«Abbiamo lavorato tanto tutti insieme e da parte mia posso dire di averci messo passione e voglia di fare; ma la strada da fare è ancora lunga e siamo ancora alla prima pagina di un libro tutto da scrivere»: commenta così Antonio Conteparlando con l’agenzia di stampa il suo primo anno da commissario tecnico «con l’obiettivo di arrivare all’Europeo 2016. E ci voglio arrivare con una formazione ambiziosa».
Da allenatore a tutto campo a ct, la metamorfosi di Conte si è compiuta in poco meno di un anno di lavoro. Quella della nazionale è ancora in divenire. C’e una china da risalire dopo la debacle mondiale, e non è solo quella del ranking Fifa che con le sue stranezze rischia di gettare gli azzurri in seconda fascia nelle qualificazioni alla coppa del mondo 2018, dietro perfino a Romania e Galles. Sono di oggi i dati del centro studi dell’università di Losanna sui 5 maggiori campionati europei: la serie A è il campionato più vecchio, con la percentuale più alta di stranieri e la più bassa per quanto riguarda i giocatori provenienti dal vivaio nazionale.«Sicuramente è stato un anno intenso per me – dice Conte – anche perché ho sempre fatto l’allenatore ed essere diventato ct è stato sicuramente differente rispetto ad avere i giocatori ed allenarli ogni giorno».
Insomma, «una bellissima esperienza sotto tutti i punti di vista anche se c’è tanto da lavorare». Il motivo è semplice e può riassumersi in pochi punti: cambio generazionale, pochi giocatori italiani convocabili, scarsa esperienza internazionale delle nuove leve. «Ora abbiamo davanti l’obiettivo qualificazione – continua il CT – e in questo anno cercheremo di far crescere l’esperienza dei ragazzi. Ieri c’erano in campo dal 1′ Bertolacci e Soriano che sono alle prime uscite a livello internazionale, altri come De Sciglio, El Sharaawy ed Immobile che quest’anno hanno avuto un’annata difficile e hanno giocato pochissimo, oltre a ragazzi nuovi come Gabbiadini, Sansone, Bonaventura e tanti altri. Dobbiamo sapere che la nostra squadra non deve mancare mai di generosità, di spirito di sacrificio, di passione, di voglia di superare le difficoltà».
Comunque sia, «un anno dopo» tante cose per la nazionale sono migliorate e non è certo la prima sconfitta dell’era Conte (ieri sera a Ginevra) a stemperare l’ottimismo: «Oggi C’è in atto un cambio generazionale, in questo momento e nei prossimi mesi preferisco affrontare ostacoli difficili come il Portogallo piuttosto che vincere per il morale. Giocando partite come quella di ieri con squadre del nostro livello possiamo riuscire a capire le cose su cui dovremo concentrarci e lavorare in futuro».
(ansa)