Guido Nanni ha rilasciato un’intervista a calciomercato.com. L’ex allenatore dei portieri della Roma ha ripercorso il cammino in giallorosso, vissuto dal 2010 al 2016. Da Rudi Garcia – con cui ora è tornato a lavorare, all’ Al-Nasr – fino all’amaro addio, consumatosi dopo l’arrivo di Spalletti. Di seguito le sue parole.
Com’è nata l’idea di andare all’All-Nasr?
Mi ha chiamato Garcia col quale ho mantenuto il rapporto anche dopo il suo addio alla Roma. Abbiamo lavorato tre anni insieme, c’è sempre stato un rispetto reciproco anche se purtroppo non ho potuto seguirlo nelle altre sue esperienze in Francia (Lione e Marsiglia, ndr).
Sei stato sei anni alla Roma dal 2010 al 2016, poi?
Poi ho fatto un’esperienza a Pescara con Zeman e successivamente ho rifiutato diverse proposte perché non volevo scendere di categoria e non erano progetti che mi interessavano.
In giallorosso hai lavorato con sei allenatori: Ranieri, Montella, Luis Enrique, Zeman e Garcia. Chi è quello al quale è più legato?
Al di là di Garcia, ho un rapporto con Claudio Ranieri. Mi ha portato alla Roma e da giocatore sono stato due anni a Cagliari insieme a lui. È un signore, in tutto.
Chi è l’allenatore che ha raccolto meno di quanto meritava?
Luis Enrique, un uomo fantastico. Era avanti anni luce ma purtroppo non è stato capito. Un fenomeno, lo dicono anche i giocatori che hanno lavorato con lui. E ormai penso che tra Barcellona e Spagna l’abbia dimostrato anche lui.
E il più simpatico?
Zeman. Chi non lo conosce non lo direbbe mai, ma ha sempre la battuta pronta. Poi la fa rimanendo serio, ma intorno a lui ridono tutti. La prima volta che l’ho visto ero intimorito perché il suo sguardo spaventa, ma in realtà è un tipo molto alla mano.
Il portiere più forte che hai visto in giallorosso?
“Ho avuto la fortuna di allenatore tanti portieri e tutti forti, ma se devo sceglierne uno dico Szczesny. È stata la ciliegina sulla mia carriera. Uno dei portieri migliori e più completi che abbia mai allenato; poi dico De Sanctis, gran giocatore e grande tecnica. Un altro buon portiere era Stekelenburg, che purtroppo in Italia non si è adattato anche perché non parlava la lingua.
E un portiere che pensavi avrebbe fatto più strada?
Curci. In allenamento era incredibile, aveva la parata migliore di tutti. Poi ci sono state tante variabili, ma diciamo che secondo me poteva fare una carriera migliore.
Nel 2016 hai lasciato la Roma perché Spalletti si era portato i suoi collaboratori. Ci sei rimasto male?
Male? Mi ha distrutto, è stata una cosa inaspettata. Avevamo chiuso al terzo posto e i portieri avevano avuto una crescita spaventosa, non c’era motivo di cambiare. Almeno dal punto di vista tecnico, ma purtroppo c’erano altre cose dietro. Non me l’aspettavo di andare via, perché la mia posizione non era mai stata in discussione. Lavoravo nella mia città e nella mia squadra del cuore, ci ho messo più di un anno a riprendermi da quella separazione.