È la prima lesione così grave che ho subito, è stata dura.
Ricordo bene il momento dell’infortunio e soprattutto il forte dolore che ho avvertito. Ora sto meglio, e spero di riuscire a tornare ad allenarmi presto con la squadra». Dagli apici della carriera alle delusioni più grandi, il difensore giallorosso Nicolas Burdisso si racconta a 360 gradi in una lunga intervista rilasciata alla rivista sudamericana ‘El Grafico’. E parte dal momento più buio della sua carriera: l’infortunio rimediato il 16 novembre durante l’amichevole tra Argentina e Colombia. “Negli spogliatoi mi hanno dovuto dare un calmante per poter controllare le mie condizioni, provavo un fortissimo dolore. Sapevo che era un infortunio grave, il ginocchio si è letteralmente girato. Mi sono rotto il legamento crociato posteriore, i due menischi, il legamento collaterale interno ed ho rimediato una frattura al piatto tibiale. Una ‘combo’ completa“. (…)
La Roma rimane nella mente e nel cuore di Nico, che sta lavorando duramente per tornare a disposizione di Luis Enrique e compagni di squadra il prima possibile: “Spero di tornare ad allenarmi con il gruppo molto presto“. Leader indiscusso nella difesa quanto nello spoegliatoio giallorosso, Burdisso esalta il connazionale Lamela come farebbe un bravo fratello maggiore: “Mi ha sorpreso, prima di tutto come persona, perché è un ragazzo che ha voglia di imparare. Ascolta ed osserva, con pazienza, è uno tranquillo. Come giocatore invece lo vedo come uno dei migliori per l’Argentina dei prossimi anni. Gli scontri nello spogliatoio con Osvaldo? Queste cose in Italia sono normali ed escono sempre fuori, in Argentina non se ne parla“. E non mancano parole anche per il capitano: “Totti a Roma è un mito, è come il Papa, la gente gli è devota. In questi anni al suo fianco ho conosciuto Francesco, la persona, un leader in grado di esprimere sempre parole di elogio per i suoi compagni“. Ma Burdisso fratello maggiore lo è davvero: “Io e mio fratello Guillermo ci siamo incontrati nuovamente qui a Roma, mi è piaciuto allenarmi con lui e giocare assieme a lui. Per lui certamente non è facile crescere nella mia ombra, e poi era arrivato in prestito per un anno in una situazione difficile per il club: non c’era presidente, la società era in vendita, tutto il contrario di oggi. Ora sta dimostrando il suo valore“.
Burdisso poi passa in rassegna tutti gli allenatori che lo hanno guidato nella sua carriera, ritrovando in Carlos Bianchi il migliore che abbia mai avuto: “È il migliore allenatore, per molti motivi. Principalmente l’aspetto psicologico: ti motivava, si rapportava con te e ti diceva sempre cosa fare in ogni momento, ti faceva sentire parte di un gruppo. Sapeva entrare nella testa dei giocatori e quello che ho visto in Bianchi non l’ho visto più in nessun altro. Mourinho? Per me è il tecnico più preparato e più completo nel calcio moderno: sa motivare i giocatori, mantiene autorità ed ha un carisma unico. Il suo profilo mediatico è unicamente per proteggere la squadra. Io però con lui ho avuto un rapporto un po’ caldo, ma se me ne sono andato dall’Inter è stato comunque per mia scelta“. Poi l’esperienza con Mancini: “Con lui ho avuto diversi scontri, ci siamo presi varie volte, è uno duro anche a parole, lo ricordo dal primo giorno che è arrivato all’Inter“. (…)
Il Romanista – Valentina Vercillo