Napoli e Roma non possono fallire l’appuntamento di stasera che apre un 2013 da brividi per entrambe. Due punti in più per gli azzurri (aspettando la restituzione di quelli tolti per le scommesse), la possibilità del sorpasso per i giallorossi, Mazzarri e Zeman che cercano di battersi l’un l’altro come finora non è mai successo. Tanta carne al fuoco, insomma. Eppure alla vigilia si discute più di un tema attuale ma lontano: il razzismo e la reazione di Boateng. Come al solito Zeman non usa parole scontate e forse va oltre i suoi propositi. «Sono cose spiacevoli e da eliminare – riconosce – bisogna vedere come. Il problema non è solo il razzismo: negli stadi ormai si fanno cose che fuori non succedono. È difficile valutare l’episodio di Busto Arsizio: il gesto di Boateng se lo fa qualcun altro viene espulso automaticamente. Ci sono cori e offese anche in partite tra soli bianchi eppure si continua a giocare. È questione di educazione e di controllo: a volte dipende anche dal comportamento dei giocatori che se la tirano addosso».
Affermazione quantomeno pericolosa. Meglio ascoltare Zeman sul momento della Roma, pronta a riprendere i fili interrotti a fine 2012. «Ero convinto dall’inizio che questa era una buona squadra e me lo sta dimostrando. Il bilancio è scritto sulla classifica, quindi potevamo fare di più e cercheremo di dimostrarlo nella seconda parte del campionato. Ci sono ancora 60 punti in palio e sono tanti». Quelli di stasera pesano parecchio. «Il Napoli – prosegue Zeman – gioca da due anni a grandi livelli. A livello di testa stiamo meglio di loro, hanno subìto la penalizzazione e la perdita di Cannavaro influisce, più di quella di Marquinhos. Però se ha sbagliato è giusto che prima o dopo si prenda la punizione. Insigne? È il mio pupillo e sono contento che sia riuscito ad affermarsi anche in una piazza difficile come Napoli». Una città che lo ha accolto e cacciato nel giro di poco tempo nel 2000. «Ma la rivincita – ricorda Zeman – me la sono già presa con la Salernitana». Nessuna nuova accusa a Moggi, Sdengo si concentra su un presente sempre più promettente grazie al supporto degli americani. «Pallotta in America è stato tutto il tempo con noi e si è approfondita la conoscenza: i giocatori sanno di avere dietro una società vera. Anche come gruppo ci ha fatto bene stare insieme una settimana. C’è troppo entusiasmo? Sempre meglio della depressione».
Nessun alibi, dunque, dopo il doppio lungo viaggio affrontato in pochi giorni. «Penso che il fuso orario non influisca. Totti e Osvaldo non sono al massimo, come penso chiunque passa l’influenza o si prepara ad averla. Osvaldo? Non credo si sia ammalato solo lui, ora è tornato e ha recuperato abbastanza in fretta. Quindi io non vedo nessun problema. Ci sono giocatori che meno si allenano e più di danno, altri devono sudare il triplo. Osvaldo non ha bisogno di lavoro perché fisicamente è una bestia, Destro invece deve allenarsi tanto. Totti? Non è come Osvaldo, ha tanti chiodi nella gamba e anche lui deve lavorare». Chiuso un caso che in realtà a Trigoria non si è aperto, Zeman tira le orecchie a Lamela per la gomitata rifilata al «picchiatore» americano durante il test di Orlando. «È un gesto da condannare a prescindere dall’avversario: reazioni così si pagano come è successo a De Rossi nel derby».
La rosa gli piace e il mercato si annuncia di profilo basso. «Per ora non mi sono opposto a niente e non ho proposto niente – assicura il tecnico – a me risulta che sul mercato oggi non ci sia nessuno dei nostri, poi se ci sono delle offerte bisogna valutarle in profondità. Stekelenburg è un giocatore importante e spero che lo dimostrerà ancora con noi, lo stesso vale per Burdisso». Sul mancato acquisto di Giuseppe Rossi non ha rimpianti. «Non sono d’accordo che dovesse venire alla Roma, gli serviva una squadra di medio livello per inserirsi. È una scommessa ma se non è sano diventa un problema». Chiusura sulla sede della gara di Coppa Italia da giocare proprio contro i viola. «Per me non c’è concomitanza con la Lazio e sarebbe giusto rispettare le regole di partenza». Ai giudici il compito di risolvere l’ennesimo papocchio.
Il Tempo – Alessandro Austini