Pagine Romaniste (Nati il 7 giugno) – Quel pasticciaccio brutto dell’affare Diawara si è arricchito di un nuovo capitolo.
Tanto nuovo, in effetti, non è, perché ricordo il quotidiano La Repubblica avere anticipato la notizia del prossimo passaggio di Pantaleo Longo -ex consulente FIGC ed ex Segretario della squadra della provincia- all’Hellas, in contemporanea con quella del mancato inserimento del centrocampista nella lista over.
Lungi da me, e da chiunque altro di buon senso, ipotizzare solo lontanamente che ci sia stato del dolo da parte di uno dei pochi dirigenti dell’area sportiva rimasto in carica dopo lo spoils system operato dai nuovi azionisti di maggioranza della Roma, del pari sarebbe scorretto richiamare quella nota ed abusata citazione attribuita al Senatore Andreotti.
Certo, però, mi piacerebbe interloquire con qualcuno della società Hellas, col desiderio di capire quale ragionamento abbiano seguito per assumere il Longo. A dire di tutta la stampa specializzata, infatti, nel costituirsi innanzi alla Corte Sportiva d’Appello -peccando in savoir faire- gli scaligeri avrebbero pesantemente criticato la Roma, accusandola di colpevole pressappochismo e di sciatteria nella compilazione delle liste dei tesserati. Visto che la responsabilità di detto errore, in buona fede, è ascrivibile al responsabile della segreteria sportiva, quale sarebbe la logica nell’assumerlo con funzione analoga?
Uno dei tanti misteri del mondo del calcio. Al quale se ne potrebbe aggiungere un altro. Nella denegata ipotesi che, a fine campionato, la Roma dovesse fallire per un punto l’obiettivo di raggiungere una delle competizioni europee, potrebbe richiedere a qualcuno il risarcimento degli ingentissimi danni? Ai posteri l’ardua sentenza.
Passiamo ad un altro argomento scottante. Per mesi, nella vecchia collocazione, questa rubrica apriva con l’imperativo: “Lo stadio della Roma si deve realizzare”; poi, lo stallo e le controversie interne alla maggioranza che (non) amministra la nostra città mi convinsero della assoluta mancanza di volontà di consentire la realizzazione di un opera che, NON LO DIMENTICHI NESSUNO, avrebbe comportato la creazione di migliaia di posti di lavoro, oltre ad opere pubbliche, a carico del privato, in un quadrante che brilla per incuria e stato d’abbandono.
Ora leggo che il comune (minuscolo, non merita la maiuscola) si sarebbe accorto come, sull’area del Tor di Valle, esista un gravame. Eppure, delle trattative tra Eurnova, Vitek ed Unicredit si legge da anni, proprio al fine di ottenere la liberatoria relativa al terreno. I solerti funzionari comunali si sono accorti solo ora del vincolo? Spero per loro non debbano mai acquistare una cantina, altrimenti il rischio di trovarsela pignorata a contratto concluso sarebbe enorme.
Quanto allo Stadio Flaminio, del quale in molti parlano, ridotto ad acquitrino dall’incuria di chi lo avrebbe dovuto salvaguardare, la capienza, l’ubicazione, i vincoli architettonici ne sconsigliano la scelta, anzi la rendono irrealizzabile.
Ma vogliamo parlare della partita con il Parma che ha effettuato un unico tiro in porta al 68’ minuto, con la Maggica padrona del campo, con un Mkhitaryan stratosferico, un Villar sempre più inserito nel progetto ed un Karsdorp che, da esterno offensivo, riesce finalmente a dare quell’apporto per il quale il buon Monchi lo aveva prelevato in Olanda a peso d’oro?
Quei due o tre che mi leggono, sanno della mia assoluta incompetenza, pertanto preferisco privilegiare le pagelle che, unanimi, danno a Paulo Fonseca voti che, personalmente, non ho mai conseguito nei lontani anni della scuola. Mi piace che oggi il consenso sia unanime; mi piace meno che nessuno abbia il coraggio e la forza di dire: chiedo scusa, su Fonseca sbagliavo profondamente.
P.S. E’ doveroso che io rivolga a Gabriele Romagnoli, nulla in comune con quel calciatore che ha scelto il numero 13, sentiti ringraziamenti. In un articolo da leggere tutto d’un fiato parla diffusamente di Luis Enrique (ricordate, quello che disse: “Cosa ho fatto per meritare tutta questa mierda”?) le qualità tecniche, le vittorie ottenute col Barcellona e con la Spagna, la discrezione con cui seppe affrontare il dramma peggiore che possa capitare ad un uomo, la signorilità con la quale quando avverte di essere indesiderato toglie il disturbo, senza sbattere la porta e, soprattutto, lasciando i suoi soldi sul tavolo, in un mondo in cui l’avidità la fa da padrone. Sempre grazie Luis per averci insegnato tantissime cose.