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Ag. Villas Boas: “Nessun contatto con la Roma”

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“Non abbiamo avuto contatti con la Roma”. Carlos Goncalves, agente di Villas Boas, smentisce le voci di un possibile incontro avvenuto tra Franco Baldini e il tecnico portoghese. “Andrè sta ancora smaltendo quanto successo con Chelsea. Non so da dove sia uscita la notizia, anche se abbiamo il massimo rispetto per la Roma che è una grande piazza ed una grande società”.

Mutti: “Con la Roma vogliamo giocarcela, Totti fa paura”

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Il tecnico del Palermo Bortolo Mutti parla della prossima sfida con la Roma, che si giocherà sabato prossimo al Barbera: “Con giocatori come Totti, Borini e Lamela che in ogni momento della partita possono farti male, dobbiamo stare molto attenti – dice Mutti a Radio Radio – .  Soprattutto in casa, noi abbiamo un atteggiamento un pò sbarazzino come il loro. Speriamo sia una bella partita, noi vogliamo giocarcela anche se un pareggio non lo butterei via

Espresso.Repubblica.it – “Er progetto e altri guai romanisti”

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Alla Roma i nodi vengono al pettine. Risultati sportivi modesti con l’aggravante delle sconfitte nei derby. Incertezze negli assetti societari e di management. Calciomercato deficitario. “Er Proggetto” (”The Project” per the president Tom Di Benedetto) sta diventando la barzelletta della Curva Sud.
Di chi è la colpa? Naturalmente dei cronisti che raccontano quanto accade a Trigoria e dintorni, come Alessandro Catapano della Gazzetta dello sport, ripetutamente minacciato da delinquenti anonimi e da un genio con nome e cognome (Cristian Panucci).

La politica del capro espiatorio non può nascondere i fatti e la sconfitta con la Lazio, che pure veniva da una fase tempestosa con la lite tra Lotito e mister Reja, ha provato quanto segue.

1. La Roma ha la posizione che merita in un campionato mediocre dominato da due squadre ad alto budget (Milan e Juventus) e animato da un outsider low-cost, l’Udinese, che Di Benedetto & c dovrebbero prendere – ma non prendono – ad esempio.

2. La rosa della Roma è un assemblaggio mal riuscito tra presunte giovani promesse raccomandate da mister Zichichi (Bojan, José Angel), brocchi attempati (il mio preferito, da anni, è Heinze) e l’asse romano-romanista Totti-De Rossi. Dove Totti è uno dei più grandi giocatori italiani degli ultimi tre decenni e De Rossi è un bravo mediano di quasi 29 anni che è riuscito a rinnovare per altri cinque anni di contratto a complessivi 30 milioni di euro netti. È un investimento senza uguali al mondo, incluse le follie oligarchiche dell’Anzhi Makachkala e dei vari sceicchi.

3. Nel capitolo società la trasformazione della struttura di comando è ancora lontana dal completamento, e questo a quasi un anno di distanza dalla prima firma a Boston tra Unicredit e cordata Usa.
L’allontanamento della direttrice finanza Cristina Mazzoleni a ridosso del derby di domenica scorsa è solo uno dei segnali di malessere. Quello che non funziona – e scoccia dire l’avevo detto ma l’avevo detto – è proprio la cordata. Un club di calcio non è una rappresentanza democratica, con maggioranza opposizione terzi poli e partitini vari. Un club di calcio è una monarchia. Persino nelle grandi polisportive con decine di migliaia di soci, come Real e Barça, si elegge un presidente. Il boss è lui e nessun altro. Se fallisce, lo buttano fuori.

La Roma ha un presidente che però non è l’azionista di maggior peso, perché Pallotta è più ricco di Di Benedetto. Ha due amministratori delegati di cui uno, Mark Pannes, è uomo di Pallotta e lavora per la Roma part-time. Ha un direttore generale, Franco Baldini, che in teoria è sottoposto gerarchicamente all’amministratore delegato italiano, Claudio Fenucci. In realtà, ha più carisma, più potere reale e solo per sua scelta non guadagna più del suo superiore (600 mila euro all’anno per entrambi). E questo senza parlare dei residui della gestione precedente. La Mazzoleni è una fedelissima di Rosella Sensi confermata dai manager di Unicredit che in teoria vorrebbero uscire dalla Roma e in pratica ci hanno preso gusto a fare gli amministratori del club con poltrona in tribuna autorità.

4. L’immagine legata a “Er Proggetto”, fatta di fair play e amore per la legalità, mostra la corda. A parte le minacce a Catapano, seguite a una conferenza stampa tutta da dimenticare sugli sms tra De Rossi e Panucci, il derby ha avuto altre sbavature. Luis Enrique si è indignato (e ha anche detto cacca in spagnolo) per un’espulsione sacrosanta. Quando il calcio si giocherà con il regolamento Zichichi, si vedrà. Per adesso le regole le detta la Fifa. Possono essere sbagliate ma gli arbitri le devono applicare.

Infine, Juan. Il difensore brasiliano è stato offeso da tifosi laziali razzisti finché è uscito per un grave infortunio al ginocchio. A sua detta, lo hanno confortato alcuni colleghi biancocelesti, tra cui il grande Miro Klose che è la vera novità positiva della serie A 2011-2012. Ma, sempre secondo Juan, nessun dirigente della Roma ha fatto lo stesso. Sarebbe interessante sapere come mai.

Riassumendo, “er ProggettoAs Roma stenta parecchio. Sarà così finché non si capirà chi comanda davvero a Trigoria. Quindi per un bel po’ di tempo. Un tifoso al derby ha scritto lo striscione-simbolo di questa fase, riportato da tutti i giornali. “C’avete er progetto come er ponte de Messina… Nun se realizza mai”.

Espresso – Gianfrancesco Turano

Il Tempo – Un errore mollarlo proprio ora

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Non è momento di difese ad oltranza, perché ognuno a fine anno si assumerà le proprie responsabilità: ma calma e gesso e, soprattutto, niente panico. Nel bilancio che verrà tracciato dopo le prossime dodici gare di campionato andrà di tutto. La capacità (o meno) di questa nuova dirigenza di mettere in piedi un progetto radicalmente diverso dal passato; la capacità (o meno) di un allenatore al quale la piazza romana ha concesso fiducia ben oltre ogni possibile immaginazione; la capacità (o meno) dei giocatori giallorossi di inserirsi in questo nuovo contesto. Ci sarà insomma un po’ di tutto e lì si faranno i conti veri. Mai come in questo momento sarebbe sbagliato mollare la presa, farsi prendere dal disfattismo e piantare a metà del guado società, tecnico e squadra: tre cose che «ora» sono indissolubilmente legate. Sulla graticola dopo l’ennesima umiliazione è finito inevitabilmente l’allenatore. Giovane, straniero, spigoloso, intransigente (ma anche un po’ sfigato: ha perso pure la difesa titolare) alla prima esperienza «vera» dopo un preludio nella cantera blaugrana. Facile ora sparargli addosso mentre la nave sta incagliata sugli scogli, ma a differenza del mediocre Schettino, Luis Enrique è rimasto a bordo e ha anzi rilanciato rivendicando il diritto di arrivare fino in fondo: giusto. Anzi, legittimo perché questo è lo stesso allenatore che qualche settimana prima aveva fatto riaccendere nella testa e nei cuori dei tifosi quella scintilla da tempo scomparsa dopo le ultime stagioni di minestra. Il rischio c’era e si sapeva dall’inizio che si poteva anche andare incontro a un annata difficile: la famosa stagione di transizione che più volte i dirigenti della Roma (sbagliando) hanno provato a «mascherare». Troppe le novità dentro e fuori dal campo di questa squadra che ha ancora bisogno di tempo, di esperienza e come ha detto De Rossi, di gente che fa la differenza. Forse un po’ meno di tutte quelle figure intermedie che sembrano disperdere il potenziale incredibile di questo gruppo che gira troppo spesso a vuoto. Ma è questa la Roma del futuro e cambiare adesso «cacciando» il tecnico sarebbe un errore clamoroso perché non vorrebbe solo dire cambiare allenatore, ma disconoscere la nuova proprietà americana che proprio su Luis Enrique (almeno dal punto di vista sportivo) ha puntato tutto o quasi. Fiducia quindi, seppur a termine, perché a fine stagione non si faranno sconti, per nessuno. Bisognerà capire dove si può arrivare con questo organico, struttura e allenatore. In bilico non c’è infatti solo il futuro del giovane tecnico, ma anche quello di molti altri: dirigenti compresi. Anche perché, facendo i così detti conti della serva, mandare via adesso Luis Enrique servirebbe a cosa? A far arrivare l’ennesimo traghettatore. E soprattutto, chi???Ma per favore!
Il Tempo – Tiziano Carmellini

Ag. Bastos: “Continuano i contatti con la Roma”

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Il nome di Bastos è sempre d’attualità in casa Roma. Emmanuel De Kerchove, agente dell’esterno del Lione, ha confermato a Calciomercatoweb.it che i rapporti con il club giallorosso sono buoni: “Sono sempre in contatto con la Roma ma anche con la Juventus ma il futuro dipende dal passaporto, potrebbe interessare anche all’Inter. In estate dovrebbe diventare comunitario”.

Allenamenti Roma – Differenziato per Totti, assenti Pjanic e Juan. Sabatini segue l’allenamento da bordo campo.

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Dopo la sconfitta nel derby, riprende la preparazione della Roma in vista della sfida contro il Palermo. Luis Enrique dovrà rinunciare agli indisponibili Burdisso e Juan. Osvaldo e Stekelenburg squalificati. Nessun tifoso fuori dal Fulvio Bernardini.

14.15 – La squadra scende in campo. Inizia il riscaldamento con il torello. Assente anche Pjanic.

14.30 – Differenziato per Totti, Simplicio, Heinze e Taddei sul campo B.

14.35 – Inizia la circolazione di palla. Gruppo diviso in tre squadre:
Gialli: Perrotta, Kjaer, Lamela, Marquinho.
Rossi: Bojan, Greco, Rosi, Cicinho, Gago.
Verdi: Borini, Cassetti, José Angel.

14.45 – Il ds Walter Sabatini segue la seduta da bordo campo.

15.00 – Una parte della squadra rientra negli spogliatoi, mentre la restante parte del gruppo svolgono esercitazioni sul 2 contro 2.

15.15 – Inizia la partitella di fine allenamento.

15.35 – Termina la seduta di allenamento.

FINE

SERIE A: PALERMO-ROMA (Stadio Barbera – 10 marzo 2012 – ore 20.45)
INDISPONIBILI: N. Burdisso, Juan, Pjanic.
IN DUBBIO: /
SQUALIFICATI: Osvaldo, Stekelenburg.
PROBABILE FORMAZIONE (4-3-3): Lobont; Rosi, Kjaer, Heinze, Taddei; Gago, De Rossi, Marquinho; Borini, Totti, Lamela.

Beretta: “Con i nuovi stadi vantaggi per tutti”

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Maurizio Beretta, presidente della Lega Calcio Serie A, torna a parlare del tema stadi: “Con stadi di nuova generazione, di proprietà delle società e gestiti dalle società, tutti ci guadagnano e nessuno ci perde. All’estero non sono migliorati solo i ricavi ma anche la sicurezza ed è stato tolto un peso dalle spalle delle amministrazioni pubbliche”.

Roma, Baldini: contatto con Villas Boas?

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I risultati non arrivano e la prospettiva di allenare il Barcellona potrebbero spingere Luis Enrique a lasciare la Roma già a fine stagione. Per cautelarsi Baldini avrebbe già incontrato Villas Boas. Secondo Goal.com, il contatto sarebbe avvenuto circa un mese fa a Londra in un ristorante di Chelsea. Il dg giallorosso avrebbe ottenuto il “sì” del portoghese (già consapevole di andare verso l’esonero) ad allenare la Roma in caso di addio di Luis Enrique. Se vero, sarebbe un clamoroso ritorno di fiamma dopo che in estate Villas Boas aveva scelto il Chelsea.

La Repubblica – Il razzismo da stadio costa poco, così l’Italia rinuncia alla battaglia

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Ventimila euro di multa alla Lazio per i buu scimmieschi della Curva Nord a Juan: il più classico dei “chissenefrega”. E così che il calcio italiano si batte – anzi non si batte – contro il razzismo negli stadi. Facendo finta di nulla e pronunciando frasi di circostanza. Qualche esempio? Giancarlo Abete, presidente Figc: «I comportamenti razzisti sono inaccettabili ma non facciamo di tutta l’erba un fascio». Marcello Nicchi, numero uno degli arbitri: «Dobbiamo combattere questa vergogna, ma l’arbitro non ha la facoltà di sospendere la partita, questa decisione la deve prendere chi è preposto». Damiano Tommasi, sindacalista dei calciatori: «Fermare la partita? Bisogna capire se sia giusto fermare uno spettacolo a discapito di tutti o se sia meglio colpire quei pochi che si comportano in modo incivile. In ogni caso la solidarietà dei calciatori non è mancata».

E così via. C’è uno che abbia detto, «eh, no cavolo bisognava fermarsi almeno un minuto, condannare quel gesto pubblicamente, stringersi intorno a Juan»? No, non c’è. Forse le parole più dure sono arrivate da Reja: «Detesto queste cose, quei buu non mi sono piaciuti. Ma ho apprezzato che Matuzalem, Dias e Klose abbiano abbracciato Juan». Addirittura ignorati, invece, i cori della curva romanista contro Diakitè. La multa lava la coscienza di tutti, quattro soldi e via, ufficialmente sanziona quel coro spregevole anche agli occhi dell’Europa – l’Uefa è molto più sensibile e dura in questi casi – ma non fa male.

E anzi si va persino indietro: la Juve nel maggio 2009 giocò a porte chiuse contro l’Atalanta, e nel gennaio 2010 curva chiusa con la Roma in Coppa Italia. Sempre per cori contro Balotelli. Oggi non è passato per la testa a nessuno. In Inghilterra si sta combattendo una battaglia feroce sul razzismo: Suarez è stato squalificato 8 giornate per insulti a Evra dello United, il City ha fatto denuncia all’Uefa per cori dei tifosi del Porto contro Touré e Balotelli, le stesse dimissioni di Capello si riconnettono al caso Terry, (ex) capitano dell’Inghilterra che ha insultato Anton Ferdinand del Qpr. In Italia la tensione è calata. I buu a Juan sono stati innescati da una normale azione di gioco, segno che l’automatismo è immediato, e si sono propagati rapidamente quasi a tutta la Curva. Non erano poche decine che urlavano, ma tantissimi forse migliaia. Per cui ogni considerazione sui “pochi” che si abbandonano a comportamenti del genere cade.

Il razzismo da stadio – dagli insulti a Zoro a quelli a Balotelli – non è un fenomeno debellato, anzi. Quest’anno multe hanno colpito Inter, Juve, Lazio, Siena, Verona, Atalanta, Fiorentina e così via. Ma multe appunto. E basta. Se Juan si è rivolto alla curva per dire “zitti” e poi al quarto uomo per chiedergli se avesse sentito, in campo non è quasi accaduto nulla: l’altoparlante ha dato un avvertimento, Matuzalem si è rivolto alla curva per dire di smetterla, l’arbitro Bergonzi ha proseguito il match come se nulla fosse, giocatori e allenatori non hanno chiesto alcuno stop. Eppure l’arbitro Tagliavento nell’ottobre 2010 in Cagliari-Inter, dopo alcuni buu contro Eto’o e sollecitato dall’ufficiale di sicurezza, convocò i capitani e minacciò la sospensione. Esiste una norma (art. 62 comma 6 Norme Organizzative Interne della Figc) che dice così: “Il responsabile dell’ordine pubblico…. il quale rileva uno o più striscioni esposti dai tifosi, cori, grida ed ogni altra manifestazione discriminatoria costituenti fatto grave, ordina all’arbitro, anche per il tramite del quarto ufficiale… di non iniziare o sospendere la gara”. E’ solo apparenza: la norma c’è e nessuno fa mai qualcosa.
La Repubblica – Fabrizio Bocca

Calcioscommesse, Mentana: “Si prenderanno misure su giocatori di Serie A”

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Enrico Mentana, direttore del Tg La7, torna a parlare della vicenda del Calcioscommesse dopo che ieri aveva ipotizzato sviluppi importanti nei prossimi giorni. “Ci sono tante situazioni e si andrà a prendere misure nei confronti delle persone coinvolte – rivela a CentroSuonoSport -. Stiamo parlando della Serie A e se ho fatto delle dichiarazioni ieri è perché ci sono cose di non poco conto. Manganelli ieri ha detto che infatti ci sono sviluppi e riscontri”. Il giornalista commenta anche la situazione della Roma: “Non sono così negativo su Luis Enrique. E’ impossibile prendere un progetto da bambino e già battezzarlo come brutto. La Roma, come l’Inter, ha cambiato molto ma almeno ha preso ottimi giocatori giovani come Borini”.

Ag. Borini: “Probabile il rinnovo della comproprietà”

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Se la Roma piange, Borini almeno un po’ continua a sorridere. L’attaccante ex Chelsea è ormai diventato il capocannoniere dei giallorossi. Marco De Marchi, agente del giocatore, racconta il momento del suo assistito a NewsRomaRadio. “Da una parte è felice per i gol fatti e la chiamata in Nazionale, dall’altra è molto amareggiato per il fatto che la Roma abbia giocato svariate partite in cui non è riuscita a fare risultato”. La Roma ha riscattato la metà del cartellino a gennaio: “Lui vuole essere al cento per cento della Roma. Le società possono incontrarsi a giugno e decidere di rimandare di un anno la discussione”.

Roma, Sabatini: “Momento di grandissima difficoltà, a Palermo con onore. Mercato di Gennaio? Ho commesso degli errori”

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Per il direttore sportivo della Roma Walter Sabatini quella di sabato contro il Palermo non sarà una partita come tutte le altre. Una stagione da giocatore e più di due anni da dirigente trascorsi in Sicilia non si dimenticano facilmente. “Mi aspetto una bella accoglienza perchè credo di aver fatto buone cose e di aver avuto un bel rapporto con gli sportivi della città”, racconta alla trasmissione “RosaeNero” su TrmPoi il ds si sofferma sul momento della Roma, reduce dalla sconfitta nel derby. “A Palermo arriverà una Roma sofferente, per i risultati e per la situazione contingente. Onoreremo la partita e la faremo al meglio delle nostre possibilità. Naturalmente è un momento di grandissima difficoltà per noi, essendo reduci da due brucianti ko“. A Palermo conoscono bene anche Simon Kjaer, anche se il ricordo del danese in rosanero è assai diverso dall’attualità di Roma. “Sbagliare qualche partita a Roma diventa una condanna definitiva – dice Sabatini – . Quando sbaglia un giocatore di 1,90 cm biondo è diverso rispetto a quando commette lo stesso errore uno castano di 1,70 cm. Kjaer è un giocatore forte e credo che potremmo vederlo in campo sabato a Palermo”.

Il ds giallorosso, è stato raggiunto dai microfoni di Sky Sport, rispondendo così alla domanda sul suo rinnovo con la società As Roma: “Io sono pronto, l’ho capito in modo particolare dopo la sconfitta di domenica. Ho molto lavoro da fare, sono pronto a firmare anche subito se la società lo verrà“.

Sabatini ha poi continuato parlando del mercato di gennaio ammettendo alcune sue colpe sul mancato arrivo di un difensore centrale allacorte di Luis Enrique: “Ho fatto degli errori per il mercato di gennaio, serviva un difensore ma ho sottovalutato la cosa“.

Sabatini a Roma Channel, parlando del primo allenamento post derby:

E’ un pomeriggio plumbeo, c’è molta mortificazione nei calciatori. Sono addolorati dal risultato, ma hanno fatto il massimo visto le circostanze. Bisogna ripartire, come sempre. Ripartiremo anche questa volta. La situazione è negativa, per gli infortunati, per gli squalificati tranne che il ricorso per Osvaldo, per lo stato d’animo. Ma non ci possiamo permettere più deroghe, l’impegno va mantenuto per un orgoglio professionale e per i tifosi. Dobbiamo essere una squadra già quest’anno, fatto salvo per le integrazioni che faremo il prossimo anno, la società sta già lavorando. Ma è un dovere affrontare le prossime 12 partite sempre per mostrare le nostre qualità”.

Su Kjaer:

Se andrà in campo dovrà combattere contro la sfortuna degli episodi, deve fare quel che sa fare per se stesso e per la Roma. Il Palermo? E’ un pubblico maturo. Vincere al Barbera non è facile, sarà la partita giusta per noi contro una squadra forte, ma noi dobbiamo superare questa pesantezza che ci ha preso negli ultimi 8 giorni. Prima pensavamo ad altro. Ma ora un gruppo di lavoro vero ha l’obbligo di reagire e di essere qualcosa. Se non ci sarà niente non avremo inventato la Roma. C’è bisogno ora di un avversario di grande rango per fare una prestazione importante. Dico alla gente di continure a confidare in quel che si sta facendo. So che non è facile dopo un secondo derby perso e dopo la dismissione di un obiettivo che era stato pensato. Però i tifosi della Roma si devono fidare, c’è una grande volontà e anche le qualità per poter essere migliori”.

La Repubblica – Manganelli fa tremare il calcio: “Presto novità alle indagini”

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«Presto ci saranno novità nelle indagini: il calcio truccato e le scommesse sono fenomeni non di poco conto in Italia ». Le parole sono del capo della Polizia, Antonio Manganelli, che ieri ha parlato a margine di un convegno sulla legalità nello sport. Non sono parole casuali: da Cremona a Bari nelle prossime settimane potrebbe arrivare una nuova scossa, forse letale, per il calcio. Ecco le partite dello scandalo e le nuove accuse.

BARI-CESENA È la partita degli ultras, secondo l’inchiesta della procura di Bari condotta dal procuratore Antonio Laudati. Che grazie a testimonianze e a un lungo lavoro di riscontri ha ricostruito questo quadro: un gruppo di tifosi organizzati avvicina Andrea Masiello e altri giocatori di primo piano. Chiedono loro di perdere, forse promettono dei soldi. L’allenatore (Bortolo Mutti) forse viene messo a conoscenza di quello che sta accadendo. Nessuno denuncia. Il Bari perde. I tifosi incassano la scommessa, la procura sta accertando se anche i giocatori hanno in qualche maniera incassato denaro.

BARI-SAMPDORIA Tifoserie gemellate. Col Bari retrocesso, la Samp ha necessità dei 3 punti per sperare nella permanenza in A. Dirà il capitano Palombo due giorni prima della partita a una tifoseria inferocita: «Non vi preoccupate per Bari». Effettivamente non c’è niente di cui preoccuparsi: finisce 1-0 per la Samp, i flussi di scommesse anomale sono tanti, Guberti è segnalato dalle celle telefoniche 48 ore prima della partita a Bari (dove aveva giocato due stagioni). È una delle partite sulle quali hanno messo gli occhi anche gli Zingari: a Bari in quei giorni arriva uno del gruppo (l’ungherese Lazcko). Un telefono in uso ad Almiron ha contatti con i cellulari degli Zingari, in particolare Ilievsky. Ascoltato dalla procura di Cremona, il centrocampista ora al Catania (non indagato) ha detto che l’utenza era in uso a un altro giocatore (di cui ha fatto il nome) sul quale sono in corso accertamenti.

BOLOGNA-BARI Per gli Zingari è il “risarcimento” dopo la gara andata male a Palermo. Masiello, tramite Belmonte, contatta Portanova, vecchio compagno di squadra. Gli fanno capire che c’è la possibilità di “fare la partita”, fanno intendere che ci sono soldi a disposizione. Portanova nega, ma incontra comunque a Bologna questi amici di Masiello. Il difensore ne parlerebbe anche nello spogliatoio, ufficialmente fanno tutti muro. Non se ne fa niente. La partita ha però una storia strana: il Bari già retrocesso vince 4-0, tre gol sono di un ragazzino, Grandolfo. Le scommesse ci sono: il sospetto degli investigatori è che, se non Portanova, qualche altro rossoblù sia caduto all’abbocco dei baresi. Portanova (indagato per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva) è stato ascoltato ieri per due ore dal reparto operativo dei Carabinieri di Bari: verbale secretato. «Abbiamo detto la verità, portato le indagini difensive e risposto alle contestazioni» spiega l’avvocato Gabriele Bordoni.

UDINESE-BARI È l’unica partita del campionato 2010-2011. Il sospetto: Masiello, Bonucci, Belmonte e Parisi decidono di giocare l’over. Provano ad avere una sponda nell’Udinese, senza fortuna. Scommettono e vincono: finisce 3-3. Sulla gara è stato ascoltato ieri a Bari Angelo Iacovelli che ha offerto spunti importanti.

LAZIO-GENOA Indaga la procura di Cremona. Partita gestita da Ilievsky, uno dei capi degli Zingari: il macedone è a Formello e poi nel ritiro del Genoa. Il tramite è l’ex laziale Alessandro Zamperini. Il macedone ha contatti con Mauri e Milanetto (indagati per associazione a delinquere). Secondo il procuratore Di Martino avviene anche lo scambio di denaro con i liguri in un albergo di Milano.

LAZIO-LECCE Ultima giornata di A. Partita ancora gestita dagli Zingari tramite Zamperini. Alloggiano nell’albergo del Lecce: un pentito arrestato in Ungheria ha raccontato che sono stati pagati i giocatori salentini, indicando chi e quanto. Si è in attesa della rogatoria.
La Repubblica – Foschini-Mensurati

Roma, Cento: “La società sia più autorevole”

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E’ il momento delle riflessioni in casa Roma. Il tifoso giallorosso Paolo Cento, esponente di Sinistra Ecologia Libertà, esprime i suoi giudizi dopo la sconfitta nel derby. “Alla società chiediamo una presenza più forte e più autorevole. Per attuare il calcio che vuole Luis Enrique, servono i giocatori adeguati. Le parole ‘progetto’ e ‘transizione’ perdono significato davanti ai risultati. Chi vince ha ragione e chi perde, invece, ha torto”.

Mazzone: “Luis Enrique non va esonerato”

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Lo ha sempre difeso, sin dall’inizio della stagione. E continua a farlo ancora oggi, nonostante i due derby persi e tutti gli obiettivi stagionali andati in fumo. Carlo Mazzone sfodera tutta la sua saggezza per analizzare il momento di Luis Enrique e della Roma. “Adesso serve calma, bisogna dare fiducia a Luis Enrique – dice all’Adnkronos -. È bravo, deve rimanere sereno. Un altro allenatore, al suo posto, cosa potrebbe fare ora?. Lo spagnolo è un ottimo allenatore, ma è ovvio che debba pagare un pedaggio alla prima stagione in Italia. Non si deve parlare di esonero: anche lui ha qualche difetto, sia chiaro. Ma è un tecnico valido su cui si può puntare”.

Palermo, Donati: “Luis Enrique è un grande”

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Entrambe reduci da due sconfitte pesanti, Roma e Palermo si affronteranno sabato sera al Barbera. Dopo la batosta contro il Milan, è Massimo Donati, uno dei leader dello spogliatoio rosanero, a metterci la faccia. Sulla Roma: “E’ una grande squadra, possiamo fare bene ma dobbiamo stare attenti ai nostri avversari – dice il centrocampista in conferenza stampa -. Loro hanno grandi individualità ma noi dobbiamo difenderci ed attaccare in undici e sfruttare ogni spazio che lasceranno” . Poi un pensiero su Luis Enrique. Donati è rimasto piacevolmente colpito dal tecnico spagnolo: “E’ un ottimo allenatore e mi ha fatto un ottima impressione poichè è stato capace di punire un giocatore come De Rossi. Bisogna prendere esempio da questi comportamenti”.

Corriere della Sera – Roma sparita in un mese

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Che fine ha fatto la Roma dal 21 gennaio a oggi? Veniva dalle splendide vittorie—risultato più gioco—di Napoli e Bologna prima di Natale. Sulla scia dell’entusiasmo e di un gioco che sembrava metabolizzato nel nuovo anno ha battuto il Chievo (con due rigori) e il Cesena per 5-1. Poi è scomparsa: 8 punti in 8 partite, gioco in piena involuzione, calciatori in parte smarriti e in parte convinti che imetodi di Luis Enrique non siano adatti al calcio italiano. Una teoria che ha cominciato a prendere piede anche in una larga fetta della tifoseria. E poi: i dubbi di Walter Sabatini se firmare un nuovo contratto o dire basta a giugno. E i continui infortuni muscolari (Pjanic l’ultimo, problema ai flessori, dovrebbe cavarsela con 15 giorni di stop). E i due derby persi come non succedeva dal 1998…

Come ripartire? Intanto da Luis Enrique, che domenica sera era il ritratto dello sconforto ma che non ha nessuna intenzione di lasciare la nave in balia della tempesta. Né ora, né a fine stagione. Ha preso un impegno (biennale), lo onorerà. E la società — soprattutto Franco Baldini — non si è pentita di aver affidato a lui la grande scommessa di proporre un calcio nuovo. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, ma non tutto è negativo: Borini, Lamela e Pjanic hanno dimostrato il loro valore e nella prossima stagione potranno dare ancora di più. Nessuno ha valorizzato giovani quanto Luis Enrique, in questa stagione. Non si può negare.

L’errore più grave sarebbe non ritenere più importanti le prossime 12 partite. Serviranno a valutare la tenuta mentale di Luis Enrique ma anche di molti giocatori. L’infortunio di Juan è ben più grave del previsto: lesione di secondo grado al legamento collaterale mediale del ginocchio destro. Stop di 50 giorni, praticamente campionato finito. Cosa deciderà ora Luis Enrique? Fiducia a Kjaer o De Rossi spostato in difesa? Non è una scelta da poco, anche «filosoficamente ». E poi, come sostituire Pjanic? Provare Lamela a centrocampo sarebbe una scelta coraggiosa, ma l’asturiano può permettersela?

La Roma, intanto, ha deciso di presentare reclamo contro la squalifica di Osvaldo per due giornate (la prima già scontata nel derby). È in controtendenza con quanto fatto in precedenza in altri casi simili. Ma la pressione è diventata quasi insopportabile. Una delle critiche più feroci alla nuova società viene proprio dalla sua presunta anima «da seminarista». Rodrigo Taddei si è espresso chiaramente dopo il derby: bisogna lamentarsi un po’ di più.
Corriere della Sera – Luca Valdiserri

Il Romanista – Pjanic out, ricorso per Osvaldo

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Infiammazione al retto femorale della coscia sinistra, almeno dieci giorni di stop. Ieri riposo assoluto, da oggi ecografia e controllo costante sulle sue condizioni. Con la speranza di riaverlo a disposizione lunedì 19 all’Olimpico contro il Genoa. Miralem Pjanic, uscito zoppicando dal derby di domenica pomeriggio, è un altro degli assenti che sabato al Barbera non ci sarà.

Oltre a lui, contro il Palermo mancheranno Osvaldo, Cassetti e Stekelenurg per squalifica e Juan per infortunio. A meno che non venga accolto il ricorso che la società presenterà oggi contro la squalifica di due giornate dell’attaccante. Al loro posto Lobont in porta, uno tra Lamela e Bojan in attacco e, con ogni probabilità, Kjaer in difesa. Sono queste le scelte che Luis Enrique sarà chiamato a fare in questa settimana. A partire da oggi pomeriggio alle 14, quando la squadra si ritroverà a Trigoria per il primo allenamento post derby.

La partenza per Palermo è prevista direttamente sabato in giornata, fino a quel giorno i giocatori scenderano in campo sempre dopo pranzo. Sarà una settimana difficile quella che la Roma si troverà ad affrontare, una settimana in cui bisognerà lavorare più sulla testa dei giocatori che sul fisico. La mancanza di stimoli rischia di diventare un altro pericoloso avversario da qui a maggio e oggi i giocatori verranno richiamati alle loro responsabilità. Poi tutti in campo, a lavorare sulle palle inattive e sugli schemi d’attacco, problemi evidenti di una squadra che subisce tanto e segna poco. Anche per questo sabato in attacco potrebbe esserci qualche cambio.

Totti e Borini sono intoccabili, mentre per quanto riguarda la terza maglia Bojan potrebbe giocare da titolare al posto di Lamela. L’argentino è fermo a una rete in campionato (proprio contro il Palermo all’andata), lo spagnolo ne ha fatte quattro e preme per avere un’occasione dall’inizio. Chi giocherà sicuramente dal primo minuto è Fernando Gago, al rientro dopo la squalifica. Sarà lui a giocare a centrocampo con De Rossi e uno tra Simplicio, Greco e Marquinho, con quest’ultimo favorito visto che nelle ultime partite ha sempre dato il cambio a Pjanic. In difesa ci sarà Lobont a sostituire Stekelenburg, a destra dovrebbe rivedersi Rosi con Taddei a sinistra al posto di José Angel mentre al centro con Heinze ci sarà Kjaer. A meno che Luis Enrique non decida di spostare De Rossi dietro con Gago davanti alla difesa e l’inserimento di un altro centrocampista.
Il Romanista – Chiara Zucchelli

Il Romanista – Juan ko, adesso tocca a Kjaer

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Juan fuori tra i 45 e i 50 giorni. E’ questo il verdetto degli esami strumentali a cui si è sottoposto ieri il difensore brasiliano. Domenica per lui è stata davvero una giornataccia. La sconfitta nel derby, i vergognosi “buu” razzisti nei suoi confronti da parte dei tifosi della Lazio, e pure l’infortunio. Rimediato proprio nell’ultima azione del primo tempo: lo stacco di testa ad anticipare l’avversario e a mettere in angolo e poi la “pizzicata” al ginocchio destro al momento del contatto col terreno. Immediata la smorfia di dolore, ma niente più. Si sperava che non fosse niente di serio e che il suo ritorno in campo nella ripresa, pur con una fasciatura, fosse un buon segno. Non è stato così e la risonanza magnetica effettuata ieri ha evidenziato una lesione di secondo grado del legamento collaterale mediale. «Si prevede una prognosi di circa 45-50 giorni e il calciatore inizierà già nelle prossime ore il lavoro di fisioterapia» si legge nel comunicato diffuso dalla Roma. Quasi due mesi lontano dai campi. Questo significa che, nella migliore delle ipotesi, Juan potrà tornare in campo nella partita in casa contro il Napoli del 29 aprile. Oppure, più probabilmente vista la difficoltà del match, tre giorni dopo a Verona contro il Chievo. Insomma se non si può parlare di stagione finita per lui (da contratto, in giallorosso gliene resta ancora una), poco ci manca.

E adesso in difesa è emergenza vera. Perché dei cinque centrali a disposizione di Luis Enrique a inizio stagione, ne sono rimasti solamente due. Gli altri si sono persi per strada: Burdisso si è rotto a novembre e, pur bruciando le tappe del recupero, tornerà solo per il ritiro del prossimo anno. Juan, come detto, è out per due mesi e Cassetti (che non ha praticamente mai giocato) sarà comunque squalificato per la trasferta di Palermo. Restano dunque solo Heinze e Kjaer, con tutte le incognite legate al rendimento del danese. Perché se l’argentino ha dato ampie garanzie sulla sulla sua affidabilità (tra l’altro è già arrivato a quota 21 presenze e alla 25esima il suo contratto verrà automaticamente rinnovato per il prossimo anno), non altrettanto si può dire su Simon. Che proprio un girone fa, con l’espulsione nel derby, ha iniziato la sua parabola discendente. Problemi fisici e prestazioni scadenti, probabilmente dovute anche ad un apparente blocco mentale, lo hanno fatto finire ai margini del gruppo. Ma se la maggiorparte dei tifosi si sono spazientiti, Luis Enrique e i suoi compagni, che lo vedono ogni giorno in allenamento, credono ancora ciecamente nelle sue qualità atletiche e tecniche.

Ora, vista l’assenza di alternative, da qui alla fine del campionato toccherà a lui. Sempre o quasi. Perché Luis Enrique potrebbe di tanto in tanto rispolverare anche la soluzione De Rossi nel mezzo. Ma in teoria Kjaer potrebbe avere 12 partite per sbloccarsi, per far vedere di essere da Roma, per meritarsi la conferma (è in giallorosso in prestito). E la mancanza di pressioni sia sul posto da titolare, sia purtroppo sugli obiettivi da raggiungere (aldilà della qualificazione alla Europa League, alla Roma non ne sono rimasti più molti), potrebbe essere per lui un vantaggio. Potrà giocare più tranquillo, potrà provare a tornare quello di Palermo e potrà, anzi dovrà, farlo proprio da Palermo.
Il Romanista – Daniele Giannini

Gazzetta dello Sport – Luis Enrique senza pace. Il futuro non è più certo

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«Inadatto, ha rovinato la squadra, è da mandare via». Credete che pensieri cosi poco amichevoli siano rivolti a Luis Enrique? Sbagliato. Sono citazioni prese dai giornali dello scorso anno tutte riferite a Claudio Ranieri, che aveva appena consumato malinconicamente la giornata numero 26 (ko a Genova per 4-3) e si era appena dimesso. Ad una stagione di distanza si scopre che quella Roma aveva 4 punti in più dell’attuale, 9 lunghezze dalla zona Champions e addirittura una partita da recuperare (col Bologna). Nessuna sorpresa, perciò, che dopo la sconfitta nel derby (12˚ tonfo stagionale) la pazienza giallorossa nei confronti di Luis Enrique paia esaurita. D’altronde, se è vero che i politici, cinicamente, amano fiutare il vento, le stroncature che onorevoli romanisti come Gasparri e Ronchio ieri hanno riservato a tecnico e dirigenza hanno il sapore dell’umor popolare.

Rivoluzione a metà Troppo ingeneroso. È vero, una vera rivoluzione culturale non è mai stata realmente presa in considerazione, basti pensare alle classichemodalità operative sul mercato (escamotage per il numero degli extracomunitari, pingui provvigioni per i procuratori, caccia spregiudicata ai talenti minorenni) e sulla gestione dei conti (UniCredit finanzia l’ordinaria amministrazione scontando crediti futuri e percependo congrui interessi: 2 milioni nell’ultima semestrale).Ma due importanti pilastri in realtà sono stati messi: sul comportamento sportivo e lo stile di gioco. Il problema è che le sconfitte stanno facendo vacillare entrambi, se si pensa che — dalla sfogo di Taddei post-derby contro l’arbitro al reclamo inoltrato ieri per chiedere di togliere la squalifica ad Osvaldo—ilmuro della «diversità » si sta incrinando davanti alla ragion di stato e alla spinta popolare.

Le telefonate Resta il fronte Luis Enrique che ieri, raggiunto dalle telefonate di Baldini e Sabatini, è apparso ancora molto scosso. Oggi la dirigenza proverà a parlare con i giocatori,maè logico che—dato per certo che la società vuole continuare con lo spagnolo— ora non è sicuro che Luis Enrique voglia rimanere. Per la dirigenza sarebbe una sconfitta, che neppure le classiche voci su Vilas Boas, Montella e, in prospettiva, Prandelli, addolcirebbero. Di sicuro il d.s. Sabatini è perplesso sul rinnovo, mentre i sussurri tra UniCredit e Trigoria danno per indebolita anche la posizione dell’a.d. Fenucci dopo l’interruzione del rapporto con la responsabile finanziaria Cristina Mazzoleni. La banca, in particolare, è sorpresa per una decisione così repentina, anche perché considerava l’ex dirigente una figura di garanzia, soprattutto alla luce dell’estenuante attesa dell’aumento di capitale da parte della cordata Usa, posticipata da dicembre a maggio. In compenso, dalla Raptor Accelerator che fa capo all’uomo forte James Pallotta, percepisce 115.000 euro (nel 2011) per un rapporto di consulenza che durerà fino all’aprile 2013, ad un costo medio di circa trentamila euro al mese. Domanda: ce la farà Luis Enrique a resistere fino a quella data?
Gazzetta dello Sport – Massimo Cecchini