Corriere dello Sport (Ant. Gio.) – In quel Napoli-Roma, ventesima giornata di campionato, una serata fredda come può esserlo rigorosamente un 30 gennaio, in privato, sotto voce, soffocato dalle urla del Maradona, accadde altro: si incrociarono da vicino José Mourinho e Victor Osimhen, lo Special One e lo Speciale Nine, e venne fuori un siparietto che sua maestà, il re degli attaccanti, ha svelato solo ora, a Soccernet, con emozione che s’avverte: “In quella partita ebbi un infortunio al polso, fui calpestato e rimasi a terra”. E fin qui, cose che capitano, però poi, quasi fosse un’apparizione, Mourinho si presentò ad Osimhen, gli disse due paroline come farebbe un genitore con il figlio d’un amico: “Hai fatto un bel gol però non provare a tuffarti. Continua a giocare così che sei sulla buona strada”.
Mentre Napoli-Roma vibrava, e là in mezzo c’era torse pure un pezzettino di scudetto già opzionato, ad un ventiquattrenne che sta stupendo il mondo, l’adrenalina scatenava strane sensazioni, gli risposi che non avevo affatto simulato l’infortunio al polso, ma che ero stato spinto. Gli feci vedere il polso fasciato e Mourinho mi rispose: vai avanti. Sentire queste parole da Mourinho nel bel mezzo di una gara è stata una sensazione incredibile per me.
Mourinho a fine partita trascinò Osimhen nel limbo della fantasia, paragonandolo a Didier Drogba, un modello di riferimento per le nuove generazioni vestite da 9 e intenzionate a lasciare un segno nel calcio mondiale: “Penso che ogni attaccante giovane, se ha l’opportunità di lavorare con grandi allenatore come Mourinho, può solo che migliorare. Drogba lui l’ha allenato, l’ha trasformato in una bestia. E un grande privilegio per me che mou mi abbia paragonato a Drogba”.