Nagoya Grampus-Roma 0-0, le pagelle: Smalling Samurai, Tahirovic speranza

Pagine Romaniste (R. Gentili) – Sarà il jet-lag, sarà che il momento è quello che è, fatto sta che nella prima uscita durante la sosta, la Roma pareggia tristemente contro il Nagoya Grampus. Contro i futuri compagni di partnership, annunciata in mattinata, i (giovani) ragazzi di Mourinho non vanno oltre lo 0-0.

Di occasioni ce ne sono poche, da ambedue le parti. Le più concrete sono impacchettate dalla new-entry Tahirovic. Fiore che lascia intravedere lumi di speranza, a fine primo tempo porta El Shaarawy davanti a Langerak: il Faraone, unico ammonito, dovrebbe solo superare il portiere australiano, bravo però a sbarrargli la strada. Restando sulla medesima lunghezza d’onda, il pupillo di Mou crea un altro scenario per sbloccare. Parsimonioso nello spingere, quando lo fa è pericoloso. Dalla trequarti, lascia partire un tiro potente, respinto dal Langerak su Ibanez: la deviazione capita su quel sinistro sorte di sciagura e si impatta sulle traversa.

Smalling, capitano, costante nel rendimento; Ibanez crescente. Centrocampo di matrice balcanica: Matic e Tahirovic migliori in campo. Convince Shomurodov, meno Missori e Cherubini. Il primo, terzino, è superato in continuazione e mai entra nelle sommarie trame; l’attaccante svolge più egregiamente il lavoro difensivo, incastrandosi nella possibile emozione davanti.

LE PAGELLE

Svilar 6,5 – È un’occasione per farsi vedere: nel primo tempo non ne ha modo. Gioca più con i piedi: bene nel corto, meno quando chiamato al lancio. E in uscita, con i piedi, in tackle, frena il minaccioso avanzamento di Mateus.

Ibanez 6,5 – Dall’altra parte il pericolo maggiore è il connazionale Mateus. Se ne accorge subito. L’attaccante dei giapponesi ne prova diverse per superarlo: inizialmente riuscendovi anche, prese le misure viene ridimensionato. E Roger cresce.

Smalling 6,5 – Non riposa neppure in Giappone. Gli viene data la fascia da capitano e si trasforma in un Samurai. Facilitato dal fisico, non lascia respirare i timidi attaccanti nipponici, sempre anticipati.

Kumbulla 6 – Per tornare a giocare da titolare con la Roma arriva in Giappone. Il Nagoya, però, si affaccia proprio su quella porzione di campo. Riprende il filo dopo un inizio faticoso.

Missori 5,5 – Prevedendo una penuria di terzini destri, con il solo Celik certo di esserci, Mou testa chi ha in casa. Mai nelle azioni giallorosse, sempre in quelle dei giapponesi, che sterzano dalle sue parti quando c’è da attaccare. Il supporto di Kumbulla è intangibile, gli uno contro due diventano così ancor più difficili da governare. (Dal 46’ Celik 6 – Più offensivo, ma non ci crede e al momento di calciare regala un passaggio).

Matic 6,5 – Eminenza grigia. Svetta nelle calme acque su cui circola la gara. Accende la fiammella offensiva, spenta dalla poca collaborazione dei compagni. Astuto l’utilizzo del fisico per accelerare o decelerare il gioco. Dopo un’ora di alto ritmo, per lui, rischia la frittata: passaggio indietro privo di ragione che viene intercettato e trasformato in pericolo dal Nagoya, legge bene ed è provvidenziale ad allontano al momento giusto.

Tahirovic 6,5 – È l’ume, il fiore che simboleggia la speranza. Fiorisce ad ogni giro di orologio, arrivando ad essere architetto dei pericoli maggiori creati dalla Roma: luminosa la verticalizzazione rasoterra per El Shaarawy a fine primo tempo, velenoso il tiro da fuori area, stampato sulla traversa da Ibanez. (Dal 74’ Volpato 6 – Confusione che non porta a nulla. Colto di sorpresa dal buco della difesa, Langerak è lesto nell’intercettare il pallone su cui stava andando).

Bove 6 – In campo, finalmente. Un po’ ying ed un po’ yang: vacilla con perdite del pallone, recuperato con foga, sprizzata poche volte. Ferma un paio di ripartenze e le orchestra. (Dal 74’ Camara sv)

El Shaarawy 5,5 – Paradossalmente, quando sul semaforo della gara campeggia il giallo, arrivato alla mezz’ora, prende velocità. Ingolfatosi autonomamente con passaggi affrettati e chiusure sbandate, con innocente curiosità va dalle parti di Langerak: recapita tiri dolci. Troppo morbido a fine primo tempo: Tahirovic gli paga il biglietto per l’autostrada del sole, spento da un tocco leggiadro.

Cherubini 5,5 –  Dal mazzo della Primavera, esce anche la sua carta. Rispetta più i compiti difensivi, recupera anche a centrocampo, ma davanti i palloni pesano troppo: uno stop sbagliato, una palla allungata ed un’altra persa. E Mou lo lascia in panchina. (Dal 46’ Shomurodov 6 – Latitudini poco più amiche, entra con fare sciolto mentalmente e tecnicamente. Buon passo, solita volontà ma scelte talvolta discutibili).

Abraham 5,5 – Anche in Giappone porta la versione inceppata. Concede gloria ai difensori nipponici, sciupa un paio di occasioni per la frenesia di mettersi in mostra: troppi dribbling al 13’ all’ingresso in area, non approfitta totalmente del vantaggio fisico. Sul calar di primo tempo, rientra nei binari giusti.

Mourinho 5,5 – In conferenza, tra frecciatine varie, aveva messo anche le mani in avanti. Il Nagoya si conferma squadra organizzata, al contrario della Roma, comunque condizionata dal fusorario. I giovani non convincono in toto, l’attacco idem.

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti