Il Messaggero (A. Angeloni) – Rudi Garcia atto terzo. Ecco la Roma, nuova e bella, alla sua quinta stagione targata stelle e strisce. E sicuramente migliore dello scorso anno, quando per sei mesi ha viaggiato per l’Italia un po’ ingobbita e senza troppo fascino, pure essendo comunque arrivata seconda, che non è proprio da buttare, anzi. L’Olimpico si riempie alla vigilia di Ferragosto, un atto d’amore nei confronti di quei due colori, il giallo e il rosso, che alimentano le speranze della gente, di quei tremila che sono andati ad accogliere Dzeko e Salah all’aeroporto di Fiumicino, quando il caldo batteva forte e toglieva il respiro, ma anche di quelli che hanno scalato la montagna di Pinzolo, ormai un mese e mezzo fa, per scrutare una Roma che stava solo nascendo e che aveva dentro di sé soltanto Iago Falque e quell’istrione di Darcy Norman che ha messo sotto la squadra e incitato il pubblico a ritmo di esercizi fisico/atletici. La Roma c’è ma non solo per loro, per tutti: ci sono alcune novità di rilievo ma forse il bello deve ancora venire, con Sabatini pronto a sferrare il colpo che – come ha confessato – ha sempre in canna. Alla fine del mercato manca ancora un po’ e qualche altra stellina si aggregherà al gruppo, si parla di Digne e non solo. I cancelli si spalancheranno ai cuori dei romanisti intorno alle 18, poi una mezz’oretta più tardi avrà inizio la festa: sfileranno i calciatori, vecchi e nuovi, ci saranno anche quelli che a breve te li ritroverai contro o che, se resteranno, per un po’, ma solo per un po’, avranno il muso lungo perché magari volevano giocare cento minuti e ne avranno giocati solo quaranta. Per dire.
L’APPLAUSOMETRO Vai a capire chi – prima dell’amichevole contro il Siviglia – prenderà più applausi. Forse Dzeko, il centravanti dei sogni, quello che come lo nomini pensi subito a quella estate del 2000, altrettanto calda, cioè quando sotto la Sud si è presentato un certo Gabriel Omar Batistuta. La Roma ha un centravanti, non ci si crede. L’ultima volta, si chiamava Toni e la squadra ha sfiorato lo scudetto. Se poi si smette di giocare a pallone, come è successo negli ultimi sei mesi dello scorso campionato, allora quell’ariete serve ancora di più. E ora c’è, per una Roma bella o meno bella. Poi sfilerà Salah, che ha tradito Firenze per Roma. Totti, Dzeko, Salah, già in tanti sognano con quel tridente. E Gervinho? Mica sarà dimenticato il vecchio Gervais, che si è preso un anno di vacanza ma – a quanto pare – è pronto a rimettersi sopra al motorino e correre come il primo anno. Garcia lo vuole sempre accanto a sé e un motivo ci sarà. Aspettiamo. Ci sono i vecchi e cari leader, da De Sanctis a Totti, sì Totti, forse all’ultimo anno (così ha fatto capire Sabatini, bisogna vedere che ne pensa il capitano), da De Rossi a Pjanic, artefice dell’arrivo di Dzeko, da Maicon, pronto a rimettersi in gioco nonostante il ginocchio ballerino, a Nainggolan, che nei primi giorni dell’estate ha tenuto tutti col fiato sospeso, resta non resta, ma oggi i tifosi potranno ammirare il loro Ninja, fino ad arrivare a Florenzi, terzino, attaccante e centrocampista, buono per tutte le stagioni.
DAJE KEVIN Sfilerà anche Strootman, su cui pervadono i soliti dubbi che sono misti all’ansia e la voglia di rivederlo correre al più presto. Stesso dicasi per Castan, che il pubblico non vede l’ora di riabbracciare. Applausi, sicuramente, anche per Szczesny, il ragazzo col nome impronunciabile (ma prima o poi ci abitueremo) ma di cui parlano tutti bene. Garcia sa di avere due ottimi portieri, a lui la scelta, che sicuramente ha già fatto. Sbucherà da qualche angolo dell’Olimpico anche il giovane Gerson, qui di passaggio, per la firma del contratto e per farsi assaporare dal suo futuro pubblico, sia che diventi l’erede di Totti sia che faccia il vice Nainggolan. La gente lo ha studiato, ha visto qualche immagine ed è già impazzita. Gerson si rivedrà in Italia a gennaio, invece da queste parti a partire dalla prossima stagione. Bisogna avere pazienza. La Roma si presenta nuova e sufficientemente rifondata, con in sella il suo vecchio allenatore, bastonato e rimesso in piedi con la forza della società. Lui si è rimesso in gioco e vuole sfidare il mondo, in sella alla Roma. E sulla Roma, sempre in sella, i suoi tifosi.
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