Pagine Romaniste (Nati il 7 giugno) – Ora cosa succede? Chi lo andrà a spiegare, ai geniali presidenti del calcio italiano, che sarà sufficiente il provvedimento di una qualsiasi ASL sul territorio nazionale per bloccare un campionato nato irregolare e che forse si arresterà alla terza giornata? Ricordate quelli che, a giugno, volevano ricominciare ad ogni costo, in particolare quello convinto di vincere il titolo e l’altro certo di rientrare tra le prime quattro? Cosa potranno dire, di fronte alla banalità di un provvedimento dell’Autorità Sanitaria – giustamente – incurante dei protocolli, degli accordi, dei diktat della Lega Serie A? Dove andrà a nascondersi chi proponeva di far rientrare gli spettatori, fino ad una capienza del 25% del totale?
Eppure, la spiegazione da dare a tutti questi personaggi esiste ed è molto semplice: la salute deve essere privilegiata rispetto a qualsiasi altro interesse, specie rispetto a quelli di bassa bottega.
Questi signori, che da mesi ci ricordano la possibilità di una cospicua perdita di posti di lavoro (come se fossero i soli, ignorando la realtà di un paese ormai allo stremo delle forze), non li ho sentiti dire una sola parola per tutti i dipendenti di quelle televisioni che, se i padroni del vapore riuscissero a realizzare i loro incomprensibili progetti, sarebbero destinati alla disoccupazione.
Dai! La soluzione è certamente nel cappello a cilindro di quel signore che ne sapeva più dei virologi, o di chi segnalava – firmando l’esposto con il sangue dell’indignazione, accompagnato da qualche espressione inopportuna di suoi dipendenti – il mancato rispetto del protocollo da parte della squadra avversaria. Per ora, se l’assenza del Napoli a Torino verrà confermata, il Giudice Sportivo non potrà che comminare lo 0-3; poi, in appello, la Commissione presieduta da chi rilascia interviste su ricorsi ancora da esaminare, potrà valutare la sussistenza dell’esimente della causa di forza maggiore ed ordinare la disputa della gara in data da destinarsi (probabilmente a giugno 2022, visto come è compresso il calendario).
Va beh, però, c’è stata una partita della Roma ad Udine, con la prima vittoria (potrebbe essere l’ultima, visti i numeri della pandemia) in questo scintillante campionato. La liquidiamo in due parole. Grande Pedro, uno che, da solo, ha vinto più trofei di tutte le squadre del campionato italiano (eccezion fatta per quelle con la maglia a strisce) messe insieme. Eppure, quando la vecchia proprietà ed il vecchio consulente (auguri per i suoi 60 anni), lo convinsero a firmare per la Maggica, l’attenzione del mai troppo vituperato ambiente preferì soffermarsi su David Silva; uno che non è mai arrivato. Altra annotazione, relativa alla gara, la merita l’accoppiata Abisso-Maresca. Come possano non avere dato il calcio di rigore per il triplice fallo subito da Pellegrini, è un mistero che un giorno a Coverciano ci spiegheranno… forse.
Infine, ma non ultimo. Negli anni 60, nel mondo del calcio si aggiravano i mediatori – i procuratori erano una categoria ancora sconosciuta – che, spesso, venivano radiati. Poi, magari, rientravano in gioco grazie ad una delle innumerevoli amnistie frequenti anche nell’Italia pallonara, tanto che uno di loro divenne presidente di una società di Serie A.
Da quanto leggo, sono tornati di gran moda. Mi chiedo, però, immaginando che se lo chiedano anche le società cedenti ed i procuratori, se per acquisire il contratto di un calciatore, la società acquirente è costretta a pagare: la consorella, il procuratore del calciatore, spesso il proprio agente, due mediatori, di quanto lievita il costo? Ed ancora: dove finiscono i soldi dei mediatori? Nella migliore delle ipotesi, fuori dal mondo del calcio. Forse è questa la causa per cui è saltata la trattativa dell’unico calciatore richiesto da Paulo Fonseca, nei cui confronti continua l’accerchiamento da parte dei soliti noti.
P.S. Anche stavolta svelo il significato del numero. 9. Come i punti della Roma Primavera, uguali alle reti realizzate nelle tre partite sin qui disputate. La cosa più bella, però, è stato l’abbraccio, al termine della vittoriosa gara con la Fiorentina, tra Albertino De Rossi ed Alberto Aquilani. Un gesto che riconcilia con il calcio vero.