Il Romanista – Osvaldo, il grande giorno è vicino

Debutto da titolare con l’Italia nel suo stadio. Se gliel’avessero detto qualche mese fa probabilmente Osvaldo si sarebbe messo a ridere.
A maggio finiva la sua stagione con l’Espanyol e i suoi pensieri erano tutti per la permanenza in Spagna, ad agosto il trasferimento a Roma, la fiducia di allenatore e società, i gol, le perplessità dei tifosi trasformate in applausi e, ciliegina su una torta già ricca, la convocazione in Nazionale. E martedì, quando all’Olimpico ci sarà l’Uruguay di Cavani, potrebbe esordire dal primo minuto. In quella che, da un paio di mesi, è casa sua.
Qualcuno potrebbe dire: Osvaldo è con l’Italia perché in attacco ci sono tanti infortunati. Vero, probabilmente. Ma è vero anche, e non si può negare, che Osvaldo sia in azzurro per meriti suoi. Da quando è alla Roma il suo comportamento (maglietta del derby a parte, per cui è stato ripreso immediatamente dai dirigenti) è stato ineccepibile.

In campo, dove in 10 presenze ha messo a segno 5 gol, e fuori, dove del presunto brutto carattere di cui si parlava ai tempi della Fiorentina non è rimasta traccia. Allora il suo allenatore era Prandelli. Lo stesso di oggi. Lo stesso che lo ha voluto in azzurro, che lo ha trovato diverso, più maturo, più uomo. Lo stesso Osvaldo, nella prima conferenza a Coverciano, ha ammesso i suoi errori di gioventù: “Quando ero più giovane volevo giocare sempre, anche se avevo davanti grandi giocatori. Adesso sono cresciuto, ho capito molte cose e sono una persona diversa”. Diversa sì, ma fino a un certo punto. Perché la voglia di giocare c’è sempre, anche se accetta con serenità qualsiasi decisione dell’allenatore.

Che sia Prandelli o Luis Enrique. Debuttare dal primo minuto con l’Italia a Roma davanti a tutta la sua famiglia è – sarebbe – il suo sogno. E poco importa se la partita contro l’Uruguay è solo un’amichevole: Osvaldo vuole sfruttare al massimo ogni possibilità che gli viene concessa perché, Roma a parte, punta ad andare all’Europeo. Chi in Polonia e Ucraina ci sarà sicuramente è Daniele De Rossi. Punto fermo dell’Italia, sembra difficile che Prandelli gli conceda un turno di riposo proprio nella partita che si giocherà all’Olimpico. Daniele, d’altronde, oltre che giocatore imprescindibile del centrocampo azzurro, è sempre di più uomo squadra. Basta vedere l’immagine del gol di Balotelli: appena l’attaccante del Manchester City segna, prima bacia lo stemma sulla maglia poi riceve l’abbraccio dei compagni. E il primo, con un sorriso grande così, è proprio De Rossi. Che fa gruppo tanto che ieri sera ha portato gran parte della squadra a cena fuori. La scelta è caduta sulla Taverna Trilussa. Con De Rossi un’altra quindicina di azzurri, tra i quali Balotelli, Aquilani, Montolivo, Pirlo, Pepe, De Sanctis, Ogbonna e Pazzini.

Il Romanista – Chiara Zucchelli

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