La Repubblica (S. Scotti) – Il respiro si è fermato. Il suo, ma anche quello dei compagni, dei tifosi, degli spettatori davanti alla tv. I giocatori della Roma, anche quelli della panchina, hanno chiesto silenzio ai tifosi, i medici in campo dovevano sentire il battito del difensore, e loro si sono fermati. Ndicka era a terra con le mani sul petto: crollato da solo, all’improvviso. Si toccava il cuore.
De Rossi era agitatissimo, ha chiesto a Pairetto di fermare la partita per controllare le condizioni del suo giocatore, l’arbitro gli ha detto che poteva scendere negli spogliatoi, lui è corso giù, è uscito dopo pochi minuti chiedendo di non riprendere a giocare: “I ragazzi non se la sentono”. Partita sospesa.
I controlli escludono apparentemente l’infarto, le forti fibrillazioni sono state provocate da uno scompenso che può avere varie cause, la compressione polmonare è la più probabile. Oggi, nello stesso ospedale dove è ricoverato, al giocatore ivoriano faranno altri esami per capire cosa possa aver provocato un malore che ha messo a terra un colosso di 192 centimetri. La Roma aveva previsto di restare a Udine, dopo la visita al giocatore in ospedale ha deciso di ripartire. Ha ritrovato il respiro.