Mourinho: “Tifoseria speciale in una città dove si vuole dividere”

Gazzetta dello Sport (A.Pugliese) – José Mourinho ha risposto con immenso piacere all’invito che ieri lo ha portato nell’aula magna dell’università Pontificia Gregoriana, dove con il cardinale José Tolentino de Mendonça ha dialogato sul tema “Dalla fine del mondo: dieci anni con Francesco”. Dialogo che ha visto Mourinho parlare di fede, sport, giovani. E anche di Roma, ovviamente.

“La gente ha bisogno di un riferimento, che è il club – dice Mou – Questo senso di appartenenza, il “vinciamo e siamo felici, perdiamo e siamo tristi ma stiamo sempre tutti insieme” è come nelle famiglie. E la Roma negli ultimi anni è riuscita a fare questo, ad unire. La Roma ha questa bellezza, soprattutto in una città dove la comunicazione locale cerca di dividere. Ci sono grandi club come il Real Madrid perché hanno vinto tutto. E poi ci sono club che non hanno mai vinto, ma sono grandi dal punto di vista sociale, magari club di villaggi di quarta o quinta divisione. Che fanno aggregazione. Come la Roma, appunto“. 

Mou aveva iniziato il suo dialogo parlando sempre di sport di base, connesso alla scuola, mettendo i due fattori a stretto contatto. “Il calcio è diverso dallo sport che vogliamo per i nostri bimbi – ha detto l’allenatore della Roma – Lo sport di alto livello è crudele, non c’è spazio per i deboli, l’obiettivo è la vittoria. E invece nello sport di base, dove sono cresciuto, si impara tanto, anche più che a casa. E la sconfitta non deve essere l’inizio di un momento difficile, ma la sua fine”.

José è profondamente religioso, crede ciecamente. E quando gli chiedono di Papa Francesco, reagisce così: “Per lui utilizzo una frase calcistica, è uno di noi. Non l’ho mai conosciuto, ma se dovesse succedere lo abbraccerò. Non lo vedo solo come Santa Santità, ma lo sento come una persona vicina e normale, anche per come parla. È uno di noi, appunto, un uomo fantastico”.

E infine il mondo. E il futuro. “Quando si dice che il mondo dei giovani non è vero, il mondo è nostro, è di tutti. Il giovane deve sapere imparare dall’uomo con i capelli bianchi e quest’ultimo deve avere l’umiltà di imparare da un giovane. E il fallimento è avere delle capacità e non saperle sviluppare. Chi ha invece il coraggio di fare, non fallisce mai”.

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