Il Messaggero (G. Lengua) – “Di solito ci nasci bandito, non ci diventi. E io sono un bandito del calcio”. José Mourinho ce la sta mettendo tutta per plasmare la sua squadra di “bravi ragazzi“, ma come lui ha ricordato deve esserci qualcosa di innato nell’animo umano per diventare un “delinquente“. Vorrebbe una rosa di gente cattiva, con il coltello tra denti che non si faccia scrupoli in campo. Piano piano ci sta provando, perché questa è una Roma che non muore mai e che sa ferire quando è il momento di farlo. Con i due gol segnati all’Udinese, la Roma raggiunge quota 10 reti realizzate dopo il minuto 80. Una capacità di ferire quando l’avversario abbassa le difese unica in Serie A.

Siamo ancora una squadra con alti e bassi. Se Sanches torna e Smalling rientra forte a gennaio daremo tutto e vedremo. Magari, abbiamo coraggio, atteggiamento, la capacità di assumere rischi e ribaltare tante partite come abbiamo fatto in questi due anni e mezzo. È una grandissima qualità, legata anche ai tifosi che non vanno a casa e ti appoggiano fino alla fine”. Il rapporto tra la gente e Mourinho è qualcosa di inedito (al terzo gol ha abbracciato e baciato un raccattapalle) e quando la Curva Sud gli ha dedicato un coro verso fine partita, lui si battuto la mano sul cuore e ha indicato i giocatori E prima di rivelare un problema fisico di Mancini, ha fatto i complimenti all’Italia per la vittoria della Coppa Davis: “Ha giocato con un dolore al tendine che pensava fosse all’adduttore. Aveva bisogno di antidolorifici. Lui anche solo con una gamba va fino alla fine. Gli ho detto “rimani che non c’è nessun altro”.