Nati il 7 giugno – Rovella, Portanova o Petrelli: tra loro c’è il prossimo Pallone d’Oro. Dzeko, perché non indossi la mascherina in tribuna?

Pagine Romaniste (Nati il 7 giugno) – Nicolò Rovella, Manolo Portanova ed Elia Petrelli. Ricordatevi questi nomi, perché tra loro si nasconde, molto probabilmente, uno dei prossimi vincitori del Pallone d’Oro. In un mondo come quello del calcio professionistico in crisi economica preoccupante, tanto da indurre il Consiglio Federale della FIGC a procrastinare la scadenza del pagamento degli stipendi, dove due grandi società non riescono a trovare l’accordo per un reciproco scambio di prestiti, per una banale differenza di emolumenti lordi da corrispondere ai tesserati, si perfeziona il trasferimento monstre relativo ai giovani virgulti sopra citati. Che poi trasferimento non è il termine esatto, visto che tutti e tre resteranno, per ora, nelle società di appartenenza, in barba alla valutazione astronomica dei loro contratti. Tutto lecito, è doveroso sottolinearlo, ma pare opportuno ricordare come, agli inizi di questo secolo, fu necessaria una legge che consentisse di spalmare gli ammortamenti ed impedire che molte società restassero strozzate dai meccanismi finanziari da loro stesse creati. Qualcuno, maliziosamente, avanza il sospetto che si continui a ballare incoscienti, mentre il Titanic sta affondando.

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A pochi interessano, del pari, gli scambi all’interno delle c.d. multiproprietà, pur provocando premi di valorizzazione che potrebbero mutare gli equilibri economici con le altre società. C’era una norma, anzi ci sarebbe ancora una norma, quella prevista dall’Art. 16 bis delle NOIF, per impedire proprio queste commistioni, ma si sa, nel nostro bel paese, la deroga si sostituisce alla regola, fino a farne dimenticare l’esistenza. Mi devo fermare? Certamente. Già questa rubrica viene letta da tre persone, figlia compresa, se vado oltre potrei perdere anche loro.

Eppure. Eppure, da un noto quiz televisivo, ho appreso che per costruire la Casa Bianca, a Washington impiegarono otto anni, dal 1792 al 1800. John Adams doveva avere un’amministrazione cittadina più disponibile a realizzare opere utili.

Bene, dovrei parlare della gara con la simpatica compagine cara a Pantaleo Longo, ma prima voglio parlare del loro allenatore. Juric, in conferenza stampa di presentazione, ha avuto modo di dire che era da pazzi discutere una squadra terza in classifica, con risultati brillanti; per poi concludere che, evidentemente, LA ROMA NON GODE DI BUONA STAMPA. Da fuori deve essere più facile vedere la realtà, della quale si è avuta conferma nella tarda serata di domenica. Fare una domanda su Dzeko era doveroso, che tutti i partecipanti alla salottiera trasmissione televisiva dovessero insistere sull’argomento è solo la conferma del trattamento riservato ad una tifoseria priva di qualsivoglia difesa da parte di chi la dovrebbe tutelare. Parliamo di Roma Verona? E sia.

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Gara senza storia, dove per oltre un’ora c’è stata una sola squadra in campo, meritevole di trovarsi in vantaggio con un punteggio tennistico, perché questo, forse, è l’autentico limite della Roma, non riuscire a trasformare gli innumerevoli expected goals che crea in quasi ogni gara. Ancora si sprecano troppe ripartenze in superiorità numerica o palloni che chiedono solo di essere sospinti in rete. Per il resto, stiamo parlando di una squadra pronosticata come la settima forza che si trova a 2/3 punti dalla milionaria Inter (o ex milionaria) ed a 5/6 punti dall’iper beneficiato Milan (se quattordici rigori a favore in venti giornate vi sembran pochi…), con un allenatore precario e con qualche spiffero (sempre i topolini o topoloni di spallettiana memoria) che prima si chiude e meglio è.

Chiudo con due annotazioni. Un ben tornato a “Roma, che ci fai col Faraone?”, un ragazzo serio caratterizzatosi negli anni romani per non aver mai acceso una polemica, nonostante qualche panchina di troppo, e con prestazioni in linea con quelle che erano le sue grandi promesse quando vestiva la maglia del Genoa primavera. Un rimprovero al grande Edin, invece. La mascherina. Edin sei un simbolo e devi dare il buon esempio indossando la mascherina in tribuna.

P.S. Volevo rassicurare sul mantenimento dell’impegno solenne. Quest’anno, in occasione della giornata della memoria, a causa dei divieti dovuti al Covid, non si è potuto organizzare il viaggio di duecento studenti ad Auschwitz a spese di una società di provincia. Ma l’anno prossimo se ne manderanno 400; no, 1000, visto che finora, dalla data dell’impegno assunto, nessuno ha potuto recarsi in quel luogo di dolore assoluto a spese di chi lo aveva promesso.

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