La Gazzetta dello Sport (A. Elefante) – Il 22 maggio 2010 l’Inter vinceva a Madrid la Champions League, completando così il Triplete. Il condottiero di quella squadra era José Mourinho, che a distanza di dieci anni ricorda perfettamente le sensazioni di quella cavalcata. In particolare il portoghese ha evidenziato l’importanza della sfida in finale di Coppa Italia contro la Roma nel percorso culminato al Santiago Bernabeu. Queste le sue parole:
La svolta a Kiev o a Londra?
Per la Champions, Kiev: all’85’ eravamo fuori, se cambi il tuo destino in 4′ è sempre un momento chiave. Ma è stata fondamentale anche Roma, il 5 maggio: il sogno era la Champions, lo scudetto era un obbligo, vincere la Coppa Italia fu come dirci: “E una, passiamo alla seconda”. Mi piace rivedere quella partita con uno dei miei assistenti, Giovanni Cerra, malato della Roma: piange ancora…
E quale delle tre finali ha sofferto di più?
Quella di Coppa Italia non la volevo giocare: l’inno della Roma prima della partita, arrivai a provocare “Fermate la musica o ce ne andiamo”. A Siena avevo paura: sei giorni dopo c’era la grande finale, temevo non giocassero quella partita come una finale. Zero a zero al 45′, la Roma vinceva 2-0, nello spogliatoio un caldo tremendo, non capivo come aiutare la squadra a svoltare tatticamente. Fu molto dura, non finiva più. Avevo detto: “un giorno mi piacerebbe vincere un campionato all’ultima”. Quel giorno mi dissi: “Mai più”