La Repubblica (M. Juric) – A Trigoria è arrivato il momento della verità. E delle valutazioni, anche in corsa. La sconfitta nel derby ha lasciato strascichi. Dan e Ryan Friedkin sono furibondi dopo l’ennesima figuraccia. Il tempo delle scuse è finito. Soprattutto per Mourinho, il primo responsabile della debacle di mercoledì sera. Se un mese fa, dopo la sconfitta di Bologna, l’ultimo appiglio dello Special One fu dichiarare amore alla Roma (“voglio rimanere”), le sue parole post derby sanno di resa. Nessuna spiegazione tecnica e nessun mea culpa. Solo arbitri, rigori e infortuni. Un refrain che ai Friedkin non basta più.
Il gelo totale dimostrato a metà dicembre alla richiesta di rinnovo si è trasformato in rabbia per gli ultimi risultati. Dopo Bologna la proprietà si aspettava una risposta concreta dal campo. Che non è mai arrivata. L’unico acuto la vittoria con il Napoli, poi la sconfitta con la Juventus, il pareggio con l’Atalanta e l’ennesima eliminazione ai quarti della Coppa Italia. Per di più per mano della Lazio. Ottavo posto era, e ottavo è rimasto. Con il rischio concreto domenica sera di ritrovarsi ancora più giù in caso di sconfitta contro il Milan. Adesso Mourinho è sotto osservazione e un’eventuale figuraccia anche a San Siro farebbe davvero tremare la sua panchina. Il rischio esonero c’è. Un’eventualità impossibile anche solo da ipotizzare pochi mesi fa.
Ma Dan Friedkin e il figlio Ryan (ieri a Trigoria) senza ulteriori risposte dal campo faranno le loro valutazioni. Anche drastiche, come già fatto con Fonseca e undici dirigenti. Secondo la proprietà la squadra e la sua guida tecnica non stanno rispettando le aspettative di inizio stagione. Gli “ingenti investimenti fatti” non stanno dando i risultati sperati. E a parlare sono i numeri. Il derby era il bivio per dare un senso alla primavera romanista (regalandosi una semifinale ad aprile e l’idea di un trofeo). Ora resta solo il playoff di Europa League. E un intero girone di ritorno da affrontare di rincorsa. A partire da domenica contro il Milan. Mourinho – ieri assente a Trigoria per motivi personali – sarà squalificato. Da oggi in poi ogni partita è un esame. Soprattutto per l’allenatore che, dopo il derby, sembra aver perso anche quell’intoccabilità popolare che lo ha sorretto per due anni e mezzo.