Daniel Pablo Osvaldo ha deciso di smettere a 30 anni col mondo del calcio per intraprendere la carriera di cantante ed oggi è la voce solista dei Barrio Viejo L’ex attaccante ha rilasciato un’intervista al quotidiano Leggo dove ha parlato anche della sue esperienza alla Roma. Queste le sue parole:
Qual è stato l’episodio, la causa scatenante che ti ha fatto decidere di smettere?
«Al Boca mi hanno mandato via per una sigaretta quando sapevano che fumavano tutti. Quella è stata la goccia, ma in realtà nel calcio devi vivere una vita che non è reale. Hai un prezzo, un valore e vivi di regole. Il calcio oggi è una merda, un freddo business e una dittatura del risultato. Nessuno pensa a come stai. Non potere uscire dopo una sconfitta, suonare la chitarra o bere una birra per me era assurdo. Per non tradire il calcio ho preferito lasciarlo».
Ma c’è stato qualcosa di bello?
«Sono orgoglioso della carriera che ho fatto, ho giocato in grandi squadre. E poi ci sono anche uomini veri. Penso a Tevez, De Rossi e Heinze con i quali ho stretto molto. Poi ci sono i campioni in campo e fuori come Pirlo, Buffon e Totti. Ecco l’addio di Francesco è quello che di bello dovremmo prendere dal calcio».
Chi l’ha delusa invece?
«Penso a Prandelli che mi ha escluso dal mondiale solo perché glielo dicevano i giornalisti, convocò Cassano quando invece lo meritavo io. Andreazzoli? Nemmeno ricordo chi sia. Chi allena oggi?»
L’esperienza alla Roma?
«Potevo gestire meglio alcuni comportamenti, ma è una piazza malata. Avevo segnato tantissimo ma mi insultavano».