La Repubblica (N. Maurelli) – Mourinho sfida Allegri nel suo stesso campo, anche se si gioca a Torino. Quello dei risultati, che contano più del bel gioco. Almeno secondo loro. Mou e Max, difensivisti e risultatisti, maestri della comunicazione. Qualcuno sui social azzarda pure “cortomusisti”. “La cosa più importante nel calcio? Il risultato. C’è chi pensa sia una cosa negativa. Per me invece è un complimento. La Juve è una squadra risultatista, difende tanto e bene”. Parola di José Mourinho. Allegri per la Roma usa un aggettivo meno esplicito (“squadra scorbutica”), ma fa lo stesso, tanto di risultati torna a parlare subito dopo.
“Mourinho? I suoi risultati sono inconfutabili”. Come a dire: “La matematica non è un’opinione, abbiamo ragione noi”. Ma in campo, quello vero stavolta, non possono avere ragione tutti e due. Soltanto uno. A meno di un pareggio, pur sempre un risultato. Ma starebbe stretto. La carta coperta della Roma per vincere allo Stadium ha un nome: Paulo Dybala. Mourinho non ha ancora deciso se scoprirla subito. “Dybala ci sarà, vedremo se gioca o va in panchina”. Il portoghese oscilla tra la paura di perderlo di nuovo per infortunio e la smania di schierare i suoi uomini migliori.
Allo Stadium la Roma ha vinto soltanto una volta nella sua storia. In perfetto equilibrio, invece, il bilancio Mou versus Max. Negli otto precedenti in Serie A tre successi per parte e due pareggi. Se è vero che due cariche dello stesso segno si respingono, allora anche l’equilibrio può andare in frantumi, alla faccia del risultatismo.