La Gazzetta dello Sport (A. Pugliese) – Alla fine non vedeva l’ora che arrivasse il fischio finale, desolato a bordo campo a vedere i resti della sua Roma. La prima sconfitta stagionale fa male a tutto l’ambiente giallorosso, ma soprattutto a José Mourinho, che probabilmente non si aspettava un blackout del genere.
“La mia spiegazione? È stata una partita difficile, l’Udinese sa giocare questo tipo di partite – dice a fine gara l’allenatore romanista – Siamo stati anche sfortunati, perché abbiamo avuto un inizio di qualità, con una grande opportunità creata da Paulo. Che è stato il migliore in campo in assoluto, nonostante il 4-0 finale. Ma se regali due gol diventa ancora più difficile, quelle due reti hanno fatto la storia della partita“.
Già, anche se poi la Roma dopo è andata davvero a picco, senza lo straccio di una reazione. E forse Mou si aspettava anche questo, nonostante la girandola di cambi e di moduli per cercare di riprendere la gara. “Gli errori individuali nelle mie squadre diventano collettivi. Di più, sono miei errori, perché io sono l’allenatore. Ma l’Udinese per me non è stata una sorpresa e i giocatori li avevo avvertiti. Sono una squadra che quando mette la testa avanti è brava a fare tutto: andare in contropiede, vincere i duelli, fare blocco difensivo, anche ad educare i bambini di 10-12 anni che fanno i raccattapalle e che hanno fatto un grande lavoro. A Roma ad esempio non lo facciamo, non abbiamo questa qualità. La loro è stata una partita perfetta, ma io preferisco perdere una volta quattro a zero che quattro volte uno a zero. Ma domani è un altro giorno, andiamo avanti e pensiamo al Ludogorets“. E sul centrocampo che fatica, Mou si stizzisce: “È facile parlare dopo, la verità è che quando si mette il culo sulla panchina è molto più difficile“.