Il Napoli vince, la Juve ringrazia

Il Corriere della Sera (L.Valdiserri) – L’Olimpico non è più un fortino inespugnabile e la volata per il secondo posto è tutta da giocare. Da Roma-Napoli escono due verdetti forti, anzi tre: la Juve è vicinissima al sesto scudetto consecutivo perché le sue avversarie non sono mai davvero complete. Sarri si prende la rivincita su Spalletti con la stessa arma che aveva portato Simone Inzaghi a vincere il derby di Coppa Italia, mercoledì sera: l’analisi delle esperienze precedenti. La Lazio aveva giocato e perso in campionato con il 4-3-3 e poi ha scelto il 5-4-1, chiudendo gli spazi e ripartendo. Il Napoli, all’andata, aveva sostituito Milik con Gabbiadini con pessimi risultati (1-3) e ieri ha affidato il ruolo di centravanti a Mertens, che stravinto la sfida dei bomber con Dzeko. Ora è a 18 gol, uno in meno del bosniaco. Spalletti non ha trovato i correttivi e la Roma è andata incontro a due sconfitte, che complicano la sua stagione. La finale di Coppa Italia andrà cercata con un miracolo il 5 aprile e l’ultima illusione di scudetto è volata via. Giovedì ci sarà la difficile trasferta di Lione, nell’andata degli ottavi di Europa League, ma come stanno le gambe? Per il Napoli non poteva esserci viatico migliore per la sfida al Real Madrid, martedì, in Champions League (andata: 3-1 per le merengues). L’impresa dei Sarri Boys è certificata da un dato: la Roma non perdeva in casa, in campionato, dal 29 novembre 2015 (Roma-Atalanta 0-2, una delle ultime della gestione Garcia). In questa stagione era a 12 vittorie in 12 partite, 36 gol segnati e 8 subiti.

Nella seconda parte del campionato scorso, con Spalletti in panchina, altre 7 vittorie e tre pareggi. La gara è stata controllata dal Napoli per un’ora abbondante: i partenopei sapevano quello che dovevano fare, la Roma recitava un copione improvvisato. L’arma vincente di Sarri è stato un pressing alto continuo, con la squadra corta e pronta a raddoppiare. Spalletti è ritornato con la linea difensiva a 4, dopo molto tempo, ma schierando quattro difensori centrali (Ruediger, Manolas, Fazio e Juan Jesus) e nessun terzino di ruolo. Per bilanciare sono andati in panchina i due esterni che negli ultimi mesi avevano giocato più alti (Peres e Emerson) sostituiti dai più offensivi El Shaarawy (impalpabile) e Perotti (il migliore). Il campo ha dato ragione al Napoli, che è passato in vantaggio con Mertens, che ha bucato la difesa dopo un anticipo mancato di Fazio e ha raddoppiato con il belga a inizio ripresa. La Roma, nel finale, si è buttata in avanti con coraggio e con gli uomini giusti (Salah) e ha sfiorato l’incredibile pareggio (palo di Salah, gol di Strootman e miracolo finale di Reina). Il risultato, però, è quello giusto e ai giallorossi resta un doppio vantaggio: due punti in più e lo scontro diretto. Il mercato di gennaio non ha portato nulla alla Roma, poi indebolita ancor di più dalla ricaduta di Florenzi. Spalletti fa bene a non cercare alibi, ma la coperta è corta, Grenier non è stato un rinforzo e Gerson ha incomprensibilmente giocato titolare contro la Juve e poi è scomparso. La differenza con chi può cambiare cinque bravi centrocampisti nella stessa gara (Rog, Jorginho, Hamsik, Diawara e Zielinski) è anche questa. Resta una domanda: i soliti e inqualificabili cori sul fuoco del Vesuvio faranno la fine dei «buu» nel derby a Ruediger? Oppure questa volta ci sarà una valutazione diversa?

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