“Ho visto un Francesco a un livello superiore”. Luis Enrique non lo sa, ma noi romanisti un Francesco a un livello superiore lo vediamo sempre. Ci sono un portiere, nove giocatori davanti al portiere. E poi c’è Totti. Francesco über alles non è un motto ereditato dal passato, ma uno sguardo sul presente prima ancora che sul futuro. Perché se le parole contano, e quelle dell’allenatore dovrebbero contare di più, oggi al San Paolo Totti gioca. Gioca là dove ha segnato già altre tre volte. Gioca là dove nella sua illuminata carriera ha collezionato la sua cinquecentesima maglia giallorossa.
Le parole, appunto. “Mi aspetto tantissimo da Francesco perchè ha la possibilità di battere tanti record a cui è vicino. Ho visto un ottimo capitano. Ho parlato con lui, con cui ho un rapporto speciale perchè ho giocato contro di lui, guardandolo negli occhi”. Insomma, Lucho l’ha esaltato a tal punto che qualcuno dentro Trigoria si è concesso una battuta: “Mo’ vedrai che lo manda in panchina”. Luis Enrique ha rivelato di averlo visto “a grande livello in tutti gli allenamenti”. A rigor di logica, se pure la logica ha il suo peso, tenerlo quindi fuori sarebbe un suicidio. Anzi, un totticidio con tutti i rischi del caso. Apparenti ragioni per commetterlo non ce ne sono. In settimana Luis Enrique ha provato un miliardo di formazioni circa e ogni volta c’era dentro Totti. Magari l’avrà fatto pure per mischiare le carte, ma una di queste prevedeva il trio Totti-Osvaldo- Borriello. Più di un tridente pesante: un tridente macigno. Le soluzioni si sprecano, in quella più probabile Lamela gioca dietro la coppia Osvaldo- Totti. Totti, sempre Totti, infinitamente Totti. E non solo per una stima così profonda da sconfinare spesso nell’omosessualità, quanto per il messaggio che verrebbe dato spedendo il Capitano in campo dal primo minuto. Quale messaggio? Questo: “Io sono abituato ai fatti e non alle parole”. I fatti. I gol. Gli mancano, non segna dal 22 maggio. Questa può essere la sua notte.
È quasi superfluo, ma banale mai, ripassare la Storia. E la Storia racconta che al Napoli Francesco ha segnato sette volte, tre a casa loro (97/98, 00/01 e 2007/08), che lì ha fatto 500 volte solo con noi e che se non ci fosse stata l’inutile (inutile per i napoletani, che andarono lo stesso in B) punizione di Pecchia sarebbe stato un suo gol a consegnarci lo scudetto. Antiquariato, il presente profuma di santità. Perché Totti in campo lo vuole la dea Eupalla. E anche i romanisti sarebbero discretamente contenti.
Il Romanista – Daniele Galli