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Roma, Sabatini: “Momento di grandissima difficoltà, a Palermo con onore. Mercato di Gennaio? Ho commesso degli errori”

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Per il direttore sportivo della Roma Walter Sabatini quella di sabato contro il Palermo non sarà una partita come tutte le altre. Una stagione da giocatore e più di due anni da dirigente trascorsi in Sicilia non si dimenticano facilmente. “Mi aspetto una bella accoglienza perchè credo di aver fatto buone cose e di aver avuto un bel rapporto con gli sportivi della città”, racconta alla trasmissione “RosaeNero” su TrmPoi il ds si sofferma sul momento della Roma, reduce dalla sconfitta nel derby. “A Palermo arriverà una Roma sofferente, per i risultati e per la situazione contingente. Onoreremo la partita e la faremo al meglio delle nostre possibilità. Naturalmente è un momento di grandissima difficoltà per noi, essendo reduci da due brucianti ko“. A Palermo conoscono bene anche Simon Kjaer, anche se il ricordo del danese in rosanero è assai diverso dall’attualità di Roma. “Sbagliare qualche partita a Roma diventa una condanna definitiva – dice Sabatini – . Quando sbaglia un giocatore di 1,90 cm biondo è diverso rispetto a quando commette lo stesso errore uno castano di 1,70 cm. Kjaer è un giocatore forte e credo che potremmo vederlo in campo sabato a Palermo”.

Il ds giallorosso, è stato raggiunto dai microfoni di Sky Sport, rispondendo così alla domanda sul suo rinnovo con la società As Roma: “Io sono pronto, l’ho capito in modo particolare dopo la sconfitta di domenica. Ho molto lavoro da fare, sono pronto a firmare anche subito se la società lo verrà“.

Sabatini ha poi continuato parlando del mercato di gennaio ammettendo alcune sue colpe sul mancato arrivo di un difensore centrale allacorte di Luis Enrique: “Ho fatto degli errori per il mercato di gennaio, serviva un difensore ma ho sottovalutato la cosa“.

Sabatini a Roma Channel, parlando del primo allenamento post derby:

E’ un pomeriggio plumbeo, c’è molta mortificazione nei calciatori. Sono addolorati dal risultato, ma hanno fatto il massimo visto le circostanze. Bisogna ripartire, come sempre. Ripartiremo anche questa volta. La situazione è negativa, per gli infortunati, per gli squalificati tranne che il ricorso per Osvaldo, per lo stato d’animo. Ma non ci possiamo permettere più deroghe, l’impegno va mantenuto per un orgoglio professionale e per i tifosi. Dobbiamo essere una squadra già quest’anno, fatto salvo per le integrazioni che faremo il prossimo anno, la società sta già lavorando. Ma è un dovere affrontare le prossime 12 partite sempre per mostrare le nostre qualità”.

Su Kjaer:

Se andrà in campo dovrà combattere contro la sfortuna degli episodi, deve fare quel che sa fare per se stesso e per la Roma. Il Palermo? E’ un pubblico maturo. Vincere al Barbera non è facile, sarà la partita giusta per noi contro una squadra forte, ma noi dobbiamo superare questa pesantezza che ci ha preso negli ultimi 8 giorni. Prima pensavamo ad altro. Ma ora un gruppo di lavoro vero ha l’obbligo di reagire e di essere qualcosa. Se non ci sarà niente non avremo inventato la Roma. C’è bisogno ora di un avversario di grande rango per fare una prestazione importante. Dico alla gente di continure a confidare in quel che si sta facendo. So che non è facile dopo un secondo derby perso e dopo la dismissione di un obiettivo che era stato pensato. Però i tifosi della Roma si devono fidare, c’è una grande volontà e anche le qualità per poter essere migliori”.

La Repubblica – Manganelli fa tremare il calcio: “Presto novità alle indagini”

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«Presto ci saranno novità nelle indagini: il calcio truccato e le scommesse sono fenomeni non di poco conto in Italia ». Le parole sono del capo della Polizia, Antonio Manganelli, che ieri ha parlato a margine di un convegno sulla legalità nello sport. Non sono parole casuali: da Cremona a Bari nelle prossime settimane potrebbe arrivare una nuova scossa, forse letale, per il calcio. Ecco le partite dello scandalo e le nuove accuse.

BARI-CESENA È la partita degli ultras, secondo l’inchiesta della procura di Bari condotta dal procuratore Antonio Laudati. Che grazie a testimonianze e a un lungo lavoro di riscontri ha ricostruito questo quadro: un gruppo di tifosi organizzati avvicina Andrea Masiello e altri giocatori di primo piano. Chiedono loro di perdere, forse promettono dei soldi. L’allenatore (Bortolo Mutti) forse viene messo a conoscenza di quello che sta accadendo. Nessuno denuncia. Il Bari perde. I tifosi incassano la scommessa, la procura sta accertando se anche i giocatori hanno in qualche maniera incassato denaro.

BARI-SAMPDORIA Tifoserie gemellate. Col Bari retrocesso, la Samp ha necessità dei 3 punti per sperare nella permanenza in A. Dirà il capitano Palombo due giorni prima della partita a una tifoseria inferocita: «Non vi preoccupate per Bari». Effettivamente non c’è niente di cui preoccuparsi: finisce 1-0 per la Samp, i flussi di scommesse anomale sono tanti, Guberti è segnalato dalle celle telefoniche 48 ore prima della partita a Bari (dove aveva giocato due stagioni). È una delle partite sulle quali hanno messo gli occhi anche gli Zingari: a Bari in quei giorni arriva uno del gruppo (l’ungherese Lazcko). Un telefono in uso ad Almiron ha contatti con i cellulari degli Zingari, in particolare Ilievsky. Ascoltato dalla procura di Cremona, il centrocampista ora al Catania (non indagato) ha detto che l’utenza era in uso a un altro giocatore (di cui ha fatto il nome) sul quale sono in corso accertamenti.

BOLOGNA-BARI Per gli Zingari è il “risarcimento” dopo la gara andata male a Palermo. Masiello, tramite Belmonte, contatta Portanova, vecchio compagno di squadra. Gli fanno capire che c’è la possibilità di “fare la partita”, fanno intendere che ci sono soldi a disposizione. Portanova nega, ma incontra comunque a Bologna questi amici di Masiello. Il difensore ne parlerebbe anche nello spogliatoio, ufficialmente fanno tutti muro. Non se ne fa niente. La partita ha però una storia strana: il Bari già retrocesso vince 4-0, tre gol sono di un ragazzino, Grandolfo. Le scommesse ci sono: il sospetto degli investigatori è che, se non Portanova, qualche altro rossoblù sia caduto all’abbocco dei baresi. Portanova (indagato per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva) è stato ascoltato ieri per due ore dal reparto operativo dei Carabinieri di Bari: verbale secretato. «Abbiamo detto la verità, portato le indagini difensive e risposto alle contestazioni» spiega l’avvocato Gabriele Bordoni.

UDINESE-BARI È l’unica partita del campionato 2010-2011. Il sospetto: Masiello, Bonucci, Belmonte e Parisi decidono di giocare l’over. Provano ad avere una sponda nell’Udinese, senza fortuna. Scommettono e vincono: finisce 3-3. Sulla gara è stato ascoltato ieri a Bari Angelo Iacovelli che ha offerto spunti importanti.

LAZIO-GENOA Indaga la procura di Cremona. Partita gestita da Ilievsky, uno dei capi degli Zingari: il macedone è a Formello e poi nel ritiro del Genoa. Il tramite è l’ex laziale Alessandro Zamperini. Il macedone ha contatti con Mauri e Milanetto (indagati per associazione a delinquere). Secondo il procuratore Di Martino avviene anche lo scambio di denaro con i liguri in un albergo di Milano.

LAZIO-LECCE Ultima giornata di A. Partita ancora gestita dagli Zingari tramite Zamperini. Alloggiano nell’albergo del Lecce: un pentito arrestato in Ungheria ha raccontato che sono stati pagati i giocatori salentini, indicando chi e quanto. Si è in attesa della rogatoria.
La Repubblica – Foschini-Mensurati

Roma, Cento: “La società sia più autorevole”

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E’ il momento delle riflessioni in casa Roma. Il tifoso giallorosso Paolo Cento, esponente di Sinistra Ecologia Libertà, esprime i suoi giudizi dopo la sconfitta nel derby. “Alla società chiediamo una presenza più forte e più autorevole. Per attuare il calcio che vuole Luis Enrique, servono i giocatori adeguati. Le parole ‘progetto’ e ‘transizione’ perdono significato davanti ai risultati. Chi vince ha ragione e chi perde, invece, ha torto”.

Mazzone: “Luis Enrique non va esonerato”

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Lo ha sempre difeso, sin dall’inizio della stagione. E continua a farlo ancora oggi, nonostante i due derby persi e tutti gli obiettivi stagionali andati in fumo. Carlo Mazzone sfodera tutta la sua saggezza per analizzare il momento di Luis Enrique e della Roma. “Adesso serve calma, bisogna dare fiducia a Luis Enrique – dice all’Adnkronos -. È bravo, deve rimanere sereno. Un altro allenatore, al suo posto, cosa potrebbe fare ora?. Lo spagnolo è un ottimo allenatore, ma è ovvio che debba pagare un pedaggio alla prima stagione in Italia. Non si deve parlare di esonero: anche lui ha qualche difetto, sia chiaro. Ma è un tecnico valido su cui si può puntare”.

Palermo, Donati: “Luis Enrique è un grande”

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Entrambe reduci da due sconfitte pesanti, Roma e Palermo si affronteranno sabato sera al Barbera. Dopo la batosta contro il Milan, è Massimo Donati, uno dei leader dello spogliatoio rosanero, a metterci la faccia. Sulla Roma: “E’ una grande squadra, possiamo fare bene ma dobbiamo stare attenti ai nostri avversari – dice il centrocampista in conferenza stampa -. Loro hanno grandi individualità ma noi dobbiamo difenderci ed attaccare in undici e sfruttare ogni spazio che lasceranno” . Poi un pensiero su Luis Enrique. Donati è rimasto piacevolmente colpito dal tecnico spagnolo: “E’ un ottimo allenatore e mi ha fatto un ottima impressione poichè è stato capace di punire un giocatore come De Rossi. Bisogna prendere esempio da questi comportamenti”.

Corriere della Sera – Roma sparita in un mese

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Che fine ha fatto la Roma dal 21 gennaio a oggi? Veniva dalle splendide vittorie—risultato più gioco—di Napoli e Bologna prima di Natale. Sulla scia dell’entusiasmo e di un gioco che sembrava metabolizzato nel nuovo anno ha battuto il Chievo (con due rigori) e il Cesena per 5-1. Poi è scomparsa: 8 punti in 8 partite, gioco in piena involuzione, calciatori in parte smarriti e in parte convinti che imetodi di Luis Enrique non siano adatti al calcio italiano. Una teoria che ha cominciato a prendere piede anche in una larga fetta della tifoseria. E poi: i dubbi di Walter Sabatini se firmare un nuovo contratto o dire basta a giugno. E i continui infortuni muscolari (Pjanic l’ultimo, problema ai flessori, dovrebbe cavarsela con 15 giorni di stop). E i due derby persi come non succedeva dal 1998…

Come ripartire? Intanto da Luis Enrique, che domenica sera era il ritratto dello sconforto ma che non ha nessuna intenzione di lasciare la nave in balia della tempesta. Né ora, né a fine stagione. Ha preso un impegno (biennale), lo onorerà. E la società — soprattutto Franco Baldini — non si è pentita di aver affidato a lui la grande scommessa di proporre un calcio nuovo. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, ma non tutto è negativo: Borini, Lamela e Pjanic hanno dimostrato il loro valore e nella prossima stagione potranno dare ancora di più. Nessuno ha valorizzato giovani quanto Luis Enrique, in questa stagione. Non si può negare.

L’errore più grave sarebbe non ritenere più importanti le prossime 12 partite. Serviranno a valutare la tenuta mentale di Luis Enrique ma anche di molti giocatori. L’infortunio di Juan è ben più grave del previsto: lesione di secondo grado al legamento collaterale mediale del ginocchio destro. Stop di 50 giorni, praticamente campionato finito. Cosa deciderà ora Luis Enrique? Fiducia a Kjaer o De Rossi spostato in difesa? Non è una scelta da poco, anche «filosoficamente ». E poi, come sostituire Pjanic? Provare Lamela a centrocampo sarebbe una scelta coraggiosa, ma l’asturiano può permettersela?

La Roma, intanto, ha deciso di presentare reclamo contro la squalifica di Osvaldo per due giornate (la prima già scontata nel derby). È in controtendenza con quanto fatto in precedenza in altri casi simili. Ma la pressione è diventata quasi insopportabile. Una delle critiche più feroci alla nuova società viene proprio dalla sua presunta anima «da seminarista». Rodrigo Taddei si è espresso chiaramente dopo il derby: bisogna lamentarsi un po’ di più.
Corriere della Sera – Luca Valdiserri

Il Romanista – Pjanic out, ricorso per Osvaldo

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Infiammazione al retto femorale della coscia sinistra, almeno dieci giorni di stop. Ieri riposo assoluto, da oggi ecografia e controllo costante sulle sue condizioni. Con la speranza di riaverlo a disposizione lunedì 19 all’Olimpico contro il Genoa. Miralem Pjanic, uscito zoppicando dal derby di domenica pomeriggio, è un altro degli assenti che sabato al Barbera non ci sarà.

Oltre a lui, contro il Palermo mancheranno Osvaldo, Cassetti e Stekelenurg per squalifica e Juan per infortunio. A meno che non venga accolto il ricorso che la società presenterà oggi contro la squalifica di due giornate dell’attaccante. Al loro posto Lobont in porta, uno tra Lamela e Bojan in attacco e, con ogni probabilità, Kjaer in difesa. Sono queste le scelte che Luis Enrique sarà chiamato a fare in questa settimana. A partire da oggi pomeriggio alle 14, quando la squadra si ritroverà a Trigoria per il primo allenamento post derby.

La partenza per Palermo è prevista direttamente sabato in giornata, fino a quel giorno i giocatori scenderano in campo sempre dopo pranzo. Sarà una settimana difficile quella che la Roma si troverà ad affrontare, una settimana in cui bisognerà lavorare più sulla testa dei giocatori che sul fisico. La mancanza di stimoli rischia di diventare un altro pericoloso avversario da qui a maggio e oggi i giocatori verranno richiamati alle loro responsabilità. Poi tutti in campo, a lavorare sulle palle inattive e sugli schemi d’attacco, problemi evidenti di una squadra che subisce tanto e segna poco. Anche per questo sabato in attacco potrebbe esserci qualche cambio.

Totti e Borini sono intoccabili, mentre per quanto riguarda la terza maglia Bojan potrebbe giocare da titolare al posto di Lamela. L’argentino è fermo a una rete in campionato (proprio contro il Palermo all’andata), lo spagnolo ne ha fatte quattro e preme per avere un’occasione dall’inizio. Chi giocherà sicuramente dal primo minuto è Fernando Gago, al rientro dopo la squalifica. Sarà lui a giocare a centrocampo con De Rossi e uno tra Simplicio, Greco e Marquinho, con quest’ultimo favorito visto che nelle ultime partite ha sempre dato il cambio a Pjanic. In difesa ci sarà Lobont a sostituire Stekelenburg, a destra dovrebbe rivedersi Rosi con Taddei a sinistra al posto di José Angel mentre al centro con Heinze ci sarà Kjaer. A meno che Luis Enrique non decida di spostare De Rossi dietro con Gago davanti alla difesa e l’inserimento di un altro centrocampista.
Il Romanista – Chiara Zucchelli

Il Romanista – Juan ko, adesso tocca a Kjaer

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Juan fuori tra i 45 e i 50 giorni. E’ questo il verdetto degli esami strumentali a cui si è sottoposto ieri il difensore brasiliano. Domenica per lui è stata davvero una giornataccia. La sconfitta nel derby, i vergognosi “buu” razzisti nei suoi confronti da parte dei tifosi della Lazio, e pure l’infortunio. Rimediato proprio nell’ultima azione del primo tempo: lo stacco di testa ad anticipare l’avversario e a mettere in angolo e poi la “pizzicata” al ginocchio destro al momento del contatto col terreno. Immediata la smorfia di dolore, ma niente più. Si sperava che non fosse niente di serio e che il suo ritorno in campo nella ripresa, pur con una fasciatura, fosse un buon segno. Non è stato così e la risonanza magnetica effettuata ieri ha evidenziato una lesione di secondo grado del legamento collaterale mediale. «Si prevede una prognosi di circa 45-50 giorni e il calciatore inizierà già nelle prossime ore il lavoro di fisioterapia» si legge nel comunicato diffuso dalla Roma. Quasi due mesi lontano dai campi. Questo significa che, nella migliore delle ipotesi, Juan potrà tornare in campo nella partita in casa contro il Napoli del 29 aprile. Oppure, più probabilmente vista la difficoltà del match, tre giorni dopo a Verona contro il Chievo. Insomma se non si può parlare di stagione finita per lui (da contratto, in giallorosso gliene resta ancora una), poco ci manca.

E adesso in difesa è emergenza vera. Perché dei cinque centrali a disposizione di Luis Enrique a inizio stagione, ne sono rimasti solamente due. Gli altri si sono persi per strada: Burdisso si è rotto a novembre e, pur bruciando le tappe del recupero, tornerà solo per il ritiro del prossimo anno. Juan, come detto, è out per due mesi e Cassetti (che non ha praticamente mai giocato) sarà comunque squalificato per la trasferta di Palermo. Restano dunque solo Heinze e Kjaer, con tutte le incognite legate al rendimento del danese. Perché se l’argentino ha dato ampie garanzie sulla sulla sua affidabilità (tra l’altro è già arrivato a quota 21 presenze e alla 25esima il suo contratto verrà automaticamente rinnovato per il prossimo anno), non altrettanto si può dire su Simon. Che proprio un girone fa, con l’espulsione nel derby, ha iniziato la sua parabola discendente. Problemi fisici e prestazioni scadenti, probabilmente dovute anche ad un apparente blocco mentale, lo hanno fatto finire ai margini del gruppo. Ma se la maggiorparte dei tifosi si sono spazientiti, Luis Enrique e i suoi compagni, che lo vedono ogni giorno in allenamento, credono ancora ciecamente nelle sue qualità atletiche e tecniche.

Ora, vista l’assenza di alternative, da qui alla fine del campionato toccherà a lui. Sempre o quasi. Perché Luis Enrique potrebbe di tanto in tanto rispolverare anche la soluzione De Rossi nel mezzo. Ma in teoria Kjaer potrebbe avere 12 partite per sbloccarsi, per far vedere di essere da Roma, per meritarsi la conferma (è in giallorosso in prestito). E la mancanza di pressioni sia sul posto da titolare, sia purtroppo sugli obiettivi da raggiungere (aldilà della qualificazione alla Europa League, alla Roma non ne sono rimasti più molti), potrebbe essere per lui un vantaggio. Potrà giocare più tranquillo, potrà provare a tornare quello di Palermo e potrà, anzi dovrà, farlo proprio da Palermo.
Il Romanista – Daniele Giannini

Gazzetta dello Sport – Luis Enrique senza pace. Il futuro non è più certo

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«Inadatto, ha rovinato la squadra, è da mandare via». Credete che pensieri cosi poco amichevoli siano rivolti a Luis Enrique? Sbagliato. Sono citazioni prese dai giornali dello scorso anno tutte riferite a Claudio Ranieri, che aveva appena consumato malinconicamente la giornata numero 26 (ko a Genova per 4-3) e si era appena dimesso. Ad una stagione di distanza si scopre che quella Roma aveva 4 punti in più dell’attuale, 9 lunghezze dalla zona Champions e addirittura una partita da recuperare (col Bologna). Nessuna sorpresa, perciò, che dopo la sconfitta nel derby (12˚ tonfo stagionale) la pazienza giallorossa nei confronti di Luis Enrique paia esaurita. D’altronde, se è vero che i politici, cinicamente, amano fiutare il vento, le stroncature che onorevoli romanisti come Gasparri e Ronchio ieri hanno riservato a tecnico e dirigenza hanno il sapore dell’umor popolare.

Rivoluzione a metà Troppo ingeneroso. È vero, una vera rivoluzione culturale non è mai stata realmente presa in considerazione, basti pensare alle classichemodalità operative sul mercato (escamotage per il numero degli extracomunitari, pingui provvigioni per i procuratori, caccia spregiudicata ai talenti minorenni) e sulla gestione dei conti (UniCredit finanzia l’ordinaria amministrazione scontando crediti futuri e percependo congrui interessi: 2 milioni nell’ultima semestrale).Ma due importanti pilastri in realtà sono stati messi: sul comportamento sportivo e lo stile di gioco. Il problema è che le sconfitte stanno facendo vacillare entrambi, se si pensa che — dalla sfogo di Taddei post-derby contro l’arbitro al reclamo inoltrato ieri per chiedere di togliere la squalifica ad Osvaldo—ilmuro della «diversità » si sta incrinando davanti alla ragion di stato e alla spinta popolare.

Le telefonate Resta il fronte Luis Enrique che ieri, raggiunto dalle telefonate di Baldini e Sabatini, è apparso ancora molto scosso. Oggi la dirigenza proverà a parlare con i giocatori,maè logico che—dato per certo che la società vuole continuare con lo spagnolo— ora non è sicuro che Luis Enrique voglia rimanere. Per la dirigenza sarebbe una sconfitta, che neppure le classiche voci su Vilas Boas, Montella e, in prospettiva, Prandelli, addolcirebbero. Di sicuro il d.s. Sabatini è perplesso sul rinnovo, mentre i sussurri tra UniCredit e Trigoria danno per indebolita anche la posizione dell’a.d. Fenucci dopo l’interruzione del rapporto con la responsabile finanziaria Cristina Mazzoleni. La banca, in particolare, è sorpresa per una decisione così repentina, anche perché considerava l’ex dirigente una figura di garanzia, soprattutto alla luce dell’estenuante attesa dell’aumento di capitale da parte della cordata Usa, posticipata da dicembre a maggio. In compenso, dalla Raptor Accelerator che fa capo all’uomo forte James Pallotta, percepisce 115.000 euro (nel 2011) per un rapporto di consulenza che durerà fino all’aprile 2013, ad un costo medio di circa trentamila euro al mese. Domanda: ce la farà Luis Enrique a resistere fino a quella data?
Gazzetta dello Sport – Massimo Cecchini

Il Tempo – Tutti sulla graticola

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La Roma si è spenta prima dei termosifoni. Bisogna tornare al campionato terribile di Carlos Bianchi (1996/97), per trovare una stagione conclusa senza obiettivi con due mesi d’anticipo. Fuori dalle coppe e dalla corsa a un posto in Champions, l’eventuale accesso in Europa League, peraltro tutto da conquistare, sposterebbe ben poco nel giudizio finale. Tutto previsto in partenza, a sentire Baldini, comunque avvilente. Il derby ha di fatto chiuso le ambizioni di questo primo anno americano, a Trigoria (e a Boston) si comincia a riservare più attenzione al futuro. Tanti, quasi tutti sono in bilico nella Roma: metà squadra, l’allenatore e un paio di dirigenti. Le dodici partite finali serviranno solo a stabilire chi merita di restare e chi verrà accompagnato alla porta. Qualcuno, come Luis Enrique e Sabatini, lo deciderà in autonomia, altri saranno salvati o condannati dalla società.

La posizione dell’allenatore è il nodo centrale. «A maggio faremo i conti» ha detto lo spagnolo, senza bluffare, domenica dopo l’ennesima delusione. Luis Enrique darà una valutazione alla stagione e alle prospettive soltanto a campionato concluso e nessuno lo toglierà dal suo posto prima. Mentre l’ambiente lo sta scaricando, per i dirigenti e la proprietà il tecnico rimane un intoccabile. E quella proposta di rinnovo fatta dopo Firenze, che lui ha scartato, è sempre valida. Il derby lo ha provato a livello psicologico come non era mai successo prima. Non lo sconfortano solo i risultati. Vorrebbe più disciplina, impegno negli allenamenti, un maggiore coinvolgimento emotivo della squadra, soprattutto dei «big». L’intransigenza che ha tenuto con De Rossi a Bergamo spiega molto. Mollerà? A Trigoria sono convinti di no, ma nessuno in questo momento può dare certezze. Se Lucho rimane al suo posto la Roma sarà ben felice di ripartire con lui, altrimenti viene automatico pensare a Villas Boas, prima opzione di Baldini la scorsa estate, e da domenica libero sul mercato: il dg non ha perso i contatti con il portoghese.

L’altra colonna portante che vacilla è Sabatini. Il direttore sportivo s fa lo stesso discorso dell’allenatore: soltanto a fine anno potrò dare un giudizio sul mio lavoro e capire se posso (e merito) di andare avanti. L’idea di ricostruire da capo la squadra come ha fatto la scorsa estate lo spaventa, per questo ha «congelato» il rinnovo triennale del suo contratto che gli ha offerto la proprietà americana. Intanto il ds continua a lavorare sugli obiettivi di mercato: un paio li avrebbe già in mano e questo aiuta a a pensare che alla fine resterà. Se Baldini potrebbe vacillare in caso di un addio di Luis Enrique, Fenucci va incontro a un ridimensionamento. Licenziata la Mazzoleni sabato scorso, a lui passeranno le sue deleghe sulla gestione dei conti e quelle sul progetto del nuovo stadio, ma a Trigoria è in arrivo un nuovo amministratore delegato americano e Fenucci è destinato a ricoprire la carica di direttore finanziario. Pallotta & Co. hanno dato mandato a una società di cercare un manager di alto profilo che possa insediarsi nel quartier generale giallorosso. A differenza di Pannes, sarà una presenza fissa che riceverà le attuali deleghe di Fenucci e di fatto sarà il vero grande capo della Roma made in Usa.

E la squadra? Scorrendo i nomi della rosa soltanto in nove possono essere certi della conferma. Stekelenburg, Burdisso che sarà pronto all’inizio della prossima stagione, Heinze, a due partite dal rinnovo automatico del contratto, e poi Pjanic, Lamela, Borini e Osvaldo oltre ai capitani Totti e De Rossi. All’elenco si possono aggiungere l’innocuo Lobont, Gago, in procinto di essere riscattato dal Real Madrid, e Perrotta che ha appena ottenuto un altro anno di contratto e non accetterà la cessione. Da valutare il destino di Rosi, un eterno incompiuto e comunque da sostituire nell’impianto della squadra titolare, dei giovani spagnoli Josè Angel e Bojan, e di Marquinho: ha giocato ancora pochi minuti per poter dare un giudizio. A fine stagione saluteranno sicuramente la Roma Cassetti e Cicinho, entrambi in scadenza. A loro dovrebbe aggiungersi Kjaer: troppo alto il prezzo di riscatto fissato col Wolfsburg – 7 milioni di euro – in confronto ha quanto ha dimostrato finora. La cessione verrà proposta anche a Juan: se dirà sì, il derby di domenica avrebbe chiuso la sua carriera da romanista vista la gravità dell’infortunio. Simplicio poteva passare nelle settimane scorse al Rubin Kazan e finirà di nuovo sul mercato insieme a Curci e Greco. Gente che non rientra nei piani dell’allenatore e della Roma, nonostante al secondo sia stato appena rinnovato il contratto. Una valutazione andrà fatta pure su Taddei, legato al club fino al 2014. La società rischia di ritrovarsi sul groppone pure Borriello e, quasi certamente, Pizarro. Si annuncia un altro mercato scoppiettante, in uscita e in entrata. Ma stavolta con l’obbligo (e la conseguente ansia) di non sbagliare più nulla.
Il Tempo – Alessandro Austini

Il Romanista – Servono gioco e attributi

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Sesto posto in classifica. Fuori dall’Europa League per mano di una squadra di sconosciuti. Fuori dalla Coppa Italia. Stessi punti dell’Atalanta di Colantuono. Più gol subiti del Siena. Dieci – dieci! – punti di distanza dalla Lazio. Una stagione che, da interlocutoria, rischia, parole del ds Sabatini, di scadere nella «mediocrità» e di diventare, da qui a maggio, fallimentare. La fotografia della Roma è questa. E dai numeri non si può scappare. Ma la fotografia della Roma è anche quella di un allenatore che, seppur molto scosso e deluso dagli ultimi risultati, non intende abbandonare. Resta alla Roma fino a fine stagione e anche l’anno prossimo. E la Roma resta accanto a lui, convinta delle sue idee, della sua professionalità e della sua serietà. Ma, e il ma stavolta è grande come l’amarezza che segue il secondo derby di fila perso e quei cori di scherno della Curva Nord difficili da digerire, qualcosa cambierà. Inutile parlare di rivoluzione, che bene fin qui non ha portato.

Meglio la concretezza. E i fatti, anche in questo caso. Quindi. Da qui alla fine del campionato mancano 12 partite. Un’enormità. 36 punti in palio. Due mesi da onorare. Per i tifosi, senza retorica, per la maglia. Per se stessi. Perché è giusto così. Perché c’è un obiettivo che si chiama Europa League da centrare e da onorare l’anno prossimo. Basta seguire l’esempio del Manchester United. Per capirsi. Non solo: adesso i giocatori e l’allenatore dimostrino di essere da Roma. La squadra, a parole e nei fatti, sta col tecnico. Pur con qualche perplessità che deve essere chiarita altrimenti a lungo andare rischia di crearsi una frattura difficile da risanare. Esempi: perché Simplicio che non gioca da un mese all’improvviso viene schierato titolare? Perché uno con l’esperienza di Perrotta non viene più preso in considerazione? Perché si soffre così tanto sulle palle inattive? Perché il giocatore più forte della Roma e il cannoniere più prolifico degli ultimi venti anni in Italia è stato allontanato dalla porta? Perché, all’improvviso, Rosi in panchina e José Angel, in evidente difficoltà, dall’inizio in una partita così difficoltà, dall’inizio in una partita così complicata come quella contro la Lazio? Perché i casi De Rossi e Osvaldo?

I leader del gruppo cominciano a farsi sempre più domande. Seguono l’allenatore, come detto, ma la mancanza di risultati incide. E anche la mancanza di prestazioni, visto che nel girone di ritorno la Roma, 7 punti in 7 partite, ha mostrato solo con la disastrata e disastrosa Inter di Ranieri quel gioco che tanto aveva impressionato a cavallo delle feste. Già, Natale. Probabilmente uno dei più grandi equivoci della stagione romanista. Le partite contro Juventus, Napoli, Bologna e Cesena avevano fatto pensare a una Roma che aveva solo bisogno di sfoltire la rosa e che i giocatori che c’erano erano in grado di arrivare a fine stagione per provare a lottare almeno per il terzo posto. Così non è stato e il mercato di gennaio, col solo Marquinho arrivato, è stato insufficiente. A giugno anche questo cambierà.

Tra un mese è in arrivo James Pallotta: per lui aumento di capitale in programma ma anche la rassicurazione a tutti i dirigenti che la Roma in estate potrà operare sul mercato con la liquidità necessaria a creare una squadra competitiva. Arriveranno giocatori forti e affermati e le parole di De Rossi di domenica sera sono state chiarissime: «Servono campioni, come al Milan». Difficile dargli torto. Soprattutto a lui, il primo a sposare, e non solo a parole, la Roma di Luis Enrique. Una Roma che si lecca le ferite, che analizza gli errori di questi mesi ma che va avanti consapevole della serietà di quanto finora. La strada, pensano a Trigoria, è quella giusta. E gli ostacoli verranno superati. Tutti ne sono convinti. La gente romanista si interroga, guarda e aspetta. Mai schiava del risultato sì. Ma anche con tanta voglia che questi risultati arrivino presto. Già da sabato.
Il Romanista – Chiara Zucchelli

Il Messaggero – Progetto da rifare

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Il progetto è da rifare. Lo sanno a Trigoria. E si capisce dalla prima mossa ufficiale del dopo derby. Ieri è stato presentato il ricorso per la seconda giornata di squalifica di Osvaldo. Gli arbitri sbagliano anche con la Roma. Normale. Anormale è, invece, che ora la società giallorossa lo faccia notare, cambiando di colpo rotta. E addirittura mettendolo per iscritto. Eccolo il day after. Si alza il palcoscenico e si scopre l’effetto della sconfitta, la seconda della stagione, contro la Lazio. Ma qualcosa, nelle ultime ore, è successo. Rapida la riflessione tra i dirigenti: sentirsi fenomeni a parole prima che nei fatti non paga. Meglio essere concreti e lineari. Fuori del terreno di gioco, innanzitutto. Perché in campo ci va Luis Enrique che mai potrà essere il tecnico della semplicità. L’ultimo ko, però, potrebbe tornargli utile. Per capire le trappole del calcio italiano: la Roma sembra caderci volutamente. Baldini, primo sponsor dell’asturiano, per difenderlo, due giorni fa all’Olimpico, ha involontariamente attaccato Sabatini. «Con questo organico ha fatto più del previsto» la sintesi del discorso del dg. Che però non ce l’aveva con il ds: di questo ne siamo sicuri. Ma per i dodici acquisti sono stati spesi circa 70 milioni e con le cessioni il salto negativo è stato di circa 40 milioni. In più il monte ingaggi è di quasi 100. Eppure a gennaio non è arrivato il centrale difensivo: avrebbe dovuto prendere il posto dell’infortunato Burdisso nell’organico giallorosso. Era il primo rinforzo da prendere. (…)

Non è, però, blasfemo accennare al terzo posto. Aveva fatto bene, qualche settimana fa, Sabatini a dire che era possibile. Per l’allenatore no. Per Baldini ni. Poi anche per il dg sì, davanti ai tifosi del Roma club Montecitorio, mercoledì scorso nella cena in via Laurentina. Poi dopo Bergamo per tutti, di nuovo, no. Alla vigilia del derby, sabato scorso, Luis Enrique stupisce e improvvisamente dice sì. Voleva caricare la squadra come lo psicologo personale Joaquin Valdes, giunto a Trigoria giovedì, ha fatto con lui. Battuto per la seconda volta da Reja, nell’incontro con i media chiede, stavolta lui, di poter restare fino al termine della stagione. Un appello da girare alla tifoseria. Baldini e Sabatini pensano a consolarlo negli spogliatoi e al telefono anche ieri. L’asturiano è un uomo distrutto. Per la prima volta per una sconfitta e non per come è maturata. I dirigenti cercano di risollevarlo. Sono uomini di calcio. Ex giocatori. Sanno che la squadra, per quanto nelle intenzioni continui a seguire Lucho, quando va in campo si perde sempre allo stesso modo. Facendosi infilare in contropiede. (…)

Fragile dai primi minuti. Il rigore dell’1 a 0 nel derby chiama in causa quattro calciatori: errori di Heinze nell’impostazione, di Pjanic nella ricezione, di Juan nel movimento e Stekelenburg nell’immobilismo. Oggi il richiamo all’attenzione, oltre che l’allenatore, potrebbero farlo pure i dirigenti. La piazza vuole capire quale Roma sarà nelle prossime settimane e quale quella del futuro. Si attende, dal 31 dicembre, la ricapitalizzazione che non ci sarà prima di fine maggio: avrà il valore delle fondamenta. Si aspetta, da settimane, la firma di Sabatini che ancora prende tempo. In assoluto non è chiara la struttura societaria. La consulente finanziaria Mazzoleni, con effetto immediato come accadde con Lucchesi, è da sabato fuori dalla Roma: stupore da parte di UniCredit che la riteneva una figura di garanzia. Toccherà a Fenucci, non a caso tra i meno contenti insieme con Sabatini della novità, sostituirla nelle mansioni e nella presenza a Trigoria: l’ad sa bene che la sua posizione si è indebolita. Tra le cose strane di questi tempi, i 30 mila euro al mese che la Roma paga, per le consulenze, alla Raptor Accelerator di Pallotta. Il presidente DiBenedetto, intanto, oggi lascerà Roma. Domenica sera, nella trattoria di Largo Tritone, ha almeno bevuto bene: una bottiglia di Tignanello da 150 euro.
Il Messaggero – Ugo Trani

Gazzetta dello Sport – Bojan, José Angel e Kjaer: bisogna capire se valgono

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Fuori da tutto, nel peggiore dei modi. A -10 dalla Champions League, eliminati in Europa da una squadra che in Italia faticherebbe anche in Serie B (lo Slovan, tra l’altro, nel gironcino successivo al playoff con la Roma ha fatto la miseria di un punto in 6 gare), fuori dalla Coppa Italia con un 3-0 in casa della Juventus da mettere i brividi (con i giallorossi incapaci di costruire una sola azione degna di nota). Che il bilancio della stagione della Roma sia a dir poco fallimentare, è oramai ovvio anche a chi si è voluto bendare gli occhi a lungo. Adesso, però, l’ennesimo errore sarebbe andare alla deriva, regalando ulteriori umiliazioni ad una tifoseria che ne ha già dovute sopportare troppe (compresi i due derby persi dopo 14 anni, altro «miracolo» di Luis Enrique). Entrare in Europa dalla porta di servizio (leggi Europa League) sarebbe l’aglietto, ma varrebbe eccome. Cercare di capire su chi puntare per il futuro, però, è il passo obbligato, da qui alla fine del campionato.

Bambino o no? Ecco perché nelle 12 giornate di campionato che ancora mancano da qui al 13 maggio, la Roma deve preoccuparsi soprattutto di capire lo spessore di quei giovani di cui bisogna ancora decifrare bene l’effettivo valore. Primo su tutti Bojan, ovviamente, considerando che era arrivato come un crack e si è lentamente accartocciato su se stesso. Il valore tecnico dello spagnolo non è in dubbio, bisogna capire però la sua tenuta caratteriale. In buona sostanza, verificare se le parole di Pep Guardiola («È un giocatore con una scarsa personalità ») corrispondano al vero o meno. Ecco perché Bojan deve giocare sempre, adesso. È giusto dargli le occasioni di dimostrare e poi a fine stagione — qui sì, per davvero—si tireranno le somme. Gli altri ConBojan, l’altro giocatore di cui bisogna tastare il polso è senza dubbio Kjaer. Anche se in questa circostanza, causa infortuni e disponibilità, sarà molto più facile. Con l’assenza fino alla fine di Juan, Luis Enrique resta con due soli centrali a disposizione (Heinze e appunto Kjaer) e l’opzione De Rossi come alternativa. Come per Bojan, anche Kjaer sembra entrato in un tunnel psicologico da cui è difficile uscirne fuori. L’impressione è che il danese non sia così scarso come sembra, ma del tutto inadatto a questo modulo. Con una difesa bloccata (o anche solo più coperta) e sdoganato da compiti di impostazione, può sembrare un altro giocatore.

Gli altri? Spazio fino in fondo anche ad José Angel e Marquinho, per capire se dovranno far parte del «progetto » (sperando che sia meglio di quanto visto finora) o no. L’inizio dell’esterno spagnolo era stato incoraggiante,masolo quello. Il brasiliano sembra avulso, fuori da ogni contesto. E paga il «peso» di una campagna acquisti invernale di bassissimo livello.

Le conferme Di contro, bisogna insistere su quelli che hanno dimostrato già di valere e che (loro sì) rappresentano già un pezzo del futuro della Roma. Borini, ovviamente, visto il rendimento che ha avuto lungo tutta la stagione (e chissà come sarebbe andata se non fosse stato costretto a stare fermo due mesi per infortunio). I sette gol segnati nelle ultime 9 partite di campionato sono tanta roba, come la voglia che ci mette su ogni pallone. Con Borini, si potrebbe provare anche a «studiare» una posizione diversa per Lamela. Non solo da attaccante esterno o trequartista, ma anche nei tre di centrocampo, che era poi il sogno di Walter Sabatini di inizio stagione. E non far perdere la fiducia a Maarten Stekelenburg (per fortuna che c’è lui e non Kameni, un altro che era entrato nell’occhio di Lucho), uno di quelli su cui bisogna costruire il futuro giallorosso.
Gazzetta dello Sport – Andrea Pugliese

Corriere dello Sport – Giocatori con Lucho ma cresce il dubbio

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Luis Enrique è sicuro che i giocatori siano ancora tutti (o quasi) dalla sua parte. «Se così non fosse, andrei a casa» aveva detto dopo la batosta di Firenze, a dicembre. Non gli si può dar torto. Dopo un periodo di scetticismo iniziale, con il passare dei mesi il gruppo si è lasciato sedurre dal carisma del capo. La squadra apprezza i suoi metodi di lavoro innovativi, le sue idee trasgressive, la disciplina negli allenamenti alternata alla libertà nella vita al di fuori di Trigoria.

DUBBI – In un certo senso lo spogliatoio della Roma avverte un debito di riconoscenza nei confronti di un allenatore che nei fatti, e non solo nelle parole, ha dimostrato di avere fiducia nella professionalità della squadra. Crede nell’idea di un calcio propositivo e spregiudicato, anche a costo di qualche strafalcione. Questo però non cancella le perplessità dei giocatori su certe decisioni. L’esclusione punitiva di De Rossi a Bergamo non è stata capita da molti: Heinze, Perrotta, Osvaldo. Nulla di grave, se è vero che proprio De Rossi all’indomani del provvedimento è andato in televisione a chiedere sostegno per Luis Enrique. (…)

PERCHE’? – Anche in occasione del derby, in molti sono stati sorpresi dalla formazione: per tutta la settimana a Trigoria avevano la percezione che avrebbe giocato Bojan, più volte chiamato dall’allenatore in colloqui privati, invece tra i titolari è finito il festeggiato Lamela. A centrocampo, poi, Pjanic non stava bene: se nella logica di Luis Enrique gioca solo chi sta «al cento per cento» , perché per Pjanic è stata fatta un’eccezione? E ancora: Simplicio era sparito dopo la figuraccia di Siena, come mai è stato rilanciato in una partita così delicata? Situazioni già viste in autunno, quando le cose non funzionavano. Ecco, la squadra vorrebbe avere la possibilità di prevedere più facilmente le decisioni dell’allenatore per non trovarsi a gestire lo sbandamento dell’ultimo secondo (…).

LA POLITICA – I giocatori, intanto, si interrogano sulla linea di condotta della società a proposito degli arbitri. Taddei si è lamentato esplicitamente a fine partita, rischiando una multa che alla fine gli è stata risparmiata: «Gli altri massacrano gli arbitri, noi siamo troppo buoni» . La squadra vorrebbe rivedere il Baldini da battaglia dell’epoca Sensi.
Corriere dello Sport – Roberto Maida

Juan: “Il razzismo è un crimine. L’infortunio? Tornerò il prima possibile”

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Non è svanita l’amarezza di Juan dopo il derby con la Lazio, in cui il difensore brasiliano ha subito i cori razzisti da una fetta della curva Nord. E se la sconfitta nella stracittadina ha virtualmente precluso alla Roma le residue speranze di dare un senso ad un campionato avaro di soddisfazioni, anche il centrale giallorosso si vede costretto a salutare in anticipo la stagione, in seguito all’infortunio (LESIONE DI SECONDO GRADO DEL LEGAMENTO COLLATERALE MEDIALE) rimediato contro i biancocelesti. Sullo stop che lo terrà lontano dal campo per 40-50 giorni, e sul comportamento di una parte dei tifosi laziali, Juan si è espresso così:

“Ho lasciato il campo sentendo molto dolore e sfortunatamente oggi ho avuto la conferma della lesione al ginocchio destro. Non si tratta di una rottura, ma solo di uno stiramento al legamento. Ora voglio fare tutto il possibile per tornare prima di quanto i medici hanno previsto. I cori? E’ assurdo, una cosa come questa non deve ripetersi. Sentivo che stavano facendo dei cori – racconta Juan al portale lancenet.com.br – ho avvisato l’arbitro e poi ho fatto cenno ai loro tifosi di stare in silenzio. Quello che è accaduto è disgustoso, il razzismo è un crimine. Il calcio è uno sport, un gioco fatto per dare allegria alle persone. Per questo sono radicalmente contrario a qualsiasi forma di aggressione, fisica o verbale. Dopo questo episodio, gli stessi giocatori della Lazio sono venuti a complimentarsi e ad abbracciarmi, perché non era la prima volta che una cosa del genere accadeva con i loro tifosi”.

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Ag. Isla: “La Roma? Non posso dire nulla, comunque si trova molto bene in Italia”

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Leonardo Rodríguez, agente di Mauricio Isla, centrocampista dell’Udinese, accostato più volte al nome della Roma e a quello del ds giallorosso Walter Sabatini, ha parlato a proposito le condizioni del suo assistito, infortunatosi nella partita casalinga contro il Milan, e del suo futuro. Queste le parole dell’agente rilasciate a radiocalciomercato.it: “Per lui purtroppo si tratta di un momento particolare, perché i progetti erano di disputare una grande stagione e poi fare il salto di qualità: c’erano quattro o cinque squadre europee che erano interessate a lui, ora vediamo cosa succede. L’infortunio purtroppo ha frenato tutto, stavamo cominciando a parlare con qualche società, ora però Isla deve pensare solo al recupero e lo sta facendo bene con una grande voglia e ottimismo. È in una situazione particolare, perché si sa qual è la strategia dell’Udinese: c’è un prezzo e non hanno fretta nel vendere. Se arriva una squadra con la cifra giusta si potrà iniziare la trattativa, altrimenti non hanno la necessità di vendere. Roma su Isla? Non si può dire quali sono le squadre interessate: ci sono più società su di lui, anche estere. Isla comunque si trova molto bene in Italia”.

Twitter, Llorente: “Ho rivisto il derby, complimenti ai giocatori per il loro atteggiamento”

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Tonin Llorente,  mental coach giallorosso, ha coomentato su Twitter  il derby contro la Lazio perso ieri per 2 a 1 dalla Roma : “Dopo rivedere la partita,nonostante giocarla in 10,complementi ai giocatori per la loro prestazione e il loro atteggiamento e coinvolgimento“.

Martinez (medico Argentina): “Burdisso? Il recupero continua meglio del previsto”

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Daniel Martinez, medico della Nazionale di calcio Argentina, interviene sul recupero di Nicolas Burdisso, il quale ha svolto un lavoro personalizzato in palestra oggi a Trigoria, insieme a Luis Garcia e Ruben Araguas, due fisioterapisti della Selección. Queste le parole di Martinez al canale telematico giallorsso, Roma Channel: “Nico è una grande persona, abbiamo la responsabilità e il dovere di stargli vicino per controllare i progressi che fa e sotto questo aspetto stiamo lavorando a stretto contatto con l’eccellente staff medico della Roma. Ha fatto notevoli passi avanti rispetto a quando si trovava in Argentina, dove ha svolto la prima parte del percorso riabilitativo. Nell’ultima visita fatta dal professor Cerulli, abiamo riscontrato ottimi progressi per quanto riguarda la stabilità, questi sono i segnali giusti che ci porteranno verso il completo recupero del grave infortunio al ginocchio sinistro. Dobbiamo lavorare mese per mese, senza pensare a un giorno in particolare: Nico sta bene e procede secondo i migliori parametri per una simile lesione. La cosa importante non è fissare la data, ma assicurarci che stia bene quando tornerà

Liverani: “Stekelenburg? Il regolamento è troppo severo. Cori razzisti? Meno se ne parla e meglio è”

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L’ex centrocampista di Palermo, Fiorentina e Lazio, Fabio Liverani, ha parlato a proposito del derby capitolino andato in scena ieri pomeriggio, e delle polemiche  riguardanti l’espulsione del portiere giallorosso Stekelenburg, e dei cori provenienti dalla curva nord nei confronti del difensore brasiliano Juan. Queste le sue parole: “Stekelenburg? Il regolamento è troppo penalizzante per il portiere. Va detto però che se Bergonzi fosse stato più indulgente le polemiche ci sarebbero state, ha applicato il regolamento e ha fatto bene. I portieri cercano spesso di intervenire sul pallone“.

Liverani si sofferma anche su quello che è l’atteggiamento tattico della squadra di Luis Enrique: “La squadra di Luis Enrique ha un atteggiamento offensivo ma quando perde la palla a centrocampo rischia sempre di subire l’imbeccata centrale. I giallorossi devonorammaricarsi perché hanno subito gol su calcio da fermo. La Lazio hasbagliato troppe occasioni sul 2 a 1 e poi ha rischiato anche il pareggio, Bojan prima? Magari se fosse entrato sarebbe stato al posto di Totti in quel momento non sarebbe stato giusto perché Francesco dava respiro alla squadra. La Lazio ha tutto per giocarsi il posto in Champions insieme a Napoli e Udinese“.

L’ex centrocampista della Lazio poi continua sempre ai microfoni di Radio Manà Manà Sport 24 : “L’equilibrio a Roma è difficile da trovare. Luis Enrique nel bene o nel male andrà sempre per la sua strada, il problema sono gli artefici del suo gioco. L’idee di gioco sono importanti ma gli interpreti sono quelli che rendono positivo o negativo l’esito di una partita. Insegna calcio e questo èimportante. Gli errori nel derby di Pjanic e Simplicio nel possessopalla sono individuali, non di gioco“.

Infine riguardo ai cori razzisti: “I cori razzisti verso Juan e Diakité? Non si devono criminalizzareuna o l’altra tifoseria, succede troppo spesso. E’ una questione cheva affrontata, ci sono troppi maleducati ma meno se ne parla meglio è.I due ragazzi hanno gestito bene la cosa con tanta classe“.

 

Foschi (ds Padova): “Kjaer ora è in difficoltà. Bisogna aspettarlo perchè è forte”

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Il direttore sportivo del Padova Rino Foschi ha parlato di Kjaer, giocatore acquistato dal ds ai tempi del Palermo:
Credo molto in Kjaer. È arrrivato al Palermo e ha fatto molto bene, così come al Wolfsburg -dice a radiocalciomercato.it -. Sabatini, che lo conosce bene, lo ha portato alla Roma. I giallorossi hanno un progetto particolare, con Luis Enrique che ha un sistema di gioco innovativo e Kjaer sta avendo qualche difficoltà. Ma è un calciatore forte e ha tutte le caratteristiche per essere un difensore importante: è uno dei giovani più forti d’Europa. Stanno facendo un processo a un calciatore molto interessante: aspettiamo perché io credo molto in lui. Con Luis Enrique si applica un modo diverso di difendere e lui sta facendo un po’ fatica, ma anche gli altri difensori hanno delle difficoltà“.