La Roma torna sulle tracce di Paulinho centrocampista classe ’88 del Corinthias. Il calciatore brasiliano seguito anche dall’Inter è valutato intorno ai 10-12 milioni di euro e la società giallorossa secondo il sito itasportpress.it, starebbe preparando un’offerta da presentare in questi giorni al club Paulista.
Roma prepara l’offerta per Paulinho
Malaga, piace Bojan
Dopo l’indiscrezione della scorsa settimana secondo cui l’Inter avrebbe valutato l’ipotesi Bojan, dalla Spagna giunge voce di un’altra società interessata all’attaccante catalano: il Malaga. Il ricco club spagnolo, che ha centrato la qualificazione ai preliminari di Champions League, per sostituire Van Nistelrooy è in cerca di un giocatore che abbia esperienza nella Liga oltre che in campo internazionale. Il profilo di Bojan Krkic, in prestito alla Roma dal Barça, sembra corrispondere alle esigenze del Malaga.
(TMW)
Ag. Borini: “Parma e Roma devono risolvere la comproprietà”
La permanenza di Fabio Borini a Roma è tutt’altro che scontata. La stagione positiva disputata dall’ex Swansea, culminata con la convocazione in nazionale per Euro 2012, ha fatto lievitare il prezzo del suo cartellino, che i giallorossi dividono a metà con il Parma. L’agente dell’attaccante, Marco De Marchi, ha parlato così della situazione del suo assistito:
“Per quello che riguarda Fabio al momento la palla è alle due squadre che decideranno il suo futuro con la comproprietà. Per quanto mi riguarda preferisco parlare poco per lasciarlo concentrato sull’Europeo che sta per iniziare. Quello che è certo – afferma il procuratore a calciomercatoweb.it – è che ha sempre dato il 100% per tutte le maglie che ha indossato”.
Il Romanista – Tutti gli uomini del Boemo
«Vincenzo Cangelosi ha un viso antico, da scudiero medievale. Silenzioso come il suo Cavaliere ». È così che Giuseppe Sansonna, il regista di “Zemanlandia”, fantastico spaccato sulla favola foggiana, tratteggiava qualche anno fa la figura del numero due, del vice Boemo, del vice allenatore per antonomasia. Di Vincenzo Cangelosi, l’uomo che Zeman lo accompagna da trent’anni. Una vita. Le esperienze italiane, le avventure all’estero: Vincenzo era sempre con Sdengo. Un passo dietro, da umile Sancho Panza, fedelissimo collaboratore. Il più importante, per Zeman. Presto, molto presto, vestirà assieme al suo tecnico la tuta della Roma. Cangelosi. Sicuro di venire al seguito del Boemo c’è anche Giacomo Modica, 48 anni, di Mazara del Vallo. L’anno scorso era sulla panchina del Lecco ma per sei stagioni è stato collaboratore tecnico di Zdenek. Anche al Fenerbahce. Anche, non solo. Doveva andare a Lucca. Uno scambio alla pari tra vocali, le eo di Lecco contro l’ua di Lucca. Serie D, però. Poi gli ha fatto uno squillo Zeman e il povero dittì dei toscani, Bruno Russo, si è trovato improvvisamente con un allenatore in meno. E la Roma con un assistente in più. Per Zeman, il Maestro, che aveva allenato Modica prima al Licata e poi al Messina. Un vice allenatore, un collaboratore tecnico. E un preparatore atletico. Si chiama Roberto Ferola il terzo uomo della squadra zemaniana. È un altro degli inseparabili, una richiesta espressa del Boemo, con cui ha iniziato a lavorare nel 1997. Nella Roma si occuperà anche del recupero infortunati, settore che a Trigoria è già curato da Francesco Chinnici e Luca Franceschi, entrambi riconfermati.
Del team del Boemo, e quindi in assoluto della Roma, non farà invece parte il fisioterapista Silvano Cotti. Per ora, è l’unico nome tagliato dalla società, oltre (ovviamente) a tutti quelli dello staff tecnico di Luis Enrique. Seppure con un impegno parziale – tre volte a settimana – resterà anche il fisioterapista Silio Musa. Secondo qualche fonte, non dovrebbero andare via nemmeno Michele Esteri, Umberto Meie Alessandro Cardini, tutti fisioterapisti. In bilico è Guido Nanni. È uno dei due preparatori dei portieri, l’altro è un “certo” Tancredi. È un intoccabile, Franco. Molto dipenderà dalla valutazione che farà Zeman, anche perché Konsel si propone un giorno sì e l’altro pure. Confermati invece tra i collaboratori Aurelio Andreazzoli, che in giallorosso è venuto con Spalletti, lo storico preparatore Vito Scala, l’istituzione che vigila sui muscoli del Capitano e lo scout Simone Beccaccioli. C’è un unico vuoto non colmabile. Una casella che resterà deserta. Un pezzo di leggenda che ha detto addio a Trigoria. È Giorgio Rossi. Sul sito della Roma ci sono ancora nome, foto e data di nascita. Un consiglio: andrebbero lasciati, magari con una menzione speciale. Per rispetto. Perché anche chi arriva oggi sappia cosa voglia dire avere avuto l’onore massimo. Quello di avere lavorato per la Roma.
Il Romanista – Daniele Galli
Il Messaggero – Mauri, spuntano le intercettazioni in auto
Stefano Mauri verrà ascoltato dal procuratore capo di Cremona Roberto Di Martino. Dopo l’interrogatorio di garanzia il magistrato era un po’ perplesso sull’utilità di risentire il capitano della Lazio, giudicando «poco interessanti» le sue risposte al gip Guido Salvini. Ma ora ha cambiato strategia: convocherà il laziale e gli metterà davanti le intercettazioni ambientali effettuate a bordo delle auto del giocatore.
Tra i faldoni dell’inchiesta infatti ci sono anche le richieste «urgenti», datate febbraio-marzo 2012, da parte degli investigatori per effettuare intercettazioni sulle macchine di Mauri. Le vetture sono una Smart Fortwo e un’Audi. Ciò che ha detto nell’abitacolo il capitano, e soprattutto a chi lo ha detto, sarà il tema centrale dell’interrogatorio. Si tratta di frasi evidentemente rilevanti di cui il calciatore dovrà rendere conto. Nel frattempo saranno con tutta probabilità interrogati già in settimana il genoano Omar Milanetto, l’attaccante della Sampdoria Cristian Bertani e l’ex portiere del Bellinzona Matteo Gritti. Oggi il gip deciderà sulle loro scarcerazioni. Intanto l’avvocato di Luigi Buffon ribadisce che il portiere della Juventus e della Nazionale non è indagato: «La perquisizione nella tabaccheria di Parma non riguarda Buffon, non esiste allo stato alcun elemento che faccia pensare che Gigi sia coinvolto nelle indagini». Il legale assicura che «non ci è stato notificato nulla, non ci è arrivato nulla e non vedo perché dovrebbe arrivare qualcosa». Le notizie che coinvolgono il portiere «non hanno alcuna rilevanza nè penale nè in termini di giustizia sportiva, se Buffon sarà chiamato a spiegare lo farà. L’unico rammarico è che Gigi deve giustificare fatti senza rilevanza e pubblicizzare questioni che hanno a che fare con la sfera privata, questa è l’unica amarezza».
Il Messaggero – C.Guasco
Corriere dello Sport – Balbo: ora deve giocare centravanti
Abel Balbo non ha dubbi. «Totti? Con Zeman deve giocare centravanti. Per tanti motivi. E credo proprio che il nuovo tecnico lo schiererà al centro del reparto avanzato».
Ma con lei, nella Roma di Zeman fine anni Novanta faceva l’esterno sinistro.
«Sì, ma era un Totti poco più che ventenne, non ancora all’apice della sua carriera ma già in grado di fare la differenza. Aveva la gamba per fare l’esterno. Con Zeman per fare quel ruolo devi correre tanto, tantissimo. E Francesco a settembre fa 36 anni».
Lei era il centravanti di quella Roma spettacolare. Dunque doveva correre meno?
«In assoluto si correva tutti come pazzi perchè con Zeman si fa tutto in velocità, palla e giocatori devono andare via col vento. Però i movimenti del centrale d’attacco erano diversi e non presupponevano rientri profondissimi».
E adesso quali compiti potrebbe avere il capitano?
«Un po’ quelli che avevo io all’epoca. Sono passati gli anni ma Zeman non ha cambiato il suo modo di proporre gioco d’attacco. Semplice ed efficace allo stesso modo. In questo gioco il centravanti deve essere bravo a finalizzare e ad attaccare lo spazio, ma anche e forse soprattutto a fare da sponda, dare e andare. Oppure dare l’assist direttamente. E in questo Totti è ancora il numero uno».
Dunque non è vero l’assunto che con Zeman se non sei da corsa non giochi.
«La prima cosa che devi avere per giocare bene il calcio del boemo è la bravura tecnica e Totti in questo senso non ha rivali. Se Zeman gli metterà accanto due esterni d’attacco bravi e veloci credo che i tifosi della Roma si divertiranno un mondo».
Facciamo dei nomi.
«Con Zeman io vedo molto bene Bojan, che nella passata stagione non è riuscito a mostrare per intero il suo talento. Se seguirà bene le indicazioni del nuovo tecnico penso che l’ex Barcellona potrà essere la rivelazione dell’anno».
Bojan dove? E l’altro partner?
«Bojan a sinistra e dall’altra Lamela o Borini, mentre Osvaldo, stando sempre alla rosa attuale della Roma, lo vedo più come centravanti, dunque come alternativa a Totti, un’ottima alternativa».
Dunque Totti al posto che era suo quando giocavate insieme con Zeman in panchina. Perchè no esterno sinistro come allora?
«Perchè sono passati tredici anni e Francesco non può fare tutti quei movimenti richiesti all’esterno sinistro d’attacco. Gli verrebbe richiesto troppo sacrificio e ne perderebbe inevitabilmente la lucidità. Meglio due cross in meno e due gol in più. No, Totti può fare benissimo il centravanti, con le sue caratteristiche ovviamente. E credo che Zeman saprà anche chiudere un occhio quando Totti magari non riuscirà in qualche frangente a portare il pressing o a riportarsi subito in sotto palla in fase di non possesso».
Sono passati tanti anni, funziona ancora secondo lei il gioco di Zeman?
«Ne sono più che certo. Sembra un gioco difficile ma in realtà è abbastanza semplice e si fonda su pochi principi base: palla e giocatori nello spazio. Servire sempre il giocatore sui piedi ha poco senso, a meno che non hai Maradona o Messi. Giocando nello spazio il gioco va via veloce e gli avversari trovano più difficoltà a difendersi. Se poi hai un Totti lì davanti è certo che ci si può divertire ma anche puntare traguardi significativi».
Corriere dello Sport – R.Boccardelli
Montella: “Rischio di trovarmi senza panchina”
Vincenzo Montella potrebbe anche non allenare la Fiorentina. L’ormai ex tecnico del Catania è stato per molto tempo considerato il favorito per la panchina della Roma, ma ora che nella Capitale è certo l’arrivo di Zeman, rischia di rimanere senze squadra per la prossima stagione. Parlando al portale brividosportivo.it, Montella ha detto di non avere certezze per il futuro:
“E’ stata una stagione dura e adesso sono solo contento di godermi le vacanze con la mia famiglia. In questo ultimo periodo si è parlato tanto del mio futuro ma ancora non mi è stato comunicato niente. Ancora non c’è niente di sicuro e non sono in grado di dire con precisione quando si saprà qualcosa. Spero di saperne di più entro breve, ma è certo che due settimane mi sembrano troppe. Fosse così rischierei di trovarmi senza niente in mano…”.
Corriere dello Sport – Nico Lopez, fantasia e qualità per De Rossi
L’elogio dei rincalzi. E’ ingeneroso chiamarli così, ma la partita contro il Varese, che ha lanciato la Roma Primavera verso la semifinale derby in programma domani sera a Gubbio, ha dimostrato ancora una volta la profondità della rosa a disposizione di Alberto De Rossi. Basta dare un’occhiata al tabellino della gara per capire: tre dei quattro gol messi a segno sono stati firmati da giocatori che non fanno parte dell’undici titolare.
RISERVE D’ORO – E’ il caso, per esempio, di Matteo Ricci, autore del bellissimo gol del vantaggio romanista ed eccellente sostituto di Federico Viviani, così come avvenuto nella semifinale del Viareggio contro la Fiorentina. Contro la Lazio il centrocampista classe ’94 probabilmente lascerà di nuovo spazio al più esperto compagno di squadra che tornerà questa sera dall’Irlanda e dagli impegni con l’Under 21. Chi si candida a un ruolo da titolare in semifinale è Nico Lopez. Il talento uruguaiano ha avuto un impatto formidabile sulla gara contro il Varese. Un palo, un gol (il diciassettesimo in tredici presenze con la maglia della Roma) e tante giocate di qualità nella mezz’ora in cui è rimasto in campo […] Discorso simile per l’altro esterno offensivo, Frediani, che per venti minuti ha sostituito Piscitella realizzando il poker giallorosso. […]
STANCHEZZA – Quattro buone notizie per un Alberto De Rossi che in questi giorni sta cercando di gestire al meglio le energie fisiche e nervose di una squadra arrivata a queste finali con una percentuale alta di tossine nelle gambe. Colpa, si fa per dire, di una stagione memorabile in cui la Roma è arrivata in fondo a tutte le competizioni. […]
RELAX – E’ anche per questo che ieri i quattordici protagonisti della gara contro il Varese hanno potuto vivere una giornata di pieno relax, tra piscina e idromassaggio. In campo sono scesi solo i giocatori non impiegati sabato pomeriggio. La giornata di riposo ha portato anche buone notizie a De Rossi: la sfida contro il Varese non ha lasciato strascichi dal punto di vista degli infortuni e anche il colpo all’occhio, che aveva costretto Ciciretti a uscire nel finale del primo tempo, è completamente riassorbito.
Corriere dello Sport – Riccardo Loria
Corriere dello Sport – Zeman oggi ufficiale, sarà presentato mercoledì o giovedì
E’ il lunedì di Zeman. Dopo l’annuncio del suo ritorno alla Roma, è la Roma che deve ufficializzare la verità da comunicare alla Borsa. E’ probabile che i dettagli del contratto vengano pubblicati in giornata. La presentazione dell’allenatore, invece, dovrebbe essere organizzata per domani o mercoledì.
Il Romanista – De Falchi per sempre con noi
Non inizierò il ricordo di Antonio De Falchi, barbaramente assassinato a Milano, il 4 giugno di 23 anni fa da quella mattinata maledetta. Mi torna in mente quello che accadde una settimana più tardi l’11 giugno 1989. La Roma giocava allo stadio Flaminio contro la Fiorentina una partita fondamentale per l’accesso alla zona UEFA. La Roma doveva assolutamente vincere per insidiare alla Fiorentina la qualificazione europea.
L’atmosfera sugli spalti, però, era di tutt’altro indirizzo. Ricordo i cori, la rabbia della gente, il senso di stupore, un “perché ?” senza risposta che rimbombava di bocca in bocca. Il 7 giugno c’erano stati i funerali. Sebino Nela che era in campo aveva visto la sua maglia sul feretro di quel ragazzo di 19 anni. Era stato lo stesso Sebino a donargliela e in quel terremoto emotivo non aveva potuto trattenere le lacrime. Un ragazzino prima dell’inizio della gara scavalcò per deporre un mazzo di fiori a centrocampo. Correva, ma era piccolo e ci mise un’eternità, accompagnato dall’applauso di tutto il Flaminio. Anche Giuseppe Giannini depose dei fiori gialli e rossi, fu una cosa emozionante.
Altre due cose che mi tornano sempre alla mente quando penso ad Antonio De Falchi. La prima è il minuto di silenzio prima dell’inizio della gara con la panchina viola in cui Santarini, Eriksson e Pruzzo erano in piedi, impietriti nella buca della panchina. Dalla Curva li vedevo, fermi. Roberto aveva lo sguardo fisso, le mani dietro la schiena… la seconda immagine all’87’, tre minuti alla fine. Rudy Voller si gettò su un pallone a volo d’angelo rischiando di beccarsi un calcio in testa e mise in rete il pallone che decise la gara. Si rialzò ed esultò indicando con il dito il cielo, come per dire: “Questo è per te”. Fu una giornata bella e tremenda allo stesso modo, perché tutte le partite del mondo non valgono un minuto della vita di un ragazzo di 19 anni, un ragazzo che ha appena iniziato a spiegarsi alla vita. Questo penso ricordando Antonio De Falchi, ma la storia inizia alla stazione centrale di Milano la mattina del 4 giugno. Assieme ad alcuni amici De Falchi ha seguito la Roma in una trasferta tremenda a Milano. Ci aspetta il Milan di Sacchi, quello di Carlo Ancelotti: «Ma se po’ giocà contro Carletto?». Si pensano queste cose prima di una partita, non si può prevedere un’infamia come quella che si sta per verificare, non si può accettare che esistano individui che si recano allo stadio non per tifare per la propria squadra, qualunque essa sia, ma per fare del male, per assalire in branco e colpire con una furia ceca, bestiale. La gara inizia alle 16 ma alle 11:35, De Falchi è già allo stadio con il biglietto, ingresso numero 16, già nelle tasche. Per un ragazzo a cui piace fare il tifo, la partita inizia a quell’ora. Entri, osservi l’atmosfera, partecipi ai cori, scherzi con gli amici, giochi a carte. In quegli anni non c’era telefonino, non c’erano computer portatili, arrivavi sugli spalti dello stadio e per un po’ staccavi la spina da tutto. Ci si diverte con poco, si divideva la roba da mangiare che tutti hanno portato. «Ho due panini al prosciutto, ne vuoi uno?». Passavano così le ore allo stadio, a volte lunghissime, a volte rapide. Passavano così per i bravi ragazzi, per i tifosi veri. Il 4 giugno 1989, però, acquattati dietro ad una struttura di cemento, c’erano un gruppo di balordi in attesa di entrare in azione. Avvistano un gruppo di “romani”, verificano la loro intuizione con una semplice domanda: «Avete una sigaretta?». I trenta entrano in azione inseguendo i 4 ragazzi romani. Antonio incespica, o forse viene fatto cadere, è difficile ricostruire l’esatta dinamica dell’agguato. Viene raggiunto e massacrato per una trentina di secondi mentre è a terra. Quando arriva la polizia cerca di rialzarsi, è cianotico e respira a fatica, cade nuovamente a terra. Un agente fa un disperato tentativo di rianimarlo con la respirazione bocca a bocca e il massaggio cardiaco. Arriva l’ambulanza ma la corsa al San Carlo si rivela inutile. Quando si diffonde la notizia il Milan decide immediatamente di annullare l’esposizione della Coppa dei Campioni vinta.
La stragrande maggioranza dei tifosi milanisti è basita, esattamente come quelli giallorossi. Qualche imbecille, però, si trova sempre. Gaetano Giuffrè, meglio conosciuto come “Coca Cola” raccontava: «Quando morì De Falchi stavo in Tribuna d’Onore dietro a Dino Viola, posto mio abituale in trasferta, su consiglio di Ettore Viola, da quando il senatore era stato preso a calci a Torino. Un signore in giacca e cravatta, alle mie spalle, saputa la notizia dell’annullamento dell’esposizione della Coppa, arrabbiatissimo disse: “Eh, per un cazzo di marocchino che è morto non ci fanno vedere la coppa”. Quella fu l’unica volta che persi il lume della ragione: presi quel signore per la cravatta e cercai di tirarlo giù, con un amico che mi teneva il braccio. Gli dissi: “Bastardo! Ma cosa gli insegni a tuo figlio che sta magari in curva! Ad ammazzare le persone?”. L’amico mi convinse ad andarmene e mi misi su uno scalino da parte, con le mani che mi tramavano. Quando ebbi l’occasione di parlare con l’ingegner Viola, gli dissi: “Presidente, mi deve scusare, purtroppo ho perso la calma; stavo dietro di lei, avevo avuto il biglietto, ho sbagliato”. «Si hai sbagliato due volte». «Purtroppo lo volevo menare … ». «E’ lì che hai sbagliato la seconda volta: non lo hai fatto!». Sono passati 23 anni ma quel “perché?” è sempre lì.
Il Romanista – Massimo Izzi
Il Romanista – Lamela: “Sarà la mia stagione”
Con gli amici a vedere l’Argentina al Monumental. A vedere il compagno romanista Fernando Gago, l’amico Aguero e anche l’idolo Messi festeggiare il gol e la vittoria mimando il pancione dedicato alla compagna incinta. Ha tifato per l’Argentina, Erik Lamela, anche perché la schiacciante vittoria per 4-0 contro l’Ecuador fa comodo anche lui visto che si tratta di qualificazioni mondiali e lui il Mondiale del 2014 lo vuole giocare eccome. Mancano ancora due anni, per farlo Lamela deve affermarsi nel suo club. La Roma. E dopo un anno tra luci e ombre Erik è convinto che la prossima «sarà la sua stagione». Lo ha confidato agli amici che ha incontrato al Monumental di Buenos Aires e che gli hanno chiesto informazioni su questi suoi primi dieci mesi nella Capitale. Lamela, dicono, ha sorriso. E ha spiegato gioie e dolori, cose che sono andate e cose che, invece, potevano andare decisamente meglio. Erik era rilassato, contento di godersi le vacanza in famiglia a casa sua, ma era anche molto fiducioso su tutto quello che lo aspetta da luglio in poi. Da quando cioè tornerà nella Capitale e si troverà a stretto contatto con Zeman.
A vent’anni non poteva capitargli allenatore migliore. Sabatini e Baldini ne sono convinti. Pensano che possa valorizzare un talento enorme, insegnandoli, come fece a suo tempo con Totti, tutti quei movimenti che fanno di un buon giocatore un giocatore ottimo, cioè utile per la squadra. C’è chi dice che Vincenzo Montella non fosse della stessa opinione. E che, tra i giocatori che aveva indicato come tutt’altro che funzionali al suo progetto di squadra c’era anche Lamela. Aspetto questo ovviamente non condiviso né da Baldini né soprattutto da Sabatini che conosce Erik da anni e che ha scommesso per primo sul suo talento. Gli è stato accanto ogni giorno in questi mesi, ci ha parlato, ha parlato con la famiglia e con tutte le persone a lui vicine, consigliandolo per il meglio in campo e soprattutto fuori. Quest’anno succederà lo stesso anche perché Lamela dovrà eliminare quegli eccessi caratteriali che, soprattutto nella seconda parte di stagione, ne hanno frenato il rendimento. L’espulsione contro la Juve in Coppa Italia e lo sputo a Lichtsteiner sono stati episodi che hanno macchiato una stagione in cui, comunque, i lampi del suo talento si sono visti. Eccome. E non solo per quel gol bellissimo all’esordio contro il Palermo. Gli avversari, dopo quella rete, hanno iniziato a conoscerlo. A prendergli le contromisure. E a provocarlo, anche, quando hanno capito che il ragazzo, un po’ per carattere e un po’per la giovane età, era un bersaglio facile. Dal prossimo anno Lamela dovrà essere bravo a resistere a tutto questo. E dovrà affidarsi fin dal primo giorno a Zeman, anche quando gli allenamenti gli sembreranno durissimi e interminabili. Pare sia già stato avvertito, pare sappia già che cosa si troverà ad affrontare. Un anno fa a Riscone non c’era, impegnato nel Mondiale Under 20 giocato con una caviglia dolorante che, peraltro, gli ha creato più di qualche problema in questi mesi. Adesso, raccontano, si sta riposando senza però rinunciare a quel minimo di attività fisica che è necessario per arrivare in forma al ritiro. In fondo manca soltanto un mese. E Lamela si farà trovare pronto perché, come ha detto l’altra notte a Buenos Aires, la prossima deve essere la sua stagione.
Il Romanista – Chiara Zucchelli
Il Tempo – Con Zeman Roma nuova
Un’altra Roma. Ancora più giovane, alleggerita di qualche inutile peso, con tanti piedi buoni e gambe reattive. Zeman e Sabatini la vogliono così, diversa da quella che si stava costruendo per Luis Enrique, ma neanche troppo. Il ds e il nuovo allenatore si stanno confrontando quotidianamente sulle mosse di mercato e da domani, o al più tardi mercoledì quando è prevista la presentazione ufficiale del boemo, lo inizieranno a fare nelle stanze di Trigoria. Non ancora oggi visto che al «Bernardini» mancheranno all’appello Baldini, partito per l’Inghilterra, e Fenucci. Ma la seconda era del boemo è di fatto già partita. Le premesse sono più incoraggianti rispetto a un anno fa, quando Luis Enrique chiese di stravolgere la Roma. Al boemo, invece, la squadra di oggi piace parecchio anche se si aspetta due-tre innesti importanti. Cambiano valutazioni e obiettivi. Rosi è l’esempio del giocatore che da potenziale scarto può tornare utile, tanti altri giovani si sono messi in fila fuori da Trigoria. «Perché Zeman è l’allenatore adatto per farmi crescere» hanno detto in coro i vari Destro, Verratti e Insigne nei giorni scorsi. Difficilmente alla Roma arriverà uno di questi tre, visto che il primo è destinato all’Inter, il secondo alla Juventus e il terzo è di proprietà del Napoli che non può rafforzare una diretta rivale, ma la linea giovani è garantita. Di rientro dai prestiti i vari Crescenzi, Bertolacci, Florenzi e Caprari (ma per tutti va trattata la comproprietà con i rispettivi club), mentre Tallo e Nico Lopez sono pronti a «salire» dalla Primavera.
Rispetto ai piani iniziali c’è pure chi, come Gago e Kjaer, esce dal gruppo dei confermati e passa in quello dei giocatori in bilico. L’argentino non è stato riscattato e ha quasi perso le speranze. «Non so niente, dovremo parlare» il suo messaggio scoraggiato dall’Argentina. Zeman gli preferisce un centrocampista più e veloce e bravo a inserirsi. L’identikit di Marquinho che infatti verrà riscattato. Alla Roma è stato offerto Merkel, Sabatini lo sta trattando con il Genoa ma non è ancora convinto. Su Kjaer c’era l’ok di Luis Enrique, Sabatini ha trattato il rinnovo del prestito dal Wolfsburg poi si è fermato e ha fatto scadere l’opzione di acquisto giovedì scorso, salvo riallacciare i contatti con i tedeschi un paio di giorni fa: segno che il boemo non si è opposto alla conferma del danese. Ora dipende tutto dalla trattativa Roma-Wolfsburg e con l’Europeo alle porte sarebbe meglio chiudere il discorso subito. Con Heinze in partenza, Juan sul mercato e Castan in arrivo si cerca un altro centrale: Astori del Cagliari e Silvestre del Palermo sono tra gli obiettivi. Le scadenze di contratto di Cassetti e Cicinho («torno a giocare in Brasile» fa sapere il terzino) aprono il varco per l’arrivo di un nuovo terzino destro. A sinistra, se parte Josè Angel, tra i papabili c’è Dossena del Napoli per affiancare il giovane Dodò, altro acquisto già chiuso. L’attacco, sulla carta, è a posto. A seconda del budget la Roma potrebbe però pensare a un colpo ad effetto: per questo si continua a seguire con interesse la situazione di Jovetic. Il «tesoretto» a disposizione del ds è legato anche alle cessioni. I ritorni di Borriello, Pizarro, Brighi, Guberti e Julio Sergio complicano non poco i piani. E chissà se qualcuno di loro chiederà di avere un posto nella nuova «Zemanlandia», come l’ex portiere giallorosso Konsel che sogna di allenare Stekelenburg & Co. «Se Zdenek me lo chiederà ci penserò: il mio cuore è sempre stato della Roma». Come quello di Tancredi che per ora gli chiude le porte.
Il Tempo – Alessandro Austini
Corriere dello Sport – E per l’attacco l’idea è Immobile
Non solo Insigne. Non tanto Insigne. Zeman, ripensando al suo grande Pescara, immagina soprattutto Ciro Immobile nella Roma […]. Capocannoniere della serie B con 28 gol, perno centrale dell’attacco che ha dominato il campionato, aggiungerebbe fisico e reti a un gruppo che con Luis Enrique si è rivelato tenero nei dintorni della porta avversaria
COMPLESSITA‘ – La trattativa non è facile perché Immobile era soltanto di passaggio a Pescara: il suo cartellino è diviso a metà tra Genoa e Juventus. Preziosi ne ha acquistato la comproprietà a gennaio per 4 milioni. Oggi per lasciarlo partire chiede il doppio. […] Con la Juve non ci sarebbero grandi problemi perché tra le due società è vicino laccordo per il rinnovo della compartecipazione. La Roma può cercare di insistere sulla parte Genoa, provando a piazzare dei calciatori già nominati nei discorsi su Palacio e Destro: Rosi, Greco, Bertolacci e, novità dell’ultim’ora, Borriello, un vecchio pallino di Preziosi che proprio la Juventus sembra avere mollato. Destro a quel punto potrebbe rimanere al Genoa. O finire, per completare l’intrigo, alla stessa Juve.
DIFENSORI – Del Pescara, Zeman prenderebbe anche i due difensori centrali: Romagnoli e Capuano, convocati nellUnder 21 da Ciro Ferrara, possibile successore di Zeman allo stadio Adriatico. Intanto nei prossimi giorni invece potrebbe essere annunciato l’acquisto di Leandro Castan, difensore brasiliano del Corinthians: 26 anni a novembre, alla Roma costerà 5 milioni.
Corriere dello Sport – Roberto Maida
Leggo – Le nuove maglie, giallo ocra e rosso pompeiano
Saranno presentate giovedì mattina a Trigoria le divise della Roma per la prossima stagione. Marchiata Robe di Kappa per il sesto anno consecutivo, la nuova maglia vedrà il ritorno ai colori tradizionali (rosso pompeiano e giallo ocra) e il collo a V. Tenuta che, come sottolinea il numero uno di Kappa Marco Boglione, «non sarà né bizzarra né vintage, ma rispetterà in pieno le esigenze dei tifosi e la tradizione». Simili all’anno scorsa anche la seconda e la terza maglia (bianca e nera).
Leggo – Francesco Balzani
Gazzetta dello Sport – Lamela come Totti? Zeman sa come fare
Quando passò da un sponda all’altra del Tevere, nell’estate del 1997, Francesco Totti era un po’ timoroso. Poi conobbe meglio Zdenek Zeman e ne rimase illuminato. Il boemo lo chiamava «stella», lui ringraziava a suon di gol e prestazioni chic all’ala sinistra, come si definiva allora lo stesso capitano giallorosso. Quando tra pochi giorni tornerà da questa parte del Tevere, il boemo lì a sinistra non ci troverà più Totti (che farà la punta centrale) ma un certo Erik Lamela. Che magari sarà un po’ timoroso anche lui per i carichi di lavoro (anche se dall’Argentina fa sapere di essere felice dell’arrivo del boemo), ma poi proverà ad illuminarsi d’immenso. Con tanto di benedizione anche di Giuseppe Giannini, l’ex capitano giallorosso, per cui «l’argentino può essere per Zeman il Totti di 13 anni fa».
Doppia verità In realtà, la verità si spinge più in là ed è ambivalente. Lamela può essere per Zeman il Totti di 13 anni fa, ma è soprattutto il boemo che può essere per Erik quello che fu per Totti allora. Un maestro di calcio, un insegnante anche fuori dal campo. Totti con il boemo imparò i movimenti dell’attaccante, i tagli, le astuzie che fanno la differenza. Esattamente tutto quello che serve ora a Lamela per spiccare il volo e fare il salto di qualità. Nella sua prima stagione italiana, l’ex talento del River Plate ha infatti acceso la luce con dei bagliori improvvisi, ma quella luce è rimasta accesa solo ad intermittenza. Per un ragazzo che ha appena compiuto 20 anni, ci sta. Per uno, poi, che si appresta ad avere Zeman, è quasi una mano santa. Ha l’obbligo di sgrezzarsi, la necessità di perdere qualche vizio e aggiungere qualche virtù. E così, con la cura-Zeman, «Coco» può davvero trasformarsi da diamante grezzo ad uno scintillante brillante.
Posizione ed eredità Del resto, Erik quest’anno è partito spesso proprio lì, a sinistra, nel tridente di Luis Enrique, proprio dove 13 anni fa giocava Totti. E al capitano Erik chiederà anche consiglio, visto il rapporto che c’è tra i due (Lamela, tra l’altro, vive con la famiglia proprio in una bella villa all’Axa del capitano). «Francesco è uno di quelli che mi dà più consigli», ha detto spesso in passato. E la gente ha provato subito a metterli vicini, Lamela erede di Totti. O, almeno, in prospettiva. «Credo sia esagerato, Francesco è immenso ed è la storia del club», ha risposto Erik ad «Olè» qualche mese fa. In campo, però, sarà così. Lì, a sinistra, nel tridente di Zeman, anche se poi Erik può andare a giocare anche a destra. «Ed io con il boemo lo vedo proprio alla Robben, capace di rientrare con il sinistro per calciare in porta — dice Di Biagio, che di Zeman è stato a lungo la musa in campo — L’augurio è che Lamela possa maturare come ha fatto Totti. Anche Francesco da ragazzino non segnava tantissimo e dopo aver lavorato con il boemo, poi non ha smesso più. Ed a volte, a partita in corso, Erik potrebbe giocare anche tra i tre di centrocampo, lì Zeman uno dei due intermedi lo vuole con i piedi buoni». Che è poi la vecchia idea di Sabatini, quando la scorsa estate sognava un terzetto in mezzo al campo composto da Erik, De Rossi e Pastore. Una pazza idea (forse) dell’epoca.
In Argentina Erik in questi giorni è a casa sua, a Buenos Aires, e si sta godendo le vacanze. Non è stato convocato in nazionale e di questo un po’, in cuor suo, ci è rimasto male. Ma ha trovato lo stesso il tempo e la voglia di stare con i compagni della Selección e di fare gli auguri a Sergio Aguero, che contro l’Ecuador ha festeggiato i suoi 24 anni. Chissà che con Zeman presto non cambi anche questo. E magari, allora, saranno gli altri a fare gli auguri ad Erik. A cominciare da Totti, che con il boemo è diventato quello che potrebbe essere Lamela.
Gazzetta dello Sport – Andrea Pugliese
Corriere dello Sport – Zeman, Totti dove lo metti?
Tredici anni dopo. Con qualche cicatrice in più sulla pelle e nellanima. Come in Dumas, come in un romanzo, i due moschettieri un po attempati si ritrovano per dare ancora battaglia e tentare le ultime grandi imprese. In giallorosso. Zeman-Totti, garanzia di gol e spettacolo. […] Tredici anni fa Totti giocava esterno sinistro in un tridente che prevedeva Delvecchio centrale e Paulo Sergio dallaltra parte (con Gautieri in alternativa). Nella versione precedente (1997-98) Francesco nella solita posizione decentrata, con Balbo centravanti e Paulo Sergio o Delvecchio sullaltro versante.
GLI SCHEMI DI ZEMAN – Immutabili nel tempo, ma sempre produttivi, soprattutto in attacco. Tanta corsa, palla nello spazio, tagli degli esterni, centravanti incontro ai centrocampisti e di nuovo allattacco del secondo palo, esterni che sovrappongono in continuazione sulle fasce. In fase di non possesso pressing e sotto palla il primo compito del reparto offensivo. Insomma, cè da sudare e la condizione atletica conta, eccome. Ma guai a pensare che la differenza la fanno muscoli e polmoni. Se non cè bravura, se non c’è talento, anche gli schemi di Zeman possono saltare. Più classe, più talento ci sono in squadra, più il boemo fa risultati. E spesso, come a Pescara, il tecnico consegna la fascia sinistra del fronte offensivo al suo giocatore migliore, in questo caso Insigne, che può rientrare col destro per sfornare tiri, gol, assist.
COME E DOVE – Tredici anni dopo Totti può occupare ancora quella posizione? Forse no, forse troppo dispendiosa per un giocatore di 36 anni. Forse dallalto della sua classe e avendo in testa gli schemi zemaniani il ruolo migliore per il capitano potrebbe essere quello di centravanti, giocato alla sua maniera, come ha già fatto con Spalletti. Sponde, assist e tiri in porta sono da sempre la specialità di Totti. Dovrà metterci qualche taglio in area e qualche corsa a vuoto in più. Sembra ancora in grado di farlo, tanto più che Zeman, prima di esprimersi compiutamente da neo tecnico romanista, ha già dichiarato: «Totti? Se sta bene gioca», frase comunque bisognosa di approfondimento […]
Leggo – Roma, spesa italiana
Ogbonna, Dossena, Destro, Merkel e Verratti: a Trigoria torna di moda il «made in Italy». Sarà per l’arrivo di Zeman (conosciuto e stimato soprattutto dai giocatori di casa nostra), sarà per i prezzi più contenuti o per l’esperienza negativa appena passata di una campagna acquisti che, fatta eccezione per il solo Borini, ha coinvolto solo giocatori e squadre di altri campionati. Sta di fatto che la Roma è tornata a interessarsi al mercato nazionale con particolare attenzione agli under 25. Un’inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni. È dal 2004 infatti che la Roma non ufficializza un acquisto proveniente dai nostri campionati a titolo definitivo e senza contropartite tecniche: l’ultimo fu Ferrari pagato 7 milioni al Parma.
A interrompere il digiuno potrebbe essere Merkel che il Genoa ha riscattato interamente dal Milan (in cambio di El Shaarawy) e che sembra a un passo dai giallorossi. Il centrocampista tedesco, classe ’92, è cresciuto nel Milan, ha già una discreta esperienza in serie A e rappresenterebbe la prima alternativa (con Florenzi) al trio di centrocampo De Rossi-Pjanic più un acquisto di alto profilo. Il primo obbiettivo è Verratti che Zeman considera il Pirlo del futuro. Se il Pescara dovesse essere sordo ai richiami della Roma, le attenzioni si sposterebbero su Eriksen dell’Ajax. Sabatini ha intavolato trattative anche con Torino, Palermo, Cagliari e Napoli. Dai granata il ds spera di avere Ogbonna, il primo rinforzo per la difesa nella lista di Zeman. Il presidente Cairo spara alto: 20 milioni. Più del doppio di quanto Zamparini e Cellino hanno stimato Silvestre e Astori, altri nomi sul taccuino di Sabatini. Ancora meno costa Dossena che il Napoli ha messo sul mercato per 6 milioni. La Roma potrebbe chiudere l’operazione entro la fine della settimana mettendo sul piatto 5 milioni e risolvendo il problema dell’esterno sinistro (visto che è stato preso anche Dodò). A destra piace Cassani che si giocherebbe il posto con Rosi. D’azzurro si colorano anche le strategie per quel che riguarda l’attacco. Entro il 22 giugno, infatti, si saprà se la Roma riscatterà o meno la seconda metà di Borini (probabile una soluzione alle buste).
Se la Roma dovesse rinunciare all’attaccante corteggiato da Inter e Psg, si spalancherebbe la via di Roma per Destro, un vero fan di Zeman: «Sarebbe bellissimo giocare con lui, con Totti poi ancora di più». Il Genoa ha riscatto la metà dal Siena ed è disposto ad accettare l’offerta della Roma: Bertolacci, Greco e 5 milioni. L’altro italiano che piace tanto a Zeman è Insigne che però difficilmente si muoverà da Napoli (neanche per Borriello). Non una trattativa, ma un semplice sondaggio infine per Jovetic. Il talento viola costa uno sproposito (35 milioni) e solo la cessione di Osvaldo a Malaga o Real Madrid potrebbe riaccendere la speranza.
Leggo – Francesco Balzani
Il Messaggero – Coppia d’assi
Quindici anni dopo, se contiamo dal 1997, cioè da quando Zeman si insedia a Trigoria; tredici se invece teniamo conto della data della sua partenza, il 1999. È comunque tanto, forse troppo tempo, che Francesco Totti non immaginava di ritrovarsi davanti il boemo con il fischietto in bocca, il pallone sotto il braccio a guidarlo in allenamento. È tanto, forse troppo, che non pensava di risentirsi chiamare «la stella» o semplicemente Checco.
Totti – ha sempre dichiarato Zeman – è il miglior calciatore da lui mai allenato (alla ormai storica domanda: chi sono i tre migliori calciatori italiani, Zdenek rispose: «Totti, Totti, Totti»); Zeman – ha sempre ammesso Totti – è il calcio, il tecnico con cui s’è trovato meglio in assoluto, con il quale ha instaurato un rapporto diverso, confidenziale, eccellente anche fuori dal campo, tant’è che in questi anni i due si sono spesso incrociati e sentiti, ogni Natale Totti ha mandato auguri e regali a Zdenek, cosa che non avrà fatto con Capello o con Ranieri, ad esempio. La stella da una parte, Zdengo dall’altra. Un rapporto di sorrisi, complicità e affetto, ripagato in campo dal capitano a suon di prestazioni e qualche gol (bomber vero lo è diventato dopo) e con le dichiarazioni di questo quindicennio da separati pur mantenendo un legame solido.
Il boemo è stato l’allenatore che gli ha consegnato la fascia, appena ventunenne e, con quel pezzo di stoffa bianca, anche la maglia numero 10. Lo ha reso leader. Appunto, la stella, sovvertendo lo stantio luogo comune secondo il quale «Zeman non ama i campioni». Invece, due stagioni insieme, 1997/1999, vissute intensamente: 30 presenze e tredici reti il primo campionato zemaniano, trentuno e dodici il secondo. Ottantasei panchine per il boemo. Totti con lui è cresciuto fisicamente, ha imparato a correre, a faticare. È diventato calciatore completo. «A Zeman devo molto, lui è il calcio», ha detto recentemente Checco. Due annate fatte di grandi soddisfazioni e di battaglie, con il boemo capo squadra e il capitano a fargli da scudiero. Una partita su tutte: Roma-Juve 2-0, Paulo Sergio e Candela. Era la partita del post scandalo doping, era la Juve di Lippi, il nemico di Zeman. Quella, la partita che ha consacrato una simbiosi tra la gente e quella Roma.
Tredici anni dopo Totti e Zeman si ritrovano, diversi, un po’ più grigi. Ma il sogno comune è sempre lo stesso: vincere divertendosi. Ma Zeman potrà pretendere da Totti quello che pretendeva quindici anni fa? È difficile, anche se recentemente Zdenek ha subito sgombrato il campo con un secco «se dimostrerà di essere ancora il migliore, con me giocherà sempre». Parole che Totti ha preso bene, consapevole di cosa possa trasmettergli adesso il suo fisico, non più bambino. Quel «se» suona come un esame. Totti sa che Zeman è l’uomo giusto per gestire il suo finale di carriera. E i gradoni? Saranno diventati gradini. Quindici anni fa Zeman in certe fasi della stagione consentiva a gente un po’ più avanti con gli anni o con una muscolatura più fragile di gestirsi e di lavorare in maniera diversa rispetto agli altri. Quel che conta e che non potrà essere diverso, è l’entusiasmo, la voglia di divertirsi. Perché per Zeman il calcio è un gioco, gli sport faticosi sono altri. Il ruolo di Totti? Centravanti. O esterno. Dipenderà da come risponderà il fisico. La testa e il cuore, intanto, dicono Zeman. E questo già è un buon punto di partenza.
Il Messaggero – Alessandro Angeloni
La Repubblica – Borini in bilico, insidia Parma. E il gioiello Verratti si candida
Quando giovedì pomeriggio la Roma presenterà in un locale del centro le nuove divise da gioco, non saprà ancora chi sarà a indossarle. Tanti i nomi del roster in bilico, da giovani come Florenzi e Caprari a big di ritorno dai prestiti, vedi Pizarro e Borriello, ma anche chi come Kjaer e Marquinho non sa ancora se verrà riscattato. L’ultima parola spetterà a Zeman, che tra oggi e domani ne parlerà con il ds Sabatini nel primo vertice di mercato – dopo quello di venerdì mattina allo studio Tonucci – in attesa di ufficializzazione (domani) e presentazione (mercoledì o giovedì) del tecnico. Ma la situazione più complessa è quella di Fabio Borini. Perché l’attaccante, che ha superato Osvaldo e Destro nella corsa agli Europei, è a metà con il Parma.
E i gialloblù non hanno intenzione di rinnovare – come da accordi – la comproprietà e vogliono monetizzare, aiutati magari da Inter o Psg, che appoggerebbero il dg Leonardi per rilevare l´attaccante alle buste: accordo entro il 22 giugno o parola al miglior offerente. Chissà che il sacrificio dell’attaccante non possa servire a soddisfare le richieste di Zeman. Che avrebbe già chiesto due difensori, un centrale e un laterale, ma soprattutto un grande centrocampista. E il gioiello Verratti si candida: «A Zeman devo molto, magari un giorno ci ritroveremo». Come alternative tra centrocampo e attacco invece seguiti Sau (Juve Stabia) e Parolo, che il Cesena vuole cedere. Sicuramente più adatto al gioco del Boemo di Gago, che tornerà al Real. Come Heinze: attesa a giorni la firma per il ritorno al Newell’s. Altro ritorno, quello di Cicinho in Brasile: “Ma non al Sao Paulo“.
La Repubblica – Matteo Pinci
Corriere della Sera – Processo-bis, saranno 150 le nuove audizioni
I federali di Palazzi si sdoppiano: una parte della Procura Figc oggi si dedicherà al processo in corso ascoltando l’ultimo giro di arringhe degli avvocati, l’altra darà il via alle operazioni sul processo-ter, quello che a luglio vedrà alla sbarra molta serie A. Non è un caso che oggi si riprenda il processo-bis nel pomeriggio: in mattinata briefing per pianificare l’ondata delle nuove audizioni (circa 150, la prima mandata è stata di 111) che prendono spunto dal materiale arrivato da Bari e da Napoli più quello di Cremona «congelato» in attesa di smaltire le carte sulla B. Per queste, nonostante la linea dei patteggiamentimorbidi (anche troppo secondo il presidente Abete) abbia agevolato la velocità delle operazioni, servirà tutto giugno: domani la Disciplinare si riunirà in camera di consiglio, venerdì o lunedì al massimo le sentenze. Considerata la linea dura usata da Palazzi con chi non collabora, potrebbe scatenarsi la corsa al patteggiamento «last minute». Poi una settimana di stacco tra motivazioni e recupero delle carte da parte degli avvocati che vorranno andare davanti alla Corte di Giustizia, l’appello che non prevede dibattimento e che si conclude in un paio di giorni. In parallelo Palazzi e i suoi uomini preparano il calendario che servirà da canovaccio per le nuove audizioni: Antonio Conte, Massimo Mezzaroma e Salvatore Masiello sono i nomi eccellenti che potrebbero essere ascoltati lontano dalle telecamere. È il filone delle big e dell’ombra della responsabilità diretta (che significa retrocessione). Luglio potrebbe essere il mese nero di mezza serie A (Lazio, Genoa, Napoli, Bari, Udinese, Chievo, Lecce, ecc.), in alcuni casi (come Grosseto e Siena) si andrà solo da un processo all’altro.
Corriere della Sera – Andrea Arzilli