Pagine Romaniste (Nati il 7 giugno) – Notizie dall’Australia.
Mi arriva voce di un grande giornalista, conduttore radio-televisivo, indignato perché la Roma al San Paolo (quel Saulo immortalato dal Caravaggio che dovrà cedere il passo, come capitò al povero Gennaro quando venne retrocesso a non ricordo quale rango inferiore) ha chiesto all’arbitro di non giocare neanche un secondo di recupero.
Sostiene giustamente l’emigrante che l’amaro calice vada bevuto fino al termine, a costo di regalare altri gol ai partenopei, perché questo pretendono lo sport e la dignità.
In genere, quando si vince, non dedico alla partita troppo spazio, non ritenendomi all’altezza di disquisirne. Dopo quella botta, però, è d’uopo maggiore attenzione.
La sensazione è stata pessima dopo il secondo minuto di raccoglimento (sarebbe opportuno dire il terzo, perché il primo si era allungato a 120 secondi), quando già avevamo visto, per la prima volta negli ultimi tre anni, il secondo assistente (guardalinee dice ancora qualcuno) venire su con la bandierina durante la prima, ed unica, azione pericolosa di Mkhitaryan. Ci avevano spiegato in tutte le salse quali fossero le nuove direttive impartite, ma non era assolutamente il caso di rischiare di arrivare al decimo con il Napoli in svantaggio. Non so se l’armeno fosse in fuorigioco (l’immagine è sparita e questo induce a credere che non lo fosse), né se nel proseguimento dell’azione avrebbe realizzato la rete, vista la pessima prestazione successiva. Per certo, dal decimo c’è stata una sola squadra in campo e la Roma, tra postumi del Covid (non tutti riescono a smaltirlo in sette giorni, come quelli prestanti), acciaccati da problemi muscolari ed i restanti protagonisti nella classica serata no, è sembrata prostrarsi al ruolo di vittima sacrificale, già accettato nel rinunciare ai propri colori nella coreografia delle tribune.
Già, perché con tutto il rispetto dovuto alla morte, la cortesia era stata chiesta da una società che solo quattro mesi fa si era distinta per un esposto nei confronti di un dirigente e del medico della Roma (provocandone l’inibizione e la squalifica), per poi assumere uno spiacevole comportamento nella trattativa relativa a Milik.
Se la disponibilità garantita servisse a far tornare quei rapporti esistenti tra tifoserie nei primi anni ottanta ne sarei felice, ma non credo che si potrà raggiungere questo obiettivo. Sul mutato atteggiamento della dirigenza partenopea, invece, non posso nutrire alcuna speranza, visti i precedenti.
Ed ora?
Ora nulla, si deve ripartire come se la partita di Napoli non si fosse disputata o, meglio, facendo tesoro dagli errori commessi. Testa allo Young Boys ed ancor più al Sassuolo.
In questa stagione caratterizzata dalla pandemia, dall’assenza del pubblico, da allenatori esordienti e forse non ancora all’altezza, ci si può rimettere subito in riga. D’altro canto, dopo 16 risultati utili era evidente che al diciassettesimo non ci si potesse arrivare. Da Napoli a Napoli, ma ripartiamo subito.
P.S. Volevo rivolgere due domande. La prima: ma i calciatori i tamponi li fanno in sede o si recano fisicamente nei laboratori? Incomprensibile il motivo della domanda? Meglio.
La seconda: sareste stati tutti contenti se un vostro figlio avesse frequentato assiduamente Diego Armando Maradona?