Corriere dello Sport (R. Maida) – Anche un samurai spumeggiante può imparare le tecniche di rilassamento dei maestri zen. “Mi sfido” sussurra José Mourinho galleggiando tra intenti sinceri e provocazioni dialettiche. Non convocava la stampa a Trigoria dal 25 agosto, torna a raccontarsi alle pendici di un ciclo di sette salite che devono ossigenare le ambizioni della Roma.
E dopo aver saltato per squalifica le prime due giornate di campionato, traccia un solo vero obiettivo per la stagione: “Voglio evitare di essere espulso o di essere sospeso per le mie dichiarazioni. Non posso cambiare il mio modo di essere, che mi obbliga a dire la verità, quindi non mi sentirete più nelle interviste quando posso creare problemi a me stesso. Ecco perché sono rimasto zitto dopo la partita contro il Milan”. Quando non era contento per tanti motivi e sapeva che, a caldo, il suo intervento non avrebbe giovato alla squadra prima di una sosta lunga addirittura 17 giorni.
Da questa pausa, con il fardello di un solo punto in classifica, la sua Roma torna con qualche affanno: mancano Pellegrini e Smalling, fermati da problemi muscolari, e per alcuni giorni “soltanto Belotti e Azmoun e alcuni bambini erano disponibili ad allenarsi”. Ma almeno contro l’Empoli l’Olimpico strapieno potrà godersi per la prima volta la coppia dei sogni, Lukaku con Dybala. Mourinho conferma tutto e per la prima volta in due anni abbondanti diffonde addirittura la lista dei convocati: “Romelu e Paulo giocano entrambi. Ma sono in due posizioni diverse. Rom può anche fare novanta minuti perché è arrivato da noi in condizioni accettabili e con la nazionale belga ha giocato due partite. Con Paulo invece dobbiamo stare attenti, c’è sempre un po’ di paura quando si tratta di lui. Ma dagli esami strumentali che abbiamo, Dybala è in grado di andare in campo. Vuole farlo, anche se magari sarà sostituito nel secondo tempo. E’ la nostra speranza. Obiettivamente abbiamo diverse situazioni da gestire e dobbiamo scegliere nel modo giusto”.
Da caposquadra esclude invece un calo di tensione da parte del nucleo storico, quello che ha vinto a Tirana e ha perso con tanti rimpianti a Budapest: 2Parliamo di questi risultati come se avessimo commesso un crimine. Invece arrivare a certi livelli migliora il calciatore, perché ne accresce l’esperienza e l’autostima. Ad esempio Smalling è il primo a sapere di certi errori ma il suo valore non è in discussione. Io dico che la Roma è forte. Abbiamo qualità. Non abbiamo quantità, semmai. Per questo, se siamo tutti disponibili, possiamo essere ambiziosi. Altrimenti dobbiamo valutare il rendimento della squadra con maggiore equilibrio”.
In sostanza, Mourinho non si sente vincolato al traguardo fissato ancora una volta dalla società: la zona Champions. “Io penso soltanto a battere l’Empoli – chiarisce – e se ci riuscirò mi concentrerò sulla partita successiva. L’obiettivo è vincere sempre. E’ evidente che con Lukaku, ma anche Azmoun, il profilo della rosa cambi in bello. Abbiamo soluzioni importanti, soprattutto in attacco. Ma se ci ritroviamo come qualche settimana fa, con Belotti ed El Shaarawy pronti e nessuna soluzione in panchina, diventa tutto più complicato”.
Complicato è anche immaginare un rientro in tempi brevi di Totti alla Roma. Mourinho spiega: “Sento Francesco spesso ma non certo per proporgli un ruolo. Parliamo di cose banali, ci scambiamo informazioni. Figuratevi se io mi permetto di scavalcare la proprietà per offrirgli di tornare. E non ho chiesto niente ai Friedkin. Totti è un mito del romanismo, è come se fosse ancora qua. Anzi, io sento che è sempre dentro a Trigoria dalle parole che ascolto”. Tradotto: se Totti torna, non dite che l’ho chiamato io. Per ora.