Da appassionato lettore dei romanzi di Maurizio De Giovanni, ho seguito la fiction sul Commissario Ricciardi. L’ultima puntata si è chiusa con un senso di vuoto, di sospeso, di sofferenza per tutti i protagonisti. Due i particolari che mi hanno colpito maggiormente, perché sono convinto che molte cose accadano non per mera casualità, ma come monito al ricordo.
Il cognome del protagonista, Ricciardi, come Caterina la moglie di Massimo Ruggeri. La canzone, struggente per chi ha molto sangue napoletano nelle vene e la sentiva cantare spesso dal papà, scomparso proprio come Massimo, anche se in età decisamente più avanzata.
Per i tanti che stentano a comprendere il dialetto napoletano – una lingua, mi ricordava sempre mio padre, che l’aveva studiata fino al 1925, quando la riforma Gentile ne cancellò l’insegnamento – la protagonista delusa canta: E’ ‘n’anno, ce piense che è n’anno, che st’uocchi nun sanno cchiù pace trova’.
Oggi è un anno ed ancora i molti che gli hanno voluto bene non riescono a capacitarsene. Come ho già avuto modo di scrivere in altra occasione, i suoi telespettatori fedeli, talvolta sconosciuti, continuano a ripetermi “Quanto mi è dispiaciuto”.
Immagina a noi! lo abbiamo talmente nel nostro cuore che, nel suo ricordo, abbiamo fatto delle litigate inverosimili. Esagerate. Giustificate solo dal dolore che ognuno di noi si porta come un fardello insopportabile.
Ci fosse ancora il nostro conduttore, il timoniere di una trasmissione irripetibile che, ho scoperto, era apprezzata anche dai tifosi delle squadre avversarie, grazie all’ironia ed alla classe di Massimo, ci avrebbe messo in riga e risolto tutto in un batter di ciglia.
Purtroppo, da un anno è partito per terre sconosciute, qualcuno dice in Australia, ed il suo sorriso, la sua bonomia non possono risolvere questioni di stupidi mortali. Colpa nostra, colpa della nostra sciocca arroganza. Forse colpa del nostro dolore.
Scusa me in particolare. Ormai sono il più vecchio e sarei dovuto riuscire a risanare incomprensioni tra chi ti vuole bene. Mi consola solo sapere che, anche ora, pensando ai nostri inutili scazzi, stai sorridendo e pronunciando, per l’ennesima volta, il tuo proverbiale “PIETA’”.
Mario Stagliano