Corriere dello Sport (R. Maida) – Più che una partita di calcio, è stata un’insieme di virtuosismi. Cinema d’azione. E’ stata un’esibizione di destrezza, velocità, precisione in cui la Roma sembrava voler sprigionare tutta l’energia compressa negli ultimi mesi. Si sono visti schemi, rincorse, finte, contrasti. E gol, uno dietro l’altro. I tifosi hanno stesso di fischiare la squadra che aveva causato l’esonero di Mourinho.

Il resto, le ambizioni da Champions, i calcoli sulla prospettiva, verranno con calma: già il quarto step, sabato, può provocare vertigini perché l’Inter non è il Cagliari e neppure il Verona o la Salernitana. Il commento di Paulo Dybala, fedele discepolo di Mourinho ora responsabilizzato dal paragone con Totti, è persino grossolana: “De Rossi ha riportato entusiasmo e fiducia”.

In realtà c’è molto altro nella delicata transizione tra due ere romaniste complementari, in quanto parti della stessa stagione, eppure opposte, per filosofia e modalità. L’ultima vitamina per la Roma è stata il dialogo. De Rossi ha voluto organizzare colloqui individuali per comprendere quali fossero stati i principali problemi degli ultimi mesi. Di risposta ha trasmesso al gruppo fiducia e ambizione.

E’ realmente convinto che la rosa possa lottare fino alla fine per la Champions, purché si scrolli di dosso la negatività e il vittimismo. A questo proposito, ha preteso maggiore disciplina in campo e in panchina. Non a caso lunedì si è arrabbiato con Paredes, il vecchio allievo che indossa la sua maglia numero 16, per il litigio che ha provocato una sciocca ammonizione sul 4-0.