La Repubblica (M. Juric) – L’ultimo saluto stagionale della Roma ha il sapore dolce amaro del pareggio. Quello rimediato con il Venezia già retrocesso e capace di togliere 5 punti su 6 disponibili nelle due sfide di quest’anno. Incubo catastrofe evitato, ma certamente la brutta figura è rimasta.
Un colpo al cuore per gli oltre 60mila arrivati all’Olimpico che si è sentito anche sugli spalti, svuotate per metà a fine partita nonostante l’invito della Roma e dello stesso Mourinho a rimanere al proprio posto al fischio finale. Una lenta uscita sugli scaloni dello Stadio che è continuata nonostante l’invito chiaro dello speaker ufficiale a rimanere.
Non era il momento, non era il caso. Senza fischi, senza polemiche. Ma con fermezza. Forse meglio pensare a Tirana. Ed è quello che ha fatto la Curva Sud srotolando uno striscione al fischio finale che recitava: “Coronate i nostri sogni di gloria, forza ragazzi scrivete la storia“.
Alla fine la squadra è scesa in campo con una maglia celebrativa, accompagnata da José Mourinho, facendo però solo un sobrio giro di campo. Per i fuochi d’artificio e i festeggiamenti ci sarà tempo, lo sperano i calciatori e lo pretendono i tifosi della Roma.
Perché il cammino in campionato è stato molto deludente, ma l’amore per questa squadra lo hanno dimostrato ogni domenica. Niente formalismi, dopo troppi anni c’è voglia solo di fatti concreti. E quest’anno ha un solo nome e si chiama finale di Conference League il prossimo 25 maggio a Tirana.