Radja Nainggolan, centrocampista della Roma, è intervenuto come ospite, in collegamento da Trigoria, al programma “La Domenica Sportiva“, in onda su Rai Due. Le sue parole:
Vincere a Torino non è facile, ad esempio la scorsa stagione avete perso. Quest’anno però la Roma ha qualcosa in più…
Risultato positivo, stiamo vivendo un bel momento anche se abbiamo perso due partite importanti. La vittoria di oggi, dopo il pari tra Inter e Napoli, ci avvicina alla vetta. Dobbiamo continuare così.
Si può dire che siete anche voi in corsa per lo Scudetto?
Sicuramente siamo ambiziosi. In questo momento siamo lì, dobbiamo pensare partita per partita. La squadra è forte ed è stata costruita per vincere qualcosa, ma bisogna dare merito anche agli altri che stanno facendo bene e sono molto forti.
La Lazio?
Noi abbiamo iniziato un nuovo percorso e stiamo lavorando per stare in alto. La Lazio sta facendo un ottimo campionato, sarà un bel derby ma speriamo di vincerlo noi.
Avete meno pressioni in Europa rispetto al campionato?
Cerchiamo di far bene in ogni competizione, la Champions è difficile ma siamo messi bene per ora. A Londra potevamo vincere, ma prima della partita nessuno lo avrebbe detto.
Sei un giocatore cercato da tutti, ma nel Belgio non giochi. E’ solo l’allenatore o c’è altro?
Non ho voglia di iniziare polemiche, lui fa delle scelte tecniche. Io domande me le faccio, ed ho paura di perdere il secondo Mondiale, e per come si sta mettendo ho paura. Il Belgio è fortissimo con grandi giocatori ed un bel gruppo, la squadra può far bene ma non sono solo i singoli a fare la differenza. Bisogna pensare da squadra, non è semplice avere tutti campioni in squadra. Bisogna gestirli bene.
Cosa ruberesti a Parolo (ospite in studio, ndr)?
Sta facendo un’ottima stagione. Lui da mezz’ala si inserisce molto bene e quando ci giochi contro è difficile rincorrerlo sempre.
Con Di Francesco giochi meno che con Spalletti. Ti manca il tuo ex allenatore?
Sono i dati di fine campionato, poi vedremo. Mancano ancora tante partite.
Spalletti disse che lei è l’evoluzione della specie del calciatore…
Io non lo so, faccio il mio meglio e non so cosa intenda con questa frase. Le parole belle fanno sempre piacere, io ho le mie caratteristiche e cerco sempre di dare il meglio. Ognuno ha la sua idea.
Spalletti e Di Francesco sono diversi. Quali preferisci?
All’inizio, a Cagliari ad esempio, giocavo dove gioco ora con Di Francesco. Poi Spalletti mi ha cambiato ruolo e mi si è notato di più perché facevo più gol, e penso che il lavoro che faccio meglio è questo. Ora sto tornando nella mia vecchia posizione e piano piano la sto riacquistando.
Sai che sei l’idolo dei romanisti del dopo Totti?
Ancora oggi che Totti ha smesso vendono più maglie sue (ride, ndr). Totti è Totti. Fa piacere l’affetto dei tifosi e sapere di aver conquistato il loro rispetto.
Come vedi Totti dirigente?
E’ sempre vicino al gruppo e ha sempre la battuta pronta. Ha inziato una nuova carriera, gli auguro il meglio. Certo la Roma sezna Totti è strana per tutti, ma bisogna abituarcisi. Poi lui è sempre con noi, quindi è come se fosse ancora in squadra. Lui scherza sempre ed è molto sciolto. Quando arrivai a Roma pensavo fosse più rigido, invece è alla mano, ti accoglie e ti fa stare a tuo agio. Avevo totalmente sbagliato opinione.
E’ vero che parla 4 lingue?
Si, è l’unica cosa che ho appreso a scuola (ride, ndr).
Passione tatuaggi.
Li interpreto come fossero arte, ne ho molti significativi e molti che mi piacciono esteticamente. Non penso che gli altri debbano prendere esempio da me, ognuno fa ciò che vuole. Ad esempio sulla schiena ho un tatuaggio per mia madre, che ho perso sette anni fa ed è un tatuaggio a cui sono molto legato. Altri non hanno significato, come la rosa sul collo, mi piaceva e l’ho fatta. Molti invece hanno dei significati, ho avuto un passato particolare e ho voluto tatuarmi dei ricordi. Io sono cresciuto in un quartiere povero, mio padre ha lasciato me e i miei fratelli quando avevo 5 anni. Quando si è poveri si fanno cose sbagliate, ma ho avuto la fortuna di venire a vivere in Italia ed è stata una salvezza, anche se all’inizio volevo tornare in Belgio perché ero molto giovane.