Ufficio bomber smarriti L’Italia ha i gol contati

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La Gazzetta dello Sport (A. Elefante) – Erano nove attaccanti (ora sono otto, con il forfeit di Zaza) per novantanove reti, eppure è stato da subito un rebus: il rebus del gol per Antonio Conte. Non è un caso che il c.t. abbia convocato così tanti giocatori offensivi: quando le cartucce sono quelle che sono, si prova ad andare a caccia con qualche arma in più, sperando poi di scegliere quella giusta. Però Conte non ha ancora deciso quale: ha perso Eder e lo sta rimpiangendo, ieri si è rassegnato a dare l’arrivederci a Zaza, ma soprattutto fa i conti con un reparto d’attacco che non scoppia di salute.

MACCHÉ TOP FIVE Il campionato ha parlato chiaro, e non lo ha aiutato: nei primi cinque posti della classifica cannonieri un solo italiano, Toni, e non sarebbe stato propriamente progettuale convocarlo. Il primo azzurro è stato Gabbiadini, sesto: peccato che da quando è a Napoli non abbia più avuto una maglia da titolare sicura, nonostante il campionato chiuso con una media gol-minuti giocati (uno ogni 122’) migliore anche di Icardi (132’) e Toni (147’). Ma non sono i dati più inquietanti. Dicevamo dei 99 gol stagionali portati in dote dalle punte: non tanti ma neppure pochissimi, il fatto è che si riducono a 73 se ci limitiamo al campionato ed escludiamo quelli segnati in coppe varie e soprattutto accessorie, a parte la Champions giocata da Immobile (4 gol).

IMMOBILE, ANCHE TROPPO Ma c’è di più: il numero precipita a 31 se contiamo quelli realizzati negli ultimi tre mesi della stagione – dall’inizio di marzo – che hanno visto solo Candreva e Gabbiadini stare davvero in linea con il trend stagionale. Per il resto la parola d’ordine, anche dopo decolli importanti, è stata digiuno: Pellè da fine gennaio a metà aprile, salvo nuova impennatina con 4 gol nelle ultime 7 gare di Premier; idem per Vazquez, 3 gol nelle ultime 4 dopo essere rimasto a secco per tre mesi esatti; Zaza è arrivato in doppia cifra solo grazie alla doppietta contro il Genoa all’ultima di campionato, però si era perso dall’inizio di febbraio a metà maggio. E perlomeno i tre sono stati quasi sempre titolari: invece Immobile, in Bundesliga, ha giocato l’ultima dall’inizio il 4 febbraio e segnato l’ultima volta il 17 dicembre, riscoprendo l’esultanza per un gol solo in Coppa di Germania, il 3 marzo, con una doppietta alla Dynamo Dresda.

NEMO PROPHETA IN PATRIA La sua frequenza-gol resta discreta solo perché il minutaggio è basso, la realtà è che i 23 gol della passata stagione, a fronte dei 10 di quest’anno (appena 3 in campionato), sembrano un ricordo lontanissimo. E se pensiamo che il centravanti del Borussia Dortmund è stato per Conte la metà della coppia d’attacco titolare in 6 delle 8 partite della sua gestione azzurra, 5 su 5 di quelle di qualificazione all’Europeo (4 volte con Zaza, a Malta con Pellé), ce n’è abbastanza per essere preoccupato. E per almeno valutare soluzioni tattiche e uomini alternativi. Con una piccola consolazione: nella stagione appena finita Gabbiadini (11 gol fuori e 9 in casa), Vazquez (7 e 3) e Matri (8 e 1) hanno preferito segnare in trasferta, per Immobile (5 e 5) la cosa è stata indifferente. Magari li ispira anche l’aria di Spalato, sempre che a porte chiuse possa essere abbastanza «nemica».

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