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Il Tempo – La rabbia silenziosa di Juan

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C’è qualcosa che non va. Lo dice Luis Enrique, lo pensa e lo penserà ancora di più questa mattina, se si ritroverà di fronte alla terza/quarta non convocazione inaspettata, Juan.
«È migliorato e sono contento – ha spiegato il primo in conferenza stampa – ma ancora gli manca qualcosa. Non è al top della condizione, deve continuare a lavorare. Juan è una possibilità, ma ancora non c’è». Parole che, a meno di colpi di scena, lasciano presagire un altro turno da spettatore per il secondo. La patata bollente sta tutta nei differenti punti di vista: il «Juan ancora non è pronto» del tecnico contro il «sono pronto» del giocatore. E forse anche in qualche lacuna comunicativa, visto che Luis Enrique ha parlato in separata sede con il difensore solo dopo Parma e basta. Juan, dopo aver lavorato sia a Trigoria che privatamente per recuperare, si ritiene apposto da quasi due settimane e non condivide la linea dell’allenatore. Oggi, infatti, si presentà al Fulvio Bernardini, si allenerà e in caso di convocazione diserterà l’Olimpico, visto il divieto stabilito da Luis Enrique per i non convocati, di passare a salutare i compagni nello spogliatoio prima della partita. Per il resto, questa mattina l’ultimo e decisivo test per Stekelenburg: il portierone spinge, ma a Trigoria non sono ancora sicurissimi e Lobont è pronto. Differente la situazione di De Rossi: recuperato senza se o ma.
Il Tempo – Matteo De Santis

Corriere dello Sport – La Roma all’attacco

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Uno a uno con lo Slovan, uno a due con il Cagliari, uno a uno con il Siena. Oggi l’Atalanta, poi la Lazio dopo la sosta e in­fine il Palermo.
Il succo: la nuova Roma non ha anco­ra vinto in casa, di fronte ai suoi tifosi; le prossime tre gare, seppure con il derby da affrontare in ve­ste di ospiti, i giallorossi le giocheranno all’Olimpico. Un Olimpico che, appare chiaro arrivati a questo punto, al primo ottobre, va “riconquistato”, riportato ai tempi dove chi arrivava a Roma era costretto ad ab­bondonare, o quasi, qualsiasi speranza di portare via punti. Un compito che Luis Enrique e i suoi hanno il dovere di provare ad assolvere il più presto possi­bile, a cominciare da oggi, avendo bene in testa il progetto a medio termine che vincere i prossimi tre prossimi impegni potrebbe dare slancio a classifica, pro­spettive di campionato e entusiasmo dei tifosi.
PIANO – Il piano della nuova dirigenza giallorossa fissa tra i primi punti, impre­scindibile per la via dello sviluppo, il riavvicinamento alla squadra del pro­prio pubblico. Da lì poi si potrà pensare all’internazionalizzazione del marchio-Roma. Ma il primo passo, e lo ha sottoli­neato anche il presidente DiBenedetto, è vincere, nella fattispecie di fronte ai pro­pri tifosi, quelli che hanno davvero a cuore le sorti della Roma. Gli stessi tifo­si che, come ha fatto notare l’ex giallo­rosso Vucinic, stanno dimostrando il lo­ro amore nei confronti della squadra manifestando una pazienza inusuale per la Capitale. In altri tempi, probabilmen­te, sarebbero già andati in scena malu­mori e delusione. Non che ora sia tutto rose e fiori, ma il cambiamento di com­portamenti non è passato inosservato.(…)
ATTACCO – Non c’è tempo da perdere, è arrivato il momento di “ espugnare” l’Olimpico. Questo è il pensiero che cor­re per le stanze e gli spogliatoi di Trigo­ria. Luis Enrique è consapevole delle difficoltà che oggi pomeriggio la sua Ro­ma incontrerà affrontando l’Atalanta, virtuale capolista. Ma il tecnico, come al solito, chiede il massimo: ritmo, intensi­tà, concretezza, una mentalità più che uno stile di gioco, con cui la Roma dovrà far sentire di nuovo orgoglioso il proprio pubblico. Un calcio divertente, arrem­bante, efficace, una concezione forse an­cora inesplorata in Italia. Che poi altro non è che il fulcro della rivoluzione tec­nica partita in estate. Non si tratta più di avere otto, nove giocatori dietro la linea del pallone e aspettare l’errore degli av­versari, si tratta di fare l’esatto contra­rio, cioè impostare, attaccare a pieno or­ganico, possibilmente divertendo.
CALORE – I tifosi giallorossi hanno capito e manifestano pazienza? Sì, ma come al solito manifestano, nel giorno dello sta­dio, anche tanta, sempre nuova, voglia di Roma. La particolarità di quest’anno sembra essere che in parecchi non han­no scelto la via dell’abbonamento a inizio stagione preferendo acquistare il bi­glietto per la singola partita: 24.000 pa­ganti con il Cagliari, 18.000 con il Siena, oltre alle tessere chiaramente. E oggi pomeriggio all’Olimpico arriveranno quasi 40.000 spettatori: 17.000 sono gli abbonati altri 17.000 sono i paganti di cui fino a ieri sera parlavano le vendite al botteghino. Il totale dice 34.000, per ora. Da considerare però che sarà possi­bile acquistare i biglietti presso tutti i Roma Store fino a un’ora dall’inizio del­la sfida con l’Atalanta. Facile che nella giornata di oggi vadano esauriti i settori più popolari. L’Olimpico giallorosso quindi, ancora una volta, si appresta a non lasciare soli i propri beniamini. Pa­zienza sì, ma anche tanta voglia di Roma e tanta voglia di poter tornare finalmen­te a casa col sorriso sulle labbra per la prima vittoria interna.
Corriere dello Sport – Alberto Ghiacci

Corriere dello Sport – Borini contro Gabbiadini. E’ una sfida Under 21

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Allo specchio. Forse sedu­ti, tutti e due. Ma vicini, riuniti. Ro­ma- Atalanta è anche il duello tra due attaccanti dell’Under 21, che proprio ieri Ciro Ferrara ha convo­cato per il doppio impegno di quali­ficazioni europee. Fabio Borini con­tro Manolo Gabbiadini, vent’anni per uno. Coetanei, amici e ( per un pomeriggio) avversari. Forse non giocheranno dall’inizio ma testeran­no ancora una volta l’emozione di sentirsi grandi. In coppia, con la ma­glia azzurra, hanno già travolto l’Ungheria: 3- 0 con doppietta di Gabbiadini e tris di Borini. Un so­dalizio devastante. In Liechtestein, e poi contro la Turchia, proveranno a ripetersi.
AVANTI E INDIETRO -Intanto però spe­rano di scavare un angoletto per le loro ambizioni anche stasera al­l’Olimpico. Borini è leggermente più avanti di Gabbiadini: ha giocato due partite da titolare in serie A (contro una) ed è stato sempre utilizzato. Opposto il bilancio nell’Under 21, in cui Gabbiadini “ vince” per cinque gol a due. Segnali incoraggianti da un futuro tracciato. I giovanotti avranno tempo, e spazio, per miglio­rare i loro numeri. Magari già oggi.
Corriere dello Sport – Roberto Maida

Il Messaggero – De Rossi per forza

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Daniele De Rossi per forza. E per fortuna, anche. Daniele c’è, oggi pomeriggio e come minimo fino alla fine della stagione. E, contratto permettendo, ci sarà anche a vita.
Ma questo non c’è dato sapere ora, anche se tutti mantengono un certo ottimismo sull’esito della querelle del rinnovo: la firma arriverà, si sente dire da più parti. L’accordo doveva essere sottoscritto entro la fine di agosto, siamo a ottobre e ancora niente. De Rossi per forza, intanto in campo, e pure malconcio. Lui è un indispensabile, anche quando Luis Enrique sostiene che indispensabili non esistano e che, indispensabile è la squadra nel suo assieme. Diciamo che De Rossi è più indispensabile di tutti, numeri alla mano. Lo è per il ruolo che tiene in campo, per certi sacrifici tattici da centrocampista-difensore, per l’esperienza, per la personalità.
De Rossi è un uomo guida, quello che detta i tempi, che legge le traiettorie del pallone e lo va a intercettare prima degli altri, quello che fa ripartire la squadra, con un lancio o con un semplice disimpegno (non a caso Daniele è in testa per il numero di passaggi riusciti in campionato, 266). A lui viene chiesto uno sforzo: non stai bene, provaci lo stesso. E Daniele ci prova, testa bassa, si mette a disposizione, fergandosene del contratto, di una trattativa che va avanti da un anno e che non si sa quanto ci vorrà per porre la parola fine, in un senso o nell’altro. Poco, dicono sempre. Ma appuntamenti definitivi non ce ne sono. La società non ha ancora capito se vale la pena di accontentare (economicamente) De Rossi e proseguire il rapporto (siamo a una richiesta di sei milioni, bonus compresi), di sicuro Luis Enrique si disinteressa delle beghe economiche e lo ha scelto come perno della squadra e lo manda in campo sempre e comunque.
Lui e Totti sono quelli che nella quattro partite di campionato fin qui disputate, sono scesi in campo sempre dall’inizio alla fine di ogni gara, recuperi compresi (Daniele in coppa era squalificato, Francesco veniva sostituito o andava in panchina). Loro il turnover non sanno nemmeno cosa sia. Ed ecco che oggi pomeriggio, De Rossi sarà al suo solito posto, là in mezzo i due centrali difensivi e al centro dei tre di centrocampo, in un doppio ruolo che nessuno nella Roma è in grado di ricoprire, o meglio, non è in grado di farlo con la sua forza, con quella determinazione. Pizarro è stato declassato da Luis Enrique a intermedio di centrocampo (e parliamo di un grande interprete di quel ruolo), Viviani è stato designato come vice De Rossi e nel frattempo se n’è tornato in Primavera (oggi convocato per la moria di centrocampisti), Gago è out, in settimana là in mezzo è stato provato perfino Cassetti, appunto – a detta di Luis Enrique – un difensore centrale. Daniele andrà in campo con una contusione non ancora smaltita, poi volerà in nazionale, anche lì Prandelli lo considera indispensabile, seppur in un’altra posizione (in mezzo gioca Pirlo).
Tutti ne parlano come un grande centrocampista, pari ai big del Barcellona. Ed ecco perché molte società se lo contendono. In Inghilterra non hanno smesso di sognarlo, specialmente il City del suo più grande estimatore, Roberto Mancini (lo sceicco Al Mansour non avrebbe problemi a strapagarlo). In Spagna Mourinho lo voleva già all’Inter. Il suo cartellino ora non ha prezzo, perché non esiste un cartellino. E’ chiaro, siamo al paradosso, perché la Roma – in caso non volesse (o dovesse) rinnovare – potrebbe privarsene a gennaio per non perderlo a zero euro a giugno. Ma quanto vale De Rossi a gennaio, a soli sei mesi dalla scadenza del contratto? Poco o nulla. Ecco perché si crede a un suo rinnovo a breve. De Rossi per forza, appunto. In tutti i sensi.
Il Messaggero – Alessandro Angeloni

Il Messaggero – Stekelenburg insiste per tornare ballottaggio Borini-Bojan

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Parola a Luis Enrique. Mai come stavolta, la scelta se impiegare o meno Stekelenburg spetterà al tecnico.
Che in verità, una prima indicazione ieri in conferenza stampa l’ha fornita: «Lui può giocare, è a disposizione. Vedremo». Tutto deciso, quindi? Così sembra. In realtà la scelta ancora non è stata presa. Clinicamente, infatti, il calciatore è guarito, ha superato brillantemente i controlli effettuati nei giorni scorsi e durante la settimana si è allenato non palesando – almeno apparentemente – nessun tipo di problema. Parte dello staff tecnico non è sicuro che il ragazzo – che non gradisce giocare con il caschetto (e dunque non lo ha mai provato) – sia pronto. Questione d’istinto: ragiona quel centesimo di secondo di troppo, non è naturale nei movimenti soprattutto quando deve effettuare le uscite, sia alte che basse. Ieri mentre l’olandese provava i calci d’angolo, Luis Enrique ha quindi preteso che anche Lobont si esercitasse con lui. Vuole tenere entrambi sulla corda.
C’è da dire che l’olandese preme per scendere in campo anche perché di saltare la convocazione con la propria nazionale – impegnata, seppur già qualificata per i prossimi Europei, contro Moldova e Svezia – non ci pensa minimamente. E quindi, anche dovesse venire risparmiato oggi da Luis Enrique, con ogni probabilità risponderebbe comunque alla chiamata del ct Van Marwijk per poi farsi visitare dallo staff medico degli orange che quasi certamente gli darebbe il via libera, visto che il calciatore si ritiene completamente ristabilito. Dilemma in porta, ballottaggio in attacco. Borini (convocato in Under 21 da Ferrara per il doppio impegno con Liechtenstein e Turchia) insidia Bojan che però alla fine dovrebbe spuntarla. Lo spagnolo non gioca titolare dalla gara contro il Cagliari, datata 11 settembre. Nelle ultime tre partite ha racimolato due panchine (Inter e Siena) e una ventina di minuti contro il Parma. Oggi ha una nuova chance: da non sprecare.
Il Messaggero – Stefano Carina

Gazzetta dello Sport – Roma, Luis Enrique e la casa stregata «Tifosi, aiutateci»

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Con l’italiano Luis Enrique fa progressi. Per la prima volta, il traduttore fa praticamente scena muta.
Per spiegare cosa si aspetta da questa nuova esibizione all’Olimpico, dice «che la squadra e i tifosi trovino finalmente una simbiosi», ecco.
Problema Perché lo stadio di casa, che nelle intenzioni del presidente DiBenedetto dovrebbe «fare paura alle avversarie», non solo finora non ha spaventato gli ospiti, ma in più di un’occasione ha messo in soggezione i padroni di casa. Che in tre partite — il ritorno del playoff di Europa League e le gare con Cagliari e Siena — hanno raccolto la miseria di due pareggi e una sconfitta. Sentendosi, appunto, ospiti in casa propria. Possibile per una squadra che, a distanza di anni, continua ad ammantarsi della retorica del «Campo Testaccio, nessuna squadra ce passerà»? DiBenedetto ha individuato il problema, e anche per questo spinge per avere uno stadio di proprietà, senza pista d’atletica. Nei 6-7 anni che ci vorranno, cercherà di sfruttare meglio l’Olimpico, ma lui può solo commercialmente. La prima iniziativa — il carnet senza tessera del tifoso — gli è stata rinfacciata. La seconda nasce da un’esigenza: evitare che al prossimo derby in tribuna Tevere romanisti e laziali se le diano di santa ragione. Anche per questo ieri ha incontrato il Questore Francesco Tagliente, ma sarà l’Osservatorio, mercoledì, a decidere se destinare il settore solo ai tifosi laziali dotati di tessera del tifoso.
L’appello Luis Enrique non vuole parlare di derby — «avremo due settimane di chiacchiere, ora fatemi pensare all’Atalanta, squadra difficilissima da affrontare» —, ma parla volentieri di Olimpico e dintorni. «Noi sappiamo qual è il valore aggiunto del tifo romanista e dobbiamo sfruttarlo. A casa nostra vogliamo essere incredibilmente forti — dice — , per questo faccio un appello ai tifosi: sono eccezionali, ma vorrei che trasmettessero ancor più fiducia ai calciatori, ne hanno bisogno».
Rinnegarsi un po’ Hanno bisogno di una vittoria, lui e i suoi ragazzi, come il pane. Per questo non è già più tempo di calcio spettacolo. «Dobbiamo vincere, anche 1-0 va bene, a segnare più gol ci penseremo poi. Allegri dice che i campionati li vince chi incassa meno gol? Ha ragione, anche se è sempre questione di equilibrio tra fase difensiva e offensiva». Oddio, Luis ha rinnegato se stesso? «No, resto fedele al mio credo: squadra all’attacco, circolazione della palla veloce, pressing alto. La sofferenza nel finale? È più mentale, subentra la paura di vincere».
Il primo caso E c’è pure la sofferenza di chi resta fuori. «Devo fare delle scelte: gioca sempre chi ha più fame e voglia». Juan è guarito e — dice — si allena come un pazzo. Eppure è rimasto fuori a Parma e anche oggi… «gli manca ancora qualcosa», sentenzia Luis Enrique. Il brasiliano, che lamenta anche scarsa comunicazione con l’allenatore, non l’ha presa bene. Se da me negli allenamenti vuole anche il sangue — il suo ragionamento — io non sono in grado di darglielo. Prima vittima del sergente Luis?
Gazzetta dello Sport – Alessandro Catapano

Gazzetta dello Sport – Il nuovo Pizarro La Roma si aggrappa al regista dimenticato

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A giugno anche i bookmakers inglesi ne erano praticamente certi. Pizarro lascerà la Roma, destinazione Olympiacos, in Grecia, con un triennale a 1,5 milioni di euro a stagione.
La quota del divorzio dopo 5 anni in giallorosso era offerta a 1,60, contro una conferma bancata a 2,15. Quattro mesi e qualche incomprensione dopo, il centrocampista cileno è ancora lì, a Roma. E oggi sarà uno degli uomini decisivi nell’assalto che Luis Enrique porterà ad un’Atalanta non solo ordinata e vincente finora, ma anche terribilmente affamata causa la penalizzazione iniziale di sei punti. E se si considerano le assenze di Gago, De Rossi e Greco, la situazione fisica non ottimale di De Rossi e le difficoltà attuali di Pjanic «Ha 21 anni, è qui da sole tre settimane e non parla la lingua. I giocatori non sono robot», lo ha difeso ieri Luis Enrique, Pizarro è davvero l’ombelico del mondo giallorosso.
Essenziale Se si pensa davvero che oggi Pizarro poteva non essere più a Roma, guardando all’Atalanta vengono i brividi. Del resto, la Roma era arrivata ad offrirgli la risoluzione del contratto «Ma non è vero, non gli abbiamo mai fatto questa offerta», ha smentito il diesse Walter Sabatini, che andrà in scadenza nel 2013. Il problema ha radici profonde, ai dissapori vissuti con Ranieri la scorsa stagione, quando Pizarro aveva problemi con l’attuale tecnico dell’Inter «Non mi ha mai guardato negli occhi», ha ammesso un giorno lo stesso Ranieri e alla fine del 2010 — per i soliti problemi al ginocchio malandato — gli venne concesso di curarsi in Cile. A casa, però, Pizarro ci rimase 15 giorni più del previsto e quando tornò a Roma, si dichiarò ancora «indisponibile». Fino all’esonero di Ranieri. La settimana dopo quel Genoa-Roma 4-3, Pizarro guarì e tornò ad essere il perno di centrocampo, stavolta della Roma di Montella. La società, però, non gradì, né quella vecchia, né quella attuale.
Metamorfosi Così succede che nella prima Roma di Luis Enrique, Pizarro resta un po’ ai margini. Forse anche per quella metamorfosi che nella sua genesi giallorossa lo ha portato da mediano davanti alla difesa con Spalletti a regista del rombo di centrocampo con Ranieri fino ad essere uno dei due intermedi di centrocampo con Luis Enrique. Ruolo a cui si adatta, perché il «Pek» ha grandissima qualità tecnica e di palleggio, il che nel possesso palla dello spagnolo dovrebbe andar bene. «David in campo mi dà amore, simpatia, mi dà di tutto», ha detto di lui in modo anche troppo ironico Luis Enrique. Che poi è andato sul campo: «È un calciatore tecnicamente molto dotato, può giocare sia sul passaggio corto sia su quello lungo. Non ha paura perché ha esperienza e poi ha dribbling, punta l’avversario. Ma da lui, come da tutti, voglio ancora di più». Oggi, forse ce l’avrà anche. Perché il «Pek» è giocatore che non si risparmia, se considerato. Ed allora, forse, quel famoso sogno di chiudere la carriera italiana a Roma potrà anche diventare realtà. «Poi, dopo il 2013, tornerò a giocare a Valparaiso, nei miei Santiago Wanderers». Lì è un idolo, come un po’ in tutto il Cile, nonostante l’addio nel 2005 alla nazionale. Per quello alla Roma, invece, c’è ancora tempo.
Gazzetta dello Sport – A.Pugliese

Il Messaggero – Gioco da prima

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«Non ci resta che espugnare l’Olimpico». Luis Enrique va dritto dove lo porta il cuore. Perché, nonostante l’affetto e la partecipazione della gens giallorossa (previsti almeno 40.000 spettatori: 17.000 biglietti venduti fino a ieri sera), la Roma è ancora senza vittorie in casa. Sotto la collina di Montemario, dove il presidente DiBenedetto ha deciso di spostare gli uffici della sede e ha scelto di investire per aumentare i ricavi in attesa di costruire lo stadio di proprietà, già tre tentativi a vuoto: contro lo Slovan Brastilava, con il pari che è costato l’addio all’Europa League, contro il Cagliari, con la sconfitta al debutto in questo torneo, e contro il Siena, con il secondo pari interno e stavolta in una gara di campionato. Oggi pomeriggio, ore 18, la nuova chance contro l’Atalanta. «È fortissima» avverte il tecnico di Gijon. Ma non per mettere le mani avanti. Riconosce i meriti della formazione di Colantuono. Prima per punti fatti, 10, anche se in classifica se ne vedono solo 4, perché i 6 della penalizzazione non risultano. Come i nerazzurri non c’è nessuno e questo basta e avanza per rispettare l’ospite di giornata. La prima vittoria casalinga contro la prima della classe e per essere prima per una notte giocando d’anticipo. «E’ il nostro obiettivo. Non sto certo a parlare ora del derby, avremo due settimane per discuterne, perché so come lo vive questa città. Io devo solo stare attento all’Atalanta. So che sarà difficile, contro una squadra che sarà dietro al pallone, che è la migliore del momento. Sarà dura difendersi dal loro contropiede, da Schelotto a destra e da Denis, o dal loro centrocampo. Ma bisogna prendere i tre punti». Non è pomeriggio semplice o da goleada. Luis Enrique, per essere sincero fino in fondo, mette il suo autografo sul tavolo della sala Champions. La simulazione ha il suo effetto: «Firmo subito per l’uno a zero. Non voglio tante reti, cerco il successo. Per dar loro una gioia ai nostri tifosi». Proprio al pubblico, però, si aggrappa, avendo capito che restano ancora i dubbi e le perplessità sulle idee portate dalla Catalogna. «Ci sono fedeli al cento per cento, ma i giocatori hanno bisogno di sentire la fiducia della gente. Non io, i calciatori. La squadra già sente l’appoggio incredibile del tifo, ma penso che ce ne voglia ancora un po’ di più. Per farla essere convinta di quanto sta facendo. Vogliamo trovare la simbiosi completa con il nostro pubblico all’Olimpico già contro l’Atalanta. Vincere sarebbe un grande stimolo». «Veniamo dal primo successo in campionato che ci ha dato la forza per allenarci bene in settimana. Ci piacerebbe offrire anche uno spettacolo piacevole ai nostri tifosi» insiste Lucho. Che indica il percorso: «E’ molto semplice quello che vogliamo: essere veloci e diretti, marcare preventivamente e pressare alto, fare una partita che piaccia ai tifosi della Roma. Non penso che si possa arrivare al risultato solo andando dritti. Si possono anche fare le curve. Questo è il mio lavoro: cercare di trovare la collocazione migliore a tutti i calciatori. Non cambio il mio pensiero su come voglio che giochi la squadra, si deve sempre fare la partita, in casa e in trasferta. Attaccando». Si sofferma sul tiqui-taca, la ragnatela che è alla base del suo gioco, per spiegare quali sono le difficoltà della Roma: «E’ sempre meglio difendere nella metà campo avversaria con il possesso palla. Per sessanta minuti la squadra lo fa bene, ma bisogna riuscirci per novanta. La situazione è più mentale e non fisica: è successo in due partite in cui eravamo avanti nel risultato e avevamo ancora la paura di perdere il pallone e soffrire il contropiede veloce, che è una delle migliori qualità delle squadre italiane. Chi deve rincorrere il pallone, si stanca di più. E’ chiaro che serva un po’ di tempo. Ma non chiedo pazienza per me, so che i risultati decidono tutto». C’è, insomma, da aspettare. «Credo che ci sia un’ampia strada per crescere e che ancora manchi tantissimo. Non so, quindi, a che punto siamo, io prendo atto della gran voglia di apprendere che mostrano i giocatori». Punta, lo ripete, sul gruppo. «Non si vince in undici, ma tutti insieme. Non faccio distinzioni tra titolari e riserve e loro lo sanno». Sveglia, però, Bojan che spera di riavere il posto: «Da lui voglio vedere più fame ogni giorno». Protegge Pjanic: «Ancora non parla l’italiano, ma un po’ di inglese e di francese. E’ arrivato da tre settimane, ha ventuno anni: ancora non può ritrovarsi al meglio, ma ha tanta qualità». Si tiene stretto Pizarro: «Mi dà amore e simpatia. Mi dà tutto. E’ tecnicamente molto dotato, nel gioco corto e nei passaggi lunghi. Non ha paura perché ha esperienza. Ha dribbling, punta l’avversario. Ma pure da lui voglio di più».
Il Messaggero – Ugo Trani

Il Romanista – E oggi proverà Stek

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Ultimo allenamento pre-Atalanta, ieri mattina, durante il quale probabilmente Luis Enrique ha sciolto gli ultimi dubbi di formazione.
Confermata l’assenza di Perrotta, anche se i tempi di recupero non sono stati specificati dalla società, oltre a quella di Gago, alle prese con un problema al polpaccio che lo tiene fuori da prima di Parma. Nella seduta mattutina, iniziata poco dopo le 10.30, Erik Lamela e Leandro Greco hanno continuato a fare differenziato, utilizzando il pallone. L’idea sempre più diffusa è che l’argentino arriverà al completo recupero fisico in tempo per il derby del 16 sera, mentre è un mistero l’ormai lunghissima assenza del mediano di San Basilio. In ogni caso, a metà campo il trio è deciso: De Rossi – recuperato – in mezzo, Pizarro e Pjanic ai lati.
Stekelenburg si è allenato ancora per tutto il tempo, senza problemi,è in ballottaggio con Lobont ma Luis Enrique potrebbe decidere di dare ancora fiducia al romeno, per essere sicuro che l’olandese sia al 100% in un match fondamentira in porta dall’altra parte. Poco prima, il tecnico asturiano aveva fatto provare alcuni importanti movimenti offensivi: palla manovrata dalla difesa, allargata verso il terzino, cross al centro e incrocio delle punte che concludono in porta. Detto ciò, ci si rallegra delle buone condizioni di Juan, ma nemmeno domani dovrebbe essere convocato: in difesa giocherebbero Burdisso ed Heinze, Rosi a destra e Josè Angel a sinistra. Probabile panchina per Cicinho, accanto a lui Kjaer, forse tribuna per Cassetti (verrà convocato?).
In avanti il tridente più quotato, anche in base a quanto emerso dalle sedute di lavoro della settimana, è quello composto da Totti (inamovibile), Bojan e Osvaldo, in cerca del terzo gol consecutivo, tra l’altro contro la squadra che lo portò in Italia arruolandolo nella formazione Primavera. Ha partecipato all’allenamento e potrebbe anche guadagnarsi la panchina Federico Viviani, vista l’assenza di Greco e Perrotta. Dovrebbe vincere la concorrenza di Fabio Simplicio, il che di questi tempi non ci sembra un’utopia. tale come quello contro la Lazio.
Il Romanista – Valeria Valeri

 

Il Romanista – Totti-Osvaldo, il resto è Bojan

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«Nessun problema con Bojan». Luis Enrique non cede di un passo e non batte ciglio, quando in conferenza stampa a Trigoria gli si chiede come sia oggi il loro rapporto.
Quest’estate, prima che il trasferimento del catalano in giallorosso divenisse ufficiale, si è parlato molto della stima del tecnico per l’attaccante ex Barcellona. Lo stesso “Lucho” si è speso personalmente, con telefonate ed sms, per convincerlo a dire sì. Poi, durante il precampionato, lo ha sempre utilizzato, ripetendosi in entrambe le gare di Europa League. Qualcuno, quando Totti venne sostituito quel fatiico 25 agosto per far spazio a Okaka, storse il naso ed etichettò Krkic come il “cocco” dell’allenatore. Ma dopo l’esordio in campionato, la prestazione scialba e la sconfitta, Bojan è finito in panchina, rimanendoci per 90 minuti contro Inter e Siena.
Di certo non una punizione, ma un modo per proteggere il ragazzo: bruciarlo così, per una partita storta, non era proprio il caso. Bojan è un talento indiscusso, che nella cantera blaugrana e anche dopo ha fatto vedere cose strabilianti. Adesso deve ritrovarsi, guadagnare fiducia in se stesso e guadagnarsi quella degli altri compagni, oltre che del mister. A Parma è entrato e subito si è dato da fare, con umiltà. A Luis Enrique l’atteggiamento è piaciuto: «Voglio vedere la fame», ha aggiunto ieri rispondendo alla domanda sul numero 14 giallorosso. E oggi pomeriggio alle 18 davanti a circa 40mila tifosi e al presidente DiBenedetto, il catalano classe ’90 avrà la possibilità di riprendersi il posto da titolare mostrando i progressi compiuti. E di ricacciare in bocca a qualcuno l’ipotesi di un suo prematuro addio: non possono e non devono essere due partite in panchina a interrompere l’avventura di Bojan con la Roma.
Una squadra che lui stesso ha scelto, per mille e un motivo, dove ha trovato un tecnico che lo conosce e lo stima e una tifoseria per cominciare a volergli bene non aspetta altro che una partita delle sue, di quelle da far impazzire le difese avversarie. L’augurio è che contro l’Atalanta non solo estragga dal cilindro una prestazione finalmente sui suoi livelli, ma si sblocchi anche dal punto di vista realizzativo, dopo esserci andato vicinissimo nei playoff contro lo Slovan, quando fallì – tra andata e ritorno – almeno tre nitide occasioni da gol. Riuscirci, finalmente, davanti al proprio pubblico (e magari sotto la Curva Sud, tanto per aggiungere uno sfondo al suo telefonino), vorrebbe dire prendersi la Roma. Alla faccia dei detrattori.
Il Romanista – Valeria Valeri

Comunicato AS Roma – Riavviato procedimento OPA

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Oggi la Commissione Nazionale per le Società e la Borsa (“Consob”) ha  comunicato  il riavvio dal 1° ottobre 2011 del procedimento amministrativo  concernente l’Opa che la società di DiBenedetto dovrà effettuare nei prossimi mesi. Clicca sul link sottostante per scaricare il comunicato.

Riavvio procedimento Opa – Comunicato della Roma 

Josè Angel su Twitter: Mañana todos al Olímpico! Forza Roma!”.

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Ecco le parole di Josè Angel sul social network Twitter: “Mañana todos al Olímpico! Domani tutti allo stadio Olimpico! Forza Roma!”. 

Roma – Atalanta, Marino: “Giallorossi grandi campioni, ma noi siamo carichi”

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Il ds nerazzurro Pierpaolo Marino dice la sua a proposito di Roma – Atalanta e dei suoi protagonisti:

“Denis? Lo conoscevo molto bene sin da quando era in Argentina, successivamente mi ha molto entusiasmato nel girone d’andata a Napoli con ottimi numeri, poi subentrarono problemi di antagonismo con Zalayeta e si lasciò andare; è un giocatore che ha bisogno di continuità per dimostrare le sue potenzialità anche per il suo fisico che deve essere sempre in gioco e con Colantuono può esprimersi al meglio. Il mister lo voleva e grazie ai buoni rapporti con l’Udinese sono riuscito a fare questa operazione di mercato. Sui centrocampisti si sta creando un ottimo mix tra di loro e spero che le cose vadano sempre meglio, vedendo Cigarini, lo conoscevo da tempo e ho puntato molto sul suo desiderio di rivalsa. Rispondendo all’ultima domanda trovo similitudini della Roma di Liedholm con quella attuale soprattutto nel giropalla, ma il progetto tattico deve ancora andare avanti, ed ha bisogno di tempo. La favorita nella gara di sabato? La Roma. Noi abbiamo solo 4 punti e non la mentalità da prima in classifica che deve puntare per forza alla vittoria. Adagiarsi sugli allori? Se non ci fosse Colantuono con le sue grida sarei preoccupato, ma vedendo gli allenamenti sono tranquillo, è di fronte a una Roma piena di campioni con cui non si può stare mai tranquilli. I calciatori della Roma? Sono tutti ottimi giocatori ma più di tutti avrei preso di sicuro Stekelenburg; in riguardo l’età media la Roma sta avviando un progetto che darà frutti con un’età media neanche bassissima, la mia Atalanta ha un progetto di farli crescere e venderli quindi l’età media deve essere anche più bassa , per la Roma non mi preoccuperei. L’Atalanta invece impiega tre milioni l’anno per le giovanili, anche il presidente viene dalle giovanili della squadra. Nella famiglia Percassi quindi è molto forte l’orientamento sui giovani italiani, ma non dobbiamo trascurare il mercato sudamericano che ha prezzi inferiori. Cigarini non ha fatto bene a Napoli per la difficile collocazione tattica nel modulo di Mazzarri, sono sicuro che quest’anno si rilancerà alla grande. I nostri talenti? Sono tutti molto validi, di sicuro due o tre di loro sono di un avvenire, credo, luminosissimo, ad esempio Gabbiadini mi sembra Altobelli giovane; – prosegue a Radio Radio –  Schelotto, grande corsa e infine Bonaventura. Credo che se continueranno così faremo fatica a trattenerli nei tempi brevi, ma avranno anche un bel costo. Le grandi squadre stanno esagerando nel pescare all’estero, devono prendere giocatori nel campionato italiano per vincere, credo che qualche straniero nelle grandi non sia stato pronto. Il progetto Roma?Se il progetto prenderà credibiltà potra pianificare annate vincenti, i dirigenti hanno collaborato a questo progetto con coraggio e spero che da dopo la nostra gara abbiano anche la fortuna.Totti? Sono contento per lui, lo conosco da quando era un giovane esordiente nella Roma. Lui segna sempre, quindi non averlo contro è sempre un vantaggio”.

Paese Sera – Enrique: “Vinciamo con i tifosi”

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La Roma si avvicina all’importante sfida con la capolista “virtuale”, l’Atalanta, con un grande carico di serenità e fiducia. La vittoria di Parma ha restituito vigore e morale agli uomini di Luis Enrique che domani sera all’Olimpico torneranno a caccia dei 3 punti.

Vigilia dell’anticipo di campionato tra Roma e Atalanta, in programma per domani sera alle 18,00 allo Stadio Olimpico. Oggi Luis Enrique si è presentato davanti ai cronisti per spiegare la situazione della sua squadra a quasi un mese dall’inizio del campionato e per fare il punto sulla condizione di alcuni giocatori.

Stek c’è, Gago no – Il portierone olandese sembra pronto a tornare in campo. L’imamgine del calcio di Lucio sul volto di Stekelenburg è ancora fresca negli occhi di tutti, nessuno probabilmente avrebbe scommesso su un recupero così rapido. Luis Enrique sa di poter contare sull’ex portiere dell’Ajax: “Si è allenato quasi tutta la settimana, sarà nella lista dei convocati e può giocare. Domani vediamo come si svegliano tutti ma è a disposizione per giocare”. Lobont resta comunque a disposizione, e le possibilità che scenda in campo fin dal primo minuto sono molto alte.

L’infermeria di Trigoria non si è ancora svuotata del tutto, con De Rossi, Juan, Lamela e Gago ancora in forte dubbio. “Juan è migliorato e sono contento, prima di tutto per lui perchè è la migliore sensazione per un giocatore potersi allenae con la sua squadra. Ancora gli manca qualcosa, sta lavorando per arrivare alla sua migliore condizione ma credo gli manchi ancora un po’”. Il brasiliano è quindi da escludere dal ballottaggio per un posto da titolare in difesa.

Anche Gago non farà sicuramente parte della gara di domani sera. “Fernando ha subito un colpo al polpaccio, è impossibile che recuperi per domani, non si è allenato per tutta la settimana, è un colpo che ha subito due settimane fa”. Da controllare anche le condizioni di Lamela, che difficilmente Lusi Enrique porterà in panchina “Non c’è fretta – ha spiegato il tecnico -, è una situazione normale nel calcio, lui sta lavorando ancora a parte, aspettiamo e speriamo che recuperi presto la condizone fisica”. Giovedì si è fermato capitan futuro, ieri invece è tornato ad allenarsi. “De Rossi ha riposato un giorno, un altro non si è allenato con il gruppo ma ha lavorato da solo è a disposizione della squadra”.
Paese Sera – L. Serafini

L’Atalanta di Colantuono

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L’Atalanta arriva all’Olimpico con i numeri giusti per tentare l’impresa contro la Roma: quattro punti ottenuti finora nelle due partite in trasferta, quattro reti segnate fuori casa, appena quattro gol subiti nelle quattro partite finora disputate. I nerazzurri sono virtualmente primi, ma nello spogliatoio si fa di tutto per evitare facili entusiasmi e Colantuono pensa piuttosto a far stare i suoi ragazzi concentrati sulla classifica reale, che necessita di altri punti per consolidare l’ottimo avvio di stagione.

Per far male alla Roma, Colantuono punterà soprattutto sui suoi argentini. Schelotto a destra si sta dimostrando un’ala devastante, capace di accelerazioni irresistibili e dotato anche di senso del gol. Maxi Moralez, agile e veloce, sparge fantasia illuminando la manovra con tocchi di prima, assist filtranti e tiri improvvisi. Denis invece è il centravanti chiamato a capitalizzare le invenzioni degli altri due: finora è andato a bersaglio tre volte in quattro partite. Un bilancio che l’ha catapultato tra i protagonisti del campionato, dopo una stagione all’Udinese ricca più di ombre che di luci.

Il trio offensivo argentino è da tener d’occhio, ma la Roma dovrà fare i conti anche con un centrocampo di ferro: Cigarini e l’ex Brighi hanno dimostrato contro il Novara di formare una coppia ben assortita che mette in crisi gli avversari con un pressing asfissiante e che sa anche ribaltare velocemente l’azione per servire le punte.

Anche dalla difesa arrivano buone nuove, come ricorda l’Ansa i nerazzurri hanno ritrovato il Bellini dei giorni migliori. La sfida di domani con la Roma sarà un vero e proprio ‘crash test’ per le ritrovate aspirazioni dei bergamaschi: un risultato positivo potrebbe convincere il prudente Colantuono a sperare in qualcosa di più della salvezza.

Roma – Atalanta, curiosità in cifre

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La Roma segna in gare casalinghe contro i bergamaschi da 11 incontri consecutivi, per un totale di 20 reti. L’ultimo digiuno giallorosso risale al 22 dicembre 1996, vittoria bergamasca per 2-0 con autorete di Lanna al 30′ e Pippo Inzaghi al 36′. In Roma-Atalanta si troveranno davanti la formazione più corretta del campionato (Roma, 5 soli cartellini gialli in 4 partite) e quella più indisciplinata (Atalanta, 17 ammonizioni di squadra). La Roma è, assieme all’Udinese, una delle due squadre della serie A 2011/12 a non aver ancora subito gol nei primi 45′ di gioco. I 3 gol della Roma sono infatti stati subiti tutti nell’ultima mezz’ora di gioco, 1 dal 61′ al 75′ e 2 dal 76′ al 90′ inclusi recuperi. Nelle ultime 10 trasferte ufficiali l’Atalanta ha sempre segnato, ma anche subito gol. L’ultimo 0-0 risale al 19 febbraio scorso, a Reggio Calabria, in B. Nelle seguenti 10 trasferte i nerazzurri hanno segnato 17 reti e ne hanno incassate 14.

Repubblica.it – Luis Enrique: “Una vittoria per conquistare l’Olimpico”

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Slovan, Cagliari e Siena, sono ferite che la vittoria di Parma ha solo parzialmente sanato. Luis Enrique pensa ancora alle tre gare interne chiuse senza vittorie, un’eliminazione europea, una sconfitta, un pareggio non meno deludente di un kappaò. Così, domani contro l’Atalanta all’Olimpico, il tecnico spagnolo cerca quello che ancora gli manca. Una gioia da dedicare al pubblico. “Cerchiamo la simbiosi tra noi e i tifosi”.

“UNA VITTORIA PER I TIFOSI” – La ricetta di Luis Enrique, è facile: “Con la loro spinta possiamo essere più forti, ma ancora ci manca una vittoria da dedicargli. Dobbiamo vincere all’Olimpico, dare una gioia ai tifosi. Questo è l’obiettivo, non fare tanti gol. E sono certo che la vittoria arriverà. Quando sarà arrivata, penserò a vincere con più reti”. Prima, serve però far fronte ad alcune difficoltà: “Dove non si può arrivare in linea retta arriviamo con le curve. Dobbiamo trovare il modo di fare sempre la partita”. Non sarà facile, però, di fronte a un’Atalanta che, senza i sei punti di penalizzazione inflitta per lo scandalo scommesse in cui è rimasto coinvolto il capitano Doni, siederebbe al vertice della classifica. Luis lo sa: “Sono preoccupato per la loro condizione atletica. Avremo difficoltà contro il loro contropiede, contro la velocità di Schelotto, contro il bomber Denis, contro Brighi. Dovremo giocare all’attacco e senza nessuna concessione all’avversario. Marcatura preventiva, pressare alto: fare una partita che piaccia ai tifosi della Roma”. E proprio agli oltre trentamila tifosi che occuperanno le tribune dell’Olimpico, Luis Enrique chiede uno sforzo supplementare: “Il tifo è fedele al cento per cento, ma manca un po’ di fiducia verso i calciatori. Già sentono l’appoggio del pubblico, ma ne hanno bisogno ancora di più”.

“STEKELENBURG PUO’ GIOCARE” – Una cosa è certa, la squadra, fino ad oggi, ha mostrato delle difficoltà nell’interpretare alla lettera le richieste del tecnico. Soprattutto nei minuti finali. Inutile, allora, farne mistero: “Ma non c’è un problema fisico – il catenaccio dell’allenatore – per me la situazione è mentale. I cali capitano quando siamo avanti nel risultato e abbiamo ancora paura di perdere la palla esponendoci a un contropiede veloce. Ma per me è importante che per 60 minuti cerchiamo di non correre pericoli. Ora devo convincere i miei giocatori a farlo per 90 minuti. Credo sia meglio difendere tenendo palla nel campo avversario, chi corre dietro alla palla si stanca di più di chi fa possesso”. Una sorpresa potrebbe regalarla Stekelenburg: dopo lo scontro con Lucio e il colpo alla testa, sembra pronto a tornare a difendere la porta romanista. “È a disposizione, può giocare”, conferma Luis. Un’eventualità che lo costringerebbe a rispondere presente alla convocazione in nazionale. “È una situazione particolare – ammette il tecnico – non piace a nessun allenatore di club mandare i giocatori in nazionale, ma è importante per i giocatori andarci. Quest’estate ci sarà l’Europeo e lui vorrà fare bene. Se dovrà andare, nessun problema”.

“BOJAN? VOGLIO PIU’ FAME” – Meno pazienza, invece, per Bojan: “Con Bojan non ho nessun problema, ma lui come gli altri devono capire che ho bisogno di vedere la fame, la voglia di vincere ogni giorno. Ogni allenamento ognuno ha la possibilità di farmi cambiare idea se vedo voglia, fame”. Uno stimolo in più per lo spagnolo, che potrebbe trovare una maglia da titolare a discapito di Borini, al fianco degli intoccabili Totti e Osvaldo. A centrocampo, invece, recuperato De Rossi, Luis Enrique non potrà contare sugli infortunati Perrotta (distorsione alla caviglia) e Gago (colpo al polpaccio). Spazio, allora, a Pizarro e Pjanic, due certezze a metà di questo avvio di stagione: “Pjanic è un ragazzo di 21 anni arrivato tre settimane fa, non parla l’italiano, deve trovare una casa, ha una situazione particolare. Questi non sono robot, deve avere tempo per ritrovare il suo gioco. Pizarro mi dà allegria, è un calciatore tecnicamente dotato. Sa giocare la palla corta e lunga, ha dribbling, punta l’avversario. Ma voglio di più da tutti, anche da Pizarro”. E di più vorrebbe anche chi, a ventiquattro ore dalla sfida all’Atalanta, pensa al derby del dopo sosta. ”Sarebbe meglio arrivarci con una vittoria, ma manca ancora tanto. Ne parleremo tra due settimane, vincere questa partita sarebbe un grande stimolo, per noi e per il tifo”. In attesa, ancora, di una vittoria interna.
Repubblica.it – Matteo Pinci

Under 21, convocati Borini, Antei, Crescenzi, Bertolacci e Florenzi

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Ventidue azzurrini sono stati convocati oggi dal tecnico Ciro Ferrara per le gare contro Liechtenstein a Vaduz giovedì 6 ottobre (ore 17) e martedì 11 contro la Turchia allo stadio «Centro d’Italia-Manlio Scopigno» di Rieti (ore 17). Convocato il giallorosso Fabio Borini, otre ad altri quattro calciatori provenienti dal settore giovanile della Roma: Luca Antei, Alessandro Crescenzi, Andrea Bertolacci e Alessandro Florenzi. Ecco i convocati:

Portieri: Bardi (Livorno), Colombi (Juve Stabia), Pinsoglio (Pescara). 

Difensori: Antei (Grosseto), Caldirola (Inter), Capuano (Pescara), Crescenzi (Bari), Donati (Padova), Mori (Empoli), Faraoni (Inter), Santon (Newcastle UTD).

Centrocampisti: Bertolacci (Lecce), Fabbrini (Udinese), Florenzi (Crotone), Insigne (Pescara), Marrone (Juventus), Rossi (Vicenza), Saponara (Empoli).

Attaccanti: Borini (Roma), Destro (Siena), Gabbiadini (Atalanta), Paloschi (Chievo).

 

Ag. Isla: “Perfetto per la Roma”

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 La Roma è alla ricerca di un’ala, Mauricio Isla potrebbe essere il giocatore che fa al caso di Sabatini. A parlare della situazione del suo assistito ci pensa Leo Rodriguèz che dichiara: “I giallorossi sono un grande club, dove chiunque avrebbe piacere di andare a giocare. La Roma anche in passato s’era interessata a Mauricio, poi non se ne fece nulla. Sabatini è un estimatore dei giovani talenti e non mi stupirei se avesse puntato su Mauricio. Detto ciò, non ho mai parlato con lui del ragazzo, ma se dovesse chiamarmi, almeno per cortesia, risponderei. Un mese fa mi sono incontrato con Gino Pozzo – continua il procuratore del giocatore cileno a Forzaroma.infoe abbiamo affrontato la questione. Mauricio non è stato fatto partire nella scorsa estate, anche a fronte di richieste importanti, perché c’era lo spareggio Champions e la società friulana aveva già dato via Inler e Sanchèz. Non penso che a gennaio possa essere ceduto, diversi ragionamenti potrebbero essere fatti nel prossimo giugno. E’ normale che piaccia a molte squadre. Due anni orsono è stato uno dei due migliori terzini al mondiale e credo che al momento nel ruolo ce ne siano pochissimi al suo livello. Parlo a titolo personale, la Roma sarebbe una grande opportunità, ma le decisioni sul futuro del ragazzo le prenderà l’Udinese.”

Roma, Simplicio verso l’addio?

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Fabio Simplicio potrebbe lasciare la Roma a gennaio. La speranza di Sabatini è quella di riuscire a piazzarlo già dalla prossima finestra di mercato invernale, si pensa al Brasile, forse al San Paolo, squadra dove Gilmar Rinaldi, agente del giocatore, ha diversi amici.