Ennesimo record per l’allenatore del Manchester United Sir Alex Ferguson. Domenica con la vittoria per 3-1 in casa del Tottenham ha collezionato l’incredibile cifra di 986 panchine con il Manchester United! Alla guida dei red devils dal 1986 con i quali ha vinto praticamente tutto, è indiscutibilmente un’icona del calcio britannico e mondiale.
Altro record per Ferguson: 986 panchine con il Manchester United
Stagione finita per l’ex romanista Baptista
Julio Baptista, ex attaccante romanista ora in forza agli spagnoli del Malaga, ha praticamente finito la stagione con 3 mesi di anticipo. Si è procurato infatti uno strappo alla gamba di tre centimetri. Dopo la frattura del dito del piede ad inizio stagione, un’altra tegola per il brasiliano.
Ag. Pizarro: “Sta dando un grande contributo al City”
L’agente di David Pizarro Beppe Bozzo ha parlato del recente trasferimento del proprio assistito al Manchester City: “Pizarro sta dando un grande contributo al City, questo smentisce tante voci sui suoi presunti infortuni. In estate troveremo una soluzione tranquillamente con la Roma. In estate venne cercato dal Palermo ma volevamo una squadra uguale o superiore come caratura alla Roma… La Juventus? Le voci messe in giro sulle sue condizioni fisiche hanno frenato la trattativa – conclude a tuttomercatoweb – “.
Il Messaggero – Juan, la moglie e i cori razzisti: “Nostro figlio piangeva all’Olimpico”
«Quella gente mi fa soltanto pena». Quella gente, i razzisti. Rigida, determinata Monick, la moglie di Juan, due pomeriggi dopo quel maledetto Roma-Lazio, la partita che tutta la famiglia Silveira dos Santos non dimentica, è ancora delusa, sorpresa, perché il razzismo non sa cosa sia, non lo concepisce per cultura. Juan nero, Monick bianca, Joao Lucas, il figlio di sei anni, che tutti chiamano Gianluca e che somiglia a papà. «Lui cresce senza vedere differenze tra i colori della pelle.In famiglia, a scuola, ovunque, non la sente come una diversità. Per questo domenica è rimasto sorpreso». Non esistono razze, esiste l’uomo, non esistono i razzisti, esistono gli idioti. Gianluca frequenta una scuola internazionale a Casal Palocco, a pochi passi da casa, a cinque chilometri dal mare di Ostia. Un istituto multietnico, ci sono brasiliani, giapponesi, tedeschi, bambini di ogni colore ed estrazione sociale. C’è chi si può permettere la retta salatissima, chi fa sacrifici e se la permette lo stesso. Il piccolo è abituato a confrontarsi con tutti, senza distinzioni. E gli altri lo stesso fanno con lui. Quasi un mondo perfetto. (…). Quel pomeriggio di Roma-Lazio, Gianluca era in tribuna insieme con la mamma. «È scoppiato a piangere quando ha visto il papà soffrire per quei buu. Adesso ha sei anni, capisce tutto, non gli si può nascondere più niente. Vede, metabolizza, elabora. E ci sta male. In Brasile una cosa del genere non succede. Lì sono molto più severi. In più, domenica, vedendo il papà uscire dal campo zoppicando, si è preoccupato doppiamente», sottolinea Monick.
Siamo andati a trovarla ieri mentre andava a prendere il figlio a scuola. Ora d’uscita dei bambini, 15.25. Fa freddo, sta per cominciare a piovere. Lei, abiti semplici, sguardo determinato, ci viene incontro, curiosa di sapere il motivo della nostra presenza. (…) Suo marito ora è più calmo? «Juan è troppo buono, non l’ho mai visto insultare nessuno o anche reagire in maniera scomposta verso chi lo ha preso di petto. Solitamente è tranquillo, domenica mi ha sorpreso quando l’ho visto zittire chi ululava. Ha fatto bene. Io avrei fatto anche peggio. Il razzismo è criminale. Non gli era mai successa una cosa del genere, né a Roma né in altre parti dove siamo stati. È stato molto triste».
In tribuna Monick e Gianluca hanno sofferto molto, da subito. «Quando hanno cominciato a ululare contro Fabio Simplicio, ma nessuno lo ha notato lì per lì e nemmeno nei giorni successivi. Poi è toccato a Juan. Doveva lasciare il campo? Non lo so se sarebbe stata la cosa migliore, ha reagito in quel modo e questo basta. Pian piano sta tornando tutto alla normalità, ma quello che è successo lascia comunque il segno». Vien da dire, meglio andare via da Roma, vista la situazione? «No, questo no. Non lo so», risponde cauta. (…). «Noi brasiliani non siamo abituati a certe situazioni. Il nostro è un Paese multietnico, nasce dai colonizzatori. Abbiamo visto arrivare portoghesi, africani, indios. È normale il confronto con altre etnie, per noi è consuetudine vivere insieme, annullando ogni differenza. Per questo oggi sono ancora stupita, mi sembra tutto così impossibile».
Fischiare, ululare, uno coinvolge un altro, anche se non lo vuole. Dentro al gregge finisce pure chi razzista non lo è. (…). A volte si contagia anche la stupidità. «Una cosa mi piacerebbe vedere: perché tutti quelli che hanno urlato buu a mio marito o a Simplicio o a qualsiasi altro giocatore, non vanno in una favela brasiliana a fare la stessa cosa? Le assicuro che vedrebbe reagire quella gente in maniera piuttosto dura, anche se gli mancasse un braccio». Ci vuole coraggio, insomma. Che non è lo stesso che si manifesta negli stadi con qualche buu buu coperto dall’ombra di una massa anonima.
Il Messaggero – Alessandro Angeloni
Corriere dello Sport – Miccoli vede Roma e già si scalda: 7 gol ai giallorossi. E con lui ci sarà Hernandez
Si dice che Fabrizio Miccoli sia specializzato in gol anti-Milan, in particolare da quando indossa la maglia rosanero. Ma c’è un’altra squadra fra i suoi bersagli preferiti ed è proprio la Roma. Anzi, è la formazione cui, dopo l’Inter, ha segnato più volte in carriera (7, come alla Juve), cinque delle quali proprio con la maglia del Palermo. In particolare, il numero 10 fa gol ai giallorossi da tre stagioni di fila al Barbera e sabato vuole chiudere il “poker” anche per tirare fuori il Palermo da una nuova situazione di difficoltà: due ko di fila, tre nelle ultime 4 giornate, la zona pericolo sufficientemente distante ma la salvezza ancora non matematicamente conquistata.
PRECEDENTI – Le ultime tre edizioni di Palermo-Roma sono state all’insegna del gol e delle emozioni, e hanno visto sempre Miccoli come protagonista. L’anno scorso fu lui ad aprire le danze, prima che Ilicic e Nocerino chiudessero il conto (Totti nel finale fissò il risultato sul 3-1); nella stagione precedente, Fabrizio firmò un gol rocambolesco, quasi dalla linea di fondo nel corso di un pirotecnico pareggio, 3-3, ottenuto su un campo pesantissimo e sotto un incessante diluvio; nel 2008-09, nella gara che vide l’esordio sulla panchina rosa di Davide Ballardini, risultò ancora più decisivo rovesciando gli esiti di una partita che si era messa malissimo per i rosanero dopo il gol iniziale di Baptista. Una straordinaria doppietta lanciò il Palermo ad un altro 3-1 finale, chiuso poi da Cavani. Metteteci anche il rigore trasformato all’Olimpico per accorciare le distanze nel 2009-10 (4-1 per la Roma) ed ecco i cinque centri di Miccoli ai giallorossi.
IL RECORD E IL CONTRATTO -Miccoli ha anche un altro stimolo forte per cercare il gol. Gliene manca solo uno per stabilire un nuovo primato: deve raggiungere (ed eventualmente superare…) Carlo Radice, icona rosanero degli anni ‘30, che realizzò 62 gol in 4 stagioni. (…) Un piccolo sforzo per entrare sempre di più nella storia e nel cuore dei tifosi. E, chissà, per ricominciare un dialogo su un contratto che scadrà a giugno 2013, quando Miccoli avrà 34 anni. Lui si è sempre detto disponibile, dando priorità al rapporto con Zamparini.
HERNANDEZ – Gli allenamenti rosanero sono blindati, ma filtra l’indiscrezione che sabato Mutti stia pensando a una variazione in attacco. Torna a disposizione Abel Hernandez, dopo il lungo calvario degli infortuni. La sua velocità potrebbe essere un’arma micidiale contro una difesa che concede parecchi spazi come quella della Roma. Budan, dal canto suo, offre alla squadra fisicità e partecipazione al gioco. La coppia d’attacco insomma potrebbe cambiare, o dall’inizio o in corso di gara ed essere formata da Hernandez e Miccoli. Il capitano non si discute, da lui spesso dipendono gli equilibri offensivi: col Milan, bloccatosi lui, in giornata opaca come l’intera squadra, il Palermo ha perso molta della sua forza penetrativa. (…) Miccoli ha fame di riscatto. Col Milan l’appuntamento è andato male, adesso l’attaccante salentino ci riproverà contro un’altra delle sue “vittime” abituali.
Corriere dello Sport – Paolo Vannini
Corriere della Sera – L’italianista e i rivoluzionari
Il derby (che definirei delle panchine) è stato vinto da un allenatore italiano che conosce bene i segreti del nostro calcio. Sulla panchina della Roma sedeva, invece, (e siede) un tecnico asturiano che non ne vuol sapere di apprendere le lezioni che gli vengono dal campo. Non sente ragioni e va avanti come se niente fosse. La Lazio, meritatamente, vince e mantiene il terzo posto in classifica. Non più in condominio, però, ma in maniera solitaria. Questo smentisce categoricamente quanti sbraitavano e volevano la testa di Edy Reja meno di due settimane fa. Esiste la comprensione nei confronti di chi non capisce, ma è anche vero che di tanto in tanto è doveroso recitare il mea culpa. Dunque, la squadra biancazzurra è in piena corsa per la Champions: non solo ha distanziato l’Udinese, ma è ad un soffio dalla Juve che (non dimentichiamolo) deve comunque recuperare la partita con il Bologna. Bella soddisfazione per il mister che, pur avendo alle spalle la sagoma di Zola, non è arretrato di un passo e ha continuato a lavorare con serietà e professionalità. I frutti sono evidenti, la Lazio gira e guadagna punti, nonostante i numerosi infortuni. Tutto merito di chi, se non del mister che predica umiltà e saggezza? Adesso non bisogna cullarsi sugli allori, perché abbassare la guardia potrebbe voler dire perdere un treno su cui i tifosi vogliono salire ad ogni costo. Ora che ogni traguardo è fallito bisogna pensare alla Roma di domani. E il futuro non deve prevedere né Luis Enrique né Sabatini e Baldini, che hanno completamente sballato la campagna acquisti. Josè Angel, Bojan, Kjaer, Marquinho, Osvaldo a che cosa sono serviti? E le cessioni di Pizarro e Borriello dove le mettiamo? Una catastrofe. È chiaro che la «rivoluzione» deve avere una «controrivoluzione», che non può essere guidata da chi ha ridotto la Roma ai minimi termini. I proprietari americani (se hanno voce in capitolo) programmino da subito. Lucho non può andar via adesso? Gli si dia il benservito per giugno. Sabatini e Baldini non hanno convinto? La porta di Trigoria è aperta e lor signori si possono accomodare. DiBenedetto, Pallotta, Unicredit: non sempre la fretta è cattiva consigliera.
Corriere della Sera – Bruno Tucci
Il Messaggero – Roma, la scossa: “Non mollate”
«Dobbiamo rialzarci subito». Nel giorno dei confronti a Trigoria, mirati a dare ancora un senso alla stagione, dopo il secondo derby perso in questo campionato e il terzo posto diventato un miraggio lontano 10 punti, Luis Enrique incoraggia il gruppo, in queste ore stranito e perplesso. Più provato dei suoi giocatori, l’asturiano fa quasi tenerezza. (…) I dirigenti, durante i colloqui di ieri, lo hanno addirittura trovato «rinfrancato». C’è chi lo ha visto «incazzato» e quindi combattivo. Perché, nonostante tutto, crede ancora nei suoi metodi. Lo ha chiarito anche alla squadra, prima dell’allenamento. Un discorso di 10 minuti. Semplice e diretto: «Mi è piaciuto l’atteggiamento, la vostra reazione. Sono soddisfatto per l’intensità. Ora dobbiamo insistere, andando tutti nella stessa direzione. Già abbiamo vissuto, in quest’annata, momenti così. E voi li avete superati anche in passato. Sono convinto che possiamo riprenderci pure stavolta».
Baldini e Sabatini hanno parlato con Luis Enrique, per loro mai in bilico. E anche con i calciatori. Colloqui individuali, per spiegare che cosa si aspettano dalla squadra nelle ultime 12 gare di campionato.(…). «Ora corriamo il rischio di staccare la spina. Invece non bisogna mollare» il messaggio rivolto soprattutto ai più giovani. Indicando loro il nuovo percorso: «Dobbiamo dimostrare di essere una squadra. E’ il nostro vero obiettivo: non virtuale ma reale. Anche per essere pronti nella prossima stagione. Ci serve qualche risultato importante. Vi vogliamo vedere ambiziosi». Sabatini, ai microfoni di Sky e di Roma Channel, ha difeso il tecnico, confermando l’intenzione della proprietà che punta ad averlo in panchina pure nella prossima stagione: «Luis Enrique non è stato mai in discussione. Non lo è neanche ora. Anche per il futuro sarà lui l’allenatore della Roma, se lui lo vorrà. Domenica l’avevo visto un po’ abbattuto. Mi aveva detto che avrebbe voluto vincere pure giocando male. Dopo aver perso il derby d’andata, era disposto a tutto. Anche a rivedere le sue idee, pur di battere la Lazio al ritorno».
Il ds, poi, tranquillizza la piazza. (…) «Resto alla Roma per un’altra stagione: basta la mia parola, devono essere loro a non volermi più», scherza, anche per prendere di petto la situazione, dopo le voci delle ultime settimane. «Io sono pronto, l’ho capito in modo particolare dopo la sconfitta di domenica. Ho molto lavoro da fare, posso firmare anche subito se la società lo vorrà». Prima di esporsi davanti alle telecamere, anticipa la sua decisione anticipato agli altri dirigenti che per la verità non avevano mai ipotizzato il possibile addio. Sabatini si prende la responsabilità di non aver sostituito Burdisso nell’organico di Luis Enrique, pur avendo avuto a disposizione la sessione invernale di mercato: «Ho fatto errori a gennaio, serviva un difensore ma ho sottovalutato la cosa». Adesso è uscito di scena anche Juan. Scontato il rilancio di Kjaer che il ds ha voluto fortemente in giallorosso. Si aspetta un grande finale dal danese che fin qui ha deluso: «Non far bene qualche gara a Roma diventa una condanna definitiva. Kjaer tra l’altro ha solo sbagliato qualche pallone, non partite. Quando l’errore è di un giocatore di un metro e novanta e biondo è diverso rispetto a quando lo commette uno castano di venti centimetri più basso. Lui è forte: se andrà in campo a Palermo, dovrà combattere contro la sfortuna degli episodi e fare quello che sa fare per se stesso e per la Roma».
«C’è molta mortificazione nei calciatori». (…) «Sono addolorati dal risultato. Ma hanno fatto il massimo. Ripartiremo anche questa volta. La situazione è negativa, per gli infortunati, per gli squalificati e per lo stato d’animo. Non ci possiamo, però, permettere più deroghe, l’impegno va mantenuto per un orgoglio professionale e per i tifosi. Dobbiamo essere una squadra già quest’anno, fatto salvo per le integrazioni che faremo il prossimo: la società sta lavorando. Ma è un dovere affrontare queste dodici partite per mostrare le nostre qualità e superare questa pesantezza che ci ha preso negli ultimi otto giorni. Prima pensavamo ad altro. Ora un gruppo di lavoro vero ha l’obbligo di reagire e di essere qualcosa». Fa pure un appello: «Alla gente dico di continuare a confidare in quel che si sta facendo. So che non è facile dopo un secondo derby perso e dopo la dismissione di un obiettivo che era stato pensato. I tifosi della Roma, però, si devono fidare. Abbiamo una grande volontà. E le qualità per poter essere migliori».
Il Messaggero – Ugo Trani
Il Romanista – Juan: “Il razzismo è un crimine”
Il contratto scadrà nel 2013. Ma quello di domenica potrebbe essere stato il suo ultimo derby. Non l’ultima partita con la Roma, forse, visto che quando tornerà in campo, diciamo tra un paio di mesi, diciamo quindi intorno ai primi di maggio, mancheranno ancora un paio di incontri al termine della stagione. Da Trigoria però filtra un’indiscrezione: l’avventura romanista di Juan potrebbe essere vicina al capolinea. Una grande avventura, una storia positiva come il suo finale: lieto. Il giocatore potrebbe infatti aver detto addio alla Roma dopo un derby alla Giacomo Losi. Stringendo i denti, fregandosene del dolore fisico e di quello psicologico, del legamento collaterale del ginocchio destro che aveva ceduto e degli ululati razzisti della Nord.
La diagnosi è stata impietosa. Lesione di secondo grado del legamento collaterale mediale del ginocchio destro. Addio campionato. Per la Roma, l’ennesimo infortunio di una stagione che è stata da cani pure sotto questo profilo. «Ho lasciato il campo sentendo molto dolore – racconta il giocatore al brasiliano Lancenet.com – e sfortunatamente ora ho avuto la conferma della lesione al ginocchio destro. Non si tratta di una rottura, ma solo di uno stiramento al legamento. Ora voglio fare tutto il possibile per tornare prima di quanto i medici hanno previsto». Questo per quanto riguarda il dolore fisico. Poi c’è la lesione più profonda, una ferita ancora più difficile da rimarginare. I cori della Nord. «È assurdo – dice Juan – una cosa come questa non deve ripetersi. Sentivo che stavano facendo dei cori ho avvisato l’arbitro e poi ho fatto cenno ai loro tifosi di stare in silenzio. Quello che è accaduto è disgustoso, il razzismo è un crimine. Il calcio è uno sport, un gioco fatto per dare allegria alle persone. Per questo sono radicalmente contrario a qualsiasi forma di aggressione, fisica o verbale. Dopo questo episodio, gli stessi giocatori della Lazio sono venuti a complimentarsi e ad abbracciarmi, perché non era la prima volta che una cosa del genere accadeva con i loro tifosi».
Cinque stagioni alla Roma, un rendimento soddisfacente, anche in questo campionato che pure non era iniziato propriamente benissimo. Però una serie di infortuni che spesso e (non) volentieri ne hanno evidenziato una discreta fragilità muscolare. E aggiungeteci anche dei problemi personali, un’età – Juan ha 32 anni – non troppo in linea con le strategie del club (Totti è l’eccezione, ma Totti è Totti) e un ingaggio di 2,6 milioni. Mischiate il tutto e capirete perché a fine stagione potrebbe essere trovata una soluzione che potrebbe accontentare tutti. Juan potrebbe tornare in Brasile, dove il Flamengo lo accoglierebbe a braccia aperte. Mentre la Roma risparmierebbe l’ultimo anno di stipendio. A meno, ovviamente, di non voler ancora puntare sull’esperienza del difensore numero uno.
Il Romanista- Daniele Galli
Leggo – La Roma guarda oltre Lucho
L’indifferenza dopo la tempesta. A Trigoria, a 48 ore dalla sconfitta nel derby, non c’era nemmeno un tifoso a seguire la ripresa degli allenamenti e non c’è stato nessun confronto Luis Enrique-squadra. Ma il fuoco cova sotto la cenere dell’obiettivo Champions andato in fumo. C’è da salvare la stagione con la qualificazione in Europa League, ma c’è soprattutto da pensare al futuro della squadra, che dipenderà esclusivamente dalla decisione di Lucho se restare o no. La Roma lo ripete allo sfinimento: vuole confermarlo. È il tecnico che non è più così convinto di voler proseguire la sua avventura e attende da un momento all’altro la chiamata del presidente del Barcellona, Rossel, che ha messo il suo nome in cima alla lista dei successori di Guardiola. Sul tavolo c’è sempre la proposta di rinnovo del contratto (che scade nel 2013) presentatagli da Baldini. Intanto, però, la Roma ha cominciato a guardarsi intorno e appena ha girato lo sguardo ha incrociato quello di Andrè Villas Boas, vecchio pallino di Baldini. Il tecnico portoghese è libero dopo la brutta esperienza al Chelsea e sarebbe felice di intraprendere l’avventura nel campionato italiano. C’è da superare la concorrenza dell’Inter, ma Baldini avrebbe già strappato il sì di Villas Boas nel corso di un incontro avvenuto a Londra a fine dicembre (e non un mese fa come scritto dal sito inglese Goal.com).
Il tecnico portoghese (34 anni) fu corteggiato a lungo la scorsa estate da Baldini, ma la clausola rescissoria da pagare al Porto (15 milioni) spaventò la Roma e avvicinò Villas Boas al Chelsea di Ambramovich. Oggi le cose sono cambiate e la Roma dovrebbe pensare «solo» a garantire all’ex vice Mourinho un ingaggio vicino ai 4 milioni. «Al momento non c’è nulla – ha assicurato l’agente del portoghese a Rete Sport- la Roma è una grande società, ma Andrè sta ancora smaltendo la delusione Chelsea».
A Trigoria nel frattempo circolano anche i nomi di Montella, Zeman e Prandelli. Tre ex che a Roma hanno vissuto fortune alterne, ma che potrebbero continuare il progetto tecnico iniziato da Luis Enrique. Più distanziato Capello, che vanta un ottimo rapporto con Baldini ma che non è incline a lavorare con giovani promesse. Non solo il tecnico: la Roma sta pensandio anche ai giocatori da acquistare e proprio ieri l’agente di Bastos (Lione) ha confermato l’interesse dei giallorossi. Restano calde le piste Silvestre (Palermo), Isla (Udinese) e Verratti (Pescara).
Leggo – Francesco Balzani
Corriere dello Sport – Rivoluzione Roma: atto secondo
Otto giocatori sono sicuri di giocare nella Roma anche il prossimo anno. Stekelenburg, Burdisso, De Rossi, Pjanic, Totti, Osvaldo, Borini, Al di là delle dichiarazioni ufficiali, anche in società si è preso atto di come nel prossimo mercato sarà necessario intervenire per la seconda volta in maniera piuttosto consistente. Un ottimo scheletro, a cui però mancano muscoli, tendini, nervi, pelle. Tutto quello che serve per completare una squadra da scudetto, o almeno da primissime posizioni, arriverà dal mercato. Non siamo alle liste di proscrizione, ma a un’epurazione tecnica paragonabile alla pulizia effettuata l’anno scorso, con l’avvento dei nuovi padroni e dei nuovi dirigenti. Perché molti errori sono stati fatti. E la società spera di non ripeterli.
Arriveranno dunque almeno sei giocatori importanti: due esterni, due difensori centrali, un centrocampista, un attaccante. Queste sono le richieste di Luis Enrique, che per adesso non ha anticipato ai dirigenti l’idea di mollare a fine stagione. Anzi, nei giorni scorsi ha studiato un ventaglio di possibili rinforzi per il prossimo campionato. La Roma si augura che i risultati delle ultime partite di questo sciagurato campionato non lo spingano a cambiare orientamento. Per non ricominciare da capo.
DIFESA
Chi c’è
Stekelenburg non si tocca, nonostante le difficoltà di questi giorni, e Lobont dovrebbe rimanere perché non rompe le scatole come secondo portiere. Le certezze sulla difesa si fermano qui, per il resto sono tutti sotto esame. Non a caso Sabatini ieri si è pentito pubblicamente di non aver rinforzato la squadra a gennaio con un difensore e un terzino. La prima incognita è Burdisso: tornerà come la Roma lo ha lasciato prima del terribile incidente di novembre? E poi: Taddei (ieri 32 anni: auguri) e Rosi sono due buoni giocatori, ma sono adatti a fare i titolari a tempo pieno in una squadra che mira ad essere competitiva ai massimi livelli? La società se lo sta chiedendo, mentre valuta le posizioni di due stranieri classe ‘89: Kjaer e Josè Angel fin qui sono stati un flop, non verranno confermati se il loro rendimento non salirà nelle prossime partite. Incerto invece il futuro di Heinze, che avrà il rinnovo di contratto automatico tra due partite: ma Heinze ha 34 anni e sta pensando seriamente di tornare in Argentina per chiudere la carriera. Misterioso anche il domani di Juan, che va in scadenza nel 2013: piace a un paio di squadre brasiliane, potrebbe andarsene. Sicuri infine gli addii di Cicinho e Cassetti, il cui contratto è finito.
Chi arriva
Quattro acquisti: due esterni e due centrali. I centrali saranno due, visto che Burdisso nell’immediato non dà garanzie di recupero completo. La difesa è il reparto più bisognoso di rinforzi e di stravolgimenti. Per il calcio di Luis Enrique servono due esterni di grande qualità, che siano pericolosi per gli avversari e non per Stekelenburg: a destra il prescelto sembrerebbe Isla dell’Udinese, mentre a sinistra l’uomo giusto può arrivare da Lione ed è Cissokho più di Bastos, che anche ieri si è candidato attraverso il manager. La rosa dei laterali potrebbe poi essere arricchita da Crescenzi, che a 21 anni dopo tre campionati di serie B sembra pronto. In mezzo, invece, sono tanti i giocatori sotto osservazione: da Subotic a Otamendi, da Dedè a Vertonghen, da Garay a Ogbonna. Ma il nome sarà scelto più avanti a seconda delle opportunità. Per il momento il trio Baldini-Fenucci-Sabatini ha individuato il profilo del calciatore che serve: un difensore forte di testa, veloce e bravo nell’anticipo, che sappia adattarsi al calcio di Luis Enrique. Juan e Heinze, per capirsi, non sono funzionali perché sono troppo lenti e quando vengono attaccati negli spazi soffrono molto. A questa lacuna la Roma sta cercando di ovviare con un acquisto importante.
CENTROCAMPO
Chi c’è
In mezzo al campo le sicurezze sono due: De Rossi e Pjanic. E’ una certezza quasi acquisita anche Fernando Gago, che sarà riscattato dal Real Madrid per una cifra vicina ai 6 milioni. Ma osservando la parte restante dell’organico, la Roma è pronta a discutere tutto. E’ difficile, ad esempio, che venga trattenuto Marquinho, a meno di un finale di campionato straripante: il prestito di cinque mesi è costato 350.000 euro, una cifra accettabile anche in caso di mancato acquisto. Ancora meno doloroso sarebbe perdere Simplicio, che a settembre compirà 33 anni, e Greco, a cui è stato da poco rinnovato il contratto. (…) La Roma cercherà una sistemazione anche a Perrotta, che va in scadenza nel 2013. E lo stesso proverà a fare con Pizarro, che rientra dal prestito al Manchester City: se Mancini non si muove, ha chance di continuare l’esperienza inglese prima di rientrare in Cile. Tra i giovani talenti di Trigoria, invece, Viviani potrebbe essere prestato per maturare: Luis Enrique lo considera ancora acerbo.
Chi arriva
Per quanto riguarda il centrocampo, l’indicazione è la scelta Marquinho: la Roma cerca un calciatore dai piedi dolci, bravo negli inserimenti, nel tiro da lontano, possibilmente mancino visto che gli altri mediani preferiscono usare il destro. E soprattutto, più forte di Marquinho. Sabatini presto organizzerà una missione in Sudamerica, personalmente o attraverso il collaboratore Massara, per trovare occasioni di mercato. Paulinho del Corinthians (come e più di Casemiro) piace tantissimo ma costa abbastanza rispetto alle garanzie che trasmette. Da non sottovalutare anche l’ipotesi Lucas, che oggi il San Paolo giudica incedibile ma in estate cederà. Su di lui, nazionale brasiliano classe ‘92, hanno messo gli occhi i principali club europei. Ma non è detto che la Roma sia fuori dal giro. In Europa, Sabatini segue Tomic del Partizan e i francesi M’Vila e Sissoko. Ma possono tornare in auge i suoi vecchi pallini: Fernando del Porto, Sandro del Tottenham, Lassana Diarra del Real Madrid. Prima di passare agli sconosciuti, la Roma cercherà un centrocampista pronto subito, anche se fosse costoso da comprare. L’importante è che non abbia uno stipendio esagerato: ad esempio Eriksen dell’Ajax. Ritorneranno inoltre a casa Bertolacci e Florenzi, che hanno convinto a Lecce e Crotone. Uno dei due può essere utilizzato già il prossimo anno.
ATTACCO
Chi c’è
Totti è Totti, Borini è stato una sorpresa e si è meritato il rinnovo della comproprietà con il Parma, Lamela è un prospetto di campione, Osvaldo se sta bene è il migliore di tutti. In attacco, la Roma è messa bene. E se non capiteranno situazioni di mercato oggi imprevedibili, terrà quattro dei suoi cinque uomini. Solo Bojan, in questo contesto, non conosce con esattezza il suo futuro. Secondo gli accordi firmati con il Barcellona, la Roma il primo luglio dovrà pagare 12 milioni. Se poi il Barça volesse riprenderselo subito, dovrebbe a sua volta spendere 17 milioni garantendo un +5 secco alla cassaforte di Trigoria. Non andrà così, dunque. Le possibilità sono due: Bojan rimane e torna a Barcellona nel 2013, garantendo alla Roma un milione come premio di valorizzazione oltre al recupero dei 12 milioni spesi; Bojan va via a luglio con una risoluzione del contratto. Saranno decisive le ultime partite di campionato: Bojan sperava di diventare una stella per tornare campione al Camp Nou, invece nella Roma sta facendo la riserva delle riserve. E i giovani? Piscitella probabilmente andrà via per fare esperienza, mentre Caprari sarà piazzato ancora in B. E’ a parte la questione Borriello: la Juve dovrebbe riscattarlo, perché questo si erano detti i dirigenti al momento delle firme. (…)
Chi arriva
Numericamente e qualitativamente, la Roma nel reparto punte è coperta. Perciò può dedicarsi all’acquisto di un grande attaccante, un campione capace di alterare gli equilibri di una partita, senza farsi tradire dalla frenesia. Uno dei pallini di Baldini, senza scomodare il sogno Rooney, è Van Persie, che ha il contratto in scadenza nel 2013 e dovrebbe lasciare l’Arsenal. Ma è difficilissimo acquistarlo, vista la concorrenza: ci sono in ballo Juventus, Inter, Real Madrid, le grandi d’Inghilterra. L’altro desiderio ambizioso di Baldini è Gonzalo Higuain. Però come fai a strappare un centravanti di questo genere al Real Madrid? Soltanto un miracolo potrebbe favorire la Roma. Più accessibili Palacio del Genoa, Hernandez del Palermo e Nilmar del Villarreal: sono stati già trattati l’estate scorsa, prima che fosse scelto Osvaldo. Palacio sta giocando un ottimo campionato nel Genoa mentre Nilmar è caduto un po’ in disgrazia in Spagna. A fine stagione si può prendere a prezzi molto più contenuti rispetto al 2011. Hernandez invece fatica a trovare continuità a Palermo. Ma su questo fronte, come detto, la Roma può sfruttare il lusso della pazienza. E magari il rinforzo arriverà dopo gli Europei.
Corriere dello Sport – Roberto Maida
Corriere della Sera – Roma in retromarcia: «Serviva un difensore»
Tra i tanti aspetti negativi che la sconfitta con la Lazio ha portato con sé, ce n’è anche qualcuno positivo. A Trigoria, ad esempio, per molti è arrivato il momento delle riflessioni e dell’autocritica. Il primo amettersi in discussione è Walter Sabatini, che ha voluto far luce sul futuro suo e di Luis Enrique, oltre a riconoscere i suoi errori: «Ho sbagliato perché a gennaio servivano un difensore centrale e un terzino e io ho sottovalutato la cosa». Dovrà riparare nella prossima sessione di mercato, in cui opererà sempre per i colori giallorossi. Cosa non scontata fino a qualche giorno fa. Sabatini, infatti, ha sempre nicchiato sulla possibilità di rinnovare con la Roma. Ora, merito della sconfitta con la Lazio, che ha messo a nudo tutte le lacune della squadra, sembrerebbe aver sciolto le sue riserve: «Sono pronto a firmare, se la società lo vorrà. Dopo il derby ho capito che devo restare per completare la costruzione della Roma».
Una costruzione che passa sempre per Luis Enrique: «Se lo vorrà, sarà lui il futuro della Roma. Non abbiamo dubbi, non abbiamo contattato nessun allenatore (ieri è arrivata anche la smentita del manager di Villas Boas, che nelle ultime ore era stato accostato alla formazione giallorossa) perché lo vediamo lavorare ogni giorno. Credo che per la prima volta da quando è a Roma abbia capito cosa significhi il derby perchémi ha confessato che avrebbe preferito vincerlo, anche giocando male». Per il tecnico spagnolo, però, continuano le brutte notizie.
Dopo lo stop di Juan (stagione finita?) ieri è arrivata la conferma che anche Pjanic dovrà fermarsi per tre settimane a causa di una lesione di primo grado al bicipite femorale sinistro. Difficile che recuperi per la gara contro il Milan (25 marzo), possibile che ce la faccia per quella successiva contro il Novara. In attesa che la Commissione Disciplinare si riunisca (forse giovedì) per decidere sul ricorso contro la squalifica di Osvaldo, contro il Palermo è sicuro solo il rientro di Gago. In difesa tornerà Kjaer.
Corriere della Sera – Gianluca Piacentini
Il Romanista – Ecco i sei in cerca d’autore
Dimostrare di essere da Roma. Dimostrare di valere più di quello che si è visto finora. A loro, a quelli che fino adesso hanno deluso, il compito più grande. Glielo chiedono i tifosi, glielo chiede la società, glielo chiedono anche gli stessi compagni di squadra. (…). Adesso serve cambiare passo.
KJAER Il primo a doverlo fare è Simon Kjaer. Il danese, 10 presenze in campionato e due in Coppa Italia, è stato frenato da infortuni e squalifiche. Ma è stato frenato soprattutto da errori macroscopici che hanno portato alla Roma gol (subiti) e sconfitte. Con l’infortunio di Juan e con De Rossi che serve come il pane a centrocampo, sarà lui a giocare in difesa insieme a Heinze con la speranza che in queste 12 partite torni ad essere quel giocatore che, proprio a Palermo, sembrava uno degli ’89 più forti d’Europa. Dall’esperienza in Germania, al Wolfsburg, è tornato frastornato, senza fiducia nei suoi mezzi e incapace, soprattutto, di reagire agli episodi contrari. Il problema non è però solo di natura psicologica, ma anche tattica perché Kjaer non sembra il giocatore adatto al gioco di Luis Enrique che ama la difesa alta e i calciatori, anche difensori, che impostano l’azione. (…) Di certo nessuno sborserà i 7 milioni chiesti dal Wolfsburg per il riscatto ma se dovesse fare bene si potrebbe ridiscutere un altro anno di prestito.
BOJAN In prestito è anche Bojan Krkic. Lo spagnolo, che doveva essere il crack del mercato, finora ha deluso. Però ha messo a segno 4 gol in 22 presenze, di cui molte dalla panchina, e a Trigoria si nutre ancora tanta fiducia in lui. (…). La cattiveria finora gli è mancata ma nelle ultime settimane è segnalato in ripresa. Aspetta una possibilità che potrebbe essergli concessa già sabato a Palermo. Deve sfruttarla, senza errori. A Barcelllona tornerà (dovrebbe tornare) al termine della prossima stagione, ma se da adesso a maggio non darà risposte importanti tutto verrà ridiscusso.
JOSÈ ANGEL Lui, al contrario degli altri due, è alla Roma a titolo definitivo. Il suo contratto scade tra quattro anni, a Trigoria, dove lo hanno pagato olttre 4 milioni, ci hanno puntato e anche parecchio. Luis Enrique lo ha consigliato, Sabatini lo ha acquistato e ha garantito per lui. Lo spagnolo, dopo un paio di partite buone, si è però perso, così come ha perso il posto da titolare a vantaggio di Taddei. Ventuno presenze, quasi nessuna meritevole di nota, nessun gol. (…) Il contratto lo blinda, ma se non darà segni di ripresa le strade sue e della Roma si separeranno.
ROSI In bilico perenne tra eterno incompiuto e giocatore ormai affermato, finora una stagione senza infamia è senza lode. Non è stato tra i peggiori, ma non ha neppure compiuto quel salto di qualità che ci si aspettava. Sogna la Nazionale, Prandelli lo segue (…) ma lui deve dare qualcosa in più. Anche perché se non lo fa adesso difficilmente il prossimo anno giocherà di nuovo da titolare.
GRECO Ha appena rinnovato il contratto fino al 2015 e gli è stato anche riconosciuto un adeguamento economico. A luglio compirà 26 anni, la sensazione è che in estate andrà via però adesso, visto anche l’infortunio di Pjanic, deve dare il massimo e garantire quella continuità di rendimento che finora ne ha limitato la carriera.
MARQUINHO Oggetto misterioso. (…) Dovrebbe giocare come intermedio sinistro ma potrebbe anche agire da terzino. A giugno dovrebbe essere riscattato, ma per adesso dare un giudizio è impossibile.
Il Romanista – Chiara Zucchelli
Il Tempo – La Roma con Luis Enrique
Salvare il (poco) salvabile, assumersi le rispettive responsabilità e fare quadrato attorno all’allenatore. La Roma si ritrova a Trigoria per la prima volta dopo il derby e cerca di dare un senso al finale di stagione. Restano dodici partite per entrare almeno in Europa League e capire chi merita davvero di restare in questa squadra. Al mattino riunione tra Baldini e Sabatini: si è parlato non solo del momento della squadra ma anche di mercato e del rinnovo di contratto del direttore sportivo. «Sono pronto a firmarlo anche subito» dice Sabatini che, a quanto pare, ha messo da parte i suoi dubbi. È stato lui a rinviare la firma sul triennale offerto dalla proprietà americana, un modo per mettersi in discussione fino a maggio. Ma dopo il derby ha capito che la Roma ha bisogno di certezze e la prima deve essere proprio la sua conferma. «L’ho compreso proprio dopo la sconfitta di domenica», ammette. D’altronde il mercato estivo inizia adesso, «e io ho tanto lavoro da fare»,. Il ds si è poi dedicato a Luis Enrique e la squadra. Ha parlato con il tecnico, ancora parecchio abbattuto per il secondo ko con la Lazio, e ha convocato alcuni giocatori in ufficio. L’allenatore non intende mollare ma non scioglierà le riserve sul suo futuro prima di fine campionato: la Roma gli ha offerto altri due anni di contratto, Luis Enrique prende tempo e rinvia i bilanci a maggio. «Non cambiamo idea su di lui e non siamo pentiti – conferma Sabatini – è un allenatore fortissimo e ha portato a Trigoria una mentalità nuova. Luis Enrique non è stato mai in discussione e non lo è neanche ora. È il futuro della Roma se lui lo vorrà. Ovviamente siamo pronti a sopportare i rovesci che ci sono perché non dipendono dall’allenatore, ma dalle circostanze». Poi una precisazione: «La Roma non ha incontrato e non incontrerà altri allenatori». Questo per chiarire che la cena di dicembre tra Baldini e Villas Boas a Londra, in cui il portoghese ammise al dg di essersi pentito di aver scelto il Chelsea, non avrà effetti sulla panchina romanista. I giocatori sono con Luis Enrique: ecco l’unica nota positiva del derby. Lo hanno ribadito anche ieri a Sabatini che, tra i vari colloqui, ha stimolato i vari Kjaer, Josè Angel e Bojan a dare tutto in vista delle ultime dodici gare. Sarà un esame soprattutto per loro. «È un momento di grandissima difficoltà – ammette Sabatini nel giro di interviste tra Sky, Roma Channel e Radio Radio Palermo – al Barbera arriverà una Roma sofferente. Aspettando la decisione su Osvaldo (ricorso presentato ieri e da discutere domani, ndr) la situazione è negativa per le squalifiche e gli infortuni. Ma ripartiremo, dobbiamo essere una squadra già quest’anno». In realtà si pensa già al mercato estivo, però Sabatini fa un passo indietro: «A gennaio avrei potuto prendere un difensore o un terzino in più». Un assist a Luis Enrique e la prima ammissione di colpevolezza che arriva dalla Roma. È proprio vero:si può sempre migliorare.
Il Tempo – Alessandro Austini
Spalletti: “La Roma mi è rimasta nel sangue, tornerei di corsa”
Luciano Spalletti, allenatore dello Zenit San Pietroburgo, non ha dimenticato il passato sulla panchina della Roma. Nel pre-partita degli ottavi di Champions League contro i portoghesi del Benfica il tecnico di Certaldo ha rilanciato la sua candidatura per un ritorno nella Capitale. Ecco le dichiarazioni di Spalletti ai microfoni di Sky Sport:
Il suo giudizio sul derby?
“La Roma non meritava di perdere. Il gioco di Luis Enrique mi piace. Se avesse vinto, le cose con la tifoseria si sarebbero aggiustate ma da romanista dico a tutti i tifosi di stargli vicino e dargli fiducia”.
Segue ancora la Roma?
“Io seguo sempre la Roma, mi è rimasta nel sangue. Quando posso la vedo in tv, e se non ho l’occasione di guardarla la sento per radio”.
Tornerebbe ad allenare la Roma?
“Non ci penserei due volte. La Roma ce l’ho tatuata sulla pelle. Già una volta dissi che amo quella squadra e quella città”.
Ha qualche rimpianto degli anni trascorsi nella capitale?
“Sì, quello di non aver vinto lo scudetto con quella magnifica squadra e tifoseria”.
Champions League.Milan ai quarti. Zenit fuori.
Al termine di una gara al cardiopalmo, il Milan passa ai quarti di Champions league, nonostante il 3-0 (6′ Koscielny, 25′ Rosicky, 43′ rig. Van Persie) in favore dell’Arsenal. I Gunners, infatti, non riescono a rimontare il risultato dell’andata ( 4-0 in favore della squadra di Allegri) uscendo dalla competizione tra gli applausi dell’ Emirates Stadium.
Lo Zenit di Luciano Spalletti, invece, non riesce a mantenere il vantaggio dell’andata ( 3-2 ) e perde in casa del Benfica 2-0( 45′ Maxi Pereira, 93′ Oliveira)venendo eliminati agli ottavi.
Miccichè (vice-pres. Palermo): “Sabatini pazzo di Hernandez. Kjaer? Da noi era straordinario”
Il vice presidente del Palermo Guglielmo Miccichè ha parlato, come riporta calciomercato.it, dell’ex rosanero Simon Kjaer: “Il Kjaer visto a Palermo è un calciatore straordinario. Lo ricordo come un giocatore forte, insuperabile nel gioco aereo e capace di segnare quattro-cinque gol“.
Ancora su Roma-Lazio: “Dopo l’espulsione hanno reagito da grande squadra e hanno giocato molto meglio della Lazio; poi nella ripresa è subentrata la stanchezza“.
Infine sul match che sabato vedrà il Palermo opposto alla Roma: “Penso alle nostre assenze: mancherà Silvestre. Poi non ci sarà Hernandez, un altro di quelli che fa impazzire Sabatini“.
Neri (ex preparatore atletico Roma): “Juan è stato sfortunato. Pjanic a rischio ricaduta”
L’ex preparatore atletico della Roma e della nazionale inglese, Massimo Neri, ha parlato degli infortuni che hanno colpito la squadra giallorossa, focalizzando l’attenzione sui casi relativi a Pjanic e Juan. Queste le sue parole: “Pjanic? Un tipico infortunio, ma vi assicuro che è una croce per chi lavora nello staff. Questi contrattempi si recuperano rispettando determinati parametri di valutazione dal punto di vista medico e fisioterapico, poi si concordano modi e tempi per il ritorno all’attività agonistica, di conseguenza si ricondiziona l’atleta al fine di riportarlo ad un buon livello di forma. Purtroppo – continua Neri a gazzettagiallorossa.it – la necessità di recuperare in fretta i calciatori aumenta il rischio di ricadute. I più esposti, in questo senso, sono i coloro che giocano tanto nelle nazionali. Normalmente un atleta sottoposto a carichi psicologici e atletici, quando è affaticato, è più predisposto a farsi male”.
Su Juan, costretto ad interrompere anzitempo la stagione, Neri si è espresso così : “E’ una lesione che richiede tempi più lunghi rispetto a quelli del bosniaco, poi dipenderà molto dalla capacità di recupero e di come risponderà giorno per giorno sul campo. Il ripetersi di infortuni può causare alla lunga un certo logorio, ma bisogna pensare che non sempre tutto ciò è legato alla predisposizione ma alla malasorte. I difensori moderni sono costretti a fare la lotta contro degli attaccanti forti fisicamente, il calcio è diventato molto più fisico e atletico; la velocità è aumentata e il controllo del proprio corpo è diventato più complesso“.
Repubblica.it – Pjanic fuori un mese. “Che nessuno molli”
Perso il derby, perse e speranze di rincorrere la Champions, la Roma perde anche Pjanic, almeno per un mese: il centrocampista bosniaco starà fermo 3 settimane a causa di una lesione muscolare di primo grado al bicipite femorale. Salterà il Palermo subito, il Genoa lunedì 19 e il Milan a San Siro. Appuntamento per Roma-Novara, all’Olimpico il primo aprile. Abbastanza per peggiorare l’umore già nero di chi lavora a Trigoria, dirigenti, tecnico, ma anche della squadra: “È un pomeriggio plumbeo, c’è molta mortificazione nei calciatori”, l’ammissione del ds Sabatini.
“NESSUNO DEVE MOLLARE” –Un Luis Enrique particolarmente provato al fischio finale del match contro la Lazio, è tornato oggi in campo con la squadra. Provando a dimenticare quanto accaduto domenica: il club ha preferito evitare momenti solenni, riunioni ufficiali con comunicazioni di gruppo alla squadra, che avrebbero rischiato di essere percepite in senso opposto, come una resa, consegnando la stagione alla storia con larghissimo anticipo rispetto alla fine del campionato. Più importante, invece, lavorare per preparare la gara contro il Palermo: “Penso che la mia squadra possa vincere le restanti 12 partite”, aveva detto davanti ai microfoni Luis Enrique dalla pancia dell’Olimpico domenica, concetto ribadito ai giocatori oggi. Il ds Sabatini, cha ha seguito l’allenamento a ranghi ridottissimi della squadra (Totti, Simplicio, Taddei e Heinze si sono limitati a un lavoro parziale lontani dal resto del gruppo), ha invece incontrato singolarmente alcuni dei ragazzi per ribadire l’importanza di non mollare e di giocare al massimo le restanti 12 partite: prima ancora che per inseguire un risultato sportivo, per meritarsi la conferma in una Roma che non ha messo da parte le proprie ambizioni. “Abbiamo necessità di primeggiare”, il concetto espresso con convinzione. Ma da proiettare, ormai, nella prossima annata.
TRA PALERMO E MERCATO: 4 COLPI DI VALORE – Anche perché quella in corso continua a spaventare. “A Palermo arriverà una Roma sofferente, per i risultati e per la situazione contingente”, la confidenza pubblica di Sabatini, a pochi giorni dal primo ritorno da ex a Palermo. Che, però, apre anche a un imminente rinnovamento: “Non ci possiamo permettere più deroghe, l’impegno va mantenuto per un orgoglio professionale e per i tifosi. Dobbiamo essere una squadra già quest’anno, fatto salvo per le integrazioni che faremo il prossimo anno, la società sta già lavorando”. In questo senso, il club seguirà il consiglio di De Rossi (“Servono campioni esperti”): almeno 4 grandi colpi arriveranno dal mercato estivo, due esterni, due centrali di difesa, almeno un ottimo centrocampista. Il primo nome, sulle fasce, è quello del mancino Bastos del Lione: “Sono sempre in contatto con Roma e Juventus, potrebbe interessare anche all’Inter”, ammette l’agente. La Roma, che ha provveduto alla sua sua sistemazione capitolina durante una vacanza romana, non lo molla dal 31 agosto scorso. Costa 8 milioni circa, quanto speso in estate per il duo José Angel-Kjaer.
CENA TRA BALDINI E VILLAS-BOAS, MA A DICEMBRE – Niente ritorno di fiamma, non ancora almeno, per Villas-Boas: la cena del direttore generale della Roma con il tecnico ormai ex Chelsea, riportata dal sito inglese Goal. com nella serata di ieri, è avvenuta non più tardi di fine dicembre, nel momento aureo della Roma di Luis Enrique, in un ristorante chic di Londra, in piena Chelsea, dove abitano entrambi, e sotto gli occhi di molte persone. Non certo l’unico appuntamento tra i due, visto che il tecnico portoghese era, per stessa ammissione di Badini (“Ho parlato con lui ma costava troppo”) la prima scelta romanista in estate, quando con l’attuale d. g. romanista aveva costruito un rapporto di reciproca intesa. Nulla di più. Quello che resta, però, sono i dubbi di Luis Enrique sul proprio futuro: “Non voglio essere l’allenatore di una squadra che non piace a proprietà e tifosi, ma credo di meritare di rimanere fino a fine stagione”, aveva detto dopo il derby. Da oggi alle prossime 12 giornate, avrà tempo per farsi un’idea definitiva.
Repubblica.it – Matteo Pinci