La Repubblica (M.Mensurati) – Il calcio italiano guarda se stesso attraverso gli occhi del mercato, e quello che vede è talmente brutto che l’unica speranza è che si tratti di un incubo. Ieri a Milano si teneva l’asta per i diritti tv della Serie A – teoricamente il prodotto più pregiato di ogni palinsesto televisivo, nonché la principale fonte di sostentamento dei club – e Mediaset e Sky, unici due soggetti interessati all’acquisizione, hanno di fatto mandato deserta la gara. Anzi, peggio, hanno rovesciato il tavolo, inviando, sia pure in modi e probabilmente per motivi diversi, lo stesso identico messaggio ai padroni del vapore, ovvero i presidenti della Serie A: «Ragazzi, il vostro prodotto vale molto meno di quanto pensiate». Messaggio ancora più drammatico se si considera che il prezzo a cui “il prodotto” Serie A avrebbe potuto essere interamente acquistato, all’asta di ieri, si aggirava intorno ai 650 milioni di euro, niente rispetto alle cifre della Premier o della Bundesliga. La sorpresa è arrivata poco dopo le 10 del mattino, termine ultimo per la ricezione delle offerte in busta chiusa per i cinque pacchetti (A, base d’asta 200 milioni, per il satellitare; B, base d’asta 200 milioni, per il digitale terrestre; C1 e C2, base d’asta 100 milioni l’uno per internet; D, base d’asta 400 milioni esclusiva delle gare della Serie A tranne Juve, Milan, Inter e Napoli, piattaforma libera) in cui la Lega calcio commissariata da Carlo Tavecchio e l’advisor Infront avevano suddiviso, in fretta e furia e tra mille polemiche, il campionato.
IL COLPO DI MEDIASET – Aperte le buste, è arrivata la prima doccia gelata. Si è scoperto infatti che Mediaset aveva deciso di non partecipare alla gara, definendo il bando «inaccettabile ». Nei giorni scorsi i manager di Cologno avevano fatto un esposto all’Antitrust, sostenendo che il pacchetto D fosse ipertrofico e che di fatto, in abbinata con uno dei primi due pacchetti (A o B) violasse le regole della concorrenza «costringendo gli utenti ad aderire un’unica proposta commerciale». In altri termini, Mediaset accusava la Lega di aver fatto dei pacchetti su misura per Sky. L’Antitrust in un primo momento, anche per non interferire con l’asta, si era riservata di decidere. Un minuto dopo l’apertura delle buste, ha detto la sua, respingendo il ricorso di Mediaset. Che tuttavia, «riservandosi di ricorrere in tutte le sedi competenti», aveva già pronto il suo colpo di teatro: zero offerte.
L’OFFERTA DI SKY – Al notaio della Lega, erano dunque pervenute soltanto tre buste. Una da parte della neo costituita Italian Way srl (dentro non vi era un’offerta vera e propria ma un’altra contestazione del bando); un’altra da parte della società internazionale Perform, che offriva appena 50 milioni, un quarto del minimo richiesto, per aggiudicarsi i due pacchetti di Internet (C1 e C2); e una terza da parte di Sky, che aveva offerto 230 milioni per il pacchetto A e 210 per il D. A guardare bene, quest’ultima offerta è stata la notizia peggiore del giorno, per il calcio italiano. Perché offrendo praticamente la metà del prezzo base per il pacchetto D, Sky non si è limitata a dichiararsi indisponibile a comprarlo, ma ha anche fatto lo “sgarbo” di offrire al mercato internazionale quella che secondo l’azienda è la sua valutazione della Serie A (non in esclusiva): cioè 494 milioni di euro.
LA SCONFITTA DI INFRONT – Al di là della conseguente, comprensibile, amarezza dei presidenti di Serie A, sul banco degli imputati è finita immediatamente Infront, accusata da almeno la metà della Lega Calcio di aver sbagliato i tempi e i modi del bando. Alla vigilia l’advisor pensava di coinvolgere almeno tre giocatori per un asta da un miliardo; torna a casa con due offerte che superano appena la metà. Nel mirino dei più critici, in particolare, la gestione del rapporto con l’Antitrust e l’accelerazione finale imposta al processo nel tentativo di bruciare l’asta Uefa per la Champions (che si celebra domani). A giochi fatti si può dire che la mossa non ha pagato, l’Italia ha infastidito l’Uefa e in cambio non ha ottenuto nulla se non stimolare le offerte di interlocutori non ancora pronti a formularne. «Siamo solo all’inizio di una partita che durerà a lungo – ostenta sicurezza Luigi De Siervo, il numero uno di Infront – Vedrete che alla fine raggiungeremo il nostro obbiettivo (1.4 miliardi di euro compresi i diritti internazionali, ndr) ».
LA STRATEGIA DELLA LEGA – In effetti Lega e Infront sembrano avere ancora parecchie frecce a loro disposizione. Il fattore principale è il tempo: saltata l’asta di ieri se ne riparlerà in autunno, e per allora, come ha spiegato De Siervo (facendo infuriare Sky), «l’accordo tra Vivendi, Telecom e Mediaset arriverà a maturazione» e il «nuovo colosso si contrapporrà a Sky» accendendo una concorrenza che farà tornare in alto le quotazioni del calcio italiano. Da questo punto di vista appare qualcosa di più di una semplice suggestione l’ipotesi che Vivendi, Telecom e Mediaset si siano coordinate per mandare deserta l’asta.
LA MINACCIA “LEGA CHANNEL” – Di qui all’autunno, la Lega non si limiterà a registrare con l’aiuto dell’Antitrust (il primo appuntamento è previsto per domani) un nuovo bando più compatibile con le richieste del mercato. Ma andrà avanti, «a tutta velocità» (come dice De Siervo), nello sviluppo del progetto del canale tematico della Lega. Un canale rivolto non al consumatore ma alle piattaforme di distribuzione, per il quale c’è un progetto già bell’e pronto. Ovviamente, firmato Infront.