La Gazzetta dello Sport (M. Cecchini) – Ricordate quella straordinaria pubblicità in cui José Mourinho apriva gli ombrelli prima degli altri, un attimo prima che cominciasse a piovere? Bene, a volte capita che anche gli Special One non siano buoni profeti. Pochi minuti prima del fischio d’inizio, infatti, aveva risposto: “Se stiamo bene di testa? Se vinci le ultime tre partite, stai bene“. Invece no, la sua Roma è stata spenta. È accaduto altre volte in questa stagione, ma le occasioni spesso sono state create. Stavolta invece quasi nulla.
Non è un caso quindi che l’attacco giallorosso sia nono in campionato, anche per via dei 10 legni fin qui presi, considerando pure quello di Zaniolo nella Stracittadina di ieri (addirittura il quarto nel derby).
“Ci è mancata lucidità – dice l’allenatore portoghese -. C’era troppa emozione e poca consapevolezza dell’obiettivo e dell’organizzazione di gioco. Non è facile giocare contro una squadra tutta bassa. La Lazio ha fatto una gestione intelligente del tempo e del ritmo della partita. Nelle nostre culture mediterranee questo è un gioco cinico, in Inghilterra invece dopo venti minuti vanno a casa. Nel recupero si sarà giocato un minuto e mezzo. D’altro canto, senza la qualità che portano i giocatori speciali, manca la luce, la creatività. Questa settimana si è parlato delle assenze di Immobile e Milinkovic, ma in questo gioco è più importante Dybala. Poi abbiamo perso anche Pellegrini, ma è normale ci siano infortuni del genere. In Europa League dovevamo fare 7 punti e ha dovuto giocare per forza”. Per questo la speranza adesso si chiama Dybala. «Paulo vuole andare al Mondiale. Se c’è una evoluzione buona del suo infortunio, magari può esserci contro il Torino”