Stefano Palazzi, nato a Napoli il 12 settembre 1960, magistrato (militare), è in Figc dal 1990. Ha fatto tutta la trafila: componente dell’Ufficio Indagini sino al 1993, poi sostituto alla Procura federale di cui è diventato il responsabile nel 2005 (il 28 settembre 2012, sotto la presidenza Abete, il consiglio federale gli ha rinnovato la carica). Persona per bene, e all’antica: parla con gli atti, solo di recente Tavecchio l’ha chiamato in una conferenza stampa dove Palazzi ha potuto spiegare una parte del suo lavoro (immane). Un errore è stato quello di creare una Superprocura, inquirente e requirente: questo ha complicato la cose. Ma la colpa non è di Palazzi. Lui conosce la giustizia sportiva meglio di chiunque altro, fra i difetti una certa lentezza in alcuni casi (non tutti) e il fatto che è troppo accentratore. Si fida solo dei suoi fedelissimi. E questo ha provocato qualche problema: adesso, dalla prossima stagione, ci saranno tre procure regionali (a Milano, Roma e Napoli) che si occuperanno dei casi che riguardano i dilettanti, in pratica oltre il 60% di tutta la mole di lavoro.
Una riforma voluta dal presidente Tavecchio che da anni aveva questa idea e che dovrebbe portare benefici perché a Roma, nella sede centrale, resteranno solo le questioni più scottanti e importanti, quelle che riguardano il calcioscommesse e i dirigenti (Lotito, Macalli, Belloli, eccetera). La Figc entro fine giugno deve nominare i responsabili delle varie procure: secondo alcune voci, Palazzi non sarebbe più il procuratore centrale e verrebbe “relegato” alla procura napoletana. Per lui sarebbe uno schiaffo: potrebbe essere anche tentato di dimettersi. Ma non è ancora detto che succeda: Tavecchio ha stima di Palazzi e conosce il lavoro che ha fatto in tutti questi anni. Alla fine, il superprocuratore potrebbe anche salvarsi. Di sicuro, ci tiene moltissimo a portare avanti i “suoi” procedimenti che riguardano calcioscommesse (Cremona e ora anche Catanzaro) e dirigenti vari (Lotito in testa). Palazzi è anche molto rispettoso del lavoro delle varie Procure della Repubblica, e questo (a volte) rende più lente le sue indagini e le sue decisioni. Il generale di Brigata dei carabinieri Enrico Cataldi, a capo della Superprocura del Coni, forse vorrebbe che i casi fossero chiusi con maggior sollecitudine: fra i due ci sono stati attriti sin da quando è stato varato il nuovo codice di giustizia sportiva, voluto da Giovanni Malagò e affidato alle cure di uno staff di esperti (ma qualcosa in futuro andrà corretto). Ci sono stati anche due incontri fra Cataldi e Palazzi, voluti da Malagò e Tavecchio, per cercare di riportare il sereno. Ad oggi la situzione è la seguente: i rapporti personali sono compromessi e Palazzi fatica nel consegnare le carte del suo lavoro a Cataldi (ultimamente ad esempio non ne è stata recapitata una a Palazzo H…).
A rendere la Procura Figc piuttosto seccata, inoltre è stato l’atto clamoroso della Lega Pro, che ha chiesto che fosse Cataldi ad occuparsi di tutti gli atti che riguardano la Lega e non più Palazzi col suo staff. Uno schiaffo alla procura Figc che crea tensioni istituzionali: Tavecchio si è sentito oggi con Malagò, appena rientrato da Baku. La richiesta di Macalli (che ricordiamo è anche vicepresidente Figc tenuto a galla sinora grazie a Lotito…) potrebbe essere considerata irricevibile dagli uffici Coni. La Lega Pro chiede l’avocazione degli atti, tutti gli atti, perché non si fida di Palazzi che non avrebbe portato avanti (la parola “insabbiato” non viene usata) le decine di denunce di Macalli nei confronti di Gravina, Ghirelli, Toccafondi, eccetera. Forse la Lega teme quello che è scritto nel dossier presentato a suo tempo da Ghirelli e che ancora all’esame della procura Figc? Ma se Macalli non crede alla giustizia “domestica” allora perché non si dimette da vicepesidente Figc? E la Figc che dice? E’ rimasta spiazzata (e seccata): a via Allegri sostengono che questa mossa è “irrituale” perché non ha precedente e che crea “sorpresa” (se Macalli aveva atti nuovi perché non li ha fatti avere a Palazzi?). Tavecchio torna domani a Roma e vedrà le carte: il suo alleato di governo Macalli ha fatto una mossa imprudente. Se il 30 giugno non sarà votato il bilancio, ci saranno nuove elezioni, o il commissariamento della Lega Pro. E l’era Macalli nella ex Lega di serie C sarà conclusa. Per Tavecchio è arrivato il momento delle scelte: ma forte anche dell’appoggio del Coni, stavolta è davvero pronto a fare la voce grossa.
repubblica.it (F.Bianchi)