Napoli, ore 22.45. La Roma ha appena espugnato il San Paolo per tre reti a uno. Sono passati solo pochi minuti da quando l’arbitro Celi ha fischiato la fine di una partita bella e combattuta da ambedue le parti. La mente va doverosamente allo spledido assolo di Lamela, all’immensa classe di capitan Totti, alla caparbietà di Osvaldo e al “crederci sempre arrendersi mai” di Simplicio. Un’immagine però fa da fotogramma principale della serata. Non è quella di un gol o di un gesto tecnico eseguito bene (ieri in campo se ne sono visti parecchi), ma è quella del sorriso compiaciuto di Luis Enrique appena qualche secondo dopo l’esultanza del brasiliano Fabio Simplicio festeggiato in panchina da tutti i propri compagni. L’asturiano, ieri visibilmente soddisfatto della propria creatura per larghissimi tratti padrona del campo, si è lasciato finalmente andare. Un sorriso grande quanto una casa e quella voglia, forse, di stare in campo in mezzo ai suoi ragazzi. Abbracci, borracce strizzate come “liquidator”, salti e gioia. Quindi un sorriso liberatorio, degli sguardi che sapevano tanto di (finalmente) soddisfazione. Che sia la (ri)nascita del tanto sbandierato progetto Roma? Che sia la partita della svolta come lo fu per Spalletti un 1-1 a Genova contro la Sampdoria? E chissà se domani in conferenza stampa (ore 11.30 a Trigoria) si toglierà qualche sassolino dalla scarpa per via dalle tantissime e ferocissime critiche che lo hanno investito in questi primi mesi romani… Fatto sta che domani qualunque cosà dirà lo vedremo finalmente più rilassato, e se per qualche motivo non lo fosse, vorrà dire che starà già pensando a Bologna-Roma metodico com’è. Luis Enrique lo vorremmo vedere sempre come ieri, con quel sorriso stampato in faccia dopo il gol di Simplicio, significherebbe che la Roma sta andando sempre meglio… Questo è quello che veramente conta alla fine per tutti i tifosi romanisti.
F.B.
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