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Il Romanista – Altro che “restaurazione”, Sensi lo cacciò

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I luoghi comuni avranno anche un fondo di verità, ma quelli su Zeman, tornati prepotentemente in vigore in questi giorni, hanno fondo e superfice di bugia. Vediamoli rapidamente.

Il suo arrivo non è rivoluzione, è restaurazione “sensiana” – Sensi prese Zeman nel 1997, è vero. Ma è altrettanto vero che fu proprio Franco Sensi a mandarlo via nel 1999, in maniera non proprio elegante. Prima prese il preparatore atletico Vincenzo Pincolini, senza consultare il tecnico boemo, che di un preparatore atletico non aveva certo bisogno. Infine, ammise pubblicamente di aver scelto Capello perché più gradito al Palazzo. Trattamento migliore non gli fu riservato nell’estate del 2005 da Rosella Sensi. Dopo averlo tenuto a bagnomaria convincendolo che sarebbe stato lui l’allenatore della Roma, la società gli comunicò che non se ne sarebbe fatto nulla e che sarebbe arrivato Spalletti. Pochi giorni prima c’era stato un incontro tra Moggi (padre e figlio) e un rappresentante della Roma negli uffici di Capitalia (mai smentito) in cui fu proposto alla Roma di prendere Guidolin. Che le due cose siano collegate, non è dimostrabile, ma la coincidenza fa pensare. Zeman nel frattempo s’era liberato dal Lecce e rimase senza panchina. «Più presuntuoso che altruista» lo definì Rosella Sensi qualche mese dopo, in un’intervista a Tony Damascelli.

Zeman non vuole i campioni – Appena arrivato alla Roma, prese Cafu. Alla Lazio aveva portato Nedved. Ancora alla Roma chiese, invano, Stankovic e Shevkchenko. Anche Montella, che arrivò, per poi però vedersi “consegnato” nelle mani di Capello, che iniziò a sostituirlo. Finché non s’era deciso di mandare via Zeman perché sgradito al Palazzo, la Roma aveva messo le mani anche su Michel Salgado.

Con lui non si vince – Se Zeman non ha mai vinto niente, è solo e unicamente per un motivo: non ha mai allenato squadre in grado di vincere. Ma la sua Lazio, seconda nel 1994-95, non arrivava così in alto da 21 anni. La sua Roma, quarta nel 1997-98, non arrivava così in alto da 10 anni. Per inciso: il luogo comune è ancora in vigore oggi, nonostante Zeman avesse appena vinto il campionato (sì, vinto) di Serie B. Capello vinse due anni dopo di lui, è vero. Con Batistuta, Samuel ed Emerson. L’anno prima arrivò sesto. Aveva la stessa Roma di Zeman, più Montella. Quella con cui Zeman era arrivato quarto e quinto.

Le sue squadre calano a gennaio – Sapete qual è stato il ruolino di marcia del Pescara a gennaio? 5 partite, 5 vittorie. 14 gol fatti, 5 subiti.

Negli ultimi 10 anni è andato sempre male – Nel 2004-2005, 7 anni fa, ha raggiunto una splendida salvezza (anticipatissima) col Lecce. Lo scorso anno il Foggia era partito per salvarsi ed è arrivato sesto. Di quest’anno s’è già detto, ma vale la pena ripeterlo: ha vinto (ripetere e scandire: v-i-n-t-o) il campionato di Serie B col Pescara.

Il Romanista – Luca Pelosi

Gazzetta dello Sport – De Rossi play o intermedio: la Roma di Zeman studia la soluzione

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In quei giorni di giugno del 2008 veniva scoperta l’acqua su Marte, l’iPhone stava per essere lanciato sul mercato e Barack Obama vinceva le ultime primarie democratiche che lo avrebbero lanciato alla presidenza degli Usa. E in Italia? Tutti davanti alla tv, naturalmente, visto che la Nazionale azzurra campione del Mondo in carica, doveva difendere l’onore anche all’Europeo. Non andò benissimo, tant’è che ai quarti la Spagna — che fino a quel momento aveva avuto una sorta di complesso nei nostri confronti — ci mandò a casa ai calci di rigore. A masticare amaro per gli errori decisivi dagli undici metri furono Totò Di Natale e proprio lui, Daniele De Rossi, cioè uno degli eroi dal dischetto di Berlino 2006.
VERSO ZEMAN. Adesso si riparte. Oggi Capitan Futuro salirà sull’aereo che porterà gli azzurri a Cracovia e forse penserà al tempo che è passato. Quello scudetto sfiorato nel 2008 non è mai arrivato, ma la saggezza è cresciuta e così pure il conto in banca, mentre la Roma si trova dinanzi all’ennesimo giro di boa. Stavolta la formula vincente la prova Zdenek Zeman, e molti giurano che, grazie a una preparazione fisica da marine, il centrocampista giallorosso possa definitivamente approdare ai quei traguardi sempre sognati. Già, ma in che ruolo? Nel 4-3-3 di Zeman il ruolo di centrale difensivo potrebbe appartenere a De Rossi quasi d’ufficio. Possibile, anche se c’è chi sogna in quella posizione un simil-Pirlo (Verratti?) che costringerebbe Daniele a giostrare da intermedio come in Nazionale. Meglio così?

PALLA AVANTI. Come sempre i vantaggi non sono univoci. Di sicuro a De Rossi piace di più giocare avendo la palla davanti, quindi da play basso, e così facendo la difesa zemaniana — quasi a rischio per definizione — godrebbe di una copertura maggiore. Da interno, però, il centrocampista sarebbe in grado di sfruttare al meglio anche il proprio fiuto del gol con gli inserimenti da dietro. Ma la duttilità di Daniele non finisce qui, tant’è vero che in qualche occasione non è escluso possa tornare a fare il centrale difensivo come nell’era di Luis Enrique. Tra l’altro, dopo l’infortunio di Barzagli Prandelli ieri lo ha provato proprio in difesa nel 3-5-2. Non è un caso, in fondo, che nel periodo in cui il boemo ha allenato la Lazio, come difensore centrale ha giocato anche il centrocampista australiano Paul Okon. Insomma, le soluzioni zemaniane potrebbero essere meno scontate di quello che s’immagini. E con una ulteriore variante in corso d’opera: uno scintillante Europeo da protagonista. Chissà che non sia questo il migliore «carburante» psicologico per lanciare De Rossi verso un’estate di sogni.

Gazzetta dello Sport – Massimo Cecchini

Crescenzi, il Cesena ci prova

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Tra i giovani di ritorno dai prestiti in casa Roma, c’è Alessandro Crescenzi. Dopo un’anno a Bari, il difensore dell’Under 21, secondo quanto riportato da tuttomercatoweb.it, sarebbe stato richiesto dal Cesena. Starà alla società giallorossa valutare se il ragazzo rientrerà nei piani di Zeman o se sarà meglio mandarlo a fare un’altra esperienza in serie B.

Il Romanista – Sansovini: «Vi spiego la Virtus di Zeman»

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«Ho vinto lo scudetto il giorno del compleanno. Sono un uomo felice». L’uomo è Marco Sansovini. Ha 32 anni, o meglio li compirà il 17 giugno, è capitano del Pescara, è in Serie A ed è pure romano, romanista e soprattutto – «lo sottolinei, per favore» – virtussino. «Da ragazzo mi dividevo tra l’Olimpico e il Palaeur, tra la Roma e la Virtus, tra la Sud e i Warriors». La sua è Zemanlandia lo stesso, ma in salsa pescarese. «Tutta balzi, corsa, scatti, resistenza. Ma il mister va seguito, solo così se ne vedono i frutti», racconta Sansovini in esclusiva a Il Romanista. Sedici gol, ma non nel suo ruolo naturale, quello di centravanti. «Zeman mi ha reinventato esterno offensivo. Non pensavo che ce l’avrei fatta. Poi ho capito che il mister va seguito, bisogna fare quello che dice. È così che sono arrivati i frutti, è così che arriveranno pure alla Roma. Ne sono certo. E me lo auguro». Da discepolo del Maestro? Sì, chiaro. Ma pure da romanista. Anzi: soprattutto.

Con Zeman discutevate della Roma? 
Durante la stagione, no. Ma quando l’ho salutato, dopo la conferenza stampa, gli ho fatto l’in bocca al lupo e gli ho detto: “Mister, già che va alla Roma, veda di vincere lo scudetto”.

E lui?

(Sansovini imita in maniera stupefacente la parlata di Zeman, ndr) “Ti piacerebbe, eh?”. “E certo che mi piacerebbe, mì…”, gli ho risposto io.

Lei è romanista

Romanista e virtussino. Ma più virtussino che romanista. E non poco, molto.

Quindi frequentava il Palalottomatica, l’ex casa della Virtus
Ma sta scherzando? Certo. Da ragazzo mi dividevo tra Olimpico e Palaeur. C’erano delle domeniche dove passavo da uno all’altro. D’altronde, col motorino a Roma puoi andare dappertutto

In che settore andava all’Olimpico?
In Curva. Curva Sud. Con gli amici. Ai tempi delle giovanili con la Roma, ho fatto anche il raccattapalle. Mi piaceva stare a bordo campo. Ho continuato ad andare finché il calcio me lo ha permesso.

Ed è proprio allora che ha conosciuto Zeman. Stagione 97/98, poi quella successiva. Lei era in Primavera, lui allenava la Roma.
Sì, come no. D’accordo con Franco Sensi, fu lui a febbraio del ’99 a mandarmi in prestito al Foggia.

Come sono gli allenamenti di Zeman?

Eh, sono duri. Molto duri. Però danno i loro frutti. Applica metodologie di lavoro diverse rispetto a quelle alle quali ero abituato. Non abbiamo mai fatto palestra, che nel calcio è una cosa un po’ inusuale. Però non abbiamo mai avuto infortuni, stavamo sempre bene fisicamente.

Mai?

Mai. Tanti balzi, corsa, scatti, resistenza. Lui intende così l’allenamento, intende così il calcio.

Il Pescara ha preso quasi il doppio dei gol del Torino secondo,ma ha fatto pure il doppio dei gol…
(Sansovini interrompe) La nostra differenza reti è migliore.

Aspetti. Era il preambolo alla domanda: secondo lei, nel curare la fase difensiva Zeman è diventato più accorto?

(Sansovini resta in silenzio qualche secondo) No. Per me insegna sempre le stesse cose. Magari quest’anno sono riuscite di più rispetto al passato. Con questo non voglio dire che noi eravamo più forti delle altre squadre che ha avuto. Semplicemente, che la fase difensiva è stata fatta meglio.

In ogni caso, avete realizzato sempre un gol in più dell’avversario.
Anche due (ride, ndr). Anche tre, a volte.

E lei ha eguagliato il suo primato personale di reti: sedici.
Già. Al derby con l’Ascoli ho anche realizzato la prima tripletta della mia carriera. Con Zeman abbiamo fatto bene sotto tutti i punti di vista. Lo ha detto anche lui: è stata la sua migliore stagione.

Ecco, il punto è questo. I romanisti stravedono per Zeman, però c’è chi teme che quella al Pescara sia stata una stagione irripetibile.
Ci vuole applicazione da parte dei giocatori. Il mister va seguito al cento per cento. È giusto fare dei sacrifici. Un atleta deve farli per raggiungere degli obiettivi importanti. Con i sacrifici, con l’applicazione e con la qualità che hanno i giocatori della Roma, si può puntare ai massimi traguardi. In fondo, il mister è fatto per i grandi picchi: o bene bene, o male male. Non riesco a immaginare però un male male. Mi auguro, e immagino, un bene bene. Se non sarà scudetto, sarà lotta per la Champions. E comunque sono sicuro che la Roma farà un gran campionato.

Lei è una punta, prima o seconda. Invece con Zeman le è capitato quasi sempre di fare l’esterno offensivo ed è riuscito a segnare 16 gol.
Vero, col mister ho fatto solo l’esterno. Non credevo che sarei riuscito a giocare in quel ruolo. Inizialmente ho fatto fatica. Tanta fatica. Poi ho capito che era meglio non ragionare. Bisogna seguire il mister, bisogna fare quello che dice. I risultati si sono visti.

Come lei, anche Totti ha fatto per anni la punta centrale. Con Luis Enrique è tornato trequartista. Dove crede che lo metterà, Zeman?
Gli farà fare quello che vuole. Partirà da una zona dell’attacco, certamente, ma non gli darà dei compiti specifici. Totti può fare qualsiasi cosa anche ora che sta andando avanti con l’età. Totti è Totti. È indiscutibile. E anche il mister lo sa, è uno dei suoi pupilli.

Ne parlavate al Pescara?

Sì. Ci diceva che era l’unico giocatore al quale non stava addosso a livello tattico, a cui lasciava completa libertà.

Immobile e Insigne sono stati accostati alla Roma
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Per Lorenzo (Insigne, ndr) sarei particolarmente contento. È uno dei giocatori più bravi in Italia ed è pronto per i grandi palcoscenici. È sfrontato. Ha fame e voglia. E non ha paura di mettersi in mostra. Un altro potenziale fuoriclasse è Marco Verratti. Mediano alla Roma ce lo vedo benissimo. Per lui, lo spero. Certo, per il Pescara spero invece che resti, perché dobbiamo affrontare un campionato di Serie A difficilissimo.

Per la prima volta, affronterà la sua Roma da avversario.

Sarà una bella emozione. Senza dubbio. Poi le racconterò che cosa ho provato.
Il Romanista – Daniele Galli 

Bertolacci: “Voglio restare, spero di mettere in difficoltà Zeman”

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Il centrocampista della Roma Andrea Bertolacci, dopo la positiva stagione trascorsa a Lecce, ha parlato ieri a Sportitalia del suo futuro: “Con la Roma potrebbe essere l’anno giusto. Ho un gran voglia di restare. Zeman per noi giovani è un valore aggiunto, lo voglio mettere in difficoltà, è una grande occasione per dimostrare quanto valgo dopo un anno e mezzo di serie A. Parlare di scudetto mi sembra prematuro, non è facile ripartire dopo una stagione come quella appena passata. Il mio contratto scade nel 2013, non sta a me parlarne, ci penserà la società, io devo solo dimostrare il mio valore“.

Gazzetta dello Sport – De Rossi “veterano” cerca un tris storico

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L’allenatore dell’Inter, Bernazzani, è rimasto su quella panchina per tre stagioni, e c’è tornato a marzo, dopo la promozione di Stramaccioni, quello del Milan (Aldo Dolcetti) è al primo anno, Bollini ha una militanza lunga, ma Alberto De Rossi batte anche lui. Ha preso in mano la Primavera nel 2003: Bruno Conti voleva promuoverlo un anno prima, Capello impose la conferma dell’amico Ugolotti, che mancò la qualificazione con la squadra più forte del campionato. Sabato era a Foligno, mentre il suo successore maltrattava il Varese: tra i grandi è andato molto meglio che coi giovani, l’altro non ci ha neanche provato. Scelta di vita, si è perso il conto delle volte che lo ha spiegato, De Rossi senior: dopo il primo scudetto in Primavera (2004-05, ne aveva già vinto uno con i Giovanissimi) le offerte sono arrivate, l’anno dopo, quando si chiuse il ciclo uscendo nei quarti con la Fiorentina, ancora di più: in serie C era un libero molto apprezzato, uno che vinceva i campionati da capitano, i successi con le giovanili gli completarono il curriculum per andare a lavorare coi grandi.
TRAGHETTATORE MANCATO. Quel curriculum non è mai stato spedito. Si è parlato di lui come traghettatore ogni volta che la prima squadra ne aveva bisogno, lui non ne ha mai voluto sapere. Dopo quello scudetto ne è arrivato un altro (lo scorso anno), battendo la Lazio si giocherebbe il terzo. Una sola volta la Roma ha vinto due scudetti di fila, in panchina c’era Giorgio Bravi, una leggenda del calcio romano, scomparso nel 2003. Tra i ragazzi che ha allenato, anche Alberto De Rossi.

SPAREGGIO SI, SPAREGGIO NO. Sarà uno spareggio, questa sera, visto che i due derby di campionato sono finiti 3-3 e 1-1, non lo sarebbe l’eventuale finale: Roma e Juventus ne hanno giocate due, e vinta una per parte, ma con l’eliminazione nei quarti dei bianconeri niente rivincita, i giallorossi hanno già fatto meglio. Meglio della Lazio anche come giocatori fatti esordire coi grandi (4-3: Viviani, Piscitella, Tallo e Verre contro Rozzi, Zampa e Onazi) ma quello è un dato che più che ai tecnici va a merito dei responsabili dei settori giovanili. E così, meglio far decidere la supremazia tra i due Alberto al derby di stasera.

VIVIANI TORNA. Per l’occasione, ci sarà anche capitan Viviani: era già previsto, lo ha confermato il diretto interessato direttamente dall’Irlanda, nell’intervallo della partita dell‘Under 21. L’ha vista dalla tribuna, problemi di fatica non ne avrà, al massimo di sonno. «Ho già parlato con il mister: questa notte torno a Roma e raggiungo i miei compagni. Sono stati bravissimi ai quarti con il Varese, ora ci aspetta questa partita sentitissima, per noi come per la Lazio. Un derby in semifinale è sempre una gran cosa». Matteo Ricci, in sua assenza, ha fatto molto bene, ma Alberto De Rossi è uno della scuola Capello: scegli un undici di base, e cambi solo in caso di necessità. E i fatti gli hanno spesso dato ragione.

Gazzetta dello Sport – Francesco Oddi

La Repubblica – Zeman firma per due anni: “È tutto diverso, mi piace”

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Il ritorno a Roma vale addirittura il primo biennale della vita. Zdenek Zeman a Trigoria, 13 anni dopo esatti la conferenza d’addio alla Roma, il 4 giugno del ’99. Il volto è più segnato di quando passò per la prima volta i cancelli del centro sportivo, «E c’è qualche capello in meno ma sono lo stesso», come aveva scherzato il Boemo sabato. Che pur di sedere nuovamente sulla panchina dell’Olimpico, ha infranto la più sacra delle sue regole, dopo il dogma del 4-3-3: non un solo anno di contratto ma due, per un ingaggio che il club definisce, nel comunicato con cui ufficializza il nuovo tecnico, «in linea con i parametri del mercato». Il segno di un amore più forte delle convenzioni.

A Trigoria è arrivato da solo, guidando la sua Citroen nera: ad accoglierlo nel giorno del ritorno, ha trovato il ds Sabatini, ma anche il team manager Scaglia e l’ad Fenucci. Assente invece Baldini, a Londra per impegni personali. Una visita alle strutture del centro, con occhio attento soprattutto a spogliatoi, palestra, sale di fisioterapia. I luoghi in cui Zemanlandia getterà le proprie fondamenta. «È cambiato tutto, e mi piace molto», si è lasciato sfuggire Zeman durante il tour del centro sportivo, in cui a chi lo ha accompagnato è sembrato «affamato di soddisfazioni».

E di rivincite. Sembra quasi avere fretta il Boemo che avrebbe chiesto di anticipare di un paio di giorni il ritiro della squadra, per ritrovarsi già intorno al 5 luglio. Possibile anche un miniritiro dopo la tournée americana – nei giorni scorsi Tempestilli era negli States per ultimare il programma delle amichevoli – sempre che le sentenze del calcio scommesse non costringano a rivedere i programmi in favore di gare europee. Ma il neo allenatore si è fermato soprattutto con il ds Sabatini. «Per parlare di calcio», giurano da Trigoria. Ma anche di mercato: sono tante le situazioni rimaste in sospeso, e che andranno valutate da qui alle prossime settimane. A cominciare, forse, dalla questione Bojan. Perché, e in Spagna ne sono convinti, il Malaga arabo avrebbe messo gli occhi sull’attaccante, di proprietà del Barça, ma vincolato alla Roma per altri 12 mesi. Per venderlo altrove, i catalani dovrebbero pagare 5 milioni di euro ai giallorossi. In caso di addio, assalto a Insigne, il primo nome fatto da Zeman a Sabatini venerdì. «Garantisco io per la sua volontà di venire qui», ha detto il tecnico al ds. E venerdì è ripartito anche l’assalto a Kjaer (con il placet di Zeman): si lavora sul prestito oneroso, ma a cifre ridotte (1 milione) con il Wolfsburg. Giovedì presentazione evento delle nuove maglie all’Ara Pacis.
La Repubblica – Matteo Pinci 

Leggo – Il Malaga vuole Bojan. Inglesi su Ciciretti e Ricci

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Il Malaga piomba su Bojan Krkic. Il club spagnolo ha deciso di puntare sull’attaccante giallorosso per affrontare la Champions e sarebbe disposta a offrire 12 milioni alla Roma per privarsi con un anno di anticipo di Bojan (da riscattare nel 2013 dal Barcellona). Da Trigoria però fanno sapere che l’attaccante è incedibile.

Più difficile arginare l’attacco di Manchester United e Arsenal nei confronti di Matteo Ricci, centrocampista rivelazione della Primavera, che essendo senza contratto è libero di accettare altre offerte così come Ciciretti (cercato dal Chelsea). Per il centrocampo torna di moda il nome del brasiliano Paulinho corteggiato però anche dall’Inter mentre Castan sarà presentato ufficialmente quando terminerà la Libertadores. In difesa più vicino Astori del Cagliari.

Leggo – Francesco Balzani

 

Twitter, Arshad: “Romanisti abbonatevi, con Zeman ci sarà da divertirsi!”

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Attraverso il suo profilo Twitter, Shergul Arshad, il direttore Digital Business della Roma, lancia un appello per la campagna abbonamenti: “Tifosi, alzatevi in massa e abbonatevi. Con il mago Zeman ci sarà da divertirsi. Gol a valanga“. Il tweet prosegue poi elogiando il nuovo tecnico giallorosso: “Sono fiero dell’organizzazione della mia Roma per aver preso la migior mente offensiva nel calcio, Zeman! Mi piaceva dai tempi del Foggia. Abbondanza di gol“.

Corriere della Sera – Milanetto e Mauri, domiciliari e nuove accuse

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Il paradosso di Stefano Mauri e Omar Milanetto è questo: lasciano il carcere (per gli arresti domiciliari) ma al tempo stesso vedono rinforzarsi gli elementi a loro carico. L’ex capitano laziale ha fornito una giustificazione che il gip Guido Salvini giudica «poco plausibile e costruita a posteriori »; quanto a Milanetto, su di lui gravano le pesanti ombre legate al derby Genoa-Sampdoria dell’8 maggio 2011 che condannò i blucerchiati alla B.

Entrambi i giocatori hanno lasciato nel tardo pomeriggio il carcere Cà del Ferro di Cremona in seguito al provvedimento del giudice che fa anche il punto complessivo sull’inchiesta dopo l’ultima tornata di interrogatori. Le posizioni di Mauri e Milanetto sono quelle trattate più diffusamente nell’ordinanza. Il primo ha ammesso di avere utilizzato proprio nel maggio 2011 e solo in quel periodo la scheda sim da lui consegnata dal titolare di un’agenzia di scommesse, Luca Aureli, anch’egli indagato e intestata alla fidanzata di questi. Mauri ha sostenuto di aver usato tale strumento solo per prudenza dovendo scommettere su incontri di basket negli Stati Uniti.

Tale versione è scarsamente plausibile e almeno allo stato appare costruita a posteriori. Da un lato Mauri non aveva alcun bisogno di occultare il suo interesse per il basket, dall’altra non vi è alcuna traccia che egli abbia mai coltivato un interesse del genere. La scheda, invece, resta in funzione proprio tra il 13 e il 28 maggio, in coincidenza con le partite che la Lazio disputa contro Genoa e Lecce. Non è stata trovata alcuna traccia di giocate su partite di basket da parte dell’atleta biancoceleste, in compenso è stato registrato un fitto scambio di telefonate e sms tra Mauri, l’emissario degli zingari Alessandro Zamperini e il bookmaker Aureli (43 chiamate complessive nelle due ore immediatamente precedenti la partita e in quelle successive). Omar Milanetto segna invece un punto a suo favore: il gip riconosce che in base agli elementi forniti dal suo avvocato, l’ex centrocampista genoano non poteva essere presente all’incontro con gli zingari in un hotel di Milano. Ma questo, aggiunge Salvini «non annulla la complessiva gravità indiziaria anche tenendo conto che sul derby della settimana precedente Genoa-Sampdoria e sul ruolo di Milanetto e altri giocatori si sono allungate pesanti ombre». La partita al momento non è oggetto dell’indagine, ma a Genova nell’ambiente dei tifosi si parla da tempo di un vertice tra giocatori doriani e rossoblù nei giorni precedenti la partita sospetta nel quale sarebbe stato concordato un pari; poi durante l’incontro i tifosi genoani avevano contestato i loro giocatori urlando «il derby non si vende! » fino al gol a tempo scaduto di Boselli che aveva condannato la Samp. Pochi giorni dopo c’è il vertice al ristorante «Il coccio» immortalato dalla polizia tra Sculli, Criscito, i capi ultrà e il trafficante balcanico Safet Altic. La domenica successiva il Genoa viene messo sotto per 4-2 dalla Lazio. Solo una concatenazione casuale di eventi?

Corriere della Sera – Claudio Del Frate

Corriere dello Sport – Servono difensori di livello, Castan e Dodò non bastano

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La Roma di Luis Enrique ha chiuso il campionato al settimo posto, con 54 gol subìti. Solo sei squadre hanno fatto peggio in fase difensiva, comprese le tre retrocesse. Da ieri è ufficiale il ritorno di Zdenek Zeman, che ha riportato entusiasmo nella tifoseria giallorossa, depressa dal deludente campionato appena concluso, il primo della nuova gestione. Ai proprietari americani spetta il compito di allestire per Zeman una squadra competitiva. E non è vero che al boemo i grandi giocatori non siano graditi. E’ merito suo, per esempio, se alla Roma arrivò Montella, che segnò poi i gol decisivi per lo scudetto con Capello.

In questi giorni circolano in chiave mercato soprattutto nomi di attaccanti, pochi di difensori. Ma quella difesa che ha incassato 54 gol e che perderà sicuramente Heinze, titolare con le sue trenta presenze, che ha salutato Cassetti e Cicinho, in scadenza di contratto, ha bisogno di rinforzi di prima fascia. Anche perchè Burdisso tornerà (e come tornerà?) dopo il terribile infortunio. E la posizione di Juan è ancora tutta da discutere, ma il brasiliano – in buone condizioni fisiche – può ancora essere molto utile e diventare quello che è stato Aldair durante il primo Zeman giallorosso. Juan è veloce e tecnico, adatto al gioco del boemo, che vuole difensori capaci di riavviare l’azione. Meno adatto sembra invece Kjaer, che nella sua prima stagioone in giallorosso ha fortemente deluso, lontano dal rendimento dei primi due campionati italiani con la maglia del Palermo. Non bastano Castan e Dodò, due difensori brasiliani in arrivo dal Corinthians.

La Roma ha bisogno di grandi difensori per dare a Zeman la possibilità far tornare a divertire i tifosi giallorossi. A Pescara si è vista la difesa più protetta e meno alta, con uno dei due esterni che spesso restava bloccato in fase di possesso palla. Con gli anni il boemo ha modificato parzialmente il suo modo di giocare, anche se la fase offensiva resta la sua specialità. Alla Roma il gioco cambierà radicalmente da quello proposto da Luis Enrique. Il boemo chiederà più verticalizzazioni sui tre riferimenti in attacco e meno palleggio. Vuole esterni che sappiano spingere. Rosi ha le caratteristiche giuste per trovare spazio. Nella sua Roma di fine Novecento gli esterni Cafu e Candela erano i principali creatori di assist con le loro proieizioni offensive. Trovare due giocatori del loro livello, due campioni del mondo, non è facile.
Corriere dello Sport – Guido D’Ubaldo

Il Romanista – Notte di derby per la finale

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Un titolo da difendere, il primo derby stagionale da conquistare, la terza finale in cinque mesi da conquistare. Questo e molto altro nella semifinale scudetto che questa sera al Barbetti di Gubbio (calcio d’inizio alle 21, diretta su Sportitalia1 e Roma Channel) mette di fronte Roma e Lazio per decidere chi sarà la prima finalista del campionato 2012. D’altra parte, per il decimo derby in due anni la posta in palio non poteva essere diversa: per la Roma la seconda finale scudetto consecutiva, che darebbe alla squadra di De Rossi la possibilità di andare a difendere sabato sera – contro una fra Milan e Inter, visto che anche dall’altra parte del tabellone c’è un derby – il tricolore cucito sulla maglia. «Mi auguro che la gara secca non cambi l’approccio delle due squadre – ha detto Alberto De Rossi a Manà Sport-. I miei giocatori sanno che quando incontriamo la Lazio affrontiamo la sfida sempre come se fosse una partita secca perché loro ci hanno dato sempre filo da torcere». Una sfida accolta come un ulteriore motivo di stimolo dallo spogliatoio giallorosso, che dopo il poker al Varese un po’ se la augurava, vuoi perché quest’anno contro la Lazio è finita sempre in parità (e sempre con tanti gol, 3- 3 a Formello e 2-2 a Trigoria), vuoi perché raggiungere la finale eliminando i biancocelesti sarebbe una soddisfazione doppia. «Potevamo incontrare anche il Torino, ma alla fine sarà derby – ha detto Giammario Piscitella dal blog del sito ufficiale -. Per noi è decisamente meglio: sfidare i biancocelesti ha sempre un gusto particolare. Una partita così stimolante è ancora più bella da giocare, anche se è ovviamente più difficile e carica di tensioni». Quella di Bollini è una delle tre squadre che in campionato siano riuscite a imporre uno stop alla marcia dei giallorossi (le altre sono Juve Stabia e Palermo, rispettivamente alla prima e terza giornata) ed è anche stata l’unica a poter contendere alla Roma il primato nel girone. «Dopo gennaio, Bollini ha lavorato molto bene nonostante il mercato che gli ha portato via giocatori importanti come Ceccarelli e Cavanda. Noi veniamo da un biennio ottimo, credo che sarà una partita spettacolare. Loro giocano con un 4-3-3 difficile da superare, visto che i loro attaccanti spesso sono molto alti, corrono tanto e appena prendono palla verticalizzano subito. La nostra però è una grandissima squadra. Abbiamo tutto, estro, fantasia, velocità e qualità». E anche una buona dose di esperienza in più, quanto basta per gestire la tensione: «Non credo ci sarà. Sotto il piano della realizzazione noi abbiamo qualcosa in più, loro sono più quadrati».

FORMAZIONE Rispetto all’undici che sabato scorso ha battuto il Varese, l’unica variazione dovrebbe essere rappresentata dal rientro di Viviani a centrocampo. Per il resto tutti confermati: davanti a Pigliacelli ci saranno Sabelli, Orchi, Barba e Nego, in regia insieme al capitano tornerà Verre, mentre sulla trequarti, nonostante il gol con il Varese, Nico Lopez dovrebbe partire ancora dalla panchina per lasciare spazio a Politano. In mezzo Ciciretti, a sinistra Piscitella, più avanti il solito Tallo.

Il Romanista – Valerio Meta

Leggo – Zeman, contratto biennale per il progetto Roma

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Ora è ufficiale: Zeman e la Roma sono tornati di nuovo insieme. Esattamente tredici anni dopo. Era il 4 giugno 1999, infatti, quando il boemo passò l’ultima notte da allenatore giallorosso in un hotel sulla Pontina prima di ricevere dall’ex presidente Franco Sensi la notizia dell’ingaggio di Capello. Ieri sera, invece, è uscito il comunicato ufficiale del club giallorosso che toglie ogni dubbio anche ai più scettici: «Zdenek Zeman è il nuovo tecnico della Roma a partire dal 1˚ luglio 2012».

A sorprendere è la durata del contratto: un biennale. Una novità assoluta per quel che riguarda il tecnico di Praga solito a firmare contratti annuali. A convincerlo la forza del progetto-Roma, ma soprattutto la voglia di rivalsa covata in questi anni di esilio. Zeman la sfogherà già alle 17 di oggi durante la conferenza stampa di presentazione in una Trigoria che si preannuncia gremita di tifosi. Accanto al boemo, in sala stampa, i suoi collaboratori: il vice Cangelosi, il tattico Modica e il preparatore atletico Ferola. Le cifre? Per ora top secret, ma come si legge nel comunicato, «in linea coi parametri di mercato» (1 milione più un congruo bonus in caso di qualificazione in Europa).

L’accordo, trovato e firmato già venerdì mattina nello studio Tonucci, è stato formalizzato ieri alle 15 quando Sdengo ha fatto ingresso a Trigoria a bordo della sua Citroen C4 nera. Camicia di jeans, l’immancabile sigaretta in bocca e lo sguardo rilassato, Zeman è stato accolto da Sabatini (Baldini era a Londra per ragioni private). Il ds ha ripresentato a Zeman il centro sportivo giallorosso cambiato (ma non troppo) in questi lunghi 13 anni. «I gradoni ci sono ancora», ha scherzato il boemo con Sabatini tra una sigaretta e l’altra. Poi un lungo colloquio (durato quasi 3 ore) per parlare di ritiro e calciomercato. Il primo potrebbe durare qualche giorno in più rispetto al previsto (7-18 luglio) soprattutto se la Roma dovesse giocare i preliminari di Europa League. Il secondo sarà impostato sulla ricerca di giovani italiani come Destro, Ogbonna e Insigne (prima richiesta di Zeman) ma anche su scommesse internazionali come Vukosic e Dodò. Di questo e di altro il tecnico parlerà anche stamattina con Sabatini prima di partire per la Sicilia in vacanza. La seconda era Zeman è iniziata.
Leggo – Francesco Balzani 

Gazzetta dello Sport – Quell’addio nel ’99: si sentì tradito. Ora si ricomincia

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Come gli amori di Antonello Venditti: non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano. Era scritto che Zeman e la Roma si ritrovassero, dopo tanto tempo, più invecchiato lui più matura lei, ma sempre innamorati.

QUELLE FERITE. Si erano lasciati nel 1999, dopo due stagioni molto intense. Fu lei che decise di troncare. Lui la prese male, si sentì tradito. Poi capì: la Roma per essere felice aveva bisogno di vincere e per vincere aveva bisogno di Fabio Capello. Qualcuno dal Palazzo consigliò a Sensi di liberarsi del boemo, troppo scomodo. Sensi, a malincuore, obbedì. Lo licenziò sui giornali, un affronto. Ma Zeman, pur lacerato, come lo Jules del film di Truffaut non smise di amare la sua «donna». Continuò anche dopo l’estate 2005, quando la Roma fu sul punto di riprenderselo: Zeman incontrò Pradè, questi gli annunciò l’inizio di una nuova storia, poi Conti si prese Spalletti. Una ferita che solo il ritrovarsi di questi giorni riuscirà a cancellare. Nei tredici anni che hanno trascorso lontani, Zeman e la Roma non hanno mai interrotto del tutto i rapporti, pur vivendo entrambi altre esperienze: a lei è andata meglio, è riuscita a togliersi qualche soddisfazione; lui da allora ha preso una brutta china, tante storie interrotte, si è sentito spesso incompreso, ha finito col chiudersi in se stesso e, diciamolo, forse aveva perso le speranze. Poi, il ritorno alla vita a Foggia e finalmente il sapore della felicità a Pescara. Così la Roma è stata sedotta di nuovo da Zeman: irresistibile come quegli uomini che il tempo rende porti sicuri.

CHE ZEMAN SARA’? L’unico rischio degli amori che ritornano è la pretesa di vivere le stesse vibranti emozioni di allora. Nel loro caso, calcio spettacolo, scorpacciate di gol, spensieratezza, divertimento, atti di eroismo, denunce contro il sistema, insomma grande passione. Le prime uscite pubbliche promettono bene: Zeman è sempre uguale. E se, invece, scoprissimo che pure lui si è normalizzato? Forse risulterebbe meno affascinante, magari finalmente vincente.

Gazzetta dello Sport – Alessandro Catapano

Il Tempo – I soldi in cassa ma l’aumento di capitale slitta

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I soldi sono già nelle casse della Roma. Quasi tutti: i 20 milioni di Unicredit e una buona parte dei 30 che spettano al consorzio americano. Il resto arriverà entro fine mese, prima della chiusura di un bilancio in perdita di circa 50 milioni che verrà appunto coperta dall’aumento di capitale già deliberato per la stessa cifra. Ma la chiusura del procedimento slitta. Non più il 30 giugno, presumibilmente fine settembre.

I motivi sono tecnici: la Consob, come accadde per l’Opa lo scorso anno, ha chiesto alla Roma di allegare al prospetto da inviare ai soci di minoranza per la ricapitalizzazione i dati di bilancio aggiornati alla prossima chiusura. Per questo, con l’estate di mezzo, si finirà a settembre. I soldi «vitali», intanto, sono arrivati sotto forma di «finaziamento soci» che al termine della procedura verrà convertito in aumento di capitale. È probabile che americani e banca saliranno oltre il 90% nel controllo della società: il preludio all’uscita dalla Borsa.
Il Tempo – Alessandro Austini 

Corriere dello Sport – Difesa da rifare, spunta Wass

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Non fosse altro che per una questione di numeri, la Roma ha bisogno di due laterali difensivi. Scaduto il contratto di Cicinho e Cassetti, incerto il futuro del giovane Crescenzi che Sabatini dovrebbe riscattare dal Bari, a Trigoria rimangono solo Rosi e Josè Angel come terzini. Taddei si è adattato con grande spirito di servizio, sia a destra che a sinistra, ma in un 4-3-3 molto diverso da quello di Zeman. (…)

FATTA – Per questo Sabatini ha già messo le mani su un promettente terzino sinistro: Dodò, classe ‘92, del Corinthians come Castan, in scadenza di contratto dopo la Coppa Libertadores. Sta guarendo da un gravissimo infortunio, frutto di un fallo assassino in una partita dello scorso autunno. Campione del Sudamerica con il Brasile Under 17 nel 2009, all’epoca è arrivato a un passo dal Manchester United che lo ha scartato dopo due settimane di prova. Ora è stato bloccato dalla Roma, che conta di annunciarlo nelle prossime settimane. E’ extracomunitario ma vale la spesa di un pass, a giudizio di Sabatini, che lo considera un fenomeno. (…)

IL NOME NUOVO – Per l’altra fascia, dopo le complicazioni per acquistare Isla o Van der Wiel, Sabatini ha rivolto le attenzioni al campionato francese. Lì ha scovato un esterno destro molto interessante: è Daniel Wass, nazionale danese classe 1989. Ha giocato un ottimo campionato in prestito nell’Evian ma è di proprietà del Benfica, che lo ha preso a parametro zero e gli ha fatto firmare un contratto di cinque anni nell’estate 2011. E’ stato convocato per gli Europei, come Kjaer, quindi potrà diventare famoso in campo internazionale tra pochi giorni. In patria ha dimostrato ottime qualità nel Broendby, una delle squadre più importanti di Danimarca, giocando anche in certe situazioni come esterno alto. Non a caso, nel campionato 2010-11 ha segnato 6 gol. E anche nella Ligue 1, è arrivato a quota 4. Anche di lui Sabatini ha parlato nel blitz di maggio a Lisbona. Per lasciarlo partire, il Benfica chiede circa 5 milioni anche se la clausola di rescissione è di 20.

A UDINE – Tornando a Udine, la Roma si è informata sul colombiano Cuadrado, che interessa anche al Napoli e a un paio di società straniere. Il prezzo è intorno ai 10 milioni, un po’ troppi dopo una sola stagione in serie A, a Lecce. Ancora maggiore è la valutazione dell’altro colombiano della fascia opposta, Armero. Sulla sinistra, infatti, Zeman sta ragionando se non sia il caso di provare l’azzardo Marquinho: ha corsa, cross, piedi. Potenzialmente, come si è visto in qualche spezzone di partita con Luis Enrique, ha le qualità per giocare esterno. Tutto dipenderà dall’equilibrio. E anche dalla trattativa con il Fluminense: per riscattare Marquinho, se i brasiliani non fanno lo sconto, la Roma deve sborsare 4,5 milioni. Praticamente un altro acquisto.

Corriere dello Sport – Roberto Maida

Gazzetta dello Sport – Il ritorno di Zeman a Roma, affare di cuore per la Champions

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La coscienza di Zeman: l’ultima sigaretta pescarese fumata seduto a un tavolino del bar Camplone, in centro, all’ora della colazione. Accanto a lui, il presidente Sebastiani e il d.s. Delli Carri, che fino all’ultimo gli sono rimasti attaccati come ventose. Sul corso, decine di pescaresi appena svegli ma col cuore in panne da giorni: «Mister, è sicuro?», «Mister, ci ripensi», «Vabbè, in bocca al lupo e grazie di tutto». Un’altra boccata, gli occhi lucidi, l’ultimo saluto. «Il Pescara resterà grande». Ma la Roma lo chiama. E allora, via verso la Capitale.

RIVINCITA. Il ritorno di Zeman: il primo striscione che trova in città viene srotolato all’ora dell’aperitivo davanti al Colosseo da una decina di fan: «Grazie maestro di aver scelto con il cuore». E forse pure con la pancia. Zeman a Roma è un affare sentimentale, ma soprattutto una questione personale. Lo ha ammesso lui stesso, l’altro giorno: «Per me è una rivincita, il rapporto si era interrotto a metà, proprio sul più bello».

NOVITA’. Dalla mattina alla sera c’è una giornata da raccontare. Soprattutto, un ritorno a casa da celebrare: nelle foto scattate durante il primo sopralluogo a Trigoria appare uno Zeman emozionato, forse pure frastornato. In un’altra immagine, gli occhi guardano un punto lontano all’orizzonte, dove, chissà, vorrà portare la sua Roma. Per la prima volta nella sua lunga carriera, Zeman ha firmato un contratto biennale. La proposta del club è sempre stata questa, è lui che ci ha messo un po’ a convincersi. Tre giorni fa, da Pescara, aveva detto: «Io vorrei firmare un contratto annuale, come ho sempre fatto. Per non pesare sulla società se le cose non dovessero andare bene». Ieri, ha accettato il biennale, oggi pomeriggio durante la presentazione con tutto lo stato maggiore romanista spiegherà che si è fidato del Progetto Roma. Con il club condivide in toto gli obiettivi. Innanzitutto: riportare subito la squadra in Champions League. «Del resto — ha ricordato lui stesso —, praticamente è la mia ultima occasione…». Guadagnerà circa un milione netto (più premi) a stagione. Cifre ufficiali non sono state comunicate.

CONFERME. In attesa di scoprire il tasso di spettacolarità della seconda Roma di Zeman, si sa per certo che lavorerà sodo come la prima: ripetute, gradoni, copertoni sulle spalle dei calciatori. L’inizio dei lavori forzati a Riscone di Brunico dovrebbe essere anticipato al 5-6 luglio, allo studio pure un’amichevole col Manchester City di Mancini, mentre il terzo impegno previsto dalla tournée americana potrebbe saltare in caso di ripescaggio in Europa League.

AZIENDALISTA SI O NO ? Da oggi, impazzerà il mercato. I trenta milioni attesi dagli Stati Uniti sono arrivati (solo a settembre, però, saranno tradotti in aumento di capitale), ma servono a chiudere il bilancio. Nomi ne sono stati fatti di tutti i tipi, e quelli che ci sono già, curiosamente, sono tutti sicuri di restare con Zeman, tale è la fama di valorizzatore. Ma i grandi campioni, statene certi, piacciono anche a lui. La vera notizia potrebbe essere questa: Zeman non vuole morire aziendalista.

Gazzetta dello Sport – Alessandro Catapano

Corriere dello Sport – Tallo e Rozzi, il derby del futuro

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L’unico derby che ha giocato da quando veste la maglia della Roma gli ha spalancato le porte della prima squadra. Questa sera potrebbe spalancargli quelle della finale scudetto. Assente nel derby d’andata terminato sul 3-3, Junior Tallo alla Lazio ha già segnato nella sfida di ritorno. Un gol con un tocco da distanza ravvicinata che non bastò alla Roma per riuscire a sconfiggere la squadra di Bollini, unica imbattuta del girone nel doppio confronto con i giallorossi, ma che servì alla Primavera di De Rossi per blindare il primo posto in classifica e a Tallo per fare il grande salto.

 

SALTO – Quel giorno, era il 4 aprile, Tallo era solo il promettente centravanti della Primavera. Tre giorni dopo, e forse non fu un caso, arrivò la prima panchina con i grandi nella disastrosa trasferta di Lecce. Finalmente, a distanza di nove mesi dal suo arrivo a Trigoria, Luis Enrique, si era accorto di lui. In quei nove mesi il centravanti della Costa d’Avorio aveva segnato 17 gol in 16 partite nel campionato Primavera, quattro in Coppa Italia (in quattro gare giocate) e due nel torneo di Viareggio. Eppure il tecnico spagnolo, quando era stato il momento di attingere alla Primavera, gli aveva preferito la tecnica e la rapidità di Caprari e Piscitella.

ASSIST – Tallo ha saputo aspettare con una pazienza che con la maglia del Chievo non aveva avuto e quando è stato chiamato in causa si è fatto trovare pronto: dodici minuti di esordio contro la Fiorentina, sei in più contro il Napoli con tanto di assist in occasione del gol del pareggio di Simplicio e un tempo intero nell’ultima giornata contro il Chievo. Tanto per far capire che lui in prima squadra ci sarebbe tranquillamente potuto stare. Tallo cercherà di dimostrarlo anche questa sera contro la Lazio, in una sfida che per lui e la Roma può valere la terza finale stagionale dopo quella (vinta) in Coppa Italia e quella (persa) al Torneo di Viareggio. Un traguardo che come ha sottolineato Alberto De Rossi «renderebbe questa stagione memorabile» , e consentirebbe alla Roma di difendere fino in fondo lo scudetto conquistato lo scorso anno contro il Varese.

ZEMAN – Se non bastassero le motivazioni date da una semifinale scudetto, la Lazio e l’eventuale finale potrebbero servire a Tallo anche per mettersi in mostra agli occhi di Zdnenek Zeman che da ieri è ufficialmente il nuovo allenatore della Roma. L’ivoriano sembra avere tutte le caratteristiche fisiche e tecniche per poter piacere al tecnico boemo e per poter essere un centravanti di scorta del suo 4-3-3. Nei prossimi giorni Roma e Chievo dovranno discutere della comproprietà del giocatore. Se da Trigoria vorranno riscattare la metà del cartellino di Tallo dovranno versare nelle casse del Chievo 1,4 milioni di euro.

Corriere dello Sport – Riccardo Loria

Il Messaggero – Sabatini prepara l’assalto ai gioielli del Pescara

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Bloccati i brasiliani Dodò e Castan (che arriverà dopo la Libertadores) la Roma inizia a progettare il futuro. L’arrivo di Zeman ha solo parzialmente cambiato le strategie del club, consapevole da tempo che la squadra andrà comunque rinforzata in ogni reparto. Proprio in quest’ottica al tecnico boemo piacerebbe portare nella capitale tre ragazzi che hanno lavorato con lui a Pescara nell’ultima stagione: si tratta del difensore centrale Capuano (in alternativa c’è anche Romagnoli che però è in comproprietà tra Milan e Pescara), del centrocampista Verratti (anche se la valutazione economica fatta dal club abruzzese viene al momento ritenuta eccessiva a Trigoria, ndc) e dell’attaccante Insigne, che però è del Napoli.

In primis, però, bisognerà risolvere la questione-Borini, in comproprietà con il Parma: c’è tempo sino al 22 di questo mese. Inizialmente l’idea era quella di rinnovare l’accordo ma sul calciatore – oramai da oltre un mese – molte squadre (Inter e Psg su tutti) sono in agguato. Per questo motivo non è escluso che possano cambiare le strategie in corsa, visto che l’ex Swansea sembra essere l’ideale per il tecnico boemo al quale piace, oltre a Insigne, anche Sau. L’attaccante della Juve Stabia (21 reti in questa stagione) ma di proprietà del Cagliari – club dove è monitorato da tempo a Trigoria il difensore Astori (che potrebbe in extremis sostituire Barzagli in nazionale azzurra) – è un classe’87 e ha lavorato con Zeman a Foggia due anni fa, segnando da attaccante esterno 20 gol. Il ds Sabatini lo seguiva già prima dell’ingaggio del boemo: alla fine potrebbe servire per completare il reparto offensivo.

Da registrare alcuni rumors circolati ieri riguardanti un interesse della Roma per l’under 21 croato Vukusic, 15 gol in 29 partite nell’ultimo campionato con l’Hajduk Spalato. In effetti un osservatore del club giallorosso era presente sabato al Gradski Stadion di Koprivnica dove la Croazia ha perso 2-1 contro la Svizzera in una gara valida per le qualificazioni agli Europei di categoria. Oltre a Vukusic, nel taccuino giallorosso è però finito anche il difensore centrale Kelic – che ha vinto con lo Slovan Liberec il campionato in Repubblica Ceca – in passato già seguito dalla Juventus e dal Genoa.

Capitolo centrocampisti: con Zeman potrebbe tornare di moda il discorso legato a Tomic del Partizan anche se il problema rimane lo status da extracomunitario, visto che sia Castan che Dodò arriveranno a Trigoria senza il passaporto Ue. L’agente del calciatore Shai Chen ci spera: «Con il tecnico boemo Nemaja potrebbe crescere molto. Vediamo cosa accadrà: per il ragazzo abbiamo comunque molte richieste». In Italia è seguito invece Parolo che dopo la retrocessione del Cesena ha chiesto di essere ceduto.

Il Messaggero – Stefano Carina

Il Romanista – Ufficiale: Zeman è della Roma

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È ufficiale. Zdenek Zeman è di nuovo l’allenatore della Roma. E lo sarà, caso può unico che raro per lui, per 2 stagioni. Il comunicato pubblicato ieri pomeriggio dalla società poco dopo la chiusura della borsa ha messo la parola fine ad una storia il cui epilogo era già chiaro a tutti già la settimana scorsa, con le parole di Baldini prima e dello stesso boemo in conferenza stampa poi. A proposito di incontri con i giornalisti: il primo nuovamente da tecnico giallorosso Zeman lo farà oggi alle 17 a Trigoria. Sarà un salto indietro di 13 anni, fino al giugno del 1999 quando il boemo disse addio a tutti e salutò la Capitale.

Caso strano, era il 4 giugno, ovvero ieri. Lo stesso giorno in cui ha rimesso piede dentro a Trigoria. Una giornata simbolica per lui, che ha lasciato la sua casa romana al Fleming poco dopo le 14 per arrivare al Fulvio Bernardini attorno alle 15. Entrato da un ingresso secondario per evitare tifosi, cronisti e fotografi, è stato accolto da Tempestilli e dal ds Walter Sabatini con cui ha fatto un giro del Centro Sportivo, dei campi dove tornerà a far sudare i suoi giocatori, con uno sguardo ai famigerati gradoni ora diventati gradini. Messi a punto alcuni dettagli per il via della preparazione, con tanto di tabella di allenamenti che i giocatori dovranno rispettare a cominciare ancor prima del via del ritiro. Che doveva iniziare il 7 luglio ma che Zeman vorrebbe anticipare di qualche giorno. A quanto pare si sarebbe parlato anche di dieta, di alimentazione, di doppie sedute (ce ne saranno almeno due a settimana), di amichevoli (l’ultima con un’avversaria di livello). Poco dopo le 18 la società ha pubblicato sul sito il comunicato ufficiale con una frase che ha lasciato un punto interrogativo sull’ingaggio che il tecnico percepirà: «L’A.S. Roma S.p.A. rende noto di aver sottoscritto con il SIG. ZDENEK ZEMAN, il contratto economico quale Responsabile Tecnico della Prima Squadra. L’accordo raggiunto, di durata biennale, con efficacia dal 1° luglio 2012 e scadenza il 30 giugno 2014, prevede il riconoscimento di emolumenti in linea con i parametri di mercato». L’ingaggio dovrebbe essere di un milione all’anno più premi. Nessun dubbio invece sui collaboratori che Zeman avrà con sé nella sua seconda avventura romanista: «Il Sig. Zdenek Zeman sarà coadiuvato, per la durata del proprio incarico, dai Sig.ri Vincenzo Cangelosi, Allenatore in seconda, Giacomo Modica, Collaboratore Tecnico, e Roberto Ferola, Preparatore Atletico». La seconda era zemaniana è dunque appena cominciata.

Oggi Zeman parlerà, per un po’ si era immaginato che la presentazione potesse avvenire domani, o meglio ancora giovedì, insieme a quella delle nuove maglie. Che avverrà alle 12 del 7 giugno nella insolita location dell’Ara Pacis. Maglie per le quali si preannuncia un ritorno cromatico, quello al rosso pompeiano e al giallo ocra della tradizione romanista. Lo stile? Dalla Kappa, sponsor tecnico per il sesto anno consecutivo, dicono che non sarà né troppo stravagante e moderno né troppo vintage, ma il più possibile vicino alle esigenze dei tifosi. Ma alle maglie si penserà giovedì, oggi sarà il giorno solo di Zdenek Zeman. «Vado alla Roma, è la mia ultima grande occasione» ha detto sabato salutando Pescara. Alla Roma ci è andato, la sua ultima occasione se l’è presa. Ora c’è “solo” da renderla grande.

Il Romanista – Daniele Giannini