Nelle mani di Smalling

Il Messaggero (A.Angeloni) – Forse la svolta è, a 32 anni, aver alzato la soglia del dolore: dopo il fastidio accusato contro lo Spezia, molti -Mourinho compreso- avranno pensato che non sarebbe stato a disposizione per l’Atalanta, visti i precedenti. E invece, Chris Smalling ha stupito tutti: non solo lo abbiamo visto in campo al Gewiss, ma è stato al top. Bravo lui, ermetica tutta la difesa. Un caso? No. Smalling fa la differenza ma se è Smalling, quello vero. E’ un difensore che fa giocare bene gli altri, la magia del difensore di personalità.

Con Smalling migliora anche Mancini, che nel reparto ha già un ruolo significativo. La presenza dell’inglese lo deresponsabilizza. Migliora Ibanez, già in crescita, ma il brasiliano ora agisce con più sicurezza ed è meno agitato. E chissà che magari anche Kumbulla possa tornare ad essere quello di Verona al fianco di Chris. La Roma ha una difesa da Champions: venti gol subiti, più di Inter, Milan, Napoli e Juve, ma meno di Atalanta, Lazio e Fiorentina.

Mourinho ha trovato in Smalling il suo centrale dominante, perfetto nel terzetto. Il dilemma per il futuro è sempre lo stesso: la fragilità dell’inglese. Ultimamente sta garantendo continuità e questa è una buona notizia: i problemi al ginocchio e quelli muscolare sembrano ora alle spalle. Reduce da cinque partite di fila da titolare, nelle prime dodici di campionato era stato schierato tra gli undici una sola volta. “Voglio restare a disposizione, ho già perso troppe partite” le sue parole dopo Bergamo.

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