Il Messaggero (S.Carina) – L’ennesima vigilia silenziosa di Mourinho (non parla ormai prima di una gara di campionato dal 28 gennaio) si sposa con quella prolungata dei Friedkin. Ormai, quello che doveva dire, José lo ha detto. Non ha invece ascoltato quanto si aspettava, né pubblicamente tantomeno privatamente.
Nella settimana che lo porterà nel pomeriggio a incrociare un passato mai dimenticato e giovedì ad affrontare nuovamente un avversario tedesco, come quel Bayern Monaco superato 13 anni fa nella finale di Champions, sa di giocarsi molto. Probabilmente più per il suo ego che per garantirsi un futuro nella Roma. È lui, anzi, a dover garantire un domani più agevole alla squadra che guida. Perché qualificarsi o meno alla prossima Champions, fa/farebbe tutta la differenza del mondo.
Nei programmi, nelle strategie, nel progettare la prossima stagione. Con o senza di lui. Per una notte, però, i contratti, il mercato che verrà, le rassicurazioni non arrivate, possono attendere. C’è l’Inter e a Trigoria si respira aria di spareggio-Champions. Mou si è chiuso nel suo fortino romano e insieme alla squadra ha dormito al Fulvio Bernardini per preparare al meglio una di quelle che da sempre sono le sue partite. Quelle da dentro o fuori, le sfide senza ritorno che lo hanno accompagnato e reso Special nella sua carriera.
Si presenta all’appuntamento con mezza squadra ancora in infermeria. Anche oggi, probabilmente porterà tutti in panchina, ma insieme ai big si vedranno anche i volti bambini di Missori, Louakima, Majchrzak e Keramitsis, oltre a quelli più conosciuti di Tahirovic e Volpato. Soltanto Dybala (che negli ultimi giorni si è allenato con il connazionale Schwartzman, suo amico da tempo, che sarà impegnato negli Internazionali di tennis in programma al Foro Italico) e Belotti sembrano avere qualche chance di entrare in corsa (più il Gallo che la Joya) e giocare qualche minuto, propedeutico poi alla sfida con il Leverkusen.
La formazione è fatta: Rui Patricio, che festeggia le 100 presenze in giallorosso in porta; linea a tre che vedrà Cristante confermato nel pacchetto difensivo tra Mancini e Ibañez, mediana con Zalewski e Spinazzola esterni e il rientrante Matic più Bove in mezzo; in avanti Pellegrini e Solbakken dietro a Abraham. Appena un volto nuovo rispetto a Monza (Spinazzola) rispetto ai 5 o 6 che presenterà invece Inzaghi, reduce da 4 successi consecutivi ma con l’inevitabile pensiero al derby Champions in semifinale di martedì.
La Roma non supera l’Inter all’Olimpico dal 2016 (gol di Dzeko, oggi ex, e Manolas) ma ha vinto il match dell’andata a San Siro per 2-1. Nonostante in stagione Mou abbia invertito in parte il trend negativo contro le big (4 punti con la Juve, 2 col Milan, già 3 con l’Inter), i giallorossi, considerando le sfide tra le squadre attualmente nelle prime sette posizioni in classifica, sono quelli che hanno ottenuto meno punti (nove), segnato meno reti (nove) e perso più volte (sei). Come accaduto a Monza, servirà una prestazione di sacrificio. Oltre all’ennesimo sold-out dell’Olimpico a fare il tifo per i ragazzi di Mou ci saranno anche i protagonisti del secondo scudetto, quello indimenticabile del 1983. Che sia di buon auspicio.