Corriere dello Sport (I. Zazzaroni) – Se questa non è la prima crisi della gestione Mourinho, le somiglia parecchio. Cinque punti su 18 non sono da Roma, né da lui, figuriamoci tre sconfitte nelle prime sei. Ma è la prestazione di Marassi, nel suo complesso, a risultare davvero sconcertante. Perché buttarsi via così? Perché quell’orribile primo tempo? Una frazione in cui due incursioni del Genoa hanno prodotto altrettanti gol, uno svantaggio apparentemente irrecuperabile anche dopo la rete di Cristante. La Roma non può permettersi cadute del genere, prestazioni simili, fasi di non-gioco senza senso: nessun movimento in funzione dell’apertura di spazi accessibili, tutti fermi sul posto e nessuno in grado di assumersi una responsabilità che sia una, uno stucchevole giropalla tra centrali che permetterebbe a qualsiasi avversario di organizzare una buona fase difensiva.

Malissimo dietro, male in mezzo e ovviamente in avanti, ieri. Anche Pellegrini e Dybala sono tra i principali colpevoli: rappresentano la qualità, lo squilibrio, lo strappo, la soluzione. Eppure si sono limitati all’ordinario quando l’ordinario non bastava. La ripresa è stata il solito inseguimento del risultato impossibile, tra l’altro con una retroguardia che Mourinho non si merita: fuori Smalling e Llorente per infortunio e Mancini per scelta, fine dei centrali: la linea Kristensen Cristante N’Dicka Spinazzola aveva qualcosa di paradossale. Di vuoto. E il campo l’ha confermato.

Mourinho non può essere diverso da Mourinho. Mourinho deve ritrovare subito il sorriso, quella luce, quella carica che è sempre riuscito a trasmettere alle proprie squadre e alla tifoseria. Mourinho deve alzarsi dalla panchina e l’America deve riavvicinarsi a lui, se vuol fare calcio. Un modo ci sarebbe, c’è: e chi vuole intendere intenda.