una risorsa solo come dirigente. Totti invece è sicuro, come ha dimostrato domenica a Bergamo, di essere ancora capace di essere decisivo da calciatore. E allora la separazione, se uno dei due soggetti in causa non accetta la teoria dell’altro, sarebbe inevitabile.

SCENARI – Dove può andare Totti, eventualmente? Sarebbe escluso il campionato italiano, per rispetto dei tifosi della Roma. Niente Cina, dove lo ricoprirerebbero di soldi: è un’esperienza di vita che non gli interessa. Ma negli ultimi giorni sembra sfumata anche l’ipotesi americana. L’unica offerta che reputa interessante è arrivata dagli Emirati Arabi (dove potrebbe trasferirsi insieme con Seydou Keita, anche lui a fine contratto). Più defilate le possibilità europee, come il Leicester di Ranieri. Se deve lasciare Roma, Totti sembrerebbe intenzionato a staccarsi completamente dal suo passato dedicandosi a campionati meno competitivi e stressanti rispetto alla Serie A.

Il CASO – Pallotta, nella conversazione che ha avuto con il nostro giornale, ha anche minimizzato l’importanza della lite avvenuta con Spalletti dopo Atalanta-Roma: «Domenica è successo quello che succede in tutti gli spogliatoi tra tecnici e giocatori. La questione non ha grande importanza per me. Anzi, non ne ha affatto». Il feeling con l’allenatore è intatto. Pallotta è soddisfatto dei risultati ottenuti dopo l’esonero di Garcia – in fondo la Roma è imbattuta da 12 giornate – ma soprattutto della nuova cultura del lavoro che si respira durante gli allenamenti. Dunque, nessun dubbio su Spalletti anche in prospettiva futura. Ma molti, a Trigoria, avrebbero gradito parole più diplomatiche in sala stampa. Spalletti ha parlato a caldo, dopo essere stato espulso e dopo la discussione avvenuta nello spogliatoio, perciò ha lasciato andare i pensieri in libertà. Non solo sulla questione più spinosa, ma anche su DzekoSoffre il dualismo su Totti») e sui comportamenti non irreprensibili di alcuni giocatoriC’è chi pensa ad altro oltre alla squadra e alla famiglia»). Niente di drammatico ma allusioni abbastanza scivolose.

LA RINCORSA – Deluso dal pareggio, il presidente non si è rassegnato all’idea di conquistare il secondo posto, che sarebbe fondamentale per la crescita del club: «Speriamo di farcela». Purtroppo per la Roma, a questo punto potrebbero non bastare cinque vittorie su cinque.

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