La Repubblica (A. Di Carlo) – La fiera dell’assurdo e dell’autodistruzione, la notte da sogno che diventa un incubo e rischia di chiudere ogni tipo di ambizione europea. La Roma di José Mourinho offre (si fa per dire) ai suoi tifosi una prestazione che si fa fatica a interpretare: quasi perfetta per 70 minuti, quando con qualità, attenzione tattica e caparbietà doma una pallida Juventus e si porta addirittura sul 3-1.
Dopo l’iniziale vantaggio di Abraham, che svetta più alto di tutti sul corner battuto da Veretout, e il pareggio di Dybala, con un tiro a giro dei suoi, i giallorossi hanno il merito di tornare con la giusta fame in campo nella ripresa: in 5 minuti un colpo da ko, il destro deviato di Mkhitaryan e la punizione al bacio di Lorenzo Pellegrini. 3-1 alla Juventus, l’Olimpico in festa e gli occhi di Francesco Totti, invitato dal club giallorosso per vedere la sfida dal vivo, che brillano e riflettono la bellezza vista in campo.
E allora sembra bastare l’ingresso in campo di Morata per rimettere in vita la squadra bianconera: sterzata su Ibanez, cross e gol di Locatelli. In quel momento esatto la testa della Roma fa clic, il grip sulla partita viene meno e la partita cambia incredibilmente copione. Prima Kulusevski, poi De Sciglio: in sette minuti la Roma incassa tre gol, da 3-1 a 3-4. Un possibile gol riporterebbe la squadra giallorossa in gara, potenziale 4-4 e otto minuti più recupero da giocare con un uomo in più. Pellegrini arriva sul dischetto sentendo tutto il peso del momento, rincorsa incerta e Szczesny para.
La notte si tinge di (bianco) nero, l’incredulità prende possesso dell’Olimpico e le facce dei calciatori raccontano lo shock di quanto accaduto. “Un collasso psicologico, il 3-2 ci ha ammazzato. Mi fa male l’anima perché non sono abituato a questo profilo di squadre ma sono qui per dar modo ai ragazzi di migliorare. Voglio però che la squadra mi segua per andare oltre i loro limiti, non che siano loro a portare me al loro livello“ il commento di Mourinho.