Gazzetta dello Sport (A. Pugliese) – Lo strappo adesso è quasi definitivo, dove quel quasi è d’obbligo perché nel calcio poi ci si può anche riappacificare strada facendo. Di certo, però, c’è che i rapporti tra José Mourinho e l’Uefa sono oramai ai minimi storici, tanto che l’allenatore portoghese della Roma ieri ha deciso di prendere una decisione netta, seppur in cuor suo sofferta, lasciando il Football Board dell’Uefa, l’organismo nato da qualche mese per cercare di studiare e analizzare il mondo del calcio, con l’obiettivo di dare suggerimenti atti a renderlo sempre più bello ed interessante. In una sola parola, migliore. Su argomenti come le regole del gioco, l’arbitraggio, il calendario delle partite, la crescita dei giovani e lo status e il benessere dei calciatori.

Mourinho ha comunicato la sua scelta con una lettera indirizzata via mail a Zvonimir Boban, l’head of football dell’Uefa, l’uomo che ha avuto il merito di aver pensato alla nascita dell’organismo in questione. Lettera con il seguente testo: “Caro Boban, nel ringraziarla per l’invito a far parte dell’Uefa Football Board, mi dispiace informarla che con effetto immediato rinuncerò alla mia partecipazione a questo gruppo. Le condizioni in cui credevo così fortemente quando sono entrato a farne parte non esistono più e ho sentito il dovere di prendere questa decisione. Vi chiedo gentilmente di comunicarla anche al presidente Aleksander Ceferin. Cordiali saluti”.

Finora l’Uefa Football Board si era riunito una sola volta, il 24 aprile scorso, a Nyon, in Svizzera, dibattendo su regolamento e questioni arbitrali come la Var, il fallo di mano e il comportamento dei calciatori. Mourinho in quell’occasione non aveva potuto partecipare, visto che quello stesso giorno la Roma era impegnata a Bergamo, nella sfida di campionato contro l’Atalanta (poi persa per 3-1). Ma non ci sarà neanche alle prossime, questo è evidente.

La decisione arriva dopo la stangata dell’Uefa ufficializzata mercoledì scorso, con cui a Nyon hanno inflitto ben 4 giornate di squalifica all’allenatore portoghese per le parole espresse a Budapest nei confronti di Anthony Taylor, la giacchetta nera della finale di Europa League persa ai rigori contro il Siviglia. “L’arbitro sembrava spagnolo, speriamo che il prossimo anno vada a fare le sue cagate in Champions”, disse in conferenza Mou, considerando che la Roma giocherà ancora l’Europa League.

Per poi aggiungere nel garage dello stadio altri epiteti rivolti sempre a Taylor, nel momento in cui i due si sono incrociati: “You a fucking disgrace”, “Non hai una puta vergogna nella puta faccia” e “Fuck off”, tutti insulti facilmente traducibili. Squalifica su cui i legali della Roma hanno iniziato a lavorare già dalla giornata di ieri, anche se poi per presentare il ricorso a Trigoria aspettano di avere in mano le motivazioni (esattamente come per gli altri provvedimenti: dalla multa al club di 135mila euro al divieto di trasferta ai tifosi per un turno). È evidente come Mou non si riconosca più in queste istituzioni e ha voluto palesarlo con un gesto forte e netto come le “dimissioni” – appunto – dall’organismo d’élite a cui era stato invitato a partecipare.

Mou ha preso la decisione da casa sua, a Setubal, in Portogallo, dove sta passando la prima tranche di ferie insieme alla famiglia. Lì, però, mercoledì sera – a 55 chilometri di distanza, esattamente a Cascais – è atterrato anche Dan Friedkin, il presidente della Roma. La sua permanenza in Portogallo è stata solo per alcune ore serali e dalla terra lusitana ieri arrivavano più voci sulla possibilità che il presidente giallorosso abbia fatto sosta vicino Lisbona proprio per cenare con Mourinho.

Insomma, il famoso incontro che Mou aveva chiesto a più riprese prima della fine della stagione e che si era invece concretizzato solo in una veloce chiacchierata tra i corridoi di Trigoria. E chissà se a cena Mou avrà esposto a Friedkin anche il suo malessere verso l’Uefa, chiedendo per il futuro un supporto (e un intervento) più netto.