Diviso tra la mitraglia stile Batistuta e la chitarra che per ora può solo ascoltare, la sua specialità sono però i gol. Tre con la maglia della Roma in altrettante gare sono bastati a Pablo Daniel Osvaldo per volare dal Raccordo anulare all’azzurro, sconfiggendo a tempo di record ogni scetticismo. Tranne quelli della Lega Nord per i quali la chiamata di un altro oriundo è una sconfitta della nazionale. Cesare Prandelli, che pure l’aveva tenuto spesso a bagnomaria quando lo allenava ai tempi della Fiorentina, lo ha convocato per tamponare l’emorragia di attaccanti malconci della nazionale e costretti a tornare a casa. E in nome della sua apertura ai ‘nuovi italianì. Via Pazzini e Balotelli, per Osvaldo è arrivata la chiamata da Coverciano del ct per la sfida di venerdì a Belgrado contro la Serbia. La prima convocazione nella nazionale dei grandi (Osvaldo era già stato chiamato nell’Under 21 con 12 presenze collezionate tra il 2007 e il 2008) per il giocatore nato a Buenos Aires il 12 gennaio 1986 sotto il segno del Capricorno, diventato ‘italianò per amore dopo le nozze con Elena da cui ha avuto anche una bimba, Victoria. «È la realizzazione di un sogno – le prime parole del goleador giallorosso affidate alla pagina ufficiale della Roma su facebook – ringrazio tutti i tifosi della Roma».
L’Italia ha ‘bruciatò l’Argentina, perchè anche il commissario tecnico dei sudamericani Sabella teneva sotto osservazione l’istrionico giocatore. Del resto Prandelli lo aveva detto ancora prima di trovarsi in emergenza: «Osvaldo è l’attaccante moderno, ha forza fisica, senso del gol e sa difendere». Eppure a Firenze giocava pochissimo, ma lì l’allora tecnico viola aveva davanti Pazzini e Gilardino. Sbarcato a Roma per una cifra da star (15 milioni più bonus), Osvaldo si è presentato e non è certo passato inosservato: coda alta e fascia nera tra i capelli (inevitabile la presa in giro dei supporter giallorossi, per i quali è subito diventato ‘Er cipollà) , tatuaggi in bella vista e barba volutamente incolta hanno fatto del giocatore subito un ‘personaggiò: perchè per l’italo-argentino – una sorta di globe trotter del campionato italiano (ha giocato a Bergamo con l’Atalanta, a Lecce, Firenze, Bologna prima di espatriare in Spagna per vestire la maglia dell’Espanyol con cui ha segnato 20 gol in 44 gare) – il fiuto della porta scorre insieme a tante passioni.
Prima fra tutte quella per la musica: avrebbe fatto il rocker – e il look gliene rende merito – se non avesse avuto i piedi buoni per giocare. Per il momento suona solo col pallone e si carica passando dalle note dei Pink Floyd a quelle di Vasco. E poi corre, e non solo sulle fasce, perchè la passione per le auto non l’ha mai messa da parte. Sfrecciava in Ferrari ai tempi poco fruttuosi in maglia viola. Adesso cerca casa a Roma perchè in giallorosso ha trovato la sua dimensione migliore: dall’omaggio a Batigol quando segna all’azzurro il passo è stato breve.
Ansa
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